lunedì 20 luglio 2015

Quei simboli depositati in casa Udc e mai usati

Ogni ambito, in fondo, ha il suo mistero. A sentire Panfilo Maria Lippi, il telegiornalista strampalato interpretato a suo tempo da Daniele Luttazzi a Mai dire Gol, il grande mistero del giornalismo è che ogni giorno nel mondo "accadano tante notizie da riempire giusto giusto un giornale". In politica, volendo, i misteri sono vari, ma uno qui è particolarmente interessante: quello dei simboli che qualcuno fa di tutto per registrare come marchi, senza però che vengano mai utilizzati davvero
Capita molto più spesso del previsto e del prevedibile; a volte quegli emblemi non li conosce nessuno, mentre altre volte qualcuno ne scopre l'esistenza. Tre anni fa, a metà luglio, il sito Il Portaborse aveva dato una notizia: "Casini ha un nuovo simbolo: Più Italia". Qualcuno era stato bravo e aveva scartabellato nel database dell'Ufficio italiano brevetti e marchi: quel qualcuno aveva scoperto che a nome del deputato veneto dell'Udc Antonio De Poli erano stati depositati, tra il 5 e il 19 giugno, ben quattro segni distintivi molto simili, che potevano obiettivamente far pensare a un nuovo emblema da abbinare a un nuovo progetto politico.
Uno dei primi a essere depositati era così descritto: "un cerchio di colore bianco contenente al centro la scritta PIU' in colore blu (pantone 293 c) sotto la quale vi è la scritta Italia in colore rosso (pantone 185 c). Lungo parte della circonferenza sul lato a destra è presente il disegno di un nastro tricolore, verde chiaro (pantone 347 c), verde scuro (pantone 349 c), bianco e rosso (pantone 185 c), ripiegato a formare l'accento della U". Era proposta anche la combinazione testuale inversa, con "Italia" in alto e "Più" in basso, sempre con la parte verde e ripiegata del nastrino a fare da accento alla "u"; le varianti depositate il 19 giugno, invece, sostituivano il riferimento all'Italia con la parola "Veneto", segno che probabilmente si era pensato anche a una declinazione regionale del progetto politico (e la regione, guarda caso, era proprio quella di De Poli).
Sta di fatto che, dal 2012 in poi, quegli emblemi sulla scena politica non sono mai arrivati, né come sono stati depositati, né come variazioni di quei temi. Altra nota interessante, le domande di registrazione dei quattro segni sono state tutte respinte (e lo stesso è accaduto, tra l'altro, anche al simbolo dell'Udc): non è dato sapere perché, ma è possibile che c'entri qualcosa la prassi - ormai in vigore da anni - da parte del Viminale di dare parere negativo alla registrazione come marchi dei segni utilizzati in ambito politico qualora abbiano forma circolare (soprattutto per evitare che, nei periodi di campagna elettorale, qualcuno cerchi di eludere le norme e i divieti sulla propaganda, pretendendo di far circolare un simbolo di partito nella sua veste di marchio). 
Se questo fosse vero, avrebbe un senso il fatto che, a novembre dello stesso anno, dopo aver depositato il nome Lista per l'Italia - settimane prima che Monti varasse la sua lista Con Monti per l'Italia - De Poli abbia presentato due emblemi ritagliati a quadrato, con la dicitura Lista per l*Italia (sì, proprio con una stella al posto dell'apostrofo). In tutti e due c'era un arcobaleno tricolore su fondo almeno parzialmente azzurro-blu; in una delle due varianti, però, era ben in vista lo scudo crociato e sullo sfondo azzurro si leggevano a malapena le vele del Ccd e di Democrazia europea. Quella grafica, evidentemente, poteva andare bene per un repackaging politico dell'Udc, mentre quella senza segni particolari poteva anche essere il simbolo di un contenitore più ampio. Quella volta la registrazione andò a buon fine (a settembre del 2013); i due emblemi, in compenso, erano semplicemente frutto del "ritaglio" dagli originali rotondi, depositati invece con successo presso l'Ufficio armonizzazione del mercato interno, ad Alicante.
Ed è sempre all'Ufficio europeo, senza nemmeno passare per le istituzioni italiane, che lo stesso Antonio De Poli - ancora lui - risulta aver depositato il 4 marzo 2015 un contrassegno con la dicitura Area popolare, forse nel tentativo di "prenotare" la denominazione, anche se poi l'emblema ufficiale è sembrato essere un altro, senza cartina dell'Italia e con la struttura tradizionale della "bicicletta" (in questo caso, con la "pulce" del simbolo del Nuovo centrodestra). Perché allora depositare questa domanda di marchio, se poi di fatto non è stata utilizzata nemmeno quest'immagine? Questo è davvero un mistero, un po' come quelli visti all'inizio: ci sarà bisogno di Panfilo Maria Lippi per risolverlo?

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