Ivan Scalfarotto detiene, in questa tornata di elezioni regionali, un singolare primato, tanto in Puglia dove è in corsa, quanto altrove: di tutti gli aspiranti presidenti già noti ad elettrici ed elettori, infatti, è stato l'unico - salvo errore, naturalmente - a rendere noti i contrassegni delle liste della sua coalizione solo ieri, a deposito della documentazione avvenuto da pochissimo tempo. Il sottosegretario, dunque non ha utilizzato alcuno dei giorni precedenti la presentazione delle liste per iniziare a far conoscere la sua compagine elettorale: ha certamente comunicato in queste settimane, ma i messaggi della sua campagna - curata da Quorum - sono stati incentrati su di lui, sulla sua immagine del manifesto "di rottura" concepito e disegnato dall'illustratore Davide Barco (il cui sfondo, nelle intenzioni del creatore, vuole ricordare la ceramica pugliese, ma finisce senza volerlo per richiamare anche certe ambientazioni luminose da festa patronale, al di là di un "effetto santificazione" o orientaleggiante notato dai più) e sul claim "Stavolta Scalfarotto".
A dire il vero, fin dall'inizio era lecito pensare che, in questo caso, ci fosse bisogno più di far emergere il candidato che di chiarire chi lo sosteneva. Era noto che la sua corsa era stata lanciata dal suo partito, Italia viva, anzi, la sua candidatura era stata la prima lanciata in modo autonomo dalla forza politica fondata da Matteo Renzi; altrettanto noto era che, dopo l'emersione della candidatura di Scalfarotto, era arrivato in fretta il sostegno da parte di +Europa e di Azione, finendo a costruire il primo nucleo di un asse politico che - in condizioni più tranquille - potrebbe evolvere in un "polo liberal" con l'ambizione di una certa consistenza. Si era parlato di tre liste, dunque ci si immaginava, da una parte, la presenza dei tre simboli citati, alcuni dei quali sarebbero stati inevitabilmente accostati ad altri, visto che nel frattempo si era parlato della convergenza di altre forze politiche sullo stesso candidato (a partire dal Pli).
La divulgazione dei contrassegni delle liste a sostegno di Scalfarotto ha confermato alcune supposizioni, mentre ne ha smentite altre. Le formazioni in campo sono effettivamente tre: di queste, l'unica ad adottare un simbolo "schietto", proposto così com'è stato creato, è quella di Italia viva (il che era prevedibile, trattandosi proprio del partito dell'aspirante presidente); le altre due schierano emblemi compositi, che meritano un po' di attenzione. Il discorso vale innanzitutto per la lista Scalfarotto presidente, classico esempio di "lista del candidato", che però qui convive con la presenza di +Europa. Si tratta peraltro di una convivenza graficamente sui generis: per la prima volta - e sperimentando un'ulteriore strada di comunicazione del proprio nome - il partito di Benedetto Della Vedova rinuncia al "marchio verbale" colorato e passa al figurativo, con il "più" giallo accostato alla silhouette della Puglia, le cui sei province sono tinte degli altrettanti colori che di norma caratterizzano il logo di +E.
Non è certo la prima volta che la sagoma della regione viene tinta (si ricordi, ad esempio, la Puglia con Emiliano nel 2015 o, quest'anno, la "pulce" del movimento "La Forza della Puglia" all'interno della lista Puglia solidale e verde), ma è decisamente la prima volta che +Europa decide di cambiare completamente registro visivo, affidandosi del tutto alla grafica per comunicare il proprio nome locale, anche a costo di una non immediata identificazione: il "più" è leggermente sovrapposto alla regione, si legge ma non completamente. Il concetto dell'Europa, peraltro, è comunque affidato alle stelle su fondo blu che dominano la parte superiore del cerchio, in cui è inserito il nome della lista: una sorta di esperimento grafico per scomposizione e rielaborazione, dunque, nella speranza che elettrici ed elettori di +Europa siano abbastanza attenti e intuitivi.
Quanto alla terza formazione, non manca di riservare qualche sorpresa, a partire dal nome, Futuro Verde: l'espressione, a quanto si è capito, era stata coniata da Frans Timmermans con riferimento al "futuro dell'acciaio a Taranto", posizione cui Scalfarotto ha aderito. Il contrassegno ha la stessa struttura di quello visto poco prima, anche se il colore dominante è l'arancione chiaro, sul quale forse la parola "Verde", proposta nello stesso colore (assieme a una fogliolina), non emerge pienamente. Il segmento inferiore a base convessa ospita il lettering di Volt (che tenta dunque una nuova partecipazione alle regionali, dopo quella in Emilia-Romagna) e, più in basso, le miniature del Partito liberale italiano presieduto da Stefano De Luca e persino dell'Alleanza liberaldemocratica per l'Italia. Si tratta, qui, di un ritorno importante e inatteso: è infatti la seconda volta in cui l'aeroplanino di Ali, dopo il suo "varo" a novembre del 2013 (con la guida di Silvia Enrico e il concorso di Oscar Giannino) e le successive attività proseguite senza troppa attenzione da parte dei media (attualmente l'associazione è presieduta da Flavio Pasotti), compare sulla scheda di un'elezione regionale, sia pure in compagnia di altre forze politiche all'interno del contrassegno (il precedente va cercato nelle elezioni sarde del 2019, anche allora in un contrassegno composito con il Pli, oltre che con Energie per l'Italia e Pri).
Se i #drogatidipolitica possono soffermarsi per un po' sul ritorno di Ali, non deve passare sotto silenzio l'assenza totale di riferimenti ad Azione. Da un certo punto di vista può colpire: la partita pugliese poteva essere la prima buona occasione per il partito di Carlo Calenda per farsi conoscere anche sul piano elettorale. Il logo della A frecciata, tuttavia, non compare in nessun contrassegno, anche se il sostegno alla coalizione di Scalfarotto non è in discussione. A voler esercitare un po' di fantasia, un piccolo tocco calendiano si può trovare nel blu Europa della "lista del presidente" condivisa con +E. E forse, a conti fatti, ha senso che stia lì.
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