venerdì 13 gennaio 2017

Sgarbi, dalla Rivoluzione al Rinascimento

Il 2016 doveva essere l'anno della sua candidatura a sindaco di Milano, annunciata con molto anticipo, ma alla fine non concretizzatasi. Vittorio Sgarbi, in ogni caso, fa capolino nelle cronache politiche già in quest'inizio 2017, presentando il primo simbolo nuovo nuovo - e decisamente artistico - di quest'anno che conterrà le elezioni o vi condurrà. Si tratta di Rinascimento, nuovo movimento politico che probabilmente non è ancora nato in modo ufficiale, ma dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane: dalla sua ha un programma ambizioso e un imperativo ben preciso, "ricominciare a credere e investire nella bellezza". 

Presentazioni e anticipazioni

L'emblema è stato svelato oggi da Sgarbi al Corriere della Sera, in un'intervista di Maurizio Donelli che ha incontrato il critico d'arte nella casa-museo di famiglia a Ro Ferrarese. In quell'occasione Sgarbi ha illustrato la genesi del suo progetto: "L'idea mi è venuta qualche mese fa, sfogliando l'inserto del Corriere dedicato al Bello dell'Italia. Ho pensato fosse giusto creare un progetto che riportasse al centro dell’azione politica il primato della bellezza. Abbiamo un patrimonio immenso che racchiude un'economia ignota. C'è qualcosa di alterato nella percezione di ciò che l'Italia è. E di questo la politica non si occupa".
La notizia del nascituro movimento, tuttavia, l'aveva già data la Gazzetta di Reggio poco meno di un mese fa, il 19 dicembre 2016. Sgarbi, infatti, lo aveva svelato in anteprima in una videointervista con il direttore del quotidiano - e amico di vecchia data - Stefano Scansani: "Ho un progetto piuttosto subdolo, - aveva detto - cioè far coincidere il mio spettacolo sul Rinascimento con un movimento politico di simile nome, Rinascimento".
Il casus belli raccontato in quel caso era un po diverso, ma ugualmente eloquente: 
"La decadenza che noi abbiamo nella politica italiana parte da una consapevolezza, che percepii già parlando con Gianni Agnelli e con Berlusconi una volta in cui, come Parlamento in seduta comune, eleggevamo il Presidente della Repubblica: nessuno dei due era o è mai stato a vedere Piero della Francesca ad Arezzo. Può un italiano che ha un ruolo di governo ed è parte della classe dirigente ignorare il più importante ciclo di opere d'arte che vi sia in Italia? Sarebbe come se ignorasse la pizza... Occorre che riprendiamo coscienza della civiltà artistica italiana."
A Scansani, che gli ricordava il passato da "scapigliato" col Partito della rivoluzione - ma si potrebbero citare, ancora prima, i suoi Liberal, all'apparenza poco rivoluzionari e rinascimentali - e lo punzecchiava ("Devi decidere cosa vuoi essere"), Sgarbi rispondeva risoluto: "Non cambia niente, il concetto è lo stesso: la rivoluzione è un rinascimento e viceversa. Il problema è capire che queste rivoluzioni o questo rinascimento corrispondono a un rovesciamento dell'offerta politica: qual è l'offerta politica del Pd, della Lega? Boh... E' tutta in negativo o legata a scelte miserabili".  

Primo: salvare la bellezza 

Non è affatto miserabile, invece, investire sulla bellezza, "anche limitandosi a lasciare certi luoghi come sono perché - ha precisato Sgarbi al Corriere - nulla ha più valore di ciò che è incontaminato". Stop dunque al modello di sviluppo industriale come l'unico da considerare ("Questo ha portato agli scempi di Bagnoli, Taranto, Termini Imerese") e sì agli investimenti sul passato, su ciò che merita di essere preservato, conservato e valorizzato. "Possibile - aveva detto invece a Scansani - che oggi gli uomini costruiscano solo orrori e non salvino la bellezza che c'è?"
La bellezza, ovviamente, non dovrebbe essere solo quella da salvare, ma anche un canone cui tornare nella costruzione. "IItalia - ha continuato il critico d'arte nell'intervista uscita oggi - ci sono 25 milioni di edifici: di questi, 12 milioni sono stati eretti dal sesto secolo avanti Cristo fino al 1960, tutti gli altri, 13 milioni, da quel momento in poi. Il caos estetico è evidente": la soluzione, secondo lui, sarebbe inventare una sorta di Slow Architecture, "che non prevede pale eoliche ma un ritorno all'edilizia con materiali tradizionali e dall'impatto estetico positivo".
Se questo dovrebbe essere il cuore del programma (magari da realizzare coinvolgendo il Fai "e la parte più sana di Italia Nostra"), altri punti forti riguarderebbero l'abolizione delle Regioni ("Oggi i parlamentari a Roma lavorano solo dal martedì al giovedì. Poi tornano a casa. Se venissero abolite le Regioni, le funzioni degli attuali consiglieri potrebbero essere assunte da questi parlamentari i quali dedicherebbero il venerdì, in apposite commissioni, ai problemi delle loro singole regioni") e l'introduzione di tetti fiscali (il 15% fino a 36mila euro, il 25% fino a 500mila euro, il 30% fino a un milione di euro, il 35% oltre un milione di euro), superabili solo in caso di calamità naturali "come espressione di solidarietà"

Simbolo artistico, con un occhio alla legge elettorale

Quando Sgarbi aveva parlato con Scansani di Rinascimento, non c'era ancora un simbolo (o, se c'era, non era ancora definitivo). Da oggi, invece, possono vederlo tutti: l'elemento più evidente è il dettaglio più noto di uno degli affreschi più riprodotti e parodiati al mondo, la Creazione di Adamo della Cappella Sistina, uno dei reali capolavori del Rinascimento (appunto), opera di Michelangelo. Così, su un fondo blu-azzurro sfumato stile cielo, si staglia in modo netto la scena del dito indice di Dio che sfiora quello di Adamo (e non di Abramo, come purtroppo i lettori del Corriere hanno letto sull'edizione cartacea di oggi e come qualche quotidiano online ha riscritto, nel rilanciare la notizia). 
La stessa figura di Adamo (ma senza il braccio disteso di Dio), tra l'altro, figura sulla copertina di Gli immortali, libro pubblicato da Sgarbi nel 1999 per Rizzoli; al di là del precedente editoriale, emerge con forza come quel dito divino, pronto a trasmettere la scintilla vitale, voglia simboleggiare il desiderio e l'auspicio di un (nuovo) Rinascimento, artistico e non solo. E' il quotidiano online ForlìToday a rivelare che "una buona parte del concept [...] della [...] nuova formazione politica è stata elaborato a Forlì", città in cui peraltro risiede Sauro Moretti, "braccio destro" di Sgarbi, e città in cui ha la sede principale l'agenzia PubliOne, curatrice dell'emblema; completano l'emblema il nome del movimento e del suo leader (quest'ultimo un po' più sobrio graficamente rispetto al passato, ma sempre in bella vista), proposti in una font stile Bodoni Bold, in controtendenza rispetto alla consuetudine che preferisce i "bastoni" alle grazie.
Per sapere se quel simbolo finirà o no sulle schede alle prossime elezioni politiche, tuttavia, bisogna attendere di conoscere la nuova legge elettorale. Lo stesso Vittorio Sgarbi, infatti, a Stefano Scansani ha spiegato i diversi orizzonti a seconda del sistema elettorale che verrà scelto: 
"Ci sono due possibilità: la prima è quella di un proporzionale puro, che è la più logica ma non so se passerà, nel qual caso ognuno presenterà il menù che riterrà più giusto, senza doversi qualificare come di destra o di sinistra. La seconda è il ritorno al Mattarellum, che non mi è mai piaciuto ma questa volta ha un significato: i poli non sono più due, ma tre più o meno equivalenti e tutto quello che porterà il candidato sarà merito suo, nel senso che chi vincerà non lo farà sulla base dei voti che il partito che lo candida aveva già in quel collegio, ma perché è un candidato buono. A quel punto, dovremo decidere se schierarci con Renzi o col centrodestra".     
"Ti sei disamorato di Berlusconi?", ha chiesto Scansani in modo provocatorio a Sgarbi, il quale ha risposto senza mezzi termini: "Berlusconi è finito, fuori gioco, poi la linea della destra non mi piace". E sul gruppo che dovrebbe accompagnare Sgarbi in quest'impresa politica - "Convivere con te - diceva sempre Scansani - è impossibile!" - il critico ha dato qualche cenno: "Ho già fatto un movimento che ha funzionato, con Nicola Grauso, lui sicuramente è disponibile, come è disponibile chi ha fatto cose nell'ambito della politica e si sente fuori dal gioco. Non faremo molta fatica a trovare aderenti; il problema è convincere i cittadini che la tua offerta politica è migliore degli altri". Col tocco divino scelto come simbolo forse sarà più facile, chissà...

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