Il simbolo, in sé, è piuttosto semplice e appare perfino inoffensivo: giusto due parole bianche, maiuscole, su fondo blu. Basta guardare l'emblema di Puglia popolare per capire che questo deriva direttamente dall'esperienza di Alternativa popolare, il partito di Angelino Alfano evoluzione del Nuovo centrodestra originario: non c'è il cuore inaugurato con Area popolare, ma la font utilizzata per il nome è la stessa. A fondare Puglia popolare a luglio del 2017, infatti, è stato Massimo Cassano, all'epoca senatore aderente ad Alternativa popolare e sottosegretario al lavoro, che con l'occasione da coordinatore di Ap divenne fondatore di un nuovo gruppo politico regionale collocato nettamente nel centrodestra (a differenza del partito di Alfano).
Insomma, l'origine politica è la stessa, ma si tratta di due soggetti diversi, per quanto simili. E nel diritto, che puntualmente incrocia le strade della politica e delle elezioni, questo fa la differenza. Si inquadra così la querelle nata in quel di Corato, in provincia di Bari. Alcuni giorni fa i media locali avevano annunciato la nascita di una coalizione denominata "Polo di centro", cui avrebbero partecipato Udc, Sud al Centro, Democrazia Cristiana Europea, Corato nel Cuore, Obiettivo Comune e - appunto - Puglia Popolare, che sarebbe stata rappresentata da Luigi De Robertis. Tutto bene? Non proprio. "Ma le deleghe che questi Signori rappresentano i Movimenti ci sono? Pubblicatele...": così scriveva sul suo profilo Facebook Cataldo Strippoli, che ha poi avvertito gli stessi media - con tanto di comunicazioni via Pec - di essere la sola persona titolata a utilizzare a livello locale il simbolo Puglia Popolare (e, dunque, a rappresentare quella forza politica), mostrando di essere stato delegato all'uso proprio da Massimo Cassano e dal consigliere regionale Giovanni Stea e minacciando di adire le vie legali per tutelare la sua immagine.
A sua volta, De Robertis in una lettera rappresenta di essere stato autorizzato ad agire a nome di Puglia Popolare "dal Coordinatore Provinciale Dott. Giuseppe Cramarossa" (il quale non sarebbe stato a conoscenza della delega conferita a Strippoli) e di aver rappresentato il partito a Corato già dal 2016 dallo stesso Cramarossa e da Cassano. "Appare chiaro ed evidente - si legge - che qualcuno al vertice del partito abbia commesso un errore di valutazione, o magari, ha ritenuto conveniente delegare il Rag. Strippoli a rappresentare Puglia Popolare a Corato senza che sia io che il Coordinatore Provinciale ne venissimo a conoscenza".
De Robertis precisa che continuerà il suo impegno elettorale ma senza quelle insegne, per non alimentare "una sterile polemica. Per cosa? Un simbolo?" (eh, se sapesse quanti lottano per averne almeno un pezzettino, di scudo crociato soprattutto...) e lancia una stoccata a Strippoli, che nei loro incontri non avrebbe fatto parola della delega. Non poteva mancare un'ulteriore replica a favore di Strippoli, stavolta vergata da certo Vincenzo Mazzilli: la si riporta se non altro perché chiarisce un punto che, forse involontariamente, lo stesso De Robertis aveva finito per mettere in luce. La delega ricevuta da quest'ultimo nel 2016, in particolare, sarebbe stata conferita da Alternativa Popolare (a lui e allo stesso Mazzilli). "Peccato - si legge nella replica - che De Robertis non si è accorto che nel frattempo Cassano e Cramarossa hanno abbandonato Alternativa Popolare per costituire Puglia Popolare. Altra cosa che De Robertis ignora (e diventano tante le cose che ignora prima di andare a firmare un accordo politico) è che Alternativa Popolare nel frattempo ha avuto un nuovo coordinatore Regionale (Giannicola De Leonardis), che ha nominato altri delegati territoriali, per cui la sua delega ad Alternativa Popolare non ha alcuna valenza in questa diatriba".
In effetti da quel testo non si capisce esattamente se Mazzilli appartenga a Puglia Popolare o, più probabile, a Civica popolare nel quale Alternativa popolare è confluito. Una cosa però è chiara: Alternativa popolare è una cosa, Puglia Popolare un'altra. Il quadro è inevitabilmente complicato dal fatto che proprio nel 2016 il partito di Alfano, nel presentare liste alle elezioni amministrative, non usava quasi mai il suo nome ma abbinava l'aggettivo "popolare" al nome del comune al voto: "Milano popolare", "Roma popolare" e quindi, volendo, anche "Puglia Popolare" si sarebbe originata nello stesso modo, ma come declinazione di Alternativa popolare. Qui, invece, ci sarebbe un nuovo soggetto politico (con atto costitutivo?), incidentalmente con un nome che rimanda a una declinazione locale di un'esperienza già esistente, ma che rivendica a sua volta il proprio diritto a non essere confuso (e, inevitabilmente, a essere conosciuto).
Non è chiaro se alla fine di aprile verrà presentata una candidatura con il nome "Puglia Popolare" o "Corato Popolare"; di certo i #drogatidipolitica non rimangono senza materia prima nemmeno a livello locale...
Insomma, l'origine politica è la stessa, ma si tratta di due soggetti diversi, per quanto simili. E nel diritto, che puntualmente incrocia le strade della politica e delle elezioni, questo fa la differenza. Si inquadra così la querelle nata in quel di Corato, in provincia di Bari. Alcuni giorni fa i media locali avevano annunciato la nascita di una coalizione denominata "Polo di centro", cui avrebbero partecipato Udc, Sud al Centro, Democrazia Cristiana Europea, Corato nel Cuore, Obiettivo Comune e - appunto - Puglia Popolare, che sarebbe stata rappresentata da Luigi De Robertis. Tutto bene? Non proprio. "Ma le deleghe che questi Signori rappresentano i Movimenti ci sono? Pubblicatele...": così scriveva sul suo profilo Facebook Cataldo Strippoli, che ha poi avvertito gli stessi media - con tanto di comunicazioni via Pec - di essere la sola persona titolata a utilizzare a livello locale il simbolo Puglia Popolare (e, dunque, a rappresentare quella forza politica), mostrando di essere stato delegato all'uso proprio da Massimo Cassano e dal consigliere regionale Giovanni Stea e minacciando di adire le vie legali per tutelare la sua immagine.
A sua volta, De Robertis in una lettera rappresenta di essere stato autorizzato ad agire a nome di Puglia Popolare "dal Coordinatore Provinciale Dott. Giuseppe Cramarossa" (il quale non sarebbe stato a conoscenza della delega conferita a Strippoli) e di aver rappresentato il partito a Corato già dal 2016 dallo stesso Cramarossa e da Cassano. "Appare chiaro ed evidente - si legge - che qualcuno al vertice del partito abbia commesso un errore di valutazione, o magari, ha ritenuto conveniente delegare il Rag. Strippoli a rappresentare Puglia Popolare a Corato senza che sia io che il Coordinatore Provinciale ne venissimo a conoscenza".
De Robertis precisa che continuerà il suo impegno elettorale ma senza quelle insegne, per non alimentare "una sterile polemica. Per cosa? Un simbolo?" (eh, se sapesse quanti lottano per averne almeno un pezzettino, di scudo crociato soprattutto...) e lancia una stoccata a Strippoli, che nei loro incontri non avrebbe fatto parola della delega. Non poteva mancare un'ulteriore replica a favore di Strippoli, stavolta vergata da certo Vincenzo Mazzilli: la si riporta se non altro perché chiarisce un punto che, forse involontariamente, lo stesso De Robertis aveva finito per mettere in luce. La delega ricevuta da quest'ultimo nel 2016, in particolare, sarebbe stata conferita da Alternativa Popolare (a lui e allo stesso Mazzilli). "Peccato - si legge nella replica - che De Robertis non si è accorto che nel frattempo Cassano e Cramarossa hanno abbandonato Alternativa Popolare per costituire Puglia Popolare. Altra cosa che De Robertis ignora (e diventano tante le cose che ignora prima di andare a firmare un accordo politico) è che Alternativa Popolare nel frattempo ha avuto un nuovo coordinatore Regionale (Giannicola De Leonardis), che ha nominato altri delegati territoriali, per cui la sua delega ad Alternativa Popolare non ha alcuna valenza in questa diatriba".
In effetti da quel testo non si capisce esattamente se Mazzilli appartenga a Puglia Popolare o, più probabile, a Civica popolare nel quale Alternativa popolare è confluito. Una cosa però è chiara: Alternativa popolare è una cosa, Puglia Popolare un'altra. Il quadro è inevitabilmente complicato dal fatto che proprio nel 2016 il partito di Alfano, nel presentare liste alle elezioni amministrative, non usava quasi mai il suo nome ma abbinava l'aggettivo "popolare" al nome del comune al voto: "Milano popolare", "Roma popolare" e quindi, volendo, anche "Puglia Popolare" si sarebbe originata nello stesso modo, ma come declinazione di Alternativa popolare. Qui, invece, ci sarebbe un nuovo soggetto politico (con atto costitutivo?), incidentalmente con un nome che rimanda a una declinazione locale di un'esperienza già esistente, ma che rivendica a sua volta il proprio diritto a non essere confuso (e, inevitabilmente, a essere conosciuto).
Non è chiaro se alla fine di aprile verrà presentata una candidatura con il nome "Puglia Popolare" o "Corato Popolare"; di certo i #drogatidipolitica non rimangono senza materia prima nemmeno a livello locale...
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