Unica regione del Nord chiamata a rinnovare il proprio consiglio e il suo presidente il 23 e il 24 novembre è il Veneto. Anche qui, dopo il secondo mandato consecutivo di Luca Zaia (calcolando quelli avviati dopo la riforma statutaria realizzata nel 2012, intervenuta quando era in carica la prima giunta guidata da Zaia, operante dal 2010 al 2015), la figura di vertice della Regione dovrà necessariamente cambiare (anche se, come si è già anticipato e come si vedrà, quasi certamente il presidente uscente siederà comunque in consiglio).
Saranno 5 persone a contendersi la carica di presidente della giunta regionale, sostenute da un totale di 16 liste: si tratta di un numero lievemente inferiore rispetto al 2020, quando le candidature erano ben 9 e i simboli sulla scheda erano 17. La rassegna seguirà l'ordine relativo alla circoscrizione di Venezia, tenendo presente che la legge elettorale veneta prevede anche l'impiego dei contrassegni delle candidature alla presidenza, potenzialmente diversi anche dall'unico simbolo di lista presentato a sostegno.
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Giovanni Manildo
La prima candidatura estratta è quella di Giovanni Manildo, avvocato, già sindaco di Treviso dal 2013 al 2018: si è candidato sostenuto dalla stessa coalizione, sia pure allargata, come si vedrà. Il simbolo scelto per distinguere la candidatura a presidente riprende il colore verde acqua della campagna del candidato e il suo slogan, "Creare futuro"; al di sotto c'è espressione "Manildo presidente", bianca e arancione (curiosamente le tinte somigliano a quelle della lista il Veneto che vogliamo, presentata cinque anni fa), leggermente storta.
1) Partito democratico
La prima delle sette liste su cui Manildo potrà contare (la sua, a conti fatti, è la coalizione più numerosa di questa competizione elettorale) è quella del Partito democratico, vale a dire la forza politica di riferimento del candidato, fin dal suo primo impegno politico a livello locale. Il logo ufficiale del partito, leggermente rimpicciolito, si sposta anche in questo caso verso l'alto per lasciare spazio - come in passato - al segmento circolare contenente il riferimento al candidato presidente, ma il fondo del segmento stavolta è verde e non blu come cinque anni fa.
2) Le civiche venete
Dopo una formazione chiaramente politica, sulle schede veneziane appare una formazione dichiaratamente civica in appoggio a Manildo: Le civiche venete, formazione che si qualifica come "rete di esperienze amministrative civiche e progressiste, costituita da persone e gruppi che hanno riconosciuto la necessità di mettersi a disposizione dei propri territori, attivando la partecipazione e generando cambiamento". Il sito stesso indica una serie di formazioni (Cittàinsieme di San Donà di Piave, SiAmo Belluno, Terra e Acqua 2020 di Venezia, Treviso civica, Traguardi, Per Asolo, Venezze futura, è il momento di Bassano del Grappa, Progetto Arquà, Cavaso insieme, Sileaoggi, Io scelgo Mirano, Il Veneto Vale e Civici per Vicenza) coi relativi simboli. Il contrassegno qui è a fondo verde scuro: l'elemento principale, tra il nome e il riferimento al candidato presidente, è costituito da tre linee, quella verde frastagliata a sinistra per richiamare le montagne, quella bianca centrale che richiama il profilo degli edifici e quella azzurra che richiama i corsi d'acqua della regione.
3) Uniti per Manildo presidente
Della terza lista, Uniti per Manildo presidente, si è già detto qualche giorno fa, quando se ne è analizzata la natura in parte civica (vista anche l'assenza di altre formazioni qualificabili come "liste del presidente"; di più, questo è il contrassegno in cui il cognome dell'aspirante guida della giunta regionale è più in evidenza), in parte politica, stante la presenza dei simboli in miniatura di Casa riformista (per conto di Italia viva e non solo), dell'Alde Party (partito politico europeo al debutto in un'elezione regionale, in forza di un'espressa procura rilasciata dal segretario generale) e di Avanti (per conto del Partito socialista italiano, che pure non figura - forse per non essere illeggibile - nel segmento rosso inferiore).
4) MoVimento 5 Stelle
Manildo è certamente il candidato del centrosinistra, ma anche in Veneto il campo è allargato al MoVimento 5 Stelle, che nel 2020 e nelle occasioni precedenti aveva invece sostenuto una propria candidatura. Il simbolo impiegato in quest'occasione è lievemente diverso da quello di cinque anni fa, ma è lo stesso già visto alle altre regionali celebratesi quest'anno e - in effetti - in quasi tutte le tornate elettorali seguite alla riforma statutaria del 2021: il cerchio bianco a contorno rosso continua a contenere il nucleo grafico-nominale storico al centro, ma in basso c'è spazio per il segmento rosso contenente il riferimento all'anno della neutralità climatica 2050.
5) Alleanza Verdi e Sinistra
Non cambia per nulla, senza nemmeno un'aggiunta nominale o territoriale o un'integrazione con altre forze politiche (complice anche, forse, la "pienezza" grafica già notevole) il simbolo di Alleanza Verdi e Sinistra, identico a quello lanciato in occasione delle elezioni politiche del 2022, con l'unione di Europa Verde e Sinistra italiana al di sotto - tra l'altro - della colomba arcobaleno. Da segnalare, tra l'altro, la candidatura di Gianfranco Bettin - già deputato verde, consigliere regionale, prosindaco e assessore a Venezia - nella circoscrizione del capoluogo di regione.
6) Pace salute lavoro
Il campo, in Veneto, in effetti più che largo è larghissimo, dal momento che comprende anche la lista Pace salute lavoro, simile a quella già vista nelle Marche e a Solidarietà ambiente lavoro presentata nel 2020 dal Partito della rifondazione comunista e dal Partito comunista italiano, a sostegno di Paolo Benvegnù. Questa volta la lista di sinistra marcata è esplicita espressione del solo Prc, come testimonia il simbolo collocato nella parte inferiore verde del contrassegno, mentre in alto il nome si staglia sul fondo rosso.
7) Volt Europa
La coalizione che appoggia Manildo si completa con la lista di Volt Europa, movimento paneuropeo che già in altre occasioni ha partecipato alle elezioni regionali (per esempio Emilia-Romagna, Puglia e Toscana nel 2020). In questo caso il simbolo, rigorosamente a fondo viola, contiene al centro il logo dell'associazione (con la "V" che nasconde leggermente la "o"), con al di sotto il riferimento all'Europa, ripreso anche con la presenza di 9 delle 12 stelle della bandiera, qui proposte in bianco; le altre 3 nella parte inferiore non sono state inserite, lasciando il posto a un segmento con il riferimento alla candidatura.
Riccardo Szumski
Seconda candidatura, in ordine di sorteggio, è quella di Riccardo Szumski, medico di medicina generale, a lungo sindaco di Santa Lucia di Piave (TV), noto per avere scelto, durante l’emergenza Covid-19, "la via della cura tempestiva e della libertà di coscienza, opponendosi a protocolli imposti dall’alto" (così si legge nel suo sito), avendo subito la sanzione della radiazione. Si presenta sostenuto da una sola lista, ma il simbolo della propria candidatura non coincide col contrassegno della lista: anche se il nome è lo stesso (Resistere Veneto), qui è scritto in Helvetica blu su fondo bianco, insieme al riferimento - meno marcato - alle elezioni regionali 2025. Come mai questa scelta? Lo si vedrà meglio tra poco.
8) Resistere Veneto
L'unica lista a sostegno di Szumski, Resistere Veneto, deriva direttamente dall'esperienza dell'associazione Resistere con Szumski, costituita nel 2022 e che ha operato col concorso di vari cittadini, comitati e realtà civiche; la lista ha dovuto raccogliere le firme, non godendo di alcuna esenzione. Il simbolo è basato su due colori - blu e rosso scuro - con il cognome del candidato al centro e la M trasformata in una sorta di merlo ghibellino (segno cittadino, ma anche volendo di fortificazione, da collegare idealmente al concetto di resistenza). Nella parte superiore, su fondo blu, spicca il leone in moléca / moéca (cioè con le ali simili alle chele di un granchio): in precedenza il suo uso era stato contestato - probabilmente da Loris Parlmerini, che aveva cercato di candidarsi cinque anni fa con quel simbolo storico - ma alla fine tutte le liste sono state regolarmente ammesse.
Fabio Bui
9) Popolari per il Veneto
Terza candidato è Fabio Bui, dipendente dell'Unità locale socio sanitaria Euganea, già sindaco di Loreggia (Pd) e (dal 2018 al 2022) presidente della provincia di Padova. Appoggia la sua corsa la lista Popolari per il Veneto, forza centrista e attenta all'autonomia e al territorio. Sulla pagina Facebook della lista il simbolo (usato peraltro anche come emblema della candidatura) è illustrato nel dettaglio: "Il principio che ha ispirato il simbolo [...] è stato il sentimento genuino e sincero che ci spinge ad essere l’unica forza della nostra terra che tende all’equilibrio di un centro che unisce. [...] La forma circolare richiama l’idea di unità e inclusione, trasmettendo un senso di comunità e di appartenenza condivisa. I colori e le curve morbide che attraversano lo sfondo non sono semplici elementi estetici, ma raccontano visivamente l'anima del Veneto: l'azzurro intenso rimanda al cielo e ai laghi, simboli di serenità e apertura; il verde evoca le colline e la natura, radici solide e vitali; il bianco richiama le vette delle Dolomiti, purezza e forza; le sfumature fluide suggeriscono il mare e il movimento, a indicare dinamismo e futuro. Il testo, con il 'P' di Popolari in rosso deciso e slanciato, emerge come una guida sicura: il rosso non è solo energia e passione, ma anche coraggio e determinazione. La parola 'Veneto', anch'essa in rosso, sottolinea con forza il radicamento alla terra e alla comunità, mentre il blu del 'per il' rappresenta equilibrio e moderazione, valori propri di un centro politico che non si schiera né a destra né a sinistra, ma si pone come punto di riferimento inclusivo e affidabile. Questo simbolo comunica entusiasmo e cura, perché in ogni dettaglio cromatico e formale traspare la volontà di ricostruire fiducia nella rappresentanza politica, partendo da ciò che unisce le persone: la loro terra, la loro storia, la loro identità. È un invito a riconoscersi in una comunità viva e orgogliosa, pronta a costruire insieme il futuro".
Marco Rizzo
Dopo essersi presentato come aspirante consigliere in Calabria, Marco Rizzo si propone come candidato presidente in Veneto. Il suo simbolo di candidatura, peraltro, è un cerchio bianco bordato di nero, nel quale si legge solo "DSP per Rizzo presidente". La scelta di un emblema del tutto anonimo e poco invitante probabilmente è frutto di una precisa scelta: scoraggiare il voto al solo candidato presidente (che non si comunicherebbe in automatico anche all'unica lista collegata) e magari anche il voto disgiunto, facendo in modo che chi vota sia portato a mettere la croce solo sul simbolo di lista, sperando che così sia più facile raggiungere il 3%, necessario a ottenere seggi in consiglio.
10) Democrazia sovrana popolare
Come si poteva intuire dal simbolo del candidato presidente, l'unica lista che sostiene la candidatura di Marco Rizzo è Democrazia sovrana popolare, cioè il partito di cui lo stesso Rizzo è coordinatore nazionale. Come nelle altre elezioni regionali cui Dsp ha partecipato in questi mesi, il partito schiera il suo nuovo simbolo, con la sigla blu all'interno di una corona anch'essa blu (che contiene il nome del partito), aperta nella parte superiore; subito sopra la sigla c'è un piccolo elemento tricolore. Sembra opportuno segnalare che Dsp ha evitato la raccolta firme grazie al collegamento dichiarato col consigliere regionale Fabrizio Boron, membro del gruppo misto (eletto con la Lega, ma espulso due anni e mezzo fa e poi vicino a Forza Italia).
Alberto Stefani
Il quinto e ultimo candidato alla guida della giunta regionale del Veneto è Alberto Stefani, classe 1992, deputato leghista alla sua seconda legislatura e fino allo scorso anno sindaco di Borgoricco (Pd). Il contrassegno legato alla sua candidatura appoggiata dal centrodestra, diversamente da quello di Manildo, non contiene il riferimento al candidato (la stessa scelta di Rizzo e Szumski, fatta probabilmente per evitare croci solo su quel simbolo), ma è molto più colorato di quelli impiegati in passato da Luca Zaia: se in passato le scritte erano nere/blu scuro su fondo bianco, questa volta sono bianche su fondo arancione (e all'espressione "Veneto 2025" si aggiugono gli aggettivi "Sostenibile", "innovativo" e "coraggioso").
11) Noi moderati - Civici per Stefani
La coalizione presentata a sostegno di Alberto Stefani si compone di sei liste. La prima estratta, nella circoscrizione di Venezia, è quella di Noi moderati. Il simbolo qui è simile a quello già visto con riferimento alle elezioni della Puglia, ma il nome del partito è ancora più ridotto nella parte superiore del cerchio; sotto al ponte tricolore, l'elemento più evidente del contrassegno è la parola "Civici", subito sopra al riferimento al candidato presidente (segno che, in fondo, mancando una vera "lista del presidente", è questa la formazione con le candidature più vicine a Stefani); al di sotto, in compenso, è stata aggiunta l'espressione "Libertà popolare Veneto", tinta di colore rosso.
12) Unione di centro
La seconda lista del centrodestra è espressione dell'Unione di centro (che peraltro ha proprio in Veneto uno dei suoi dirigenti più importanti, Antonio De Poli, presidente fino a luglio e attualmente segretario del partito). In primissimo piano nel simbolo c'è ovviamente lo scudo crociato, sul fondo azzurro che lascia intravedere le vele del Cci e di Democrazia europea; il nome del partito è stato scritto peraltro con un carattere diverso dal solito, mentre il riferimento al candidato presidente trova posto nel segmento rosso superiore (in vece di "Italia"), con la parola "presidente" che curiosamente risulta essere più in evidenza rispetto al cognome di Stefani.
13) Fratelli d'Italia
Stefani potrà contare anche sul sostegno di Fratelli d'Italia, partito che nei mesi precedenti - specie attraverso i suoi esponenti locali - non aveva nascosto un certo interesse per la guida della giunta regionale, sperando di poter esprimere un proprio candidato destinato a essere sostenuto da tutto il centrodestra. Le cose sono poi - per decisione superiore nazionale - andate diversamente, com'è noto, ma non è stato messo in discussione l'accordo. Il simbolo è lo stesso presentato in Puglia, identico a quello visto alle europee nel 2024 (e senza nome del candidato).
14) Liga Veneta Repubblica
All'interno della coalizione che sostiene Stefani c'è anche la Liga Veneta Repubblica, che nel 2020 era riuscita a eleggere un consigliere sempre nell'ambito del centrodestra (e dunque non ha raccolto le firme). Allora, in effetti, "per buon vivere" era stata modificata la denominazione in Lista Veneta - Autonomia, senza toccare però, su fondo azzurro, lo stendardo rosso e d'oro della Serenissima con l'immagine del leon da guèra (che impugna la spada) al centro. Questa volta è tornato il simbolo tradizionale - anche se non si può escludere che un partito della coalizione avesse fatto qualche tentativo iniziale, non andato a buon fine, per non far impiegare il termine "Liga" - integrato con la microscopica abbreviazione "V.A" che sta per "Veneto autonomo". Da segnalare il capolista della circoscrizione di Venezia, Alessio Morosin, tra i promotori della Lvr e in seguito fondatore di Indipendenza veneta.
15) Lega
L'espressione "Liga Veneta" è ovviamente contenuta anche all'interno del contrassegno di lista della Lega, che come cinque anni fa al nome e alla figura del guerriero di Legnano abbina l'impiego della vecchia denominazione del partito che era stato di Franco
Rocchetta (e che aveva aperto la strada - tra l'altro - alla Lega
Lombarda) e l'immagine del leone di San Marco stante (di profilo, con la zampa destra sul libro aperto). Se nel 2020 nel segmento blu sottostante c'era solo il cognome di Matteo Salvini, ora c'è quello di Alberto Stefani (con lo stesso rilievo e con l'appellativo "presidente"). Non c'è il nome di Zaia, che però ha scelto di candidarsi capolista in tutte le circoscrizioni: è lui, in fondo, oltre al vincitore e al miglior perdente, l'unico consigliere regionale certo fin d'ora.
16) Forza Italia
Lo sguardo d'insieme sulle liste venete si conclude con il contrassegno presentato da Forza Italia, che cerca di rinunciare al minor numero possibile degli elementi. Resta la bandiera tricolore intera (ma stilizzata) di Cesare Priori, resta il riferimento al Partito popolare europeo (inserito per ultimo a livello nazionale), resta ovviamente il cognome di Silvio Berlusconi sotto la bandierina (anche se è un più più schiacciato del solito). Sotto al cognome di Berlusconi, peraltro, c'è un segmento blu con la dicitura "Autonomia per il Veneto": la stessa scritta era presente - ma con un carattere diverso e più grande - nel contrassegno presentato da Fi nel 2020.




















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