La decisione è provvisoria, ma la prima "puntata" dello scontro apertosi all'indomani del "doppio congresso" del Movimento sociale Fiamma tricolore dà ragione ad Attilio Carelli (già reggente del partito dopo l'uscita di Luca Romagnoli) e alla segreteria dell'assise svoltasi a Roma a metà dicembre dell'anno scorso; ne esce invece perdente Stefano Salmè, a sua volta "eletto segretario" a conclusione del congresso tenutosi quasi contemporaneamente a Salò. Ad attribuire il primo punto, il giudice del Tribunale di Catania Rosaria Castorina, che ha redatto l'ordinanza datata 21 febbraio.
In questo caso, a far partire il contenzioso era stato il ricorso da parte della segreteria del congresso rappresentata dall'avvocato Francesco Condorelli Caff (presso il cui studio catanese ha sede legale attualmente il partito, motivo per cui a decidere è stato il Tribunale di Catania), diretto contro Salmè, per far cessare l'uso che questi aveva fatto del simbolo del partito al fine di promuovere l'assise congressuale di Salò.
Come si è ricordato a suo tempo, a monte la convocazione del congresso e il regolamento congressuale erano stati impugnati davanti al Tribunale di Roma dallo stesso Salmè, lamentando varie violazioni di norme statutarie, codicistiche e costituzionali: non è invece di questo che si discute ora, visto che l'omologo ufficio di Catania valuta essenzialmente le censure mosse da Condorelli Caff.
Il giudice, in particolare, rileva che il simbolo è stato utilizzato da Salmè "per convocare" e promuovere il congresso di Salò, quando l'uso dell'emblema, "attesa la sua inscindibilità e il suo carattere precipuamente evocativo di una attività politica particolare", spetta solo al partito e "ai legittimati da apposita indicazione" dello stesso. Soggetti tra i quali non rientrerebbe Salmè, anche e soprattutto perché alla fine di novembre era stato espulso dal segretario reggente Carelli (decisione poi ratificata dal Comitato centrale all'inizio di gennaio). E' vero che gli atti che hanno portato all'espulsione sono stati impugnati e si attende una decisione di altri giudici, ma al momento quegli stessi atti sono ancora efficaci: per chi è stato chiamato a esprimersi stavolta, questo basta per dire che Salmè non fa parte della Fiamma tricolore e "in alcun modo può essere collegato all'utilizzazione del segno in questione in base alla sua sola volontà".
Tutto questo è sufficiente, secondo il giudice, per ritenere "evidente l'illegittima utilizzazione del segno", cui si aggiunge - trattandosi di un giudizio cautelare - il periculum in mora, cioè il rischio legato (in questo caso) alla "suggestione politica ovvero [alla] dissuasione politica contrastante con il disegno dell'associazione": in sostanza, si vuole evitare che qualcuno pensi che le azioni e il pensiero di Salmè siano indebitamente ricollegati alla Fiamma, per cui occorre agire in fretta prima che questo accada. Azione che, in questo caso, si traduce nell'inibizione dell'uso del simbolo a Stefano Salmè, comportandone anche "l'oscuramento sulla pagina facebook a lui intestata".
Condorelli Caff, come procuratore e difensore della segreteria del congresso (e dello stesso partito), ha immediatamente invitato Salmè a "eseguire e attenersi scrupolosamente" all'ordinanza del giudice Castorina (anche se, a quanto pare di capire, la segreteria vorrebbe a monte l'oscuramento dell'intera pagina e non del solo simbolo). Al momento pagina e simbolo sono ancora al loro posto, per cui è possibile che la Fiamma rappresentata da Carelli intenda procedere per raggiungere comunque il risultato. Questo, in ogni caso, è il primo round: è probabile che lo scontro continui (su questo e altri filoni della vicenda), si vedrà con quali esiti.
Nessun commento:
Posta un commento