martedì 2 febbraio 2021

"Lascio il M5S, fondo il Centro - Popolari italiani". Ma Carelli dimentica che...

Mai stare tranquilli in politica quando si maneggia un nome. Mai. Nel mondo in cui le idee hanno padri e madri ma sono di tanti e inventare qualcosa di davvero nuovo sembra quasi impossibile, tirare fuori una denominazione nuova per distinguere il proprio partito o il proprio gruppo è un'impresa ardua e, soprattutto se ci si vogliono evitare esperimenti linguistici improbabili, si rischia di imbattersi sempre in qualcosa di già frequentato da altre persone. Alle quali il nuovo uso può andare non affatto bene.
L'ultima vittima sembra essere Emilio Carelli. Il giornalista, entrato alla Camera nel 2018 eletto nel Movimento 5 Stelle, ha comunicato oggi la decisione di lasciarne il gruppo: "Non senza sofferenza interiore annuncio la mia uscita dal Gruppo parlamentare - si legge sulla sua pagina Facebook -. In questo modo dico addio ad un Movimento che ha perso la sua anima. La mia decisione arriva dopo una lunga riflessione ed un bilancio di questi quasi tre anni trascorsi in Parlamento, durante i quali ho cercato in tutti i modi di contribuire alla crescita e al benessere del Paese e a realizzare i valori fondativi del M5S nei quali credo e mi riconosco ancora e che continuo a portare nel cuore. Purtroppo il bilancio finale non è positivo. Troppe volte ho assistito a scelte sbagliate che non ho condiviso, persone sbagliate e incompetenti nei posti sbagliati che non ho condiviso. Ed ogni volta che ho cercato di esprimere il mio parere, di portare un contributo corroborato da oltre 40 anni di esperienza professionale, sono rimasto inascoltato. Alla mia decisione ha contribuito anche il triste spettacolo di queste ultime settimane con il tentativo di compravendita di singoli parlamentari delle opposizioni o dei gruppi minori al solo fine di garantire la maggioranza, peraltro risicata, ad un governo che i voti non aveva più, ma anche l’inadeguatezza del piano di attuazione del Recovery Fund. Il M5Stelle ha rappresentato per me un sogno bellissimo al quale avrei voluto seguisse la realtà. Purtroppo non è stato così".
Già, ma lo scivolone sul nome? Arriva nell'ultimo paragrafo, quando Carelli scrive: "Mentre entro nel Gruppo Misto della Camera voglio propormi come aggregatore di una nuova componente 'Centro - Popolari Italiani', che potrebbe diventare una casa accogliente per tutti i colleghi che intendono lasciare il Movimento ma temono di restare isolati, ma anche per chi proviene da altri gruppi. Sarà una componente moderata, di centro destra, che vuole rappresentare il primo passo verso la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare che vorrei in sintonia col Ppe, sostenitore dell’Europa, della difesa dell'ambiente, del mondo delle imprese e della tutela dei lavoratori mettendo l’innovazione e la ricerca al centro delle proprie iniziative. Una iniziativa politica che intende dare voce a tutta quell’area moderata e liberale che guarda con diffidenza agli estremismi di ogni genere e che esige risposte concrete ai problemi reali".
Il simbolo per le regionali 2020
Qual è il problema?
Forse il centro, che per molto tempo è rimasto quasi vuoto, nella foga di svuotarlo per riempire le coalizioni di centrosinistra e centrodestra? Probabilmente no: c'è l'Udc - Unione di centro, ma sembra in altre faccende affaccendata e in ogni caso la localizzazione centrale non è certo una loro proprietà privata. Il problema casomai è nell'altra parte del nome della componente, "Popolari italiani". Perché per l'ennesima volta qualcuno ha fatto i conti sul concetto di popolarismo senza ricordarsi che qualcuno quel concetto lo presidia da anni. Il sito www.popolaritaliani.it, infatti, è già stato registrato (almeno dall'agosto del 2020): visitandolo, si viene rimandati al sito dei Popolari di Moncalieri. Si tratta proprio dell'unica sezione del Partito popolare italiano (già Dc) che nel 2002 decise di non passare alla Margherita e di mantenere la propria autonomia, che nel 2007 registrò il simbolo del partito (gonfalone con scudo senza croce e la parola "Popolari") come marchio e tre anni prima aveva fatto nascere Italia popolare, sotto la guida di Alberto Monticone.
Nel corso degli anni, il gruppo - in particolare con il segretario della sezione Giancarlo Chiapello - ha già reagito contro i tentativi di Silvio Berlusconi, Gianni Alemanno e Mario Mauro (ma stando pronto a muoversi anche in altre occasioni) di usare i nomi "Popolari" o "Italia popolare" senza nemmeno aver tentato un'interlocuzione con chi da anni ha rinnovato la titolarità su di esso e sul simbolo, presentandolo anche alle elezioni (concedendolo in particolare alle ultime regionali in Campania al gruppo ispirato da Ciriaco De Mita). Non deve stupire, dunque, che appena appresa la notizia del post di Carelli i Popolari di Moncalieri si siano affrettati a uscire con un loro comunicato:
Apprendiamo che l'on. Emilio Carelli ha abbandonato il Movimento 5 Stelle per approdare al Gruppo misto della Camera dei Deputati inventando una componente denominata "Popolari Italiani".  Innanzitutto chiariamo che non abbiamo nulla a che fare con questa operazione. Chiariamo inoltre che gli unici titolati ad utilizzare il nome di Popolari sono gli animatori di questa pagina che hanno da 15 anni registrato il simbolo che la contraddistingue presso la banca dei marchi. Siamo certamente aperti al dialogo con chiunque voglia accompagnarci sulla via del Popolarismo, senza posizioni ancillari verso nessuno, ma saremo intransigenti nella difesa della nostra identità e del nostro nome che contraddistingue anche il nome del sito www.popolaritaliani.it Riteniamo l'iniziativa dell'on. Carelli assolutamente illegittima, sperando certamente, nella buona fede.
Si vedrà più avanti se ci saranno sviluppi della questione. Nel frattempo, Carelli farebbe bene a non usare più il nome "Popolari italiani" (prima che, già che ci si è, si svegli pure l'associazione Partito popolare italiano, non ancora sciolta; tra l'altro, nel 2013, Giuseppe Gargani aveva già provato a registrare il simbolo dei Popolari italiani per l'Europa, ma la domanda era stata rifiutata). Meglio muoversi ora, giusto per evitare di avere una grana in più nel momento in cui, traslocando nel misto, si prepara a mettere in piedi una nuova componente (tra l'altro, almeno in una prima fase, avrebbe bisogno del sostegno "tecnico" di un partito che ha presentato almeno una lista alle elezioni. Si aspetta che quel soggetto emerga o si attende di raccogliere almeno dieci deputati per non averne bisogno?).

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