giovedì 13 agosto 2020

Liguria, Sansa presenta la sua lista (e con lui c'è pure la Ret(itudin)e)

Dopo essere stato indicato - non senza travagli - come candidato presidente della regione Liguria dalla coalizione che ha nel binomio MoVimento 5 Stelle - Partito democratico il suo asse portante, era ovvio e naturale che Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano, si preparasse a organizzare anche una propria lista personale, certamente di natura civica, nello spirito di una candidatura non partitica come la sua. "Una squadra di gente vera, libera e competente, che viene davvero dalla società civile", come l'ha definita il candidato presidente all'evento di presentazione, a poco più di una settimana dai giorni indicati dalla legge per la presentazione dei documenti relativi alle candidature. 
Il simbolo scelto per la Lista Ferruccio Sansa presidente è decisamente schematico e geometrico: nel cerchio delimitato da una circonferenza giallo ocra, più di metà dello spazio è occupato dal segmento rosso in cui è contenuto quasi tutto il nome della lista (tranne proprio la parola "lista"): questa sta sopra, stretta tra il segmento e un piccolo arco di quattro conci colorati di giallo, verde, rosso e azzurro. Una scelta che, da una parte, sembra rivolgersi a ogni colore politico (anche se può non sembrare un caso che giallo e rosso siano prevalenti, pur se - curiosamente - in proporzioni ribaltate rispetto alla forza con cui si è perseguita questa candidatura). Le stesse tinte, peraltro, si ritrovano nella grafica preparata per la campagna elettorale di Sansa, questa volta usate per colorare quattro case stilizzate, sormontate dal sole.
Nel simbolo il cognome del candidato presidente è molto più evidente del suo nome (il quale risulta più piccolo persino di "Lista" e di "Presidente"). Non si tratta certo di una novità: ciò che conta e deve emergere è appunto il patronimico, assai più facile da identificare. In più, quel cognome a Genova è piuttosto noto, per la lunga attività di magistrato del padre di Ferruccio, Adriano Sansa, il quale dal 1993 al 1997 fu sindaco di Genova (il primo della città a essere eletto direttamente) e, ricandidatosi alla fine del suo mandato, pur non approdando al ballottaggio - avrebbe vinto Giuseppe Pericu per il centrosinistra - mostrò di aver mantenuto un certo consenso personale.
Tornando a Ferruccio Sansa, è doveroso parlare del suo simbolo, ma il vero drogato di politica non può farsi sfuggire un comunicato di sostegno alla sua candidatura: "Con Ferruccio Sansa per dire: No al razzismo populista e sovranista; no al perverso intreccio tra politica, affari, poteri occulti e criminalità organizzata; no alla recrudescenza di anticostituzionali ideologie eversive". Il punto, ovviamente, non è il contenuto del comunicato, ma chi lo ha emesso: La Rete - coordinamento regionale Liguria. Accanto al comunicato c'è anche il simbolo e la memoria non può non tornare all'inizio degli anni '90, quando Leoluca Orlando decise di fondare il "Movimento per la democrazia - La Rete", come punto d'incontro tra cattolici progressisti e sinistra, senza trascurare sensibilità ambientaliste e legalitarie.
Su questa base, la domanda consueta - "Ma quindi anche questo partito non è mai stato sciolto ed è sopravvissuto" - sorgerebbe spontanea, se non si guardasse con attenzione il simbolo e non ci si accorgesse che, nella parte inferiore, al posto di "Movimento per la democrazia" o "Per il partito democratico", ci sono le stelle d'Europa e un anno, il 2018. Si capisce allora che quella che è intervenuta non è La Rete del 1991 (confluita nei Democratici nel 1999, dopo aver sostenuto tra l'altro nel 1993 la candidatura a sindaco di Adriano Sansa), ma La Rete 2018, sorta nel 2011, giusto vent'anni dopo, anche grazie allo stesso Orlando: da quell'esperienza, infatti, era nato un sentimento comune chiamato "Retitudine", cioè "un modo di essere, di vedere la vita che contraddistingue molti di quelli che hanno fatto parte de 'La Rete' e tante altre persone che, pur non essendo state mai iscritte, ne condividono valori e ideali" [...]. Perché la speranza sta nell'esserci. La speranza sta nella forza di saper cambiare strada senza cambiare percorso senza timore senza perdere la nostra faccia. La speranza per noi sta nell'assumerci sempre le nostre responsabilità". Non si tratta - lo si dichiarava fin dall'inizio - di un partito, ma appunto di una rete che permetta di "essere senza appartenere", di tutelare la Costituzione, il valore della persona (che non è un numero), la sovranità popolare e il merito: detto in altri termini, la nuova Rete voleva e vuole essere "solo lievito culturale e sintesi politica, svincolati da ogni logica partitica, da ogni partito", con l'espressa decisione di non presentarsi alle elezioni con il proprio simbolo, pur potendo le singole persone aderenti appartenere a partiti e candidarsi. 
Non era affatto casuale il 2018 citato nel nome: in quel 2011, non si voleva pensare alle elezioni successive (previste nel 2013, nelle quali il gruppo avrebbe appoggiato Rivoluzione civile) ma a quelle successive, come segno di pensiero per le generazioni future. Poi anche il 2018 è arrivato e - il 21 marzo - si è scelto di togliere dal nome e dal simbolo il riferimento all'anno, per cui l'etichetta ora è soltanto "La Rete". Era questo, dunque, il simbolo che si sarebbe dovuto trovare nel comunicato a sostegno di Sansa (non quello con il 2018): impossibile, in ogni caso, confondere il disegno del simbolo - che si dice essere stato ideato nel 1991 da Diego Novelli, non ancora sindaco di Torino - che anzi è appena tornato all'antico, con il reinserimento delle due figure umane stilizzate più chiare nella parte superiore. La storia, insomma, sa tornare e farsi notare anche in politica, a patto di andarsela a cercare nei dettagli. 

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