Da alcune settimane, in rete è apparso un simbolo nuovo, che punta direttamente alle prossime elezioni europee, Cristiani insieme per l'Europa: l'etichetta, volendo, è già un programma in breve, ma non dice molto su chi siano i promotori del progetto politico. Anche il nome del principale estensore, Piero Pirovano - tra i fondatori del Movimento per la vita, a lungo giornalista per Avvenire e ora "beatamente in pensione per potermi dedicare alla politica" - non è probabilmente noto ai più, ma risulta tra i fondatori di uno dei soggetti politici più assidui alla presentazione dei contrassegni elettorali al Ministero dell'interno dell'ultimo decennio abbondante: il partito Solidarietà - Libertà giustizia pace. Una storia singolare e nota a pochi, per cui merita di essere conosciuta meglio.
"Io - spiega Pirovano, che di Solidarietà è il presidente - sono stato iscritto alla Democrazia cristiana sin da quando avevo ventun'anni, cioè dal primo momento in cui era possibile essere iscritti. Venuta meno l'esperienza della Dc, però, io e le altre persone che avrebbero costituito il partito ci siamo sentiti orfani: non accettavamo e non accetteremo mai lo schema obbligato del bipolarismo, che costringeva a stare o di qui o di là, senza possibilità alternative e intermedie, una situazione che non si addice alla realtà italiana, soprattutto a livello locale, ma non solo. Per questo abbiamo pensato di offrire una casa ai cristiani che non ne avevano più una, perché potessero sentirsi a loro agio da qualunque parte provenissero".
Con queste premesse, era una questione tutt'altro che secondaria la scelta del nome del nuovo soggetto politico, costituito con atto notarile il 12 novembre 2002: giusto qualche mese prima, l'ultimo congresso del Partito popolare italiano aveva deciso di sospendere l'attività del partito (e Pirovano, che nel frattempo era rimasto nel Ppi anche dopo il cambio di nome, era stato tra i pochi a votare contro la sospensione) "Sono sempre stato contrario - chiarisce - ai soggetti politici personali, che negli ultimi anni hanno affollato la vita politica italiana: un partito o un movimento deve poter andare oltre e continuare ad avere senso e a operare anche se il suo fondatore o leader viene meno. Nel nome, dunque, non ci dev'essere nessun riferimento a una persona, ma a dei valori: per questo noi avevamo scelto come nome principale del partito Solidarietà".
Nel simbolo del partito, peraltro, c'è il riferimento anche ad altri tre valori, cioè libertà, giustizia e pace: "queste, messe insieme, sono la via della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale. Un partito, però, credo non debba essere così complesso, quindi abbiamo cercato una parola, un concetto riassuntivo, appunto quello di Solidarietà, come Solidarnosc in Polonia. Il nome del partito, poi, secondo me dovrebbe essere di per sé un programma: questi quattro valori insieme sono appunto un programma condensato in quattro parole". Queste riflessioni si sono riversate anche sulla grafica del simbolo: "In un periodo in cui concentrarsi sulla botanica era l'opzione preferita, dalla quercia all'ulivo alla margherita, noi abbiamo fatto una scelta diversa: nell'emblema si vede un disegno che noi abbiamo interpretato come una strada, una via da percorrere fatta appunta di libertà, giustizia e pace; volendo si può leggere anche una vela, che permette a una barca di andare avanti, dunque c'è sempre un percorso da fare".
Dopo la costituzione, il partito ha presentato per la prima volta il suo simbolo alla vigilia delle elezioni europee del 2004, ma solo nel 2006 ha scelto di impegnarsi a presentare le liste: "Ci riunimmo a Rimini a fine gennaio - ricorda Pirovano - e volemmo tentare quella strada: facemmo le liste per tutti i collegi di Camera e Senato, ma incontrammo difficoltà a raccogliere le firme necessarie, così riuscimmo a presentare le liste solo in Veneto, Campania e, solo per la Camera, anche in Puglia".
Nel simbolo del partito, peraltro, c'è il riferimento anche ad altri tre valori, cioè libertà, giustizia e pace: "queste, messe insieme, sono la via della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale. Un partito, però, credo non debba essere così complesso, quindi abbiamo cercato una parola, un concetto riassuntivo, appunto quello di Solidarietà, come Solidarnosc in Polonia. Il nome del partito, poi, secondo me dovrebbe essere di per sé un programma: questi quattro valori insieme sono appunto un programma condensato in quattro parole". Queste riflessioni si sono riversate anche sulla grafica del simbolo: "In un periodo in cui concentrarsi sulla botanica era l'opzione preferita, dalla quercia all'ulivo alla margherita, noi abbiamo fatto una scelta diversa: nell'emblema si vede un disegno che noi abbiamo interpretato come una strada, una via da percorrere fatta appunta di libertà, giustizia e pace; volendo si può leggere anche una vela, che permette a una barca di andare avanti, dunque c'è sempre un percorso da fare".
Dopo la costituzione, il partito ha presentato per la prima volta il suo simbolo alla vigilia delle elezioni europee del 2004, ma solo nel 2006 ha scelto di impegnarsi a presentare le liste: "Ci riunimmo a Rimini a fine gennaio - ricorda Pirovano - e volemmo tentare quella strada: facemmo le liste per tutti i collegi di Camera e Senato, ma incontrammo difficoltà a raccogliere le firme necessarie, così riuscimmo a presentare le liste solo in Veneto, Campania e, solo per la Camera, anche in Puglia".
Negli appuntamenti elettorali successivi, il simbolo non è mai mancato nelle bacheche del Viminale ed è stato pubblicato anche sulla Gazzetta Ufficiale il 28 ottobre 2014: Solidarietà, infatti, è stato tra le prime formazioni politiche a ottenere l'iscrizione - dopo alcune modifiche statutarie - nell'apposito Registro dei partiti politici, istituito dal decreto-legge n. 149/2013. In occasione delle ultime elezioni politiche, invece, il simbolo è tornato, sì, ma è stato "gravato" di altri messaggi, a partire da "Cambia modello di sviluppo", per andare incontro alle sensibilità di alcuni degli aderenti al partito; Pirovano ammette però che le cose sono state fatte "molto in fretta" e non c'è stato modo di curare adeguatamente la grafica ("Si poteva fare meglio: in un simbolo ci devono essere pochissime parole, dev'essere di facile lettura e un anno fa non era successo"). Quel deposito, in ogni caso, fu un'operazione di mera testimonianza: si decise di non raccogliere le firme, anche perché non c'era il tempo di farlo ("Del resto i tempi di convocazione lasciano poco tempo, si potrebbero raccogliere le firme fino a 180 giorni prima del voto, ma sui moduli dev'esserci già la data del voto, per cui non si riescono a raccogliere le firme anche quando la legge lo consente").
In occasione di queste elezioni europee, invece, il gruppo di Solidarietà ha fatto una scelta diversa: "Avremmo potuto presentare semplicemente il nostro simbolo, ma alcuni di noi volevano richiamare più precisamente l'essere cristiani, anche se credo che lo si possa essere senza scriverlo. Per mantenere unito il gruppo, ci è venuta l'idea di Cristiani insieme per l'Europa, che noi di Solidarietà proponiamo a tutti come una zattera di salvataggio". La grafica è decisamente europea, come testimonia il cerchio di dodici stelle su fondo blu, all'interno del quale è contenuto il nome della lista; può lasciare forse perplessi la scelta della font fumettistica Comic Sans Serif ("l'abbiamo pensata apposta, per proporci in modo giovane"), ma di certo il simbolo non passerà inosservato. Si sarebbero anzi già fatti avanti alcuni gruppi locali che hanno chiesto di poter usare lo stesso simbolo alle elezioni comunali: il nome sarebbe modificato in "Cristiani insieme per …" con il nome del singolo paese, mantenendo però la stessa grafica, per comunicare convintamente il legame di ogni gruppo di candidati con l'Europa, senza bisogno di ricordarlo nel nome (per essere europeisti, dunque, senza scriverlo).
Anche se il progetto di Solidarietà rimane, in questo momento si preferisce puntare sull'unità europea dei cristiani (e in Italia hanno partecipato ai lavori della "cabina di regia" della lista anche rappresentanti dei Popolari per l'Italia, di Costruire insieme, di altre associazioni (come Giustizia e civiltà solidale, Stato moderno e solidale) e comunità di base: "Siamo per l'unità dei cristiani - precisa Pirovano - ma chiunque può condividere il nostro progetto: anche persone di altre fedi possono unirsi a noi, è sufficiente che condividano il nostro eurodecalogo". Un decalogo che comprende il superamento del Trattato di Lisbona che guardi agli Stati Uniti Europei in chiave federale, l'inserimento di riferimenti al diritto alla vita e alla tradizione culturale giudaico-cristiana nella Costituzione italiana, la proposta di un nuovo modello di sviluppo socio-economico e ambientale, la rimozione di ogni discriminazione economica, politica e sociale nei confronti delle donne, nonché il massimo sostegno alla famiglia come struttura sociale elementare, il ripensamento della scuola come "informata a un reale rispetto della famiglia e della persona", il pieno sviluppo di politiche del lavoro che coniughino progresso e diritti, l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati. Un progetto tutt'altro che semplice, in fondo, ma che Solidarietà e gli altri compagni di strada vogliono proporre agli elettori (raccogliendo le firme necessarie, s'intende).
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