lunedì 8 maggio 2017

Liste dai nomi simili, a Verona ci "si muove" troppo

A volte non c'è nemmeno bisogno di arrivare al momento del deposito dei simboli (che inizierà venerdì e andrà avanti fino a sabato a mezzogiorno) perché le liti si scatenino: basta che qualcuno ritenga di essere stato copiato, in tutto o in parte, per far partire lo scontro. E' quello che è successo proprio ieri a Verona, città che si prepara comunque a voltare pagina - con quale entità, lo diranno le urne - dopo il doppio mandato da sindaco di Flavio Tosi.
A dare fuoco alle polveri è stato Giorgio Pasetto, consigliere comunale uscente, a capo della lista civica - ma con una connotazione politica graficamente evidente - Verona si muove. La lista, di "liberali, ecologisti e sportivi" - come recitano le grafiche che già circolano - sostiene la candidatura a sindaca di Patrizia Bisinella, compagna di Flavio Tosi, per garantire dunque la massima continuità possibile all'amministrazione veronese. 
Accanto alle altre sette liste che appoggeranno Bisinella - alcune delle quali meriteranno presto l'interesse di questo sito - Verona si muove garantisce un'azione sul fronte della tutela dei diritti civili e delle libertà individuali (per esempio, con l'introduzione del registro comunale del testamento biologico), della valorizzazione delle professionalità e della trasparenza nella gestione delle partecipate, del miglioramento del trasporto pubblico, della ciclomobiltà e dell'ambiente, oltre che dell'attenzione allo sport in città. E se quest'idea è simboleggiata soprattutto dall'atleta che corre, proiettato in avanti (e che naturalmente raffigura anche il concetto di movimento contenuto nel nome), l'arcobaleno stilizzato con le quattro righe pennellate è lo stesso utilizzato dalle liste "radicali" messe in campo lo scorso anno a Milano e Roma da Radicali italiani (cui lo stesso Pasetto e altri sostenitori della lista aderiscono) e lo stesso slogan "Verona si muove" ricalca quelli analoghi - "Roma si muove" e "Milano si muove" - già usati in passato da quella parte del mondo radicale.
Tutto bene? Per Pasetto non tanto, visto che un paio di giorni fa è stata presentata la lista Eppur si muove, che sosterrà invece la candidatura di Orietta Salemi insieme al Pd e a una civica personale: quella formazione è qualificata come "gruppo fatto di persone che hanno esperienze e sensibilità importanti su sociale, legalità e ambiente" e che, come reso noto dalla capolista Chiara Stella, punta a occuparsi soprattutto di cultura, scuola, mobilità e lotta al gioco d'azzardo. Il problema, però, non è dato dal programma, ma dal nome della listaPasetto ha infatti parlato, senza possibilità di essere frainteso, della presentazione di quella lista come di "una scorrettezza nei nostri confronti: del nome due parole su tre sono uguali alle nostre, mi sembra una cosa poco corretta". 
Il consigliere comunale uscente si augura che la scelta del nome della formazione a sostegno della sua avversaria sia frutto di un'ingenuità, ma non ha intenzione di soprassedere perché rivendica l'uso di nome e simbolo sui social network ormai lungo mesi: "Abbiamo fatto del concetto 'si muove' il cardine della nostra campagna elettorale di lista, Il nome della lista 'Eppur si Muove' è talmente simile al nostro da divenire un fatto imbarazzante. Il rischio di ingenerare confusione nell'elettorato è palese e non contestabile".
La lista che appoggia Salemi, nel nome, richiama chiaramente la massima di Galileo "e pur si move" (adattata in italiano moderno spesso come "eppur si muove"), in quel caso riferita alla Terra e qui tanto alla mobilità quanto alla città intera; un riferimento che certamente non è presente nella lista di Pasetto, ma basta questo a escludere un rischio di confondibilità? Qualche rischio potenzialmente c'è, bisogna ammetterlo, ma occorre fare i conti con le prassi delle commissioni elettorali che sono chiamate a giudicare i contrassegni in occasione delle elezioni comunali. 
Salvo eccezioni, infatti, è troppa la mole di lavoro per i loro componenti - a partire dalla verifica della completezza dei documenti presentati e dal controllo del numero delle firme - perché ci si soffermi a lungo anche sull'ammissibiità degli emblemi. Questo significa che, di solito, la richiesta di modificare il simbolo arriva quando la confondibilità con altri emblemi presentati è molto marcata o quando c'è un uso indebito di loghi o parti di loghi presenti in Parlamento o comunque di notorietà nazionale. Qui non si è sicuramente nell'ultima ipotesi; quanto alla confondibilità, è facile riconoscere che i due contrassegni sono graficamente molto diversi, dunque il rischio di confondibilità per l'elettore si riduce di molto. Certamente Pasetto potrà esporre le sue lamentele alla commissione e chiedere ai suoi legali di "far valere l’originalità dello slogan anche a livello giuridico", ma non è detto che riesca a farsi dare ragione: in quel caso, avrà tutto l'interesse a mettere in luce ogni elemento che lo differenzi dalla lista quasi omonima, per evitare dispersioni di voti. 

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