Una precisazione va fatta subito: l'inserimento di questo post nella categoria "Simboli fantastici" non è stato ovvio, né automatico. Il logo per la campagna delle primarie di Gianfranco Mascia, ultimo tra i candidati del centrosinistra impegnati per la precorsa verso il Campidoglio, qualche dubbio sulla sua natura di simbolo lo pone: per il regolamento delle primarie romane, le schede "contengono il solo nome e cognome dei candidati", senza che siano previsti elementi figurativi. Il contrassegno dunque tecnicamente non è "votabile" (mentre lo sarebbero stati tutti i "simboli fantastici" spuntati fin qui da film, pubblicazioni e trasmissioni comiche, se solo qualcuno li avesse adottati sul serio) e sarebbe riservato solo alla propaganda e alle rituali spillette da indossare. E' altrettanto vero, tuttavia, che in questo sito mi ero già occupato del simbolo scelto da Beppe Sala per le primarie milanesi che, proprio come quelle di Roma, non contemplavano la presenza di segni grafici: fare differenze, insomma, sarebbe stato tra l'ingiusto e l'indelicato.
Si sarebbe dunque di fronte a un simbolo vero di un partito concretamente inesistente, che non ha alcuna possibilità di finire su una scheda elettorale (accadrebbe così forse anche nella poco probabile ipotesi in cui Mascia vincesse le primarie): tutti i caratteri, insomma, di un "simbolo fantastico", non fosse che qualcuno ha avuto l'ardire di usarlo davvero. Ma è proprio quel "davvero", in fondo, ad avere determinato la scelta di questa categoria: l'idea che un grafico potesse realmente concepire un emblema simile per una campagna di comunicazione politica andava francamente oltre ogni possibile immaginazione. E quando il marchio reale (anche se lontano dalle schede) supera quello di fantasia, attribuirgli il titolo onorifico di "simbolo fantastico" è davvero il minimo che si possa fare.
Così, ecco che Mascia (nel senso di Gianfranco, "Ecologista, scrittore e blogger - come si legge nel suo sito www.romacambiaclima.it - Tra i fondatori dei Verdi e animatore dei comitati BoBi [Boicottiamo il Biscione], dei Girotondi e del Popolo Viola") si prepara alla sfida del 6 marzo con una campagna web decisamente singolare, a partire dal format utilizzato: dialoghi quotidiani con ospiti di circa un quarto d'ora, diffusi su internet. Con la particolarità che, a portare avanti la conversazione assieme a Mascia, sarà un orso di peluche. A fronte dell'inevitabile stupore di lettori e drogati di politica, è già stata confezionata una risposta dal candidato dei Verdi di Roma (di cui è coportavoce) e del Lazio: "Non sono impazzito ma ho pensato che sia meglio parlare con un orso onesto, anche se di peluche piuttosto che con Buzzi, Carminati e Casamonica come hanno fatto altri. Preferisco farmi aiutare dai cittadini per decidere cosa Orso debba dire e soprattutto cosa possiamo fare insieme per Roma…".
Si sarebbe dunque di fronte a un simbolo vero di un partito concretamente inesistente, che non ha alcuna possibilità di finire su una scheda elettorale (accadrebbe così forse anche nella poco probabile ipotesi in cui Mascia vincesse le primarie): tutti i caratteri, insomma, di un "simbolo fantastico", non fosse che qualcuno ha avuto l'ardire di usarlo davvero. Ma è proprio quel "davvero", in fondo, ad avere determinato la scelta di questa categoria: l'idea che un grafico potesse realmente concepire un emblema simile per una campagna di comunicazione politica andava francamente oltre ogni possibile immaginazione. E quando il marchio reale (anche se lontano dalle schede) supera quello di fantasia, attribuirgli il titolo onorifico di "simbolo fantastico" è davvero il minimo che si possa fare.
Così, ecco che Mascia (nel senso di Gianfranco, "Ecologista, scrittore e blogger - come si legge nel suo sito www.romacambiaclima.it - Tra i fondatori dei Verdi e animatore dei comitati BoBi [Boicottiamo il Biscione], dei Girotondi e del Popolo Viola") si prepara alla sfida del 6 marzo con una campagna web decisamente singolare, a partire dal format utilizzato: dialoghi quotidiani con ospiti di circa un quarto d'ora, diffusi su internet. Con la particolarità che, a portare avanti la conversazione assieme a Mascia, sarà un orso di peluche. A fronte dell'inevitabile stupore di lettori e drogati di politica, è già stata confezionata una risposta dal candidato dei Verdi di Roma (di cui è coportavoce) e del Lazio: "Non sono impazzito ma ho pensato che sia meglio parlare con un orso onesto, anche se di peluche piuttosto che con Buzzi, Carminati e Casamonica come hanno fatto altri. Preferisco farmi aiutare dai cittadini per decidere cosa Orso debba dire e soprattutto cosa possiamo fare insieme per Roma…".
Già, Orso con la maiuscola, perché appare chiaro che quello che si vede nel video di presentazione - animato da Fabio Rocci, con tanto di canzone scritta dallo stesso Mascia e, per la musica, dal cantautore Marco Velluti, che al brano presta anche la voce - non può essere un orso qualunque. Se non altro perché chiunque abbia bambini per casa (o, magari, per disperazione si rifugi nei palinsesti di Rai Yoyo) conosce perfettamente le avventure frenetiche di Masha e Orso, dell'ipercinetica bambina russa che attenta di continuo alla tranquillità dell'amico orso, alternativa tovarish (anzi, forse unica reale alternativa) al dominio quasi incontrastato di Peppa Pig.
Non potendo ovviamente richiamare troppo il marchio originale del cartoon, Rocci alla bambina (con l'h) ha ovviamente sostituito un Mascia (senza h) animato e il malcapitato orsone si trasforma in un orsetto giocattolo, ma il gioco di parole resta tutto. A ricordare la provenienza verde del candidato, un paesaggio molto a tinte verdi (con tanto di Colosseo), in cui si può girare in bici, e in cui un sole - che stavolta non ride - fa luce nel cielo tra poche nuvolette. C'è tutto questo nel simbolo che viene utilizzato come logo della campagna e si vede anche nei setting dei dialoghi quotidiani. Un simbolo affollato come pochi, che catalizzerebbe di certo il voto degli eventuali elettori dai sei anni in giù; più difficile dire cosa ne pensino gli adulti (che, si sa, restano sempre un po' bambini, specialmente se di bambini in casa ne gira almeno uno).
Non potendo ovviamente richiamare troppo il marchio originale del cartoon, Rocci alla bambina (con l'h) ha ovviamente sostituito un Mascia (senza h) animato e il malcapitato orsone si trasforma in un orsetto giocattolo, ma il gioco di parole resta tutto. A ricordare la provenienza verde del candidato, un paesaggio molto a tinte verdi (con tanto di Colosseo), in cui si può girare in bici, e in cui un sole - che stavolta non ride - fa luce nel cielo tra poche nuvolette. C'è tutto questo nel simbolo che viene utilizzato come logo della campagna e si vede anche nei setting dei dialoghi quotidiani. Un simbolo affollato come pochi, che catalizzerebbe di certo il voto degli eventuali elettori dai sei anni in giù; più difficile dire cosa ne pensino gli adulti (che, si sa, restano sempre un po' bambini, specialmente se di bambini in casa ne gira almeno uno).
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