martedì 22 gennaio 2019

Sardegna, la carica dei 24 simboli (dei 26 depositati)

Ieri sera si è chiusa la fase di deposito delle liste relativa alle elezioni regionali in Sardegna. Al di là delle possibili esclusioni, di cui si occuperanno in queste ore gli uffici elettorali, quest'operazione chiarisce il quadro delle candidature e, per quanto interessa qui, definisce quali simboli compariranno sulle schede sarde dei 26 che erano stati depositati in Corte d'appello a Cagliari entro le 20 del 14 gennaio: com'è noto, infatti, per le regionali sarde è prevista una procedura simile a quella dettata per le consultazioni politiche, con la presentazione dei contrassegni come primo atto del cammino verso le elezioni.
Ora si può dire che le liste in campo saranno 24 - per 7 aspiranti presidenti di regione - dunque quasi tutti gli emblemi ipotizzati in un primo tempo sono stati legati effettivamente a una lista che si presenterà agli elettori: soltanto due contrassegni di quelli originariamente depositati, infatti, non arriveranno sulle schede (e così nessuno potrà vederli, perché non sono stati divulgati). Si tratta dei simboli di Sardegna di Ines Pisano, unica formazione in origine legata a Ines Simona Pisano e venuta meno quando la magistrata ha scelto di non presentare la sua candidatura (per sostenere di fatto Massimo Zedda), e di Giovani sardi con Massimo Zedda, lista che avrebbe dovuto ampliare la compagine a sostegno dell'attuale sindaco di Cagliari. Gli altri simboli, invece, ci saranno: vale la pena vederli tutti, in una rapida carrellata.


Massimo Zedda

Campo progressista

Chi pensava che, fallito il progetto politico di Giuliano Pisapia, il nome Campo progressista fosse definitivamente tramontato, si sbagliava. A portare avanti quell'etichetta provvede Massimo Zedda, sindaco di Cagliari e fra i maggiori sostenitori dell'idea dell'ex primo cittadino di Milano. Sul piano grafico, per la verità, i due emblemi non sono affatto coerenti: oltre al bianco (e a un tocco di nero, quello per scrivere il nome della lista), unico colore presente in questo contrassegno - il primo depositato - è il rosso, che tinge le due "mezzelune" che quasi racchiudono, "a campo", la parte di fondo che comprende il titolo del progetto politico, come se fosse proprio un campo da delimitare.

Partito democratico

Nella coalizione a sostegno di Massimo Zedda era inevitabile che ci fosse il partito di maggioranza del centrosinistra, vale a dire il Partito democratico. In questo caso, il gruppo dirigente sardo ha scelto di modificare leggermente l'emblema, riducendo il logo di Nicola Storto e spostandolo in alto, per lasciare spazio in basso a un segmento verde con il riferimento al candidato presidente (una soluzione molto "veltroniana") e, subito sopra, una banda rossa con il nome della regione chiamata a rinnovare Presidenza e Consiglio regionale: gli stessi colori, ovviamente, della sigla del logo.

Liberi e Uguali - Sardigna

Alla fine il "sequestro" del simbolo di Liberi e Uguali è stato evitato e il gruppo di persone interessate è riuscito a presentare la lista con l'emblema desiderato: l'uso è stato concesso dalle quattro componenti originarie di LeU (compreso Possibile che in un primo tempo sembrava di altro avviso). In un certo senso la variante scelta rappresenta il "ritorno alle origini" per il simbolo di LeU: ciò non per il nome (semplicemente ridotto) e nemmeno per l'inserimento del riferimento "Sardigna", quanto piuttosto per la presenza evidente del nome del candidato da sostenere per la guida della regione. Quanto varrà la battaglia antisequestro?

Cristiano popolari socialisti

All'interno della coalizione a sostegno di Zedda sono solo due i simboli che non contengono riferimenti al candidato presidente. Uno dei due è proprio quello dei Cristiano popolari socialisti, stesso nome del gruppo che si era formato nel 2015 in consiglio regionale (non senza polemica, visto che le due forze originarie sembravano avere p. La traduzione in lista di quel gruppo vede l'impegno del Partito socialista italiano e dell'Unione popolare cristiana (tutt'altro che rara in Sardegna, da non confondere con i Cristiano popolari di Mario Baccini). Decisamente filoeuropeo appare il fondo circolare blu, con le stelle d'Europa disposte intorno alla sagoma bianca dell'isola.



Progetto comunista per la Sardegna

Ci si creda o no, in questo turno elettorale non ci sarà una sola coppia di falce e martello: ce ne saranno addirittura due. Una, quella di Progetto comunista per la Sardegna, è schierata a sostegno di Zedda (ed è l'altra formazione a non inserire nessun riferimento al candidato presidente). Al di là di quest'assenza, a colpire graficamente è soprattutto la coppia falce-martello (non troppo proporzionata) accostata alle immagini stilizzate, modernizzate e "specchiate" dei quattro mori: anche grazie al martello che ricorda la croce, sembra richiamato e "rinfrescato" il motivo centrale dello stemma regionale. In pratica si dice che il comunismo, lungi dall'essere un ferro vecchio, può essere una soluzione per un territorio; non tutti i comunisti rimasti, però, si schiereranno in questa lista.


Sardegna in comune

Con le liste citate sin qui, Sardegna in comune condivide la natura più politica che civica, anche se qui le due nature finiscono per mescolarsi. In questo caso, infatti, la formazione è il frutto dell'unione delle forze di Italia in Comune - il partito di amministratori guidato da Alessio Pascucci e Federico Pizzarotti - e di alcuni gruppi che prima erano legati a LeU, in particolare Possibile e Futura, la rete costituita da Laura Boldrini. La struttura grafica, tuttavia, non ricorda affatto quella di Italia in comune (e non si capisce bene il senso del "ventaglio" che contiene il nome della lista); tutt'al più, il semicerchio rosso inferiore rimanda in parte alla grafica di Sel, specie alla versione che conteneva il nome di Nichi Vendola.

Noi, la Sardegna con Massimo Zedda

Tra le liste dichiaratamente civiche a sostegno della corsa dell'attuale sindaco di Cagliari, Noi, la Sardegna con Massimo Zedda spicca per avere il simbolo in cui il cognome del candidato è più evidente. Il nome della formazione è chiaramente identitario, ma l'emblema non fa uso di alcuna grafica particolare legata alla Sardegna: niente sagome dell'isola, niente mori, nessun colore dello stemma (a parte il bianco ovviamente), ma un abbinamento cromatico blu-verde che è molto rilassante per l'occhio e in ogni caso ha una buona resa. 

Futuro comune con Massimo Zedda

Praticamente gli stessi colori, sia pure in tonalità un po' più chiare, sono alla base dell'ultimo degli otto simboli della coalizione politico-civica di centrosinistra, Futuro comune con Massimo Zedda. Qui, sul piano grafico, si ricerca una sorta di "effetto etichetta" che, assieme alle linee oblique e al segmento blu curvilineo, movimenta l'intero contrassegno. In questo caso, la parola "comune" sembra rimandare più al senso di comunità che all'esperienza amministrativa, ma in ogni caso si vuole sempre dare l'idea di una formazione dal carattere civico e costruita dalla base.


Christian Solinas

Partito sardo d'Azione

Principale forza a sostegno della candidatura di Christian Solinas, a capo di una nutrita coalizione di centrodestra (11 liste, la più ampia di questo turno elettorale), non poteva che essere il suo partito di provenienza, che però storicamente non fa certo parte di quell'area. Il Partidu sardu - Partito sardo d'azione sceglie di confermare lo schieramento già adottato alle politiche del 2018, a fianco della Lega (nelle cui liste è stato eletto al Senato); per l'occasione, il simbolo della croce con i quattro mori - il più antico d'Italia - contiene il riferimento alla candidatura a presidente di Solinas. L'unico, peraltro, di tutta la coalizione.


Forza Italia

Anche se ormai il centrodestra appare ovunque - e a maggior ragione in Sardegna - a trazione leghista, Forza Italia non poteva certo rinunciare a presentare proprie liste. Ecco allora l'emblema che rappresenta una variazione del simbolo utilizzato alle ultime politiche: la bandierina occupa metà del contrassegno, subito sotto c'è il nome di Silvio Berlusconi - del resto, la Sardegna è o non è la terra in cui lui ha annunciato la sua ricandidatura alle europee e in cui ha la sua residenza estiva a Porto Rotondo? - e al di sotto, al posto della parola "presidente", la dicitura "per la Sardegna".


Lega

Queste sono le elezioni regionali sarde del debutto per la Lega, che parte peraltro dal 10-11% delle scorse politiche (dietro Forza Italia, almeno in Sardegna, ma ora chissà...). Anche la Lega si presenta con il suo contrassegno che da oltre un anno la caratterizza, senza la parola "Nord", con Alberto da Giussano esportato senza troppi problemi anche in terra sarda e il nome di Matteo Salvini in grande evidenza. Ovviamente anche qui è stato tolto il riferimento alla candidatura a "premier" del leader leghista, sostituito da quello alla Sardegna. 


Fratelli d'Italia

Se nella coalizione di centrosinistra si è scelto di mettere su quasi tutti i contrassegni il nome del candidato Massimo Zedda, in questo caso i partiti principali hanno accentuato il più possibile il ruolo dei loro leader. Così non stupisce che Fratelli d'Italia abbia scelto, per le proprie liste, il contrassegno utilizzato alle elezioni politiche, che riduce il simbolo per fare spazio al nome di Giorgia Meloni. Evidentemente si è pensato che, in questo modo, il risultato sarà migliore. 


Unione di centro

In questo centrodestra allargato ad alcune componenti civiche non può mancare un altro attore politico tradizionale, cioè l'Unione di centro, che ha resistito alle proposte di coalizione più ampia fatte da Zedda ed è rimasto nel centrodestra. A dire il vero non si sono ancora viste in giro grafiche dell'Udc, per cui viene da supporre che l'emblema utilizzato in questo turno elettorale sia lo stesso di cinque anni fa, che nella parte superiore ha sostituito il riferimento all'Italia con quello alla Sardegna. Lo scudo crociato, in ogni caso, è sempre lì.

Riformatori sardi

Un altro grande classico della politica della Sardegna è costituito dai Riformatori sardi, tuttora guidati da Massimo Fantola, tradizionalmente schierati nel centrodestra e anche in questo caso si trovano dalla stessa parte. Il simbolo da molti anni a questa parte è sempre lo stesso, con i tre "conci" a formare il tricolore e un "sorriso" di sei stelle posato sopra la dicitura "Liberal democratici": una scelta cromatica e grafica che ricorda molto i simboli legati a Mariotto Segni (in particolare il Patto - Partito dei liberaldemocratici), dal quale Fantola e i Riformatori sardi non sono certo lontani.


Energie per l'Italia

Non poteva passare inosservato il simbolo di Energie per l'Italia, e non solo perché di fatto si riaffaccia sulla scena politica dopo quasi un anno di silenzio. I malati di grafica noteranno che è cambiata la font (da Nexa ad Arial Black); i #drogatidipolitica non possono non vedere le "pulci" del Pli di Stefano De Luca e Giancarlo Morandi (con la grafica precedente a quella ora in uso), del Pri e, addirittura, di Alleanza liberaldemocratica italiana, vale a dire il partito fondato da Silvia Enrico e Oscar Giannino (attualmente guidato da Franco Pasotti e Franco Turco), uno dei rarissimi casi in cui l'aeroplanino di carta finirà sulle schede elettorali. In tutto ciò, le lampadine del partito di Stefano Parisi sono sempre spente...


Unione democratica sarda

Tra le forze che fanno parte della compagine di centrodestra non manca nemmeno, come nel 2014, Unione democratica sarda - Progetto nazionalitario, nato nel 2002-2003 come evoluzione della sezione sarda dell'Udr cossighiana (non a caso, Uds ricorda molto Udr e la font usata è piuttosto somigliante, anche se manca il tricolore) e sempre presente dal 2004 in consiglio regionale. Sull'emblema spicca l'immagine del bronzetto del guerriero che rimanda all'epoca dei "popoli del mare", radice di unità del popolo sardo, come la scritta nel simbolo testimonia.


Fortza Paris

Parte della coalizione è anche il partito Fortza Paris ("Avanti insieme"), che nel 2014 aveva invece sostenuto la candidatura di Mauro Pili, ma in generale si è attestato su posizioni di centrodestra. Il simbolo del partito regionalista nato nel 2004 (dalla confluenza di Partito del Popolo Sardo, Sardistas e Unità del Popolo Sardo) è come sempre molto semplice, ma per quest'occasione è stato utilizzato un carattere più old fashioned ed è stata aggiunta la parola "Federalisti", inserita nel semicerchio rosso dove normalmente sta la parola "Fortza". 


Sardegna civica

Parte della coalizione a sostegno di Solinas è anche la lista Sardegna civica. Il nome non deve ingannare, nel senso che sarebbe facile pensare a una riedizione locale di Scelta civica (anche se l'idea dovrebbe essere subito accantonata, visto lo scarso successo del partito montiano a livello nazionale); in realtà si tratta di un progetto politico, guidato da Franco Cuccureddu, nato per "dare rappresentanza istituzionale alle migliori esperienze civiche, maturate nei comuni della Sardegna". Nel simbolo spicca la sagoma di un nuraghe che si staglia sul cielo azzurro sfumato, in un emblema in cui il rosso della bandiera sarda prevale sul verde.


Sardigna 2020 - Tunis

Ultimo emblema dell'affollata coalizione a sostegno di Solinas è uno dei più discussi: Sardegna 20Venti - Tunis, infatti, è la lista civica legata al consigliere regionale uscente di Forza Italia Stefano Tunis: inizialmente possibile candidato forzista alla presidenza della regione, ha comunque presentato questa formazione con la "benedizione" del coordinatore regionale forzista Ugo Cappellacci, cosa che ha accentuato non pochi malumori all'interno del partito. Interessante, nel contrassegno, la rilettura della bandiera sarda con l'anno 2020.


Francesco Desogus


MoVimento 5 Stelle

Si presenta sostenuto da un'unica lista Francesco Desogus e ciò era inevitabile, trattandosi del MoVimento 5 Stelle, che per l'occasione ha utilizzato l'emblema sfoggiato l'anno scorso per le elezioni politiche. Al di là di questo, è il caso di ricordare che il M5S è l'unica forza che in questo caso ha avuto bisogno di raccogliere le firme: com'è noto, nel 2014 il MoVimento non ha partecipato alle elezioni e nessuno dei consiglieri uscenti si è dichiarato rappresentante del gruppo politico, quindi nessuna esenzione è scattata. La raccolta, in ogni caso, è stata completata a tempo debito.


Paolo Maninchedda

Partito dei sardi

Nel 2014 aveva sostenuto il candidato del centrosinistra e presidente uscente Francesco Pigliaru. Questa volta, invece, il Partito dei sardi ha scelto una candidatura autonoma, presentando come aspirante guida della regione Paolo Maninchedda, presidente della forza politica indipendentista. Come allora, il simbolo è costituito dalla sagoma della Sardegna circondata dalle dodici stelle d'Europa e dal motto "Facciamo lo Stato". Perché, come si legge nel sito, "la sovranità della Nazione Sarda, essendo fondata sul consenso dei sardi, è originaria e non delegata dallo Stato italiano".


Andrea Murgia

AutodetermiNatzione

Altra candidatura autonoma è quella di Andrea Murgia, funzionario della Commissione europea sostenuto da AutodetermiNatzione, progetto politico originariamente voluto da Antony Muroni, presentatosi alle politiche del 2018 e poi proseguito con minore determinazione e varie defezioni (attualmente è guidato dal presidente Fabrizio Palazzari e dal segretario Bustianu Cumpostu). Se nel 2018 il simbolo era uno scarabeo, questa volta c'è la sagoma della sardegna campita a onde, con un risultato cromatico decisamente interessante.


Mauro Pili

Sardi Liberi

Ritenta la corsa per la presidenza della regione Mauro Pili, stavolta sostenuto non da quattro liste come nel 2014, ma da un unico emblema, quello del nuovo cartello elettorale Sardi liberi, frutto del cammino comune dei piliani di Unidos, di Progres (nel 2014 avevano sostenuto Michela Murgia) e di alcuni ex sardisti. I colori dominanti sono il verde e il blu scuro, la struttura è quella di un cerchio aperto, "tagliato" dalla fascia bianca in cui è contenuto il nome dell'aspirante presidente. All'interno dell'emblema ci sono anche il volto di uno dei mori bendati e un albero che ricorda l'albero sradicato che rappresenta proprio i "sardi liberi" (una rappresentazione simile era già presente nel simbolo di Irs).



Vindice Lecis


Sinistra sarda

Ultimo candidato alla presidenza a essere emerso è Vindice Lecis, scrittore e giornalista di lungo corso, per oltre trent'anni impegnato in testate del gruppo l'Espresso (tanta Sardegna ma non solo). Correrà sostenuto dalla lista Sinistra sarda, stesso simbolo che nel 2014 aveva sostenuto la candidatura di Pigliaru: in filigrana si legge la bandiera dei quattro mori, in primo piano c'è il simbolo composito di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani. Che nel frattempo hanno cessato l'attività, proseguita con il Pci; mantenere il vecchio simbolo, però, consentiva più facilmente di evitare la raccolta firme. Così riecco la Sinistra sarda, che si pone come "unico antidoto all'avanzata della destra".

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