giovedì 4 gennaio 2018

Rutelli, ma davvero Lorenzin e Dellai vogliono la Margherita?

Il simbolo vero ancora non si è visto, anche se doveva essere presentato ieri: è probabile però che per vedere l'emblema elettorale della lista Civica Popolare si dovrà attendere ancora un po'. Se non altro, il tempo di capire come fare a disinnescare la grana legata all'uso di una margherita - intesa come fiore, con la minuscola - all'interno del contrassegno della forza politica guidata da Beatrice Lorenzin, uso che i liquidatori di Democrazia è libertà - La Margherita, che di quel che resta del partito sono i legali rappresentanti, vogliono impedire a tutti i costi, ritenendo che sia illegittimo perché richiamerebbe l'emblema del soggetto politico che, nel 2007, assieme ai Democratici di sinistra ha scelto di dar vita al Partito democratico.
Dopo la diffida che i liquidatori, attraverso gli avvocati Maurizio Morganti e Simone Grassi che da anni si occupano della difesa legale del partito di cui si è deliberato lo scioglimento nel 2012, hanno inviato ai promotori della lista, oggi a intervenire è il personaggio che maggiormente ha legato il proprio nome alla Margherita (con la maiuscola, stavolta) per esserne stato l'unico leader, ossia Francesco Rutelli. Lui è direttamente intervenuto con un post sulla sua pagina Facebook, che si riporta qui sotto per intero.
Si leggono molte notizie, in questi giorni, su un proposito di utilizzare il simbolo della Margherita per una lista last-minute. Poiché viene chiamato sempre in causa il mio nome - avendo guidato quel partito politico dalla fondazione sino all'atto di nascita del PD - è necessario mettere in chiaro tre punti. Ribadendo - è noto da tempo, ma è utile ripeterlo - che in queste elezioni non ho accettato candidature (ho assunto altri impegni professionali e personali che intendo rispettare).1. Sul piano formale, e giuridico, non c'è una parola da aggiungere alla diffida presentata dagli avvocati Morganti e Grassi, che difendono gli interessi della Margherita-DL. La diffida è stata disposta dai detentori del simbolo del Partito, il Collegio dei Liquidatori - presieduto da Roberto Montesi -, assieme ai Garanti - presieduti da Enzo Donnamaria. Essi hanno consultato me ed Enzo Bianco, Presidente dell'Assemblea Federale all'atto della chiusura delle attività politiche della Margherita. Abbiamo espresso il nostro pieno consenso: nessuno può impadronirsi del simbolo di un importante partito politico contro la volontà di chi ha il mandato indiscutibile a tutelarlo. Sarebbe come svegliarsi la mattina e decidere di presentare alle elezioni il marchio del PCI, o di Forza Italia.2. L'operazione è stata presentata in modo avventato (e autolesionistico): "Rinasce la Margherita"; ecco la "Margherita 2.0". Mi auguro che molti dei promotori non mi pongano nelle condizioni di riferire in pubblico le precise circostanze in cui, da diverse settimane, ho spiegato loro che la richiesta di sfruttare il simbolo della Margherita era sbagliata politicamente e impossibile sul piano giuridico.3. Una furbizia di bassa lega, infine, è il tentativo di utilizzare l'esperienza provinciale della Margherita trentina. Ottima esperienza, ma strettamente locale: il simbolo nazionale Margherita è tutelato dalla presentazione in elezioni politiche, e non utilizzabile da altri. Se dobbiamo poi risalire a chi ha introdotto in elezioni nazionali il simbolo della Margherita, la risposta è semplice: 12 anni prima della "Margherita con Rutelli"... è stato lo stesso Rutelli (assieme a Edo Ronchi)! Nelle elezioni Europee del 1989, infatti, si presentarono i Verdi Arcobaleno, i "Verdi della Margherita", con il fiore dai molti petali a simboleggiare le culture ambientaliste e democratiche e ad occupare con questo marchio il simbolo elettorale. Basta aprire, anche in questo caso, il sito elettorale del Ministero dell'Interno: il buon raccolto di quella Margherita fu di 821.281 voti (farebbero molto comodo, oggi, a diversi protagonisti elettorali...).Ma la storia evolve: se si ha un nuovo progetto politico, ben venga. Ma con le proprie gambe, e con un proprio simbolo. Il PD si troverebbe corresponsabile di un abuso politico grave se ammettesse, con la propria coalizione, che il grande e generoso contributo dato dalla Margherita venga utilizzato contro la volontà inequivocabilmente espressa dalla Margherita. Qualcuno ha detto: "quegli esponenti politici erano quasi tutti candidati contro la Margherita"! A me in verità fa piacere che vi sia questo forte riconoscimento da parte di persone che apprezzano il valore della nostra esperienza. Ma non potranno prenderne abusivamente il simbolo.  
Il contenuto merita attenzione e rispetto, ma anche una serie di puntualizzazioni su diverse questioni evocate dal testo: cerchiamo di vederle una per una, riconoscendo innanzitutto che Rutelli, con le sue parole, ha correttamente riconosciuto l'iniziativa dei legali (e, a monte, dei liquidatori e dei garanti della Margherita) è stata fatta anche con il "pieno consenso" (e, dunque, con la volontà) sua e di Enzo Bianco, altro nome storico del partito.
Naturalmente i liquidatori della Margherita fanno il loro lavoro, che è quello di proteggere il patrimonio dell'associazione in liquidazione: anche il simbolo, infatti, è parte del patrimonio immateriale (e, come tale, finisce per avere pure un valore economico). E' comprensibile, ovvio e persino sacrosanto, dunque, che vogliano tutelare il simbolo della Margherita (maiuscola) nei confronti di chi volesse impadronirsene, ma è successo o sta succedendo davvero questo? Probabilmente no. 

Per Rutelli la situazione in corso equivarrebbe a "svegliarsi la mattina e decidere di presentare alle elezioni il marchio del PCI, o di Forza Italia", quando non mi risulta che nessuno abbia detto, in questi giorni, di voler riutilizzare il simbolo della Margherita o di far "rinascere" un partito giuridicamente mai morto. A parlare di "rinascita" della Margherita (con la maiuscola) o di "Margherita 2.0" sono stati - tanto per cambiare - i media, che hanno fatto 2+2 soprattutto - ma non solo - per la presenza tra i promotori di Lorenzo Dellai (punto su cui si dovrà tornare), mentre il comunicato ha parlato di "una margherita" (minuscola) e l'ha giustificata in altro modo ("simboleggia la convergenza di diverse sensibilità su un progetto politico al servizio del Paese"). Niente, proprio niente rimandava al partito che fu di Rutelli: se c'era qualcuno con cui prendersela, più che tra i promotori della lista lo si doveva cercare tra i giornalisti. Poi, certo, sarebbe interessante sapere a cosa si riferisce Rutelli nel dire "Mi auguro che molti dei promotori non mi pongano nelle condizioni di riferire in pubblico le precise circostanze in cui, da diverse settimane, ho spiegato loro che la richiesta di sfruttare il simbolo della Margherita era sbagliata politicamente e impossibile sul piano giuridico": restiamo in attesa che l'ironia rutelliana spruzzata di sarcasmo si trasformi in precise e succose rivelazioni.
C'è poi la "questione Dellai", ossia la possibilità che sia utilizzata "l'esperienza provinciale della Margherita trentina", bollata da Rutelli come "furbizia di bassa lega". Come si è visto, per l'unico presidente del partito ormai in liquidazione si è trattato di una "ottima esperienza, ma strettamente locale", aggiungendo che "il simbolo nazionale Margherita è tutelato dalla presentazione in elezioni politiche, e non utilizzabile da altri": questo farebbe il paio con quanto detto nei giorni scorsi dai liquidatori, che avrebbero informato il Ministero dell'interno e dunque - si immagina siano sempre parole loro e non del Viminale - se presentato "il simbolo verrà fatto decadere" (termine peraltro del tutto inappropriato: un contrassegno non decade, al più ne viene chiesta la sostituzione o viene ricusato, o ancora - ma solo se la documentazione presentata è incompleta, e non sarebbe questo il caso - viene dichiarato senza effetti)
Ora, premesso che i drogati di politica, i curiosi e i diretti interessati potrebbero legittimamente dispiacersi che nel messaggio di Rutelli, accanto a "ottima esperienza", manchi anche un solo cenno al fatto che l'esperienza della Civica per il governo del Trentino sia stata l'ispiratrice della Margherita nazionale, la tutela di cui parla Rutelli indubbiamente esiste. L'articolo 14, comma 6 del Testo unico per l'elezione della Camera, infatti, non ammette "la presentazione da parte di altri partiti o gruppi politici di contrassegni riproducenti simboli o elementi caratterizzanti simboli che per essere usati tradizionalmente da partiti presenti in Parlamento possono trarre in errore l'elettore": l'applicazione fatta sin qui della disposizione fa sì che siano tutelati i simboli (o parti di essi) anche quando il partito che si sente "clonato" non era presente nella legislatura in scadenza (altrimenti, per dire, il Msi di Saya e Cannizzaro nel 2013 si sarebbe visto accettare il simbolo, senza che gli si opponesse la somiglianza con la fiamma contenuta nel contrassegno di An, non rappresentata alle Camere dal 2008, proprio come la Margherita).
Hanno dunque ragione i liquidatori della Margherita e Rutelli? Nel dire che sono tutelati sì, dimenticano però che quella disposizione, a maggior ragione, vale per chi è rappresentato nel Parlamento attuale. E l'Unione per il Trentino non solo è rappresentata al Senato nel gruppo Per le autonomie (e il nome non è certo contenuto da pochi giorni, come quello dell'Udc nel gruppo Gal), ma ha anche partecipato alle elezioni politiche del 2013, in Trentino - Alto Adige, all'interno del contrassegno che conteneva anche il Pd e la Svp-Patt. Quel simbolo, è vero, è depositato localmente - accade solo per la Valle D'Aosta (Camera e Senato) e, appunto, per il Trentino - Alto Adige (solo Senato) - ma quel deposito equivale a quello fatto presso il Viminale e non risulta in alcun modo che la Margherita (maiuscola) allora si sia opposta. Non si capisce perché, dunque, Lorenzo Dellai che dell'esperienza dell'Unione per il Trentino (e, prima ancora, della Civica) è stato il promotore, non potrebbe inserire nel contrassegno della Civica popolare la sua margherita, al limite aggiungendo - se proprio - la parola Unione (senza il resto dell'emblema), così da non creare dubbi sul fatto che il fiore apportato sia il suo.
Quel simbolo composito, tra l'altro, lo si trova nello stesso sito dell'Archivio storico delle elezioni che Rutelli invita a consultare per ritrovare il simbolo dei Verdi Arcobaleno, anche se basta riaprire il nostro sito nella pagina in cui se n'e parlato prima che lo facesse Rutelli (dove, anzi, troverete il simbolo usato non alle europee del 1989, ma alle regionali del 1990: Rutelli dovrebbe essere contento che qualcuno se ne sia ricordato prima di lui...). Fa piacere che l'ex leader della Margherita si ricordi del suo primo uso del fiore, ma si lasci ricordare che la prima volta che una margherita apparve con certezza alle elezioni politiche fu il 1979, non a livello nazionale certo, ma il simbolo era finito nelle bacheche del ministero come gli altri.
Allo stesso modo, è nazionale e vale per tutta l'Italia il deposito come marchio dei simboli della Civica per il governo del Trentino e anche di un altro emblema con la stessa corolla della margherita e la scritta "Margherita" (ci si perdoni il bisticcio), registrata sempre a nome della Civica nel 2004, ma depositata nel 2000. Ora, da queste parti si sa bene che depositare un simbolo come marchio non comporta in automatico la legittimità dell'uso di un simbolo, ma il marchio se non altro testimonia che in tutti questi anni la margherita (minuscola) della Civica e dell'Upt è stata utilizzata con costanza e protetta, oltre che essere rappresentata in Parlamento nella legislatura appena finita: che a negarne l'uso a chi l'ha incarnata da sempre siano i titolari della Margherita nata dopo - e di cui a suo tempo Andrea Rauch ci aveva raccontato la travagliata genesi grafica - non ha davvero senso. 
Non dovrebbe preoccuparsi troppo di eventuali confusioni Francesco Rutelli, che correttamente ha ricordato di non aver accettato candidature avendo assunto "altri impegni professionali e personali" da rispettare, compreso quello di co-presidente del Partito democratico europeo, cui continuerebbe a fare riferimento l'altro partito fondato da Rutelli, Alleanza per l'Italia (non fosse che nel sito ufficiale l'esperienza risulta chiusa alla fine del 2016). Ne facesse ancora parte la Margherita e se fosse ancora operativa, avrebbe tutto il tempo per prepararsi alle elezioni europee del 2019 e sarebbe un debutto, visto che per Strasburgo non ha mai corso (nel 2004 si presentò nelle liste di Uniti nell'Ulivo). Aderendo ufficialmente al Pde, tra l'altro, non dovrebbe nemmeno raccogliere le firme (l'esperienza dei Verdi europei di quattro anni fa lo testimonia): e se qualcuno, a quel punto, ci facesse un pensierino?

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