venerdì 8 dicembre 2017

Falce, martello e pugno,"Per una sinistra rivoluzionaria"

Non si sa ancora quanto tempo manchi alle elezioni, ma di certo da ieri c'è una certezza: tra gli emblemi che si preparano a finire sulla scheda elettorale, ce ne sarà almeno uno con falce e martello impressi sopra. Non è certo una novità, ovviamente, ma finora si era visto tutt'altro in giro, dunque si tratta pur sempre di una notizia. La formazione in questione si chiama Per una Sinistra rivoluzionaria e nel contrassegno, noto da ieri, figurano le "pulci" di due altre formazioni: Sinistra classe rivoluzione (ossia il gruppo che prima faceva riferimento al Partito della Rifondazione comunista con il nome di FalceMartello, almeno fino alla scissione avvenuta nel 2016, dopo la quale la compagine si qualifica come "Sezione Italiana della Tendenza Marxista Internazionale") e soprattutto il Partito comunista dei lavoratori, ormai consolidata formazione di matrice trotzkista, che si è già presentata agli ultimi due appuntamenti elettorali politici. 
Non si è trattato, a dire il vero, di un'avventura fortunata: guardando ai risultati della Camera, nel 2008 (prima uscita della formazione nata per protesta dopo che Fausto Bertinotti nel 2006 aveva accettato che il Prc sostenesse il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi) al Pcl arrivarono quasi 210mila voti, pari allo 0,57%, mentre al turno successivo si sfiorarono solo i 90mila consensi (Forza Nuova ne prese pochi di più) e la quota scese allo 0,26%. Nonostante questo, Ferrando era ed è convinto della necessità di presentarsi agli elettori con una formazione dichiaratamente di sinistra e rivoluzionaria: "L'obiettivo centrale - ha dichiarato a Monica Rubino di Repubblica - è quello di usare anche la tribuna elettorale per ricostruire una coscienza politica di classe e anticapitalistica tra i lavoratori e gli sfruttati. Vogliamo ricostruire un punto di riferimento anticapitalistico per i lavoratori che, dopo oltre dieci anni di massacro sociale, sono rimasti privi di rappresentanza. Nemmeno i sindacati sono più in grado di difenderli. Figuriamoci coloro che si presentano come la nuova sinistra".
La scelta di lavorare per la presentazione della lista appare soprattutto come una contestazione alla nuova formazione nata in area sinistra sotto l'egida di Pietro Grasso, Liberi e Uguali ("Quella lista comprende un personale dirigente che non solo ha distrutto la sinistra politica in Italia, a partire dallo scioglimento del Pci, ma ha diretto le gigantesche privatizzazioni degli anni '90, ha precarizzato il lavoro [...], ha infine votato tutto il peggio dei governi Monti, Letta, Renzi, inclusa la soppressione dell'articolo 18. In poche parole ha picconato la libertà e l'uguaglianza a danno di chi lavora"), ma dovrà vedersela innanzitutto con il problema della raccolta firme, altrimenti non potrà nemmeno fare campagna elettorale.
Se quella fase andrà a buon fine, gli elettori troveranno sulla scheda un contrassegno dominato dalla silhouette (ovviamente) rossa di una manifestazione di lavoratori con tanto di striscioni, sulla quale campeggia il nome scelto per la lista, che ovviamente mette in evidenza - con il maiuscolo e un carattere corposo, quasi rivoluzionario appunto - l'espressione "Sinistra rivoluzionaria". La parte inferiore del cerchio, su comunissimo fondo bianco, ospita invece - a destra - il noto simbolo della falce e martello sul globo blu del Partito comunista dei lavoratori, mentre nella parte sinistra completa la "bicicletta" il tondo nero di Scr squarciato da un pugno chiuso (rosso), un disegno che sulle schede - fatta eccezione per le liste radicali - non si vedeva dal 1987, cioè dall'ultima presentazione di Democrazia proletaria (anche se la forma del pugno ricorda molto di più quello del Fronte unito della sinistra rivoluzionaria o di Lotta continua). Un simbolo decisamente inconfondibile, dunque: toccherà agli elettori scegliere se farlo arrivare sulle schede oppure no. L'impresa è dura, ma Ferrando e gli altri ci proveranno comunque.

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