domenica 27 marzo 2022

Toti vara a Genova Italia al Centro, con i suoi primi simboli locali

Può dirsi iniziato ieri in modo ufficiale - con la sua prima assemblea nazionale, svolta in parte in presenza e in parte da remoto - il cammino di Italia al Centro, il progetto politico guidato da Giovanni Toti insieme a Gaetano Quagliariello e Paolo Romani: al momento si tratta di un'aggregazione di esperienze locali e regionali (che si tradurranno innanzitutto in liste alle elezioni comunali che si svolgeranno nella tardissima primavera), ma la prospettiva è di presentarsi in modo unitario e visibile alle prossime elezioni politiche (ed è ancora presto per dire con chi, anche a causa dell'incognita della legge elettorale). 
La presentazione nazionale - a livello locale qualcosa si è già fatto nei giorni scorsi - si è tenuta all'Acquario di Genova, uno dei comuni più importanti tra quelli interessati dal prossimo voto amministrativo e certamente uno dei comuni in cui Italia al Centro sarà presente alle elezioni, sia pure - come si vedrà tra poco - con una veste ad hoc
Non è senza significato, peraltro, che a presentare l'evento Dalle città all'Italia, una proposta per il Paese sia stata Mariarosaria Rossi, senatrice della componente del gruppo misto al Senato Italia al Centro (che include anche Quagliariello e Romani, oltre alle senatrici e senatori Massimo Berutti, Andrea Causin, Raffaele Fantetti, Sandra Lonardo, Marinella Pacifico e Sandro Biasotti, già presidente della Regione Liguria e anch'egli presente ieri; c'erano anche alcuni deputati connessi a distanza, incluso Marco Marin di Coraggio Italia). "Giovanni Toti - ha detto in apertura dell'evento - ci dice che oggi in troppi parlano di centro e vi si collocano, per tatticismi o giochi di palazzo, per differenziarsi dagli estremismi o per creare alleanze in vista delle campagne elettorali, ma ancora nessuno ha provato a guardarci dentro: il centro sono i nostri fabbisogni, le speranze, i nostri bambini, il nostro ambiente, il Centro siamo noi, ma dobbiamo tornare tutti a pensare a un progetto che ci accomuna, per riportare il paese al Centro". Appare interessante la ricostruzione politica del cammino fatto sin qui, proposta dalla stessa Rossi: "Ognuno di noi proviene da esperienze diverse, ma se siamo tutti qui insieme è perché abbiamo trovato in Toti la sintesi: lui ci ha portato nella sua comunità di Cambiamo!, che poi si è unita a Idea di Quagliariello, in seguito si è aggregata con Coraggio Italia di Luigi Brugnaro e oggi si allarga ancora con Italia al Centro".
Del quadro internazionale ha parlato il capo delegazione al Senato, Paolo Romani, ma lui stesso ha fornito alcune riflessioni importanti anche sul piano elettorale: "Abbiamo vissuto una stagione di bipolarismo vincente e netto, in cui chi vinceva governava e chi perdeva andava all'opposizione: era un bipolarismo non malato, che forse non ha aiutato l'Italia dal punto di vista economico ma sicuramente la domenica sera gli italiani sapevano chi vinceva e chi perdeva. In parte dal 2013, ma sicuramente dal 2018 tutto questo non è più avvenuto: noi che siamo sempre stati per il maggioritario dobbiamo convertirci, come fecero i padri della nostra Repubblica, a una legge elettorale proporzionale. Non vorrà dire che quella sera sapremo chi ha vinto, ma che ogni italiano saprà che il suo voto è andato a un partito che conserverà i valori e i contenuti per i quali ha espresso quel voto. Di questi cartelli, che non hanno più funzionato perché si trasformano, si rompono - noi stessi abbiamo migrato, siamo i primi a essere parte di quel sistema che non funziona più - ho l'impressione che qualcuno ragionevolmente si debba occupare". I #drogatidipolitica guarderanno soprattutto a queste frasi, anche se a conquistare l'attenzione dei più è stata la frase successiva: "Dirò una cosa scomoda: a me fa paura che con questo sistema elettorale che si chiama Rosatellum qualcuno che si chiama Meloni o Salvini possa andare a Palazzo Chigi, non tanto per le cose che non sanno fare perché non hanno studiato abbastanza, quanto per la possibile reazione di Bruxelles, di cui tutto sommato dobbiamo tenere conto".
Si è configurato come più rivolto alla politica interna (ma non solo) il discorso di Gaetano Quagliariello: "In questa sala ci sono fondamentalmente, in gran parte, gli eredi del '94, di quelli che allora si opposero a un'apparentemente scontata vittoria della gloriosa macchina da guerra" (che, per la cronaca, in realtà era "gioiosa", anche se perse), per cui coloro che sono parte del progetto sono "liberali in economia, atlantisti in politica estera, conservatori nei costumi. Negli anni '90 pensavamo di avere vinto, di non avere più concorrenti, ma sono arrivate le smentite; pensammo con un po' di arroganza che la democrazia si potesse esportare con le baionette e, riguardando quel periodo, dovremmo fare un po' di autocritica; sovranismi e nazionalismi sono nati anche come reazione alle nostre sconfitte occidentali, ecco perché qualcuno ha pensato di rinnovarsi guardando a Putin che guardava direttamente agli zar. Noi ora abbiamo la grande occasione di rigenerare culturalmente quella parte che nel nostro paese è sempre stata egemone e in passato ha fatto grande l'Italia, anche grazie al fatto che ora a Palazzo Chigi c'è una persona ha i nostri stessi valori. Nessuno qui vuole trovare un lavoro a Mario Draghi, ma è legittimo che qui si lavori perché tra un anno non si torni alla situazione umiliante che c'era prima di lui. Il centro è un'esigenza sociale da riempire di contenuti ed esiste a prescindere dalla legge elettorale, altrimenti non ci sarà davvero". Sul piano organizzativo, Quagliariello ha insistito sul concetto di "piramide rovesciata", che deve porre in alto la base territoriale con le sue istanze, per poi dare vita agli altri livelli che di quelle istanze dovranno necessariamente tenere conto.
Dopo gli interventi dai territori - tra cui quello di Sandro Biasotti, per il quale i valori di Italia al centro "sono quelli della Dc e di Forza Italia" e fanno parte dei punti di forza, insieme alla squadra e al leader ("Gli elettori arriveranno, ma a Giovanni dico: andiamo con calma, non andiamo a sposarci con Renzi o Calenda, sarei a disagio, dovrebbero venire loro casomai") - la chiusura è toccata allo stesso Giovanni Toti: "Oggi attraversiamo una vera crisi di sistema, solo in parte mitigata da un governo in cui ci riconosciamo e che è nato anche grazie a noi. Servono risposte complesse, senza nascondere la polvere sotto il tappeto. Le due coalizioni sono testimonianza di tempo che fu, non il presente né tanto meno il futuro. Che progetto di paese ha il centrodestra, che valori lo uniscono? Non credo che il centrodestra si sia sciolto come neve al sole durante l'elezione del Presidente della Repubblica: è arrivato lì cercando di rimettere insieme qualcosa che in realtà si era già sciolto prima, in questa legislatura non è mai stato insieme un'ora dalla stessa parte in Parlamento e già questo qualche riflessione dovrebbe farcela fare. Il centrodestra è quello dei vaccini o quello che dice che c'è una dittatura sanitaria? Quello che crede nelle riforme di Draghi o è quello che contesta ogni singola riforma e pensa a un isolazionismo, una sorta di forma di autarchia? Ho difficoltà a pensare Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, noi ed altri su un palco insieme: chiudiamo questa nefasta parentesi del governo Draghi o cerchiamo di fare tesoro di quello che abbiamo imparato in questi mesi sulla pragmaticità, sulla necessità di governare e fare le riforme? Nell'altra coalizione non c'è meno nebbia, anzi, se possibile ce n'è anche di più".
Sul progetto politico Italia al Centro, Toti ha detto: "Il Centro che vogliamo non è fatto di tattica e strategia ma ha dei valori. Non abbiamo fretta, non vogliamo scorciatoie ma seguiamo un percorso complesso, magari anche confuso, come la realtà è. Credo serva uno sforzo - forse meno sexy per i giornalisti ma necessario - per definire che cosa vogliamo: il Centro non è un contenuto, ma è un contenitore di contenuti, non ci si dichiara di centro per sentirsi nel giusto, ma ci si sente di centro quando in quel Centro si sono messe cose che si ritengono utili per Paese. Non usciamo di qui dicendo con chi saremo alleati nel '23: lo saremo di chi condivide i nostri valori e vogliamo riportare al Centro la cultura di governo". Cos'è dunque Italia al Centro? "Come figura retorica è una metonimia, il contenitore per il contenuto. Non credo sia passo indietro rispetto a Cambiamo, Idea, Coraggio Italia, ma un passo avanti e credo che ne faremo altri: se la nostra vocazione è aggregare persone sulla base di contenuti, noi dobbiamo fare il cerchio dell'insieme solo per quei contenuti, altrimenti rischiamo di fare l'ennesima cosa autoreferenziale. Vogliamo essere la somma di tante esperienze civiche, associative, con nomi diversi e che correranno anche con geometrie diverse sul territorio. Credo che il nostro partito debba mettere insieme comunità anche diverse, le migliori espressioni di città, movimenti, amministrazioni, dando uguali opportunità a tutti. Siamo velleitari? Forse, il nostro è un progetto che può tranquillamente fallire, però siccome siamo a Genova ricordiamo che Cristoforo Colombo diceva che non si attraversa l'oceano senza paura di perdere di vista la sponda da cui si è partiti".
Non è stato presentato al momento alcun simbolo di Italia al Centro, anche perché è prematuro: come detto, il primo appuntamento sarà costituito dalle elezioni amministrative, che vedranno anche una grafica variabile. A Genova e La Spezia, capoluoghi liguri che andranno al voto, il simbolo sarà una variazione di quello della lista Cambiamo con Toti presidente, vista alle regionali: il cognome del presidente della Liguria campeggerà in blu su fondo arancione e sulla sagoma della regione, con in basso il riferimento alla singola città (Toti per Genova, Toti per Spezia); unico riferimento al progetto nazionale sarà l'espressione "Liguria al Centro" posta ad arco nella parte alta del simbolo. Altrove, invece, si userà il formato "[comune] al Centro": pochi giorni fa è stato presentato il simbolo di L'Aquila al Centro, che usa gli stessi colori che dominano nei simboli di Cambiamo! e delle liste liguri, ma al contrario (fondo blu, silhouette dell'Italia arancione, con un cuore in prossimità del capoluogo). Nelle prossime settimane si vedrà come sarà declinato il simbolo in altre città, guardando alle somiglianze e alle differenze; per capire quanto di quella grafica sarà conservato nell'emblema di Italia al Centro ci vorrà più tempo, ma basterà avere pazienza.

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