Di storie "simboliche" da raccontare ce ne sono tante: tutte queste hanno un loro valore, nessuna ne è priva. Ho cercato di dimostrarlo negli anni, raccontando anche tante vicende all'apparenza "minori", dando loro spazio e non certo solo come "tappabuchi", come riempitivo per i giorni in cui i partiti e i politici nazionali non inventano nulla di interessante. Certo, io posso limitarmi a raccontare quello che vedo e quello che altri hanno scritto in Rete o mi hanno trasmesso; ognuno, però, se vuole, può raccontare la sua storia.
Oggi lascio la parola a Tommaso Gentili, lettore di questo sito, che mi aveva scritto per suggerirmi un argomento e mi disse di aver conosciuto I simboli della discordia quando era toccato a lui elaborare un emblema per le elezioni amministrative al suo paese, in provincia di Pesaro e Urbino. Incuriosito, gli ho proposto di raccontare direttamente quella storia: lui ha accettato, dunque eccoci qui a leggere di quell'avventura...
Nel 2014 il piccolo paese di Mercatello sul Metauro fu chiamato alle urne per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale, arrivati a naturale scadenza. Per la prima volta accadde di vedere ben tre liste in campo per un paese di appena 1400 abitanti. Ciò accadde perché un membro dell’amministrazione uscente aveva deciso di prendere una strada autonoma proponendo una propria lista.
Io ero entrato nella consiliatura uscente a metà mandato, sui banchi dell'opposizione. In quel momento ero studente fuori sede a Firenze, a oltre due ore di auto, sebbene tornassi a casa ogni weekend. Non vedendo possibilità migliori, decisi di candidarmi a sindaco con una lista civica incentrata su ambiente e beni comuni, ma senza iscritti a partiti, per avere maggior libertà decisionale.
Il nome della lista, Mercatello Insieme, fu deciso dalle prime persone che aderirono alla lista. A me toccò l’onere e l’onore della scelta del simbolo. L’idea fu semplice e quasi immediata: dimostrare che, in caso di vittoria, tutte le decisioni dell’amministrazione sarebbero state prese nel palazzo comunale, senza ingerenze partitiche o di altro tipo. Il palazzo municipale sarebbe stato il simbolo della lista: un edificio simmetrico costruito alla fine del 1800, per la cui costruzione (assieme a quella dell’antistante piazza) vennero abbattuti una serie di edifici, tra i quali la casa del padre di Ferruccio Parri.Ma come rappresentare il palazzo comunale? A questo punto mi venne in aiuto Marco Bartolucci, grafico e architetto, nonché mio compaesano e coinquilino durante gli anni degli studi di architettura a Firenze, che mise giù un disegno stilizzato del municipio. L’idea era quella di creare una sorta di 3D dell’edificio e Marco riuscì a dare profondità al simbolo ponendolo leggermente di traverso e sfalsando le ombre create dalle volte dell’edificio, portandole più avanti rispetto allo stesso.
Prima bozza del simbolo
La scelta dei colori fu un rimando allo stemma comunale rosso e blu, sebbene con tonalità diverse. Scelsi un rosso pompeiano (come riportato anche nella descrizione del simbolo durante la presentazione delle liste) e un blu, con tonalità tendenti all'azzurro e al viola, per il tetto (molto “alternativo” a dire il vero. Dietro al palazzo due colline verdi, o per meglio dire, due piccole montagne, visto che stiamo nel cuore dell’Appennino, per ribadire la centralità dell’ambiente.La font invece fu abbastanza classica, per dare un tono rasserenante al simbolo.Il giorno delle elezioni mi accorsi che la scheda elettorale era blu anziché celeste. Aggiungendo a ciò il fatto che il simbolo fosse stato stampato più scuro di quanto previsto, risultò meno appariscente degli altri due, ma di sicuro non fu per questo che perdemmo.Tommaso Gentili
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