venerdì 2 ottobre 2015

Destra per Milano riparte dal Duomo (tricolore)

A volte non occorre essere un partito per darsi un simbolo, di quelli che sarebbero anche pronti per finire sulle schede elettorali. Anche un movimento è perfettamente libero di farlo e, naturalmente, anche di cambiarlo. Lo ha appena fatto, ad esempio, Destra per Milano, che in effetti si qualifica come "libero movimento, apartitico e trasversale, di opinione ed espressione politica, di destra (sociale, popolare ed identitaria)". Quel gruppo lunedì scorso ha diffuso il suo emblema nuovo nuovo: se si votasse domani per rinnovare l'amministrazione meneghina, la grafica sarebbe già pronta e non sfigurerebbe sulla scheda. In realtà, come è noto, per il rinnovo di Palazzo Marino si voterà l'anno prossimo e non è detto che il fregio finisca tra quelli votabili, come del resto è accaduto in passato, anche quando gli aderenti al gruppo erano tra i candidati.
In effetti Destra per Milano nacque come comitato nel 2000, per opera di una ventina di persone che avevano militato prima nel Msi e poi chi in Alleanza Nazionale, chi nella Fiamma Tricolore (diventandone anche dirigenti). A guidare il gruppo, i tre consiglieri di zona: Riccardo Falcone, Roberto Jonghi Lavarini (come portavoce) e Sergio Spinelli (allora presidente). 
Già dall'inizio, il comitato scelse di sostenere il progetto di Felice Roberto Bigliardo, eletto nel 1999 al Parlamento europeo con la Fiamma tricolore, ma poi intenzionato a dare vita al Movimento sociale europeo (potendo vantare, tra l'altro, l'appoggio di Jean Marie Le Pen del Front National). Il disegno, tuttavia, durò poco e Bigliardo rientrò presto nella Fiamma: da lì in avanti, Destra per Milano scelse di impegnarsi sostenendo innanzitutto i raggruppamenti politici che a livello nazionale hanno ritenuto di incarnare la tradizione della destra sociale, senza però disdegnare l'area di centrodestra (pur mantenendo la propria identità come comitato, poi divenuto associazione).
In particolare, nel 2008, il gruppo (con Jonghi Lavarini diventato presidente) ha contribuito a promuovere la lista unitaria che univa la Destra di Storace alla Fiamma tricolore (allora indicava come capo della forza politica Daniela Garnero, nota Santanchè); quell'esperienza non durò molto e riprese l'impegno su vari fronti, contribuendo tra l'altro alla promozione di una corrente interna al Pdl, dal nome di "Destrafuturo", certamente qualificata fin dall'etichetta. In seguito, nel 2011, sempre Destra per Milano si è posta come referente meneghina e lombarda della Destra, per poi tornare a una forma di fiamma più avanti, con il Progetto nazionale guidato da Piero Puschiavo. In tutti questi anni, il gruppo ha mantenuto come immagine di riconoscimento un emblema che non era di principio tondo o inscrivibile in un cerchio, anche se in qualche modo a quella forma poteva ricondursi: si trattava in fatti di un tondo a tre quarti, con i due spicchi sinistri verdi e rossi e quello superiore destro nero (il quarto settore era sostituito dalla M di Milano, nella versione completa c'era tutto il nome del comitato-movimento a destra del logo); il cerchio, peraltro, era "traforato" da una sorta di "mandala" o croce celtica bianca sovrapposta, tanto per chiarire bene a quale area il segno facesse riferimento.
Nel 2014 è arrivato un contatto importante per il possibile futuro di Destra per Milano: il gruppo infatti si è alleato con la Fondazione Europa dei Popoli di Mario Borghezio e, quasi come logica conseguenza, alle elezioni europee ha sostenuto la Lega Nord, con leader Matteo Salvini. E' in quel contesto che Jonghi Lavarini e gli altri aderenti auspicano di vedere nascere una "Lega degli Italiani", a guida bicefala Salvini-Meloni, a difesa della sovranità nazionale, della giustizia sociale e della sicurezza degli italiani. Nel frattempo, peraltro, Destra per Milano ha scelto - sempre nel perimetro del centrodestra - di organizzare una sua presenza autonoma con la creazione di un coordinamento regionale che ha preso il nome di Destra lombarda, con l'adozione di un simbolo che al tricolore affianca la tradizionale croce di San Giorgio, rappresentativa non della sola Milano ma dell'intera regione. L'obiettivo era essere comunque pronti per la prossima tornata di elezioni amministrative. 
Nella stessa ottica, peraltro, va il simbolo nuovo appena adottato, anche se in realtà era stato varato già a giugno, sia pure in versione nera. Fondo a parte, però, la struttura è rimasta la stessa: "Si tratta di un simbolo - spiega direttamente Jonghi Lavarini - dai colori patriottici: c'è il Duomo di Milano riletto in chiave tricolore, rappresentato in un modo che può tra l'altro rimandare a una fiamma, c'è lo sfondo azzurro sportivo nazionalpopolare, c'è il carattere di stampo futurista. Nel complesso ricorda molto il simbolo di Alleanza Nazionale, ma si tratta comunque di un emblema moderno (anche per l'ombra utilizzata) e moderato, altra cosa rispetto a quelli più aggressivi del passato: anche per questo, il simbolo nuovo è in grado di attirare naturalmente molte più simpatie, non solo nella destra sociale e radicale, ma nel centrodestra in generale, senza contare che il Duomo e la scritta Milano piacciono anche all'elettorato leghista...". Gia a giugno, Jonghi Lavarini aveva parlato di "svolta realistica, patriottica e futurista", dettata da "sano pragmatismo politico, necessario per vincere e difendere il bene comune”: per lui è necessario che la destra italiana faccia di nuovo buona politica e, partendo da Milano, riconquisti il governo dei territori e dell'intero paese. La Lega degli Italiani, in questo senso, sarebbe lo strumento migliore: se non arriverà, in ogni caso, il simbolo della Destra per Milano è già pronto all'uso... 

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