lunedì 4 novembre 2019

Altra Italia, Berlusconi fa registrare il marchio, ma L'Altra Italia c'è già

Se ne parla, a corrente alternata, da quasi quattro anni e mezzo: da quando, cioè, Silvio Berlusconi - era, su per giù, luglio del 2015 - aveva iniziato a riferirsi in modo sempre più insistente nei suoi discorsi e nelle sue note a "l'Altra Italia", quella moderata, impegnata, operosa e tanto stomacata dalla politica da non voler più votare, in assenza di qualcuno che possa davvero rappresentarla; il primo a ipotizzare, in quei giorni, che quello potesse essere il nome della nuova creatura berlusconiana era stato Francesco Bei sulla Repubblica. Il concetto l'ex Cavaliere lo ha ripreso anche ieri, nella lettera che ha scritto al Messaggero per smentire le voci di "ritiro" del simbolo di Forza Italia alle prossime elezioni. Poi, dopo la prima anticipazione del consueto libro politico di Bruno Vespa, in cui Berlusconi aveva annunciato l'idea di creare per "l'Altra Italia" un nuovo contenitore da federare a Forza Italia (si suppone con riferimento alle elezioni), pur tenendolo distinto dal partito, oggi si scopre che almeno un passo concreto verso quella realtà sarebbe stato fatto.
Adnkronos, in un lancio firmato da Vittorio Amato e Antonio Atte, ha infatti rivelato che il 31 ottobre 2019 è stata depositata domanda di marchio per la dicitura "Altra Italia", ad opera di Cristina Rossello, avvocata, deputata forzista, nonché commissaria del partito per Milano-Grande Città. Il nome dovrebbe servire a contraddistinguere "una struttura giovane, con energie fresche e volti nuovi, dove verranno scelti candidati da schierare nelle liste alle prossime competizioni elettorali, dalle regionali alle politiche" e con "un forte radicamento regionale".
Al momento si tratterebbe solo di un marchio verbale, senza alcuna rappresentazione grafica, che dunque è presto per immaginare. Una cosa però la si può dire e ricordare subito: 
il nome non solo circola da talmente tanto tempo in area berlusconiana da apparire persino già un po' logoro, ma soprattutto in ambito politico è già utilizzato da tempo su scala nazionale. L'Altra Italia, infatti, è il nome di una formazione politica apparsa in vari comuni piccoli e grandi: il suo simbolo, un'aquila tricolore ricavata dai corpi colorati della fiamma tricolore missina - un'immagine che dice tutto sulla collocazione politica - è stato depositato anche al Ministero dell'interno in occasione delle ultime elezioni europee (fu uno dei primi, per l'esattezza).
"Scelsi quel nome per il partito perché una mia società, che fondai nel 2007, si chiamava proprio L'Altra Italia - spiega il segretario, Cosimo Damiano Cartelli, detto "Mino" - così ho deciso di dare lo stesso nome al movimento politico che ho fondato e guido dal 2018, con tanto di atto costitutivo rogato dal notaio". Con il suo simbolo, L'Altra Italia ha partecipato a due tornate di elezioni amministrative, nel 2018 e nel 2019, presentando una settantina di liste in vari comuni (compreso Lecce quest'anno) ed eleggendo, spiega Cartelli, una quarantina di consiglieri comunali. "Siamo davvero lontani dal liberismo berlusconiano: nel primo articolo del nostro statuto c'è la costituzione dello stato nazionale del lavoro attraverso l'alternativa corporativa, essendo noi nazionalpopolari, sociali e nazionalrivoluzionari. Ci riteniamo comunque interni al centrodestra perché, prima ancora di essere antiliberali e antisovranisti, siamo principalmente anticomunisti e contrari al MoVimento 5 Stelle". 
La comune appartenenza al centrodestra, però, non toglie che la mossa berlusconiana non sia affatto piaciuta a Cartelli: "La scelta di Berlusconi di far depositare Altra Italia come marchio sta creando disagio a tutto il nostro gruppo e a chi ci ha sostenuto. I nostri avvocati stanno studiando come intervenire già da quando è uscita la notizia. Qui c'è chiaramente l'usurpazione di un nome. Sarei restio a fare cause, soprattutto contro un partito di centrodestra, ma ho già ricevuto mandato dal partito per intervenire se non si troverà una soluzione diversa".
Qualcuno potrebbe notare, incidentalmente, che "Altra Italia" è diverso da "L'Altra Italia", rievocando tra l'altro una vicenda diversa ma ad alta coloritura politica: quella della testata L'Avanti!, fondata nel 1996 da Valter Lavitola, registrata proprio perché leggermente diversa da quella dello storico quotidiano socialista e che via via perse l'articolo e poi l'apostrofo (poi finì piuttosto male ma è un'altra storia). Si può in compenso controbattere con la storia dei Popolari liberali di Carlo Giovanardi, destinatari di un'ordinanza civile in seguito a un ricorso dei Liberal popolari, che ottennero l'inibitoria affinché il nome - simile pur non uguale - non fosse più usato. Probabilmente Altra Italia non è fatto per le schede elettorali, ma l'uso nello stesso campo politico potrebbe portare comunque grane: meglio rifletterci a dovere.

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