Doppio appuntamento con le elezioni regionali a febbraio: se il 10 si voterà in Abruzzo, si farà altrettanto il 24 in Sardegna (dopo le suppletive per la Camera a Cagliari che si terranno il 20 gennaio). Entrambe saranno test importanti per verificare la tenuta delle varie forze politiche a livello sovralocale, come pure per mettere alla prova possibili nuove geometrie per gli schieramenti. Questo, naturalmente, a patto di riuscire a far arrivare il simbolo sulla scheda: non è solo una questione di firme da raccogliere, ma anche di veti da superare. Veti sotto i quali rischia seriamente di cadere l'emblema di Liberi e Uguali.
Si è già ricordata alcune settimane fa la situazione spinosa del simbolo di Leu a livello nazionale, per cui per il suo uso occorrerebbe l'assenso di Pietro Grasso e dei leader delle tre componenti politiche che avevano costituito l'associazione che poi avrebbe presentato le liste alle elezioni: Grasso aveva già chiesto da tempo alle altre parti dell'atto costitutivo di "liberare" il simbolo, per permetterne l'uso senza necessità di autorizzazioni da parte di chi voleva effettivamente operare e presentare candidature con quell'emblema; atti concreti in questo senso da parte di Roberto Speranza (Articolo 1), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e della nuova leader di Possibile, Beatrice Brignone (eletta dopo le dimissioni di Giuseppe Civati), non ce ne sono stati, anzi ogni forza politica sembra avere preso un proprio percorso diverso, autonomo.
Certamente i primi appuntamenti elettorali rilevanti saranno un banco di prova importante per verificare le reali intenzioni di ognuno. E se sull'Abruzzo nulla di particolare per il momento si è saputo, per le elezioni sarde su più di una bacheca Facebook ben informata circola la notizia che i dirigenti nazionali di Possibile non sarebbero intenzionati a concedere l'uso del simbolo di Liberi e Uguali: questo dovrebbe contrassegnare liste che sarebbero comunque il frutto di un cammino unitario delle componenti locali che avevano partecipato sotto lo stesso emblema alle ultime politiche. "All'atto della costituzione con atto notarile del 'movimento politico' Liberi e Uguali - ricorda David Tozzo, già candidato alla segreteria nazionale di Possibile (in alternativa proprio a Brignone) - per ogni futuro utilizzo anche elettorale del simbolo ci sarebbe stato bisogno delle firme di quattro persone: Pietro Grasso e i segretari dei partiti politici (di volta in volta in carica) di Articolo 1, Sinistra Italiana, Possibile. Nel frattempo, pertanto, il 'potere di veto' in capo a Possibile è passato da Giuseppe Civati a Beatrice Brignone in ragione del congresso nazionale che nella prima metà di maggio l'ha vista prevalere sulla mia persona e succedere a Civati, al quale rimane politicamente e personalmente molto legata. Tuttavia, il 26 maggio Pietro Grasso aveva annunciato che la Brignone gli ha garantito la facoltà di utilizzo del simbolo senza porre vincoli o veti, salvo poi rimangiarsi la parola data (non è la prima volta: lo fece anche con la mia persona dopo avermi garantito una segreteria del partito Possibile unitaria dopo il congresso, salvo poi espellere i miei e provare a farmi fuori), successivamente rendendo la vita dura alle persone che sul territorio, a più livelli (dal comunale al regionale) intendevano esercitare il loro democratico diritto di elettorato attivo e passivo per Liberi e Uguali".
L'idea di negare l'uso del simbolo di Leu, secondo Tozzo, sarebbe un modo di tenere "in ostaggio un'intera comunità politica, fregandosene del fatto che fossero già in campagna elettorale, tutte cose che con il mio gruppo Reinventare la Sinistra abbiamo prontamente denunciato e che sembrerebbero dare i frutti sperati, portando nelle ultime ore a più miti consigli i due 'sequestratori' e costringendoli, de facto e per evitare ulteriori malanimi e figuracce, a sciogliere il sequestro".
Chi sta lavorando alla lista fa capire che è ancora in corso un dialogo, per cui proverà fino all'ultimo secondo a evitare il veto. Se la concessione all'uso del simbolo non arriverà, le candidature saranno comunque presentate, ma con nome ed emblema diversi; non è detto che sia necessario raccogliere le firme, perché la legge elettorale regionale concede l'esenzione anche in presenza di una dichiarazione esplicita di collegamento da parte di un consigliere regionale (del resto anche LeU non risulta ufficialmente presente in consiglio, quindi non ci sarebbe stata nessuna esenzione automatica).
Certo, se dovesse essere necessario presentare un nuovo simbolo, sarebbe l'ennesimo adottato a sinistra, con un problema sempre più serio di riconoscibilità per gli elettori. I contrassegni elettorali vanno depositati in Corte d'appello a Cagliari - prima delle candidature, secondo una procedura che ricalca quella delle elezioni politiche - tra il 13 e il 14 gennaio (entro le ore 12): c'è ancora qualche giorno per tentare di sbrogliare la matassa o di mettere in atto il piano B.
Chi sta lavorando alla lista fa capire che è ancora in corso un dialogo, per cui proverà fino all'ultimo secondo a evitare il veto. Se la concessione all'uso del simbolo non arriverà, le candidature saranno comunque presentate, ma con nome ed emblema diversi; non è detto che sia necessario raccogliere le firme, perché la legge elettorale regionale concede l'esenzione anche in presenza di una dichiarazione esplicita di collegamento da parte di un consigliere regionale (del resto anche LeU non risulta ufficialmente presente in consiglio, quindi non ci sarebbe stata nessuna esenzione automatica).
Certo, se dovesse essere necessario presentare un nuovo simbolo, sarebbe l'ennesimo adottato a sinistra, con un problema sempre più serio di riconoscibilità per gli elettori. I contrassegni elettorali vanno depositati in Corte d'appello a Cagliari - prima delle candidature, secondo una procedura che ricalca quella delle elezioni politiche - tra il 13 e il 14 gennaio (entro le ore 12): c'è ancora qualche giorno per tentare di sbrogliare la matassa o di mettere in atto il piano B.
Nessun commento:
Posta un commento