sabato 20 febbraio 2016

Secessioni a Roma, da Nord a Sud (tra Ponte Milvio e l'Eur)

Chi ha pensato che la secessione fosse roba (solo) da Padania, da terre del Po e nient'altro? Errore cosmico, senza alcun dubbio: qualcuno potrebbe averci pensato sul serio e non in un posto qualunque, ma nella Capitale. Perché, da alcune settimane a questa parte, con i primi vagiti ufficiali a settembre del 2015, in rete ha iniziato a comunicare il Partito indipendentista di Roma Nord, in acronimo Pirn. E guai, beninteso, a pensare che sia solo una boutade: sono gli stessi promotori dell'iniziativa, certamente goliardica, a mettere sul tavolo l'ipotesi che il Pirn partecipi alle prossime elezioni comunali di Roma, con il proprio simbolo e una lista maturata in piena autonomia. Indirizzando tutti gli sforzi nell'azione contro Roma Sud, così come si legge nel sito del nascituro partito.
Alla base dell'idea, tra lo scherzo e l'intenzione seria, c'è l'attività di tre giovani intorno ai trent'anni, il cui habitat naturale è ovviamente Roma Nord: il portavoce e futuro presidente è Alberto Gagliardi, Valerio Ferrari e Francesco Pompili ricopriranno invece i ruoli di segretario politico e tesoriere. Tutti e tre sono impegnati nella gestione dei social media e sanno come usarli a dovere: "Sappiamo che per attirare l’attenzione bisogna essere leggeri - ha spiegato Gagliardi a Flavia Amabile della Stampa - . E poi sappiamo che bisogna coalizzare tutti contro qualcosa o qualcuno: nel nostro caso Roma Sud". 
Anche per questo, il gruppo starebbe lavorando per raccogliere le firme necessarie per concorrere al voto amministrativo per Roma (ne servono almeno mille), così da dare rappresentanza a Roma Nord in consiglio comunale e magari fare qualche passo in più verso la secessione dal resto della capitale, per creare - si legge sempre nel pezzo della Amabile - "una repubblica indipendente che dovrebbe comprendere i quartieri Prati, Trionfale, Cassia, Flaminio, Tor di Quinto, Parioli, Trieste, Nuovo Salario, Monte Sacro e Nomentano". Magari costruendo un muro per marcare la divisione.
Assurdità di fine inverno? Non esattamente, secondo il presidente Gagliardi, che dalla sua ha studi di antropologia: a provare la "naturalità" della secessione ci sarebbero evidenze culturali, estetiche e sociali. Le discoteche romane sarebbero tutte nella parte Sud (e uno del Trionfale non ci andrebbe mai), l'eleganza al contrario premierebbe molto di più le zone settentrionali, che si parli di case, di donne o di mobili. Ovviamente ci sarebbe di più: "Roma è troppo grande, le esperienze fallimentari delle ultime amministrazioni dimostrano che non è possibile gestirla - ha dichiarato sempre alla Stampa -. La scissione permetterebbe di avere territori omogenei di dimensioni inferiori e maggiore semplicità nell'amministrazione. Meglio fare da soli. Quello di Roma nord è un popolo coeso e omogeneo, e l’omogeneità culturale è il presupposto fondamentale per lo sviluppo di un paese".
Un popolo omogeneo, ovviamente, si riconosce in simboli e bandiere, così vale la pena di dare un'occhiata al contrassegno disegnato appositamente per il Pirn da Stefano Gentile. "Volevamo che il nostro simbolo rappresentasse entrambe le facce del Partito Indipendentista di Roma Nord - mi spiega il presidente Gagliardi - la serietà del nostro programma politico e l'ironia dei post e meme che diffondiamo su Facebook per veicolare il traffico sulla nostra pagina". La serietà, in particolare, sarebbe garantita da Ponte Milvio, "simbolo di Roma nord sia dal punto di vista geografico che culturale". 
Tutto un programma invece il segno legato all'ironia: "La nostra scelta (sfacciata) - continua Gagliardi - è ricaduta sul lucchetto di Federico Moccia, autore-culto di Roma Nord, ingiustamente preso a esempio di letteratura dozzinale. Nonostante molti critichino i suoi romanzi (spesso senza neanche averli letti), infatti, Moccia è stato uno dei pochi scrittori in grado di diventare così nazionalpopolari da riuscire a imprimere un suo marchio su un ponte che esisteva da duemila anni prima di lui, sdoganando una pratica, quella dei lucchetti, che ora è caratterizzante di ponte Milvio. Una parte di Roma, così come la conosciamo oggi, è a immagine e somiglianza di un romanzo scritto da un autore di Roma Nord e non vediamo proprio perché non andarne fieri". L'ironia prevale in qualche modo sulla serietà, come mostra il colore che tinge il lucchetto e il cielo, ma non il ponte; il nome e la sigla, scritti in font manuali e almeno un po' naïve, completano il tutto, dando un'aria di home hand made symbol che non disturba.
Ai più attenti, peraltro, non sarà sfuggito che all'inizio di febbraio su Facebook è spuntato un altro simbolo, che sembrerebbe proprio l'ideale contraltare del Pirn: si tratta del Pirs, che ovviamente sta per Partito indipendentista di Roma Sud, le cui intenzioni sembrano uguali e contrarie rispetto a quelle della formazione analizzata fin qui. "Prima Porta, Tor di Quinto e Talenti, tanto per citarne alcune, possono essere belle zone di Terni, non certo quartieri della Capitale d’Italia - si legge nel sito -. Forte di questo principio, il Pirs vuole fermamente l’indipendenza di Roma Sud: cambiare la geografia, per riscrivere la storia".
Guai, anche qui, a pensare che il Pirs sia nato dopo il Pirn, come reazione a quest'ultimo: "Il Partito Indipendentista di Roma Sud nasce per far sì che la storia possa fare il proprio corso. [...] la voglia di separazione della Roma meridionale è esistente da sempre dentro i cuori di tutte le persone che vogliono il bene della Capitale. Il fatto che sia nato un partito prima di noi, ha forse solo contribuito a far ricordare cosa siamo e da dove proveniamo". Certo, entrambi i partiti vogliono "rendere indipendente una determinata parte di Roma", i siti hanno esattamente la stessa grafica e struttura; persino i simboli sembrano in dialogo tra loro (qui al posto di Ponte Milvio e del lucchetto c'è il Palazzo della civiltà italiana, ossia il "Colosseo quadrato" dell'Eur, e le scritte assumono uno stile quasi "da ventennio"), ma "il Pirs nei confronti del Pirn nutre la più totale indifferenza". Crediamoci e, ovviamente, ridiamoci sopra riflettendo.

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