Tra i molti simboli a sostegno della nuova candidatura di Michele Emiliano alla presidenza della regione Puglia, presentati nella conferenza stampa en plein air del 14 luglio scorso, se ne è visto anche uno "cartografico", con la sagoma dell'Italia meridionale (che include Abruzzo e Molise) e della Sicilia, il tutto in color ocra su fondo azzurrino sfumato. Si tratta dell'emblema di Sud indipendente, una formazione nata nel 2009 e guidata dal presidente Massimo Calabrese: il nome del soggetto politico è già il programma, o per lo meno il suo nucleo storico: i confini rappresentati all'interno del cerchio, infatti, sono quelli del Regno delle Due Sicilie, cui il movimento si rifà in modo esplicito. Del resto, sotto il riferimento rosso alla Puglia, si intravede un giglio borbonico dorato: altro chiaro segno di identificazione dell'epoca cui i promotori della lista guardano e di ciò che ha significato per quelle terre.
“Sud indipendente - si legge in un testo fatto circolare per spiegare le ragioni della lista - vuole rappresentare in chiave moderna il patrimonio storico della nazione delle Due Sicilie, che all'Expo di Parigi del 1856 fu premiata come la terza nazione al mondo per sviluppo economico ed industriale". Tutto il contrario di ciò che avrebbe portato l'unità d'Italia, ottenuta a prezzo di quella che è avvertita come una vera e propria "invasione", una "conquista" del territorio: da allora l'ex Regno delle Due Sicilie "divenne, e tuttora lo è, colonia della Padania risorgimentale, con il triste primato di essere ad oggi la terza regione europea più povera. Auspichiamo la riconquista di ciò che nel 1860-1861 ci è stato strappato: la dignità di un popolo sovrano, un futuro di certezze e non di precarietà. Riteniamo essenziale 'conoscere il passato per capire il presente e progettare il futuro', un futuro che non sia di colonia al servizio della 'locomotiva padana'".
La battaglia che il movimento si propone è innanzitutto culturale, di mentalità e non conosce toni edulcorati: figura modello per Sud indipendente è Michelina Di Cesare, guerrigliera del casertano - la cui attività è di norma ricordata nell'ambito del "brigantaggio" - "che a vent'anni armi in pugno combatté l'invasore piemontese per un futuro di libertà e dignità" e morì il 30 agosto 1868 per mano dei soldati del Regno d'Italia. La partecipazione alle elezioni regionali in Puglia - di cui si occupa il referente locale del movimento, Enzo Spina - è vista peraltro come un'occasione imperdibile per "portare ai più alti livelli politici la lotta per il riscatto culturale, storico, sociale ed economico che il nostro Sud attende da 160 anni".
Il programma politico, generale e centrato su questo appuntamento elettorale, comprende la lotta alla criminalità organizzata (con la proposta di inserire nello statuto regionale il principio per cui la regione si costituirà parte civile nei procedimenti giudiziari per associazione a delinquere e l'idea di diffondere il più possibile gli impianti di videosorveglianza nelle aree urbane"), la tutela dell'ambiente per proteggere la salute della natura e dei cittadini, l'investimento sulle energie rinnovabili, la costruzione di una rete consortile tra le varie aziende regionali (volta allo scambio di produzioni a chilometri zero). Si parla poi di un fondo 'sovrano' regionale d'investimento )per sostenere le attività imprenditoriali di produzione di beni e servizi di utilità sociale per promuovere lo sviluppo occupazionale ed economico), di una gestione dei rifiuti volta a ridurre gli inceneritori e a potenziare la raccolta differenziata (nonché a ridurre gli imballaggi, a legare il prelievo fiscale all'effettiva produzione e a produrre biocarburanti), nonché di far confluire nel patrimonio regionale i patrimoni confiscati alle organizzazioni criminali.
Non poteva ovviamente mancare, come punto programmatico, la "divulgazione e restaurazione dell'identità storico-culturale della regione", che ovviamente non può prescindere dalla storia di quella terra all'epoca delle Due Sicilie. Prima di tutto, infatti, il programma di Sud indipendente si basa sull'idea che alla base dell'attuale condizione del Meridione ci sia un problema di "storia negata". "Siamo come gli indiani d'America, come i palestinesi, i tibetani, gli armeni, i curdi, i cingalesi - si leggeva nel sito del movimento nel 2011 - ma non sappiamo di esserlo, di essere un popolo di vinti da un feroce nemico peggiore dei nazisti, gli italiani savoiardi. Hanno ucciso il bene più prezioso di un popolo, la dignità e la memoria storica di un passato glorioso. Ci hanno insegnato a sentirci ultimi, inferiori, a strisciare, ad implorare ed elemosinare diritti, ad essere 'terroni', ad emigrare, a sperare in un tozzo di pane concessoci, a non avere 'il senso del bene comune', come scrive un giornale del nord, quel bene comune, le Istituzioni, che da 150 anni rappresentano il potere dell'invasore italiano. Ci hanno insegnato a dividerci, a rinchiuderci nella patria delle nostre case, ad essere servi, colonizzati, ad onorare i simboli dei nostri aguzzini, il tricolore, Roma, il risorgimento ed i suoi padri, i bersaglieri ed i carabinieri savoiardi". Votare Sud indipendente vorrebbe essere innanzitutto un "no" a tutto questo.
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