domenica 26 luglio 2015

La rivoluzione di Amore e Libertà

E se, alla fine, la soluzione fosse un simbolo senza partito? Nel senso che il simbolo c'è, ma al posto del partito si schiera un "pensatoio pubblico", un progetto culturale che fa politica, con il fine ultimo di tendere a una Civiltà dell'Amore (con tutte le maiuscole al loro posto). Questo curioso - e coraggioso, perché quasi inedito - esperimento è nato nel maggio 2013, non poteva che chiamarsi Amore e libertà e si deve a Luca Bagatin, classe '79, scrittore e collaboratore di varie testate. Nel suo sito lui si definisce "utopico, utopista, scrittore e liberalsocialista mazzinian-repubblicano"; ha militato in varie formazioni politiche, pensando sempre e solo con la sua testa, senza seguire alcuna disciplina di partito ("Ho sempre avuto di fronte e per scelta personale, invece, poche ma chiare idee: libertà individuale spasmodica, laicità, onestà intellettuale e morale, arte e bellezza"), arrivando a lasciare del tutto le logiche partitiche quando si è reso conto che soddisfare in pieno i suoi princìpi era impossibile. 
Anche per questo, Bagatin mette in chiaro un punto fin dall'inizio, nel suo "Manifesto d'intenti", per non lasciare spazio a dubbi: "Amore e Libertà non è un partito, ma un'associazione, un progetto culturale e politico alternativo ai partiti. Un pensatoio politico, storico, sentimentale, erotico, spirituale. Un'alternativa alla politica dell'ultimo Ventennio ed alla partitocrazia antirepubblicana dell'ultimo secolo. [...] Crediamo nelle idee, non nelle ideologie. Crediamo nelle persone che pensano con il cuore, anticamera dell'Amore".
Ora il Manifesto e l'intero sviluppo del "credo" politico di quel "pensatoio" è condensato e raccolto in Amore e Libertà. Manifesto per la Civiltà dell'Amore, ebook che Bagatin ha prodotto e distribuito in proprio per diffondere le sue idee. Nel volume, che si avvale della prefazione di Antonio Tiberio di Dobrynia - per lui Luca è un "eretico [...], perché libero di scegliere: vincolato solo al suo pensiero e ad una via che non conosce bivi incerti, perché pur dentro sentieri battuti è capace di aprirsi ovvie, semplici, ma per ciò stesso incomprese ai molti" - si sviluppa la riflessione programmatica di Amore e Libertà, che si articola in vari punti (dalla trasparenza delle istituzioni agli stipendi per le cariche in linea con quelli percepiti in precedenza, dalla meritocrazia alla lotta a ogni forma di discriminazione - massonofobia inclusa - passando per il pieno riconoscimento di ogni tipo di coppia, la legalizzazione dell'eutanasia/suicidio assistito, della produzione della cannabis e della prostituzione autogestita, fino all'istituzione dei "parchi dell'amore", alla "socializzazione" delle imprese pubbliche o partecipate e all'abolizione del diritto d'autore).
Il fatto che Amore e Libertà non sia un partito non significa che non punti sul confronto pubblico e sulla partecipazione popolare, ovviamente sui generis: "Amore e Libertà - si legge nel libro - crede nella possibilità che le singole intelligenze possano parlarsi, confrontarsi, approfondire, autogestirsi, attraverso il buonsenso tipico delle Agorà dell'Antica Grecia. In questo senso Amore e Libertà trova interessante il sistema elettivo tipico di quel periodo, ovvero la nascita di assemblee popolari estratte a sorte, fra tutti i cittadini compresi fra i 18 ed i 65 anni, oppure, proprio come avveniva nell'Antica Grecia, fra i maggiori di 30 anni. Amore e Libertà si pone, come obiettivo di massima, la fondazione di un'Internazionale dell'Amore, che vada a recuperare gli ideali della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 promossa allora da mazziniani, garibaldini, anarchici e socialisti e vada a sanarne le divisioni storico-politiche".
Difficile pensare che, in quella Boulé ateniese riveduta e corretta o nell'auspicata Internazionale dell'Amore, ci possa essere spazio per schede elettorali di qualche tipo, ma Amore e Libertà il suo simbolo ce l'ha comunque, disegnato da Martin Rua: il contorno è marcato da ventisei cuori bianchi e all'interno, su fondo rosso, c’è il ritratto di Anita Garibaldi: "Lei è un’eroina dimenticata, morta a soli 28 anni per la Repubblica, quella vera, quella Romana, fondata sul Popolo Sovrano, l’opposto di quella imposta dai partiti – aveva spiegato Bagatin nel mio libro Per un pugno di simboli –. Fu moglie del primo socialista e repubblicano senza tessere o ideologie di partito e come lui lottò sempre per la libertà e l’emancipazione umana e spirituale degli individui. Infine, la vicenda storico-affettiva di Anita e Giuseppe Garibaldi è un esempio di ricerca incessante di Amore e Libertà, senza condizionamenti, pur tra peripezie e sofferenze".
L'ebook di Luca, peraltro, dà debitamente conto di altre figure comprese nel pantheon di Amore e Libertà, decisamente affollato, variegato e inconsueto: si va da Simon Bolivar a Evita Peron, dal vate D'Annunzio al "Cavallo Pazzo" Mario Appignani, ma ci sono anche esempi più recenti come “Pepe” Mujica, Evo Morale e Hugo Chavez, senza dimenticare Riccardo Schicchi e le sue creature più note, Moana Pozzi (massima incarnazione del Partito dell'Amore, modellato da Mauro Biuzzi) e - prima ancora - Ilona Staller (Cicciolina), già deputata radicale che Bagatin avrebbe voluto candidare a sindaca di Roma nel 2013, per "erotizzare" una "scl-erotizzata" area laico-liberale (mentre fu solo messa in lista dal Pli).
Nessuna possibilità, insomma, di vedere il "pensatoio pubblico" concepito da Bagatin come concorrente a qualche elezione, ma il libro permette a tutti di conoscerlo meglio e, magari, di trarne qualche ispirazione. Non sarebbe così male adottare un "pensatoio", ai tempi in cui il problema più grave sembra condensato nel titolo di un meraviglioso tour-album di Giorgio Gaber: "E pensare che c'era il pensiero".

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