sabato 9 marzo 2019

Siamo Europei, Calenda mostra i primi bozzetti (da partito pigliatutto)

Prima bozza (ricostruita da foto)
Manca meno di un mese alla scadenza dei termini per il deposito al Viminale dei contrassegni da utilizzare alle elezioni europee del 26 maggio (gli emblemi si presentano dal 7 all'8 aprile), quindi è normale che qualcuno stia scaldando i motori per preparare le grafiche da destinare alle bacheche e, magari, alle schede elettorali. All'opera c'è anche Carlo Calenda, impegnato a visualizzare il suo progetto Siamo Europei, la lista unica di centrosinistra che lui vorrebbe schierare alle prossime consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo: la prima (buona) notizia, dunque, è che sembra abbandonata la prima versione della grafica depositata come marchio dall'ex ministro e da Gianfranco Librandi da noi scoperta qualche giorno fa. Oggi, poco prima di mezzogiorno, Calenda ha pubblicato sul suo account Twitter le foto dei primi due bozzetti elaborati per il simbolo, chiedendo un parere ai suoi follower.
Seconda bozza (ricostruita da foto)
Caratteri comuni delle due proposte, oltre al nome, sono i richiami grafico-cromatici alle bandiere italiana ed europea: in una versione, più dinamica, il tricolore aveva le sembianze di una strada-fascia, lasciando la parte superiore a fondo blu e con tre stelle viste "di sbieco", per richiamare l'Europa senza riportarle tutte e dodici; nel secondo bozzetto, più "fermo", le dodici stelle sono disposte (sempre sul fondo Europe blue) a corona, attorno al cerchio centrale in cui il tricolore occupa il segmento inferiore, appena più piccolo rispetto a un semicerchio.
Il giudizio dei vari utenti che hanno interagito con Calenda, va detto, non ha dato l'impressione di un trionfo di consensi. La seconda versione è apparsa a molti troppo statica e old style (anche se qualcuno ha letto maggior sobrietà e serietà, ottima per distinguersi dagli "scappati di casa" di altre forze politiche), mentre più gradimenti ha riscosso la versione "dinamica" divulgata per prima. Anche in quel caso, a dire il vero, a fronte di apprezzamenti (tra i quali quello di Luigi Bobba, già deputato Margherita e Pd), si sono contate molte perplessità, legate soprattutto alla presenza delle stelle (3 potevano apparire "due in meno"...) e all'uso dei colori. In particolare, in molti hanno lamentato - al di là della scarsa fedeltà cromatica agli originali, trattandosi di fotografie - come le due immagini diano l'idea di un partito di destra o di centrodestra, a causa della compresenza del tricolore e del blu, in Italia più conservatore che progressista. Posto che qui certamente il blu era piuttosto quello europeo (come le stelle provano), in effetti l'accostamento più che di centrodestra è quello di un partito pigliatutto - catch-all party - che si propone di rivolgersi all'intera nazione, al centrosinistra nel cui alveo nasce come pure (questo sì) al centrodestra, se chi lo vota o l'ha votato condivide il messaggio italo-europeista che si vuole veicolare; tira un po' verso il centrodestra invece il carattere usato, perché la font è la stessa del Ppe.
Sono stati molti i suggerimenti arrivati dagli utenti, per togliere, modificare o aggiungere alcuni elementi; alcuni erano seri (magari anche dirompenti, come il pugno avvolto o dipinto dalla bandiera europea di Simone Cosimi), altri chiaramente ironici (come il cigno inserito da Il Fuco come particolare che renderebbe il simbolo "unico e più riconoscibile", anche se su quest'ultimo punto si può dubitare: chi lo vedrebbe nella miniatura di 3 centimetri di diametro sulle schede?). Più di qualcuno ha però soprattutto lamentato che entrambe le soluzioni sapevano di "già visto", soprattutto a destra. Qualche ragione, in effetti, ce l'hanno. C'è chi, come i ricercatori Giovanni Piccirilli e Patrizio Ivo D'Andrea, hanno richiamato la somiglianza della versione statica con il partito di Lamberto Dini, Rinnovamento italiano, che qualche somiglianza effettivamente ce l'ha.
Più calzante, tuttavia, sembra l'accostamento all'emblema scelto da Rete liberale, gruppo politico siciliano che faceva capo a Vincenzo Palumbo - già senatore liberale e componente laico del Csm - e che confluì nel 2009 nel ricostituito Pli (salvo riprendere la propria autonomia in seguito, con l'abbandono del partito da parte di Palumbo e degli altri): la cintura di stelle è molto simile, così come c'è un cerchio interno con una quasi-metà tricolore, anche se in quel caso era a base curvilinea e nella parte superiore. Il simbolo ha effettivamente avuto poca circolazione (ora lo si rivede aggiornato come Rete per la Democrazia liberale), ma non è sfuggito all'attenzione dei #drogatidipolitica.
Tra l'altro, volendo può venire in mente (anche se le stelle europee avevano un'altra disposizione) anche il logo di Italia liberale, che era stato diffuso da Affaritaliani.it - a corredo di un articolo di Alberto Maggi - come una delle possibili soluzioni grafico-politiche studiate da Silvio Berlusconi per mandare in pensione definitivamente il Pdl e, volendo, anche Forza Italia, nel tentativo di allargare sempre di più la base di riferimento della sua proposta. La font somiglia molto, il segmento tricolore pure, mentre l'Europa non era posta all'intorno, ma relegata nel segmento superiore. Probabilmente il simbolo non aveva alcuna base di realtà, ma in questa sede si può ricordare tutto.
Il riferimento a Berlusconi viene utile, comunque, per passare all'altra versione del simbolo calendiano, quella dinamica (che peraltro ha dato l'opportunità al vignettista Makkox di richiamare il "giorno" della campagna di Obama 2008, contrapposto alla "notte" trumpiana dell'ultima campagna presidenziale). 
Qualcuno, si è detto, ha lamentato come questa ricordasse poco o molto il Popolo della libertà. In realtà, più del Pdl viene in mente l'emblema di Alleanza di centro per la libertà, vale a dire il partito fondato alla fine del 2008 da Francesco Pionati, ex notista politico del Tg1, eletto nell'Udc ma (ri)passato in fretta a lidi berlusconiani: il suo stesso simbolo era apparso a molti - soprattutto nella prima versione - una citazione dell'emblema del Pdl, con quell'arcobaleno che qui si allargava fino a sembrare, appunto, un po' una strada e un po' una fascia, senza trascurare il riferimento alle stelle europee inserito nella parte superiore dell'emblema, in modo molto discreto.
Non va dimenticato nemmeno I cittadini, movimento fondato da Francesco Barbato, deputato eletto con l'Italia dei Valori nel 2008, messosi però in proprio alla fine della XVI legislatura (conclusasi per lui in modo piuttosto burrascoso). La prima versione del simbolo comprendeva la strada tricolore, con la parte superiore blu e varie stelle bianco-grigie, via via sfumate (sotto la scritta "Democrazia liquida", legata al progetto politico dei Pirati cui Barbato aveva cercato di avvicinarsi); dopo peraltro che da più parti - e anche su questo sito - si era notata la somiglianza dell'emblema con quello di Progetto Italia di Domenico Napoleone Orsini, il simbolo cambiò all'improvviso e sparirono le stelle; la grafica, peraltro, è stata ampiamente ripresa da Progetto popolare, una delle formazioni specialiste nel presentare liste nei comuni "sotto i mille", in Molise e non solo.
In tutti questi casi, la strada tricolore è "a specchio" rispetto alla versione ora impiegata da Calenda; il tema però è quello e chissà se il grafico (o lo stesso Calenda) aveva in testa uno di questi emblemi mentre realizzava il bozzetto di Siamo Europei... Ha ragione l'ex ministro quando dice che il simbolo "non dev'essere fighetto ma semplice e riconoscibile sulla scheda", precisando che "si tratta di simboli prova per lista unitaria da aggiungere agli altri, non di fondazione di partito indipendente" e che, in caso di lista "unitaria con pluralità di simboli", questi non devono essere nascosti: probabilmente, però. è il caso di risolvere alcuni equivoci grafici che già sembrano sorti. C'è ancora un po' di tempo: è sempre Calenda ad annunciare un briefing con il grafico per lunedì, giorno in cui propone anche un incontro a Nicola Zingaretti, Benedetto Della Vedova (+Europa), Federico Pizzarotti (Italia in comune, verso un progetto coi Verdi) e magari i rappresentanti di Volt Italia per pensare a un percorso comune. Un inizio di settimana impegnato e impegnativo, non c'è che dire... 

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