A pensarci solo un attimo, fa un certo effetto: si è votato all'inizio di ottobre - cioè cinque mesi fa - per l'ultimo turno nutrito di elezioni amministrative e c'è già chi presenta la propria candidatura per il nuovo voto? In realtà, pensandoci giusto un po' di più, tutto torna: in periodi "normali", infatti, questo sarebbe il periodo normale per far conoscere le proprie intenzioni, specialmente per le persone che hanno bisogno di un po' più di tempo per farsi conoscere da cittadine e cittadini. Allo stato sembra probabile che non si ricorra a un nuovo rinvio del voto all'autunno (a meno di nuovi peggioramenti legati alla pandemia, decisamente non auspicabili): si dovrebbe dunque votare questa primavera, anche se non si conosce ancora la data del voto. Si parla del 22-23 maggio, del 29-30 maggio o dell'ipotesi che si vada alle urne due settimane più in là; in ogni caso probabilmente si accorperebbero i referendum sulla giustizia da poco ammessi dalla Corte costituzionale al primo turno delle amministrative, in base al contenuto di un ordine del giorno a prima firma del leghista Igor Iezzi, approvato a larga maggioranza alla Camera (mentre la ministra dell'interno Luciana Lamorgese aveva ipotizzato l'accorpamento ai ballottaggi).
Tra i comuni interessati dalla prossima tornata, ci saranno anche vari capoluoghi di provincia (tra i quali Parma, che necessariamente dovrà cambiare sindaco, visto il doppio mandato di Federico Pizzarotti), ma soprattutto torneranno al voto come capoluoghi di regione - oltre a Palermo, che come data potrebbe non coincidere - L'Aquila e Genova. E proprio con riguardo a Genova ieri Mattia Crucioli, avvocato e senatore (eletto proprio nel collegio di Genova - San Fruttuoso) aderente al gruppo misto, ha presentato il suo progetto di candidatura alla guida della città, mostrando anche il contrassegno elettorale della sua lista, Uniti per la Costituzione.
Il rosso è il colore dominante dell'emblema, tanto nel segmento inferiore (quasi un semicerchio) che contiene il nome della lista e il riferimento al candidato e alla carica cui aspira, quanto nell'elemento iconografico collocato nella parte superiore, su fondo bianco: l'immagine proposta è una sagoma di San Giorgio che trafigge il drago, figura molto popolare per la città (pur non essendone il patrono), come del resto i colori del contrassegno sono quelli cittadini (senza che si citi la croce identificata con il nome dello stesso santo). Non stupisce che per Crucioli quello scelto sia "un simbolo importante per Genova, che rimarca il valore dell'unità e dei principi costituzionali", visto il nome scelto.
Il contrassegno non contiene invece i simboli delle forze politiche (Alternativa, Italexit, Ancora Italia, Riconquistare l'Italia e Partito Comunista) che aderiscono al progetto per Genova proposto da Crucioli e sosterranno la lista che lo candiderà come sindaco: si è trattato di una scelta precisa, "proprio per dare maggiore importanza all'azione collettiva, all'unità di intenti di queste forze che vogliono raggiungere diversi obiettivi su scala nazionale e locale". A livello nazionale, quei soggetti politici vorrebbero far ripartire da Genova un'azione forte di segno opposto a un clima generale giudicato come di "attacco ai diritti e scarsa democrazia" - ad opera di partiti formalmente distinti ma ritenuti omologati tra loro - sfruttando anche ogni altra occasione elettorale disponibile; a livello locale, ovviamente, l'idea è di offrire al corpo elettorale un'alternativa reale all'amministrazione cittadina uscente e alle altre proposte in campo.
"Una città migliore in un Paese più libero" è uno degli slogan che si propongono di unire i due livelli di impegno, mentre i promotori della lista non hanno mancato di esprimersi anche sulla situazione bellica russo-ucraina ("L'Italia resti fuori dalla guerra, restare neutrale, non inviando truppe o materiale bellico letale; usi piuttosto la sua terzietà per mettersi al servizio di una mediazione che possa superare in maniera pacifica questo conflitto"). Il primo passaggio importante, tuttavia, sarà la raccolta delle firme a sostegno della lista: a questo proposito, salvo errore, non si è ancora appreso di nuovi tagli una tantum al numero di sottoscrizioni richieste dalla legge, come quelli che nel 2020 e nel 2021 avevano ridotto a un terzo i sostenitori necessari per le elezioni comunali e regionali. Da una parte il voto in condizioni "quasi normali" lo rende improbabile (come del resto non si era operata alcuna riduzione per le elezioni suppletive); dall'altra paradossalmente il primo voto in condizioni simili a quelle precedenti, ma seguito a due tornate "eccezionali", potrebbe suggerire un ritorno graduale alla normalità, magari con una riduzione meno marcata delle firme rispetto al passato (con un taglio della metà o di un terzo). Sicuramente, per ora, non è stato approvato alcuno degli emendamenti visti nei giorni scorsi che puntavano ad ampliare le ipotesi di esenzione dalla raccolta firme per le elezioni politiche: per ora saranno esonerati solo i cinque partiti dotati di gruppo parlamentare in entrambe le Camere (M5S, Lega, Pd, Fi e Fdi).
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