martedì 17 febbraio 2015

Il nuovo orizzonte grafico della Destra sociale

Arriva il tempo in cui anche i simboli invecchiano. Per carità, nell'intimo rimangono ben presenti e la mente non manca di tenerli ben lucidi e curati, ma capita che si avverta il bisogno di voltare pagina. Si progetta quel passo per non restare legati a qualcosa che, per quanto scaldi il cuore di più di una persona, nella realtà presente non è più proponibile in quel modo.
Ci sta seriamente provando Destra sociale, il progetto politico (non un partito) portato avanti da Luca Romagnoli e non pochi ex esponenti della Fiamma Tricolore, dopo la conclusione - non proprio serena - della loro esperienza nel partito fondato nel 1995 da Pino Rauti. In quell'anno, come è noto, Alleanza nazionale non volle più chiamarsi Movimento sociale italiano, ma non rinunciò del tutto alla storica fiammella; Rauti, invece, quel capitolo non voleva proprio chiuderlo e ha fatto di tutto per mantenere le vecchie insegne, optando alla fine per una "goccia tricolore" solo quando tribunali e uffici elettorali lo hanno via via costretto a mollare il colpo. 
Al simbolo tradizionale missino era certamente legato anche Romagnoli, al punto che il primo emblema di Destra sociale - con cui tra l'altro è stato conquistato un consigliere comunale a Cisterna, in provincia di Latina - al centro aveva la vecchia fiamma missina a base trapezoidale su fondo bianco, sia pure inserita in un cerchio verde con il nuovo nome (sperimentati alle europee 2009). Stavolta però il clima e il contesto sono diversi, con una destra praticamente sparita dopo la fine politica di An (e, forse, non solo a causa di questo) e la diaspora che ne era seguita: negli ultimi anni, richiamarsi ad Alleanza nazionale è più divisivo che unitivo (anche per chi ha tentato di appropriarsi di quel patrimonio visivo) e - forse, sia pure a malincuore - è meglio lasciare da parte la fiamma, anche se nei cuori non si è spenta.
Come fare dunque, per immaginare un nuovo emblema? Ci sarebbe da comunicare l'appartenenza e l'adesione nazionale, con il tricolore che la destra non ha mai abbandonato; bisognerebbe evolvere rispetto al passato, abbandonando la tinta nera; da ultimo, doveva emergere in senso anche visivo, quasi plastico, il concetto di destra.
Come fare a tenere insieme tutto questo? Poteva servire allo scopo una freccia, puntata a destra e possibilmente in alto (d'accordo, con Fare per Fermare il declino era andata maluccio e ai Popolari per l'Italia di Mauro non aveva dato tantissimo, ma perché non provare a sfatare quei precedenti?) e tinta coi colori nazionali. E proprio questa era l'idea grafica di base, con la freccia dal corpo bianco, le due "spine" verdi e rosse e, a contorno, il nome blu appena corsivo.
L'idea poteva anche andare, ma graficamente c'era da lavorare sulla resa, a partire dall'evidenza del nome  e - soprattutto - dalla freccia. Piuttosto che un disegno piatto, il grafico Alfio Di Marco ha iniziato a sperimentare una soluzione tridimensionale: si poteva lavorare sullo spessore (sfruttandolo per il tricolore) oppure cercare di dare dinamica al disegno, torcendo la freccia. Alla fine, questa è stata la scelta preferita, per dare un impatto particolare: si va a destra, mostrando anche lo sforzo (e il cambiamento) per andarci e rimettere insieme i cocci sparsi un po' dappertutto. 
Battezzata quella soluzione (e fatto un tentativo per uscire dalla logica del cerchio, coraggioso ma inutilizzabile alle elezioni), bisognava aggiustare i colori. Scartate abbastanza in fretta le soluzioni non tricolori, poco legate al patrimonio ideale che si vorrebbe tenere insieme, si è scelto di dare la prevalenza al colore verde (un verde non "leghista") nella parte dominante della freccia. 
Restava solo da decidere la tinta del fondo: le prime prove, ovviamente , sono state fatte col nero, ma sono stati tentati tutti i colori - anche i più improbabili - fino a decidere per il blu scuro. E certo non solo perché è il quarto colore nazionale: può tirare al nero "storico" ma non lo è, dà l'idea di un'appartenenza non divisiva, con cui si va a destra insieme senza segni che possano creare fratture.
Il risultato è un emblema coraggioso (non sui colori ma sulla grafica), che non deve nulla al passato ma guarda al futuro. E, soprattutto, chiunque si dichiari oggi di destra potrebbe volendo riconoscersi in quel disegno, accettando di tenere la fiamma solo nella sua memoria. Non è facile, ma non è nemmeno impossibile.

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