Quest'oggi lascio volentieri spazio a un contributo di Antonio Marzio Liuzzi, in cui si ricostruisce l'evoluzione italiana del simbolo che unisce falce e martello, almeno per quanto riguarda le sue rappresentazioni più note, nell'ambito dei partiti che si richiamano alla storia comunista (lasciando perdere, almeno per ora, le letture di quel segno tra i socialisti, che hanno usato per primi "gli arnesi" e li hanno tenuti nella loro grafica fino al 1987, anche se già alla fine degli anni '70 erano stati ridimensionati). A volte è questione di dettagli, di piccole modifiche di tratto, di forma, di colori; altre volte le scelte sono più radicali (e di solito corrispondono a scelte identitarie o a cambiamenti rilevanti), anche se il legame con la tradizione e con il passato non si perde mai del tutto. Buona lettura a tutte e a tutti.
Il simbolo del 1946 |
Nel 1953 si decide di dare un nuovo volto grafico al Pci, trovare un simbolo che lo accompagni nelle campagne elettorali e che sia ben visibile sulle schede elettorali. Nella nuova veste grafica la bandiera rossa e quella italiana sono rese più grande e meno sviluppate in orizzontale. Le due aste alle quali sono attaccate le bandiere all’inizio vengono concepite di colore bianco dai contorni neri, per poi in seguito essere raffigurate di colore blu scuro.
Ma la grande novità sta proprio nel disegno centrale, con la coppia di falce e martello tutta nuova, diversa da quella sovietica e dalle altre. E poi c'è la stella, rimpicciolita e messa in alto a sinistra rispetto alla falce e martello, altra peculiarità che distingue dal simbolo sovietico, in cui la stella a cinque punte campeggia in alto al centro. Un simbolo nuovo tutto per il Pci.
Il nuovo fregio entra dunque in uso e in scena per la prima volta alle elezioni politiche del 1953: il suo esordio avviene proprio sulle schede elettorali. Da quel momento in poi, sarà più semplice per gli elettori trovare quel simbolo (lo stesso per quasi quarant’anni) e poterlo barrare, trovandolo generalmente "in alto a sinistra" sulle schede. Il logo elettorale è in bianco e nero, ma quello che appare sui manifesti e sulle tessere è a colori. Quel simbolo entrerà di diritto poi nella storia politica italiana con il celeberrimo manifesto "Vota comunista".
Quella falce e martello italiana non solo campeggia nel simbolo, ma è presente anche sulla bandiera del partito, simile a quella sovietica per la posizione in alto a sinistra dei due arnesi, ma comunque peculiare perché graficamente diversa: una sorta di rivisitazione in chiave italiana della bandiera dell'Urss.
Passano diversi decenni: alla guida del Pci c'è Achille Occhetto e tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 si accinge a sparire, almeno con il nome che ha attraversato la vita della Repubblica italiana fino a quel momento. Occhetto, sulla spinta della caduta del Muro di Berlino e delle prime crepe nel "blocco orientale", decide di girare decisamente pagina nella storia del suo partito. Nuovo nome e, ovviamente, nuovo simbolo: il Partito comunista italiano diventa Partito democratico della sinistra, ma l'emblema sostituito (e, con questo, la falce e martello italiana) continua a vivere, anche se rimpicciolito e collocato sotto la quercia che rappresenta il nuovo corso politico del Pds.
Questo partito, in qualche modo, ha messo in secondo piano falce e martello (per poi chiudere del tutto alcuni anni più tardi); chi non chiude affatto con quei segni è Rifondazione comunista. Dopo essersi vista negare in tribunale la possibilità di mantenere per sé il simbolo del vecchio Pci, fa elaborare e sceglie un simbolo nuovo, in cui la falce e il martello (nella forma italiana vista fin qui) campeggiano centrali su una bandiera rossa stilizzata in forma geometrica; la bandiera italiana invece viene trasformata in una striscia tricolore nella parte bassa del cerchio. Nel corso degli anni il simbolo subirà modifiche, ma il nucleo centrare resterà quella bandiera con gli arnesi al centro.
Simbolo del 1999 |
Tempo qualche altro anno e i partiti comunisti "raddoppiano": nel 2008 Rifondazione comunista cambia logo, mantenendo però sempre il giallo simbolo operaio sulla bandiera rossa; nasce in compenso Sinistra Critica, che usa la falce e martello su uno sfondo rosso (e la stessa falce e martello italiana tornerà in Sinistra anticapitalista, che rappresenta parte della continuità di quell'esperienza). Nel 2009 è la volta di Marco Rizzo che con il suo Comunisti - Sinistra popolare adotta la falce e martello italiana su un quadrato rosso; qualche anno dopo il partito adotta il nuovo-vecchio nome di Partito comunista e, complice una bocciatura al Viminale, il simbolo comunista diventa bianco (mentre il fondo diventa grigio). Nel 2014 i Comunisti Italiani si trasformano nel Partito comunista d'Italia, vecchissimo nome del Pci: il simbolo è praticamente quello storico, ma le lettere sono quattro e il carattere è un po' diverso, senza punti; due anni dopo "rinasce" il Pci con un logo ancora piuttosto simile a quello storico, con poche - ma visibili - differenze.
Dopo quasi settant'anni, quella falce e martello con stella disegnata alla vigilia delle elezioni del 1953 continua a vivere su vari simboli della sinistra comunista italiana, e con difficoltà smetterà di farlo (mentre in altrettanti emblemi compaiono altre varianti della falce e del martello, più o meno imparentate con la coppia di foggia nostrana). Quella della simbologia comunista italiana è una storia affascinante, che permette di ripercorrere la peculiarità politica comunista del nostro paese, di un partito che nel nome sottolineava l'essere comunisti e allo stesso tempo, italiani. Una simbologia, quella del Pci, che è stata anche parte della storia Italiana del Novecento e occupa un posto nel vissuto e nella memoria di milioni di italiane ed italiani.
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