La legislatura scadrà tra meno di un anno; è ovviamente presto per dire quando si voterà, così come non è ancora chiaro se si voterà esattamente con l'ultima legge elettorale (adattata al minor numero di seggi dopo la riduzione dei parlamentari), con un meccanismo in parte modificato o con regole piuttosto diverse (ammesso che in Parlamento ci sia la maggioranza per cambiarle). In compenso c'è chi si sta preparando da tempo a questo appuntamento, per offrire ad elettrici ed elettori una proposta decentralista e attenta ai territori. Pochi giorni fa, il 9 marzo, è stato diffuso un appello approvato due giorni prima dal direttivo di Autonomie e Ambiente (AeA): non si tratta di un partito, ma di un progetto politico che unisce varie forze locali e territoriali, autonome tra loro, interessate a proporre "una lista rappresentativa di storiche forze delle autonomie territoriali e di una più ampia rete di gruppi e attivisti civici, ambientalisti, autonomisti".
Più che un'associazione o una federazione, Autonomie e Ambiente si definisce come una "rete" o come una "sorellanza" tra forze territoriali, che ha mosso i primi passi effettivi tra l'11 novembre 2019 (data in cui è sorta giuridicamente) e il 21 febbraio 2020 (giorno in cui a Udine si è tenuto il primo evento pubblico di presentazione). Alcune delle forze politiche che hanno aderito sono tra i membri del partito europeo Alleanza libera europea (Ale - in inglese European Free Alliance - Efa) e hanno al loro attivo alcune partecipazioni elettorali o hanno in animo di concorrere nelle prossime competizioni, ma sono comunque caratterizzate da una propria storia localista, territorialista, autonomista, federalista, confederalista o anche indipendentista; in altri casi si tratta di gruppi politico-culturali che non hanno presentato finora liste, ma contribuiscono comunque alla sorellanza e al progetto elettorale comune.
I partecipanti
In quest'occasione l'impulso che ha portato al progetto politico è partito soprattutto dal Friuli - Venezia Giulia, dopo che nel 2018 il Patto per l'Autonomia è riuscito a raccogliere il 4,4% alle elezioni regionali, riuscendo a ottenere due seggi: un risultato rilevante, unito all'1,03% raccolto su scala regionale alle elezioni politiche - assai combattute tra le liste più rilevanti a livello nazionale - svoltesi poche settimane prima. Quei due dati avevano dimostrato come la via dell'autonomismo (o comunque della valorizzazione dei territori) potesse riscuotere ancora interesse e come il Friuli - Venezia Giulia potesse porsi come luogo da cui far ripartire un discorso da ampliare sul piano territoriale.
Non stupisce quindi che nei mesi successivi sia iniziato, per poi consolidarsi, un cammino di avvicinamento tra soggetti politici e culturali esistenti, fino alla fondazione ufficiale della fine del 2019. L'assemblea della rete-sorellanza è formata da nove forze territoriali, sette delle quali sono di natura politica (quasi tutte aderenti al partito politico europeo Ale-Efa) e due hanno natura soprattutto politico-culturale, dunque sono soggetti "osservatori" della "sorellanza", ma non hanno comunque una posizione marginale. Da questo assetto deriva un direttivo in cui il presidente, espresso dal Patto per l'autonomia (del Friuli - Venezia Giulia), è Roberto Visentin, già parlamentare per tre legislature (una da deputato, due da senatore, tutte per la Lega Nord, partito da molti anni abbandonato in modo piuttosto rumoroso) e pronto a mettere la sua consistente esperienza politica al servizio del nuovo progetto autonomista.
Gli altri sei vicepresidenti di Autonomie e Ambiente sono stati espressi ciascuno da una delle altre forze politiche parte della rete-sorellanza. Due di queste sono legate sempre all'area territoriale del Friuli - Venezia Giulia: si tratta di Patrie Furlane (che indica come vice Federico Simeoni) e di una forza decisamente radicata e consolidata, Slovenska Skupnost, impegnata dal 1975 - sempre portando il ramo di tiglio nel proprio simbolo - nella tutela dei diritti della minoranza slovena, quasi sempre presente in consiglio regionale (tuttora può contare su un seggio) e rappresentata nel direttivo di Autonomie e Ambiente da Igor Gabrovec, segretario del soggetto politico.
Gli altri quattro vicepresidenti della rete-sorellanza sono stati indicati da quattro soggetti politici di altrettante regioni diverse. Per la Valle d'Aosta - regione fondamentale nella storia dell'autonomismo in Italia e delle iniziative politico-elettorali, della quale si dovrà parlare di nuovo più avanti in questo articolo - è presente l'Alliance Valdôtaine, soggetto che raccoglie l'eredità politica di uno dei gruppi fondatori di Autonomie e Ambiente, Alpe (Autonomie Liberté Participation Écologie, che tra il 2019 e il 2020 ha costituito Av con il concorso dell'Union Valdôtaine Progressiste): in loro rappresentanza nel direttivo di AeA siede Chantal Certan (già consigliera e assessora regionale).
Per la regione Lombardia fa parte di Autonomie e Ambiente il movimento Pro Lombardia indipendenza, volto a ottenere la piena autodeterminazione per i lombardi: il suo presidente, Alfredo Gatta, siede nel direttivo della rete-sorellanza. Restando al Nord, c'è anche un altro movimento legato a un'altra regione storicamente molto interessante per l'autonomismo, cioè il Veneto: va detto che in quella terra si è riscontrata una certa proliferazione di formazioni e di liste venetiste e autonomiste (che tra il 2019 e il 2020 si era cercato di ridurre attraverso l'esperimento - non troppo felice - del Partito dei Veneti), dunque per il momento l'adesione al progetto di AeA riguarda inevitabilmente solo una parte del mondo autonomista, probabilmente con la speranza che il fronte possa ampliarsi.
Il partito veneto e venetista attualmente impegnato nella rete-sorellanza è il Patto per l'Autonomia - Veneto, il solo a non risultare al momento aderente all'Alleanza libera europea: si tratta, in buona sostanza, del soggetto politico prima noto con il nome Indipendenza Noi Veneto (e prima ancora Noi Veneto indipendente). Nel direttivo di Autonomie e Ambiente questo partito indica come vicepresidente Carmen Gasparini; in futuro certamente il Veneto - per la sua tradizione autonomistica e per il suo potenziale - sarà una delle regioni in cui il progetto politico cercherà maggiormente di crescere e ottenere nuovi sostegni da parte di persone e magari nuovi gruppi interessati a partecipare.
Ultimo soggetto politico aderente all'assemblea di AeA è il Movimento Siciliani Liberi, presentatosi alle ultime elezioni regionali del 2017 e interessato innanzitutto a ottenere una piena applicazione dello statuto speciale della regione, nella prospettiva di un autogoverno ben più radicale. Per il momento Siciliani Liberi, come si può vedere, è l'unica forza politica riferita al Sud, rappresentata all'interno del direttivo da Alfonso "Alessandro" Nobile, membro anche della segreteria del suo stesso movimento. Occorre segnalare che tanto nelle altre regioni del Sud, come pure in Sardegna (ove il contatto principale è Silvia Lidia Fancello, nominata rappresentante Ale-Efa per l'isola dalla presidente del partito europeo, Lorena López de Lacalle), in Toscana e altrove, sono in corso vari rapporti con altre forze politiche (incluse liste civiche) ambientaliste e autonomiste, nonché con gruppi politico-culturali: per molto tempo, però, è stato difficile approfondirli a causa dell'impossibilità di organizzare incontri in presenza, per cui in futuro la situazione potrebbe cambiare.
Nel direttivo sono presenti, con la medesima dignità degli altri membri, anche i rappresentanti dei due soggetti "osservatori" ricordati all'inizio. Il primo è Samuele Albonetti, indicato dal Movimento Autonomia Romagna: il movimento culturale e di opinione richiama all'esperienza del Mar sorto all'inizio degli anni '90 non per agire come partito, ma con l'idea di far promuovere il referendum per fare della Romagna una regione indipendente. La continuità emerge anche sul piano visivo: il Mar attuale, infatti, schiera non a caso nel proprio simbolo in tutta evidenza il più classico dei simboli romagnoli, cioè la caveja (il perno di ferro del timone dei carri), con al centro della piastra con gli anelli la tradizionale immagine di un gallo.
Il secondo soggetto "osservatore" è rappresentato da Liberi Elettori Piemonte: anche in questo caso non si è di fronte, almeno per il momento, a un soggetto politico strutturato, ma a un movimento civico attivo da oltre quattro anni in Piemonte, con una forte attenzione ai temi dell'autonomia e del federalismo. La sua figura di riferimento è Emiliano Racca, che appunto in nome dei Liberi Elettori Piemonte siede nel direttivo di Autonomie e Ambiente. Proprio a Racca spettano all'interno di AeA compiti particolarmente delicati in questa fase, legati soprattutto al collegamento con altre realtà e alla comunicazione delle attività della rete-sorellanza e del progetto politico.
Il direttivo di Autonomie e Ambiente si completa con la figura del segretario, ruolo ricoperto da Mauro Vaiani: si tratta di uno studioso e attivista toscano, da tempo impegnato direttamente nella riorganizzazione del civismo, dell'ambientalismo e soprattutto dell'autonomismo, tanto in Toscana (è garante della rete OraToscana) quanto in altri territori.
Il progetto
Autonomie e Ambiente ha scelto di avere davanti a se un fine tanto ambizioso quanto delicato: indicare e praticare una via "altra" e "locale" per ridare ossigeno e consistenza alla politica, valorizzando le peculiarità territoriali. "Abbiamo scelto in modo consapevole la forma del coordinamento, senza voler inglobare o assimilare nessuno - tiene a precisare Emiliano Racca -. Autonomie e Ambiente non è e non vuole essere un partito, ma non siamo nemmeno un soggetto politico regionale isolato, che per conto suo può incidere poco, ma in una logica di dialogo e coordinamento può operare meglio". Si spiega facilmente il concetto di "rete" tra soggetti di vari territori (anche se al momento molti sono ancora scoperti, mentre alcuni c'è una maggiore forza), certo non sconosciuto alla politica; più interessante appare l'uso del formato della "sorellanza", al contrario sostanzialmente inedito. "Siamo partiti - spiega ancora Racca - dal concetto di 'fratellanza' tra partiti e movimenti; tra noi però c'è più varietà di forme e di nomi, per cui abbiamo preferito ragionare di forze politiche e culturali, quindi è venuto più naturale parlare di 'sorellanza' per descriverci". Si introduce così un concetto che esprime certamente un concetto analogo a quello di "fratellanza", ma comunica forse una maggiore solidità e soprattutto pariteticità tra i soggetti che ne fanno parte.Che si parli di coordinamento, di rete o di sorellanza, l'idea di fondo resta piuttosto netta: "Per noi - continua Racca - è assolutamente necessario ridare priorità a tutte le riforme in senso autenticamente federale o almeno decentralistico, che invece sono finite in fondo a tutte le agende, anche di quelle forze politiche che in passato sembravano essersene fatte portavoce". In qualche caso, per i promotori di AeA, il percorso verso il decentralismo passa anche solo attraverso una reale attuazione tanto della Costituzione (includendo l'uso degli strumenti di autonomia lì previsti) quanto dei vari Statuti regionali (soprattutto quelli speciali, ma non solo): questa porrebbe le basi per una "Repubblica delle Autonomie" che oggi invece appare ben lontana dall'essere realizzata.
A queste osservazioni se ne affiancano altre: "Nessuno può evitare di notare lo scollamento sempre maggiore tra cittadini e detentori del potere - riprende Racca -. Questo fenomeno è palese ormai da tempo: non lo hanno realmente arginato neppure i soggetti populisti che sono emersi negli anni più recenti (ma poi di fatto sono diventati partiti nazionali e centralisti), come di fatto dimostrano i dati dell'affluenza a elezioni tradizionalmente partecipate, come quelle nazionali e locali, per non parlare di quelle regionali, in netta crisi. Se si continua così, si rischia di avere davvero una parodia della democrazia; secondo noi, questo scollamento va affrontato proponendo un ritorno alla politica, attraverso nuove figure locali che abbiano costruito un rapporto di fiducia con i territori e che alle peculiarità di quei territori abbiano dimostrato di portare attenzione e rispetto".
Ecco perché Autonomie e Ambiente cerca di collegare e tenere insieme le esperienze e le sensibilità localistiche ed autonomiste, con l'idea di stabilire un rapporto da rafforzare: in questo, dovrebbe risultare determinante il rapporto diretto con il partito politico europeo Ale-Efa, da sempre attento ai temi dell'autogoverno dei territori, guardando a un'Europa delle regioni, dei territori e dei popoli. Naturalmente non si tratta affatto di un progetto inedito, ma ha radici ben risalenti, che i promotori stessi mostrano di conoscere: nel sito di AeA, infatti, si trova soprattutto il riferimento alla Carta di Chivasso (denominata più esattamente "Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine"), firmata il 19 dicembre 1943 a Chivasso, durante un convegno clandestino della Resistenza; una delle figure più note dei partecipanti Émile Chanoux (morto pochi mesi dopo in prigione, arrestato dai fascisti), ma a quel momento contribuì con sue riflessioni anche Federico Chabod. Quel documento consacrò, come rimedio ai guasti portati dal centralismo, un "regime federale repubblicano a base regionale e cantonale", visto come "unica garanzia contro un ritorno della dittatura".
Il progetto di una lista
Mentre proseguono - solo rallentati negli ultimi due anni dagli effetti della pandemia - gli sforzi per tenere insieme e raccogliere cum grano salis forze attente ai territori, i promotori di Autonomie e Ambiente hanno ritenuto opportuno lanciare un appello, volto a promuovere, "cercando alleanze e collaborazioni, una lista rappresentativa di storiche forze delle autonomie territoriali e di una più ampia rete di gruppi e attivisti civici, ambientalisti, autonomisti" (una lista che intende battersi, oltre che contro il centralismo e per un futuro più vicino alle persone, anche contro tendenze presidenzialiste e "degenerazioni autoritarie dello stato di emergenza"). Si tratta naturalmente di un compito tutto meno che semplice, soprattutto perché poco si presta a trovare spazio con un sistema solo parzialmente proporzionale e con una soglia di sbarramento al 3%, per giunta con un parlamento "a ranghi ridotti" (non a caso, tra le battaglie di Autonomie e Ambiente c'è l'impegno per "una legge elettorale più giusta per tutti"); in ogni caso, la rete-sorellanza vuole impegnarsi "per non lasciare la nostra gente, i nostri territori e le nostre comunità locali senza una voce nella prossima XIX legislatura" e, a monte, alle stesse elezioni.
L'idea di costruire una lista "di speranza, proposta e lotta" che metta insieme più forze territoriali, autonomistiche e decentralistiche di varie parti d'Italia per valorizzare idee, bisogni e spazi di partecipazione dei territori non è nuova, ma guarda a una tradizione per nulla trascurabile che in passato ha conosciuto alcuni episodi molto rilevanti. Il primo, risalente al 1979, era rappresentato dalla lista Europa federalismo autonomie, promossa dall'Union Valdôtaine di Bruno Salvadori e presentata in tutte le circoscrizioni alle prime elezioni europee. Quella lista fu ripresentata cinque anni più tardi - e dopo la morte di Salvadori - in formato "smart" (fu sostanzialmente un tandem tra Uv e Partito sardo d'azione), in compenso una lista Federalismo sempre a trazione Uv-Psdaz fu presentata alle elezioni europee del 1989 e alle politiche del 1992, con il concorso di varie altre forze politiche autonomiste e decentraliste. Anche in seguito non sono mancati esperimenti simili, fino a quello della lista Autonomie per l'Europa, di cui è stata capofila nel 2019 ancora una volta l'Union Valdôtaine.
Non si tratta certamente di un compito facile, anche per alcuni ostacoli tecnici, primo tra tutti quello legato alla raccolta delle firme, comunque difficili da raccogliere soprattutto in certi territori (e non essendo stata approvata la possibilità di ottenere la raccolta con lo Spid o altri sistemi elettronici). Occorre poi rilevare che tutti i progetti di liste visti sopra hanno visto la partecipazione dell'Union Valdôtaine (che, tra l'altro, consentì di evitare la raccolta firme grazie alla sua presenza in Parlamento come partito rappresentativo di minoranze linguistiche): da Autonomie e Ambiente si apprende che con l'Uv ci sono "rapporti molto stretti e continui, per l'impegno comune contro le ritornanti tentazioni centraliste e autoritarie che impediscono il pieno realizzarsi del progetto costituzionale della Repubblica delle Autonomie", prefigurando sviluppi nella collaborazione tra la rete-sorellanza e il partito.
L'intero progetto, dunque, merita di essere guardato con attenzione, per seguirne gli sviluppi. Proprio perché si tratta di un progetto di lista, ancora allo stato embrionale, la rete-sorellanza ha immaginato solo una bozza di simbolo, che per il momento contiene nella parte superiore l'acronimo AeA che funge da logo, con sullo sfondo un prato e parte del globo con l'Europa (tinta di viola, come la circonferenza che racchiude tutto, quasi a voler richiamare un'Europa diversa da quella attuale); nel semicerchio inferiore bianco, al momento c'è il nome del progetto disposto su due righe, con alcuni dettagli rilevanti. Tra questi, spicca la figura umana stilizzata formata dalla prima "O" di "Autonomie" e dalla "A" di "Ambiente"; la "O" trasformata in viso, poi, ricorda molto il "ragazzo che sorride" del Forum civico - Občanské Fórum - dei dissidenti cecoslovacchi di Waclav Havel. Certamente - come si diceva - l'emblema è provvisorio, sarà studiato in seguito in base all'evoluzione del progetto e con chi nel frattempo avrà scelto di aderire; quando sarà pronto, I simboli della discordia se ne occuperà senza alcun dubbio.
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