sabato 27 maggio 2023

Siracusa, simboli e curiosità sulla scheda

Dopo Catania, il capoluogo più popoloso tra quelli chiamati al voto in Sicilia il 28 e il 29 maggio è Siracusa. Se elettrici ed elettori catanesi cambieranno necessariamente sindaco, a Siracusa l'amministrazione potrebbe restare nelle stesse mani: il primo cittadino uscente, Francesco Italia, infatti si ripresenta, in cerca del secondo mandato. Trova a sfidarlo altre 7 persone: sulla scheda le liste saranno ben 25 e meritano attenzione, anche perché le coalizioni in gioco sono ben 6. Di più, nel 2019 il consiglio comunale fu di fatto sospeso, per il voto contrario al rendiconto, mentre rimase in piedi la giunta. Vale giusto la pena ricordare che a Siracusa, come a Catania, vale la regola in base alla quale per vincere al primo turno al candidato più votato basta il 40%.

Ferdinando Messina

1) Democrazia cristiana

Il sorteggio ha collocato al primo posto Ferdinando Messina, candidato proposto dalla coalizione di centrodestra (che pure non copre tutta quell'area), già assessore e presidente del consiglio comunale. La sua compagine elettorale è senza dubbio la più numerosa, essendo formata da ben sette liste. Risulta estratta per prima quella della Democrazia cristiana: dei vari partiti che rivendicano continuità giuridica con la Dc storica, è quello alla cui segreteria è da poco approdato Totò Cuffaro. Il simbolo è lo stesso depositato al Viminale lo scorso agosto, con la bandiera bianca crociata e appena sventolante su fondo blu, collocata al centro tra la sigla e il nome.
 

2) #Lab - Laboratorio civico Siracusa 2023

Se la prima lista ha natura politica, la seconda si qualifica come nettamente civica. #Lab - Laboratorio civico Siracusa 2023 è una realtà locale di persone giovani che - lo si legge nei testi diffusi dalla lista stessa - si sono affacciate per la prima volta alla politica locale e all'impegno diretto. La lista, promossa da Salvatore Castagnino, ha come simbolo un fumetto fucsia con il "cancelletto" (pensato come rivolto soprattutto a un target giovanile) a fianco dell'abbreviazione bianca "lab", entrambe ben visibili sul fondo grigio del contrassegno (che contiene anche il resto del nome della formazione elettorale, in corpo molto più piccolo).   
 

3) Popolari e autonomisti - Noi con la Sicilia

Come a Catania, anche a Siracusa ha presentato una propria lista il gruppo di Popolari e autonomisti - Noi con la Sicilia, che vede uniti il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo e il Cantiere popolare di Francesco Saverio Romano. Il simbolo è proprio identico a quello annunciato sulle schede elettorali catanesi, con la colomba del Mpa nella parte inferiore, collocata sopra la bandiera che per il Cantiere popolare sarebbe tricolore, mentre qui prende i colori regionali (giallo e rosso, mentre lo stemma comunale ha come tinta dominante il verde); il tutto è racchiuso in una corona blu che contiene il resto del nome. 
 

4) Insieme

Il sorteggio ha continuato l'alternanza tra formazioni politiche e civiche. In quarta posizione, infatti, si trova Insieme, formazione che si qualifica già all'interno del contrassegno come "Lista Civica", mentre su Fb si definisce quale "progetto politico-sociale, creato su misura per Siracusa e per i cittadini". Non stupisce, in questo senso, la presenza di cinque sagome di persone (raffigurate a mezzo busto) disposte "a piramide", proprio a significare un'unione di persone; il disegno stilizzato è in qualche modo racchiuso in un arco multicolore composto da vari "conci" che ricorda sia un teatro greco (come quello locale ben noto) sia un emiciclo (quello del consiglio comunale).
 

5) Prima l'Italia - Siracusa protagonista

La quinta lista, secondo l'ordine di estrazione, unisce due forze distinte, come il simbolo mostra. Prima l'Italia, come si è ricordato, è vicina alla Lega (che nel 2018 - anche qui, come a Catania - si era presentata schierano nello stesso simbolo anche Noi con Salvini, ottenendo l'1,33% a sostegno di Francesco "Ciccio" Midolo), ma nel simbolo ha più rilievo - costituendo di fatto una "bicicletta" a ruote ineguali - il simbolo di Siracusa protagonista, che nel 2018 aveva già fatto parte della coalizione di centrodestra a sostegno di Reale "Paolo" Ezechia ed era stata promossa dall'ex deputato regionale Enzo Vinciullo (indicato con evidenza nell'emblema, sotto al semicerchio tricolore che contiene il nome dell'ex lista), ottenendo un significativo 7,5% (ma si era vista pure nel 2013, sempre con lo stesso candidato).  
 

6) Forza Italia

Non poteva mancare, all'interno della coalizione di centrodestra, la lista di Forza Italia, anche perché quella forza politica ha espresso proprio Ferdinando Messina. Rispetto a cinque anni fa la bandierina tricolore è molto più evidente, visto che è stato usato un contrassegno identico a quello coniato per le elezioni europee del 2014, con il vessillo stilizzato tutto contenuto nel cerchio e al di sotto solo il cognome di Silvio Berlusconi, senza alcun riferimento al comune in cui si vota, com'era stato invece cinque anni fa; allora la lista superò il 9,5% e risultò essere la migliore della coalizione, si vedranno i nuovi risultati tra poche manciate di ore.

7) Fratelli d'Italia

La coalizione di centrodestra è chiusa dalla lista di Fratelli d'Italia, che schiera esattamente lo stesso simbolo presentato nel 2018 (cioè il contrassegno che Fdi impiega alle elezioni - variazioni a parte - proprio dalle penultime elezioni politiche). Il simbolo, comunque ben noto, suggerisce una riflessione a partire dall'evidenza riservata al nome di Giorgia Meloni: nessun contrassegno di lista della coalizione di Ferdinando Messina contiene alcun riferimento al candidato sindaco. Ciò, ovviamente, non può essere casuale, ma deve considerarsi frutto di una precisa scelta da parte delle forze politiche e civiche di quella compagine.
 

Francesco Italia

8) Noi per la città

La seconda candidatura estratta è quella del sindaco uscente, Francesco Italia, imprenditore, arrivato al voto nel 2018 da vicesindaco di Giancarlo Garozzo e sostenuto al ballottaggio anche dal centrosinistra. In quest'occasione lo appoggiano quattro liste, la prima delle quali è Noi per la città. Pure sul piano visivo la formazione intende qualificarsi come lista civica (e non solo perché lo si trova scritto espressamente): sopra uno segmento multicolore (ricco di sfumature) si vedono vari monumenti della città, facilmente riconoscibili, come il teatro greco, il duomo e il santuario della Madonna delle lacrime.
 

9) Oltre - Movimento per la Rigenerazione

Seconda lista a sostegno di Italia è Oltre, formazione che aveva già partecipato alle ultime elezioni amministrative, allora a sostegno di Fabio Granata. Proprio Granata (già Pdl, tra i fondatori di Fli e poi di Green Italia nonché di #DiventeràBellissima, sostenitore di Italia al ballottaggio nel 2018) guida il movimento politico in cui si è trasformata la lista, che si è qualificato come Movimento per la RigenerAzione. Proprio questo nome figura nella parte inferiore del simbolo (abbinato a uno schizzo tricolore), mentre nella parte superiore c'è ancora il sole con due uccelli in volo a fianco, su fondo azzurro cielo, per dare l'idea dell'andare e del volare "oltre". La "A" di "Azione" maiuscola ricorda in qualche modo anche il ruolo che Italia riveste nel partito guidato da Carlo Calenda.

10) Siracusa Più Verde

Pure la terza lista della coalizione che appoggia la ricandidatura di Italia ha natura civica: a giudicare dal nome scelto, Siracusa più Verde, essa si rivolge a coloro che manifestano una sensibilità spiccatamente ambientalista e che hanno attenzione per il decoro della città e per la sua vivibilità. Il contrassegno elettorale, in coerenza con la denominazione individuata, è ovviamente a fondo verde; sotto al testo del nome, di colore bianco, si vedono un albero e un tappeto di fiori stilizzati, per raffigurare in concreto il taglio e il target della lista. In fondo questo è l'emblema più pieno e più carico dei quattro.
 

11) Francesco Italia sindaco

Quarta e ultima lista di questa coalizione è Francesco Italia sindaco, dunque quella più legata al primo cittadino uscente (nonché l'unica, a ben guardare, che contiene il riferimento al candidato sindaco). La lista aveva già concorso alle elezioni del 2018, ma la grafica è cambiata rispetto a cinque anni fa: se allora c'era una semplice fascia tricolore che appariva leggermente piegata al di sotto del nome, stavolta il tricolore è reso da due "mezzelune" (una verde e una rossa su fondo bianco) che racchiudono la denominazione della lista e delimitano anche lo spazio del contrassegno, insieme alla circonferenza blu. 

Giancarlo Garozzo

12) SiAmo Siracusa

Tra gli sfidanti di Italia c'è anche Giancarlo Garozzo, vale a dire colui che era sindaco quando Italia era il vice e che non si era ripresentato nel 2018. Questa volta torna a correre con il sostegno di tre liste. La prima, SiAmo Siracusa, si qualifica come formazione civica, che interpreta in modo graficamente originale l'accorgimento identitario-affettivo "SiAmo": la "a" non è semplicemente resa in maiuscolo (tutto il testo lo è) e con un colore diverso, ma è addirittura riportata con un corpo molto più grande, per cui il nome si può leggere anche "Siamo a Siracusa"; la forma della A ricorda pure quella del santuario della Madonna delle lacrime (in un primo tempo riportata nella grafica). Sullo sfondo si vede bene una stilizzazione dall'alto del Teatro greco.
 

13) Fuori Sistema per Siracusa

La seconda lista è già nota ai siracusani. Fuori Sistema per Siracusa, infatti, si era già presentata nel 2018, in appoggio a Francesco Italia (il nome intendeva contestare il "sistema Siracusa" al centro di indagini). In questo caso, invece, la formazione sostiene Garozzo e sembra mutare leggermente natura. Se pure cinque anni fa i colori erano arancione, marrone e senape, questa volta nel simbolo appare una bilancia (segno della giustizia, anche se i piatti non sono pari) e, soprattutto, nella parte superiore appare la "spunta alata" di Italia viva, partito al quale Garozzo appartiene dal 2019. 
 

14) Grande Siracusa

Ultima delle tre liste in corsa in appoggio a Giancarlo Garozzo (anche se in un primo tempo nelle grafiche ne erano contemplate quattro, includendo anche il simbolo di Cantiere Siracusa, poi non presentata) è Grande Siracusa, altra formazione civica che in questo caso è inedita, non avendo corso a precedenti elezioni. Lo sfondo del contrassegno è tinto di un insolito verdino molto tenue, sul quale sono stati inseriti un cuore bianco incompleto con bordo tricolore e una fascia - sempre bianca - con il nome della lista riportato in verde (anche se graficamente si potevano forse trovare soluzioni più efficaci). 
 

Renata Giunta

15) Renata Giunta sindaca

Quarta candidatura alla guida del comune di Messina, sempre seguendo l'ordine del sorteggio, risulta essere quella di Renata Giunta, esperta di scienze del lavoro e progettazione, nonché già a capo di Libera a livello locale. La sostengono quattro liste, a partire da quella a lei più vicina, Renata Giunta sindaca: il contrassegno della lista civico-personale impiega una grafica molto semplice, con il nome arancione, il cognome e il segmento inferiore color porpora e la sottolineatura del nome in blu (da segnalare l'uso del termine "sindaca" correttamente volto al femminile, anche per segnalare la discontinuità rispetto a proposte essenzialmente maschili).   
 

16) Partito democratico

Seconda lista in appoggio a Giunta è quella presentata dal Partito democratico, che ha scelto di convergere sulla candidata attuale, pur essendo stata proposta dalle altre forze politiche della coalizione; anzi, proprio la scelta finale di Giunta ha consentito la corsa comune del centrosinistra e del M5S nella medesima coalizione. Il simbolo schierato in queste elezioni è quello ufficiale del Pd, con l'aggiunta nella parte inferiore di un segmento verde, contenente il riferimento alla candidata sindaca (anche qui, dunque, è stata mantenuta la stessa formula testuale vista nel primo contrassegno analizzato). 
 

17) Lealtà e Condivisione - Progressisti Verdi e Sinistra

Come terza lista in appoggio a Giunta c'è Lealtà e Condivisione - Progressisti Verdi e Sinistra. La prima parte del nome si riferisce al movimento - nato come associazione - che nel 2018 aveva candidato come sindaco Giovanni Randazzo; la seconda fa chiaramente riferimento all'Alleanza Verdi e Sinistra, di cui riprende in parte la grafica (sostituendo la prima parola con "Progressisti", per indicare un'area più ampia rispetto ai partiti Europa Verde e Sinistra italiana). Nella parte superiore del contrassegno, su fondo rosso, è stato inserito il logo del primo movimento, che accosta le iniziali delle due parole principali (Le C), con una mano aperta all'interno della C (come a "battere il 5") 
 

18) MoVimento 5 Stelle

Ultima delle quattro liste che appoggiano la candidatura di Renata Giunta è il MoVimento 5 Stelle, che nel 2013 e nel 2018 aveva sostenuto un proprio aspirante sindaco (prima Marco Ortisi, poi Silvia Russoniello), mentre questa volta ha scelto di promuovere e accettare una coalizione più ampia. Il contrassegno schierato riproduce anche a Siracusa - come in tutt'Italia da vari mesi a questa parte - il secondo dei simboli ufficiali del M5S, identico a quello tradizionale nella parte superiore, mentre nella parte bassa è stato inserito - in un segmento rosso - il riferimento al 2050 come anno della neutralità climatica.    
 

Roberto Trigilio

19) Trigilio sindaco di Siracusa

La coalizione più ristretta di queste elezioni siracusane è quella che appoggia Roberto Trigilio, già consigliere del M5S e stavolta aspirante sindaco sotto le insegne di Cateno De Luca. In analogia a quanto visto a Catania, le liste sono due, concepite graficamente in modo omogeneo. La prima è Trigilio sindaco di Siracusa, con la lista scritta su fondo verde; subito sotto, però, c'è  una fascia rossa contenente il riferimento proprio a De Luca, mentre nella parte inferiore è stata inserita la miniatura del simbolo di Sicilia Vera, prima formazione fondata da De Luca e riconosciuta ufficialmente come partito.
 

20) Sud chiama Nord

La seconda lista della coalizione, ovviamente, non poteva che essere Sud chiama Nord, dunque il progetto elettorale avviato da Cateno De Luca prima delle elezioni politiche del 2022. Se a Catania il nome di De Luca era presente solo sull'altra lista mentre il candidato sindaco Gabriele Savoca era citato in entrambi i contrassegni, in questo caso accade il contrario: Trigilio sta solo sulla lista vista prima, mentre il simbolo di Sud chiama Nord (nella versione con la freccia nella prima "D") contiene solo il riferimento a De Luca, che - vista l'espressione impiegata sul simbolo - appare direttamente impegnato per la competizione elettorale di Siracusa.
 

Edgardo "Edy" Bandiera

21) Unione di centro

L'ultima coalizione presentata a Siracusa ed estratta - curiosamente il sorteggio ha collocato tutti i candidati sostenuti da coalizione uno dopo l'altro - è quella che appoggia Edgardo Bandiera, già candidato sindaco nel 2013 per Pdl, Centro democratico e due liste civiche. Lo sostengono tre liste, l'unica politica delle quali è quella dell'Unione di centro, cosa che segnala di fatto uno schieramento non completo del centrodestra a sostegno di Ferdinando Messina. Il simbolo dell'Udc è quello consueto, salvo la sostituzione - nel segmento superiore rosso - del riferimento all'Italia con quello al comune in cui si vota.
 

22) Edy Bandiera sindaco

La seconda lista è quella più vicina all'aspirante sindaco, citato non con il suo nome ma con il suo soprannome: Edy Bandiera sindaco (nel 2013 la formazione personale si chiama Con Edy per Siracusa). La grafica, in effetti, è piuttosto ordinaria e potrebbe essere adottata a Siracusa come altrove: il nome della lista (con il cognome del candidato in evidenza) è collocato nello spazio lasciato libero da uno spesso arco tricolore. Nessun riferimento locale, dunque, ma nazionale, con i colori dei partiti catch-all che sollecitano soprattutto un elettorato di centrodestra o, comunque, per lo meno moderato. 
 

23) Siracusa al Futuro

Ultima delle tre liste presentate a sostegno di Edy Bandiera è Siracusa al Futuro, con il nome scelto che propone dunque una visione proiettata in avanti per il comune chiamato al voto, senza dare alla proposta elettorale una particolare connotazione politica. L'idea viene resa graficamente con una grossa freccia gialla - nemmeno tutta contenuta nel cerchio del contrassegno - che punta verso destra e sulla quale è stata ospitata la parola "Futuro", dello stesso colore del fondo del simbolo (nessuna delle due tinte, come si è visto, è particolarmente legato all'iconografia ufficiale della città, mentre paradossalmente sono più vicine a quelle della squadra di calcio locale, con l'azzurro del fondo e il giallo-arancio del leone dello stemma). 
  

Michele Mangiafico

24) Movimento Civico4

Come accennato, il sorteggio ha collocato nell'ultima parte della scheda gli unici due candidati sindaci che risultano sostenuti da una sola lista. Il primo è Michele Mangiafico, già vicepresidente del consiglio comunale (con Progetto Siracusa), che ha costituito l'associazione proprio nel 2019: "un giorno, guardando il bugnato del portone d’ingresso di Palazzo Vermexio, [...] ho visto il numero '4' - ha dichiarato il candidato sul sito -. Nei lunghi mesi di assenza dell'assemblea degli eletti dalla nostra città, ho pensato al punto da cui ripartire per restituire a Siracusa un progetto ed una prospettiva. Il numero civico del luogo fisico dove si assumono le decisioni che possono cambiare in meglio, o in peggio, la vita di tutti noi, mi è apparso d’improvviso un compagno di viaggio importante sul cammino che ci separa dal 2023". Il simbolo contiene pure la sagoma di un bambino che viene condotto per mano dal genitore, come segno di un soggetto che guarda al futuro e accompagna. 

Abdelaaziz Mouddih

25) Vespri Siracusani

Ultima candidatura in queste elezioni è quella di Abdelaaziz Mouddih, imprenditore italo-marocchino nel settore della ristorazione attivo a Siracusa. La sua lista si chiama Vespri Siracusani: se il nome pesca nella storia dell'isola e del territorio e invita al risveglio e alla novità (mettendo insieme tra l'altro istanze di sinistra radicale e di destra sociale, queste ultime apportate dal potenziale vicesindaco Giuseppe Giganti), la grafica contiene una "foglia" tricolore, leggermente ripiegata su se stessa, accompagnata al nome della lista scritto in azzurro.

mercoledì 24 maggio 2023

Catania, simboli e curiosità sulla scheda

Le elezioni amministrative in Sicilia, previste per il 28 e il 29 maggio (in concomitanza con gli eventuali ballottaggi di gran parte delle altre regioni), si terranno in quattro capoluoghi di città metropolitana, Catania, Siracusa, Trapani e Ragusa. Di questi Catania è il più popoloso (oltre 300mila residenti, oltre 260mila elettori), ma paradossalmente non è il più affollato: le liste saranno 19 in tutto, a sostegno di sette aspiranti sindaci (i simboli sulla scheda saranno 20 a Trapani e addirittura 25 a Siracusa; solo a Ragusa saranno meno, toccando quota 15); nel 2018 le liste erano state 17, a fronte di 5 contendenti. Un dettaglio cui è bene prestare attenzione fin dall'inizio è la presenza nei simboli di varie versioni dell'elefante: si tratta dell'elemento caratteristico della città, presente anche nello stemma comunale. 
Di certo a Catania cambierà il sindaco: dopo la fine anticipata del mandato di Salvo Pogliese (iniziato nel 2018 e conclusosi, dopo due periodi di sospensione, nel 2022; l'ex sindaco, comunque, ora è senatore per Fratelli d'Italia) e l'interregno di due commissari straordinari prefettizi, ci sarà nuovamente un primo cittadino eletto (il maschile non è casuale: non ci sono donne candidate alla guida della giunta comunale).
 

Vincenzo Drago

1) Socialismo democratico - Vince Drago vince Catania

Il sorteggio ha collocato in prima posizl'one la candidatura di Vincenzo Drago, avvocato civilista (e pilota di aerei). Lo sostiene un'unica lista, denominata Socialismo democratico: essa è emanazione dell'associazione P.S.D.I. (Proposta Socialista Democratica Innovativa) - Socialismo democratico, di cui Drago guida il Dipartimento Sport e Salute. Se in un primo tempo si era depositato il simbolo tradizionale del sole nascente rosso su fondo bianco, questo è stato sostituito su richiesta della sottocommissione elettorale circondariale (pare dopo una diffida di Dino Madaudo, di Socialdemocrazia, pur ritenuta inconsistente da Drago): su un semplice cerchio rosso - "un bollino rosso, che allerta gli elettori sui seri rischi che correremo se a Catania non dovesse cambiare nulla", come si legge sul profilo del candidato - nel quale è stata inserita anche l'espressione "Vince Drago - Vince Catania", che si distingue per il duplice uso della parola "vince" (voce verbale e abbreviazione del nome di Drago). Impossibile non notare, peraltro, che il capolista è Antonio Pappalardo, già deputato Psdi.

Lanfranco Zappalà

2) Lanfranco Zappalà sindaco

Pure la seconda candidatura estratta è sostenuta da un'unica formazione. In questo caso l'aspirante sindaco è Lanfranco Zappalà, vicepresidente uscente del consiglio comunale e consigliere per una trentina di anni (l'ultima volta venne eletto con il Pd, ora era nel gruppo misto). Già da molti mesi Zappalà aveva annunciato la sua intenzione di candidarsi, stavolta non solo come consigliere: il simbolo della lista Lanfranco Zappalà sindaco, molto semplice, contiene il nome del candidato nella parte superiore blu (con due segmenti di colore rispettivamente azzurro e rosso, mutuati dallo stemma cittadino) e il riferimento alla carica di sindaco nel segmento inferiore bianco, subito sotto a una sottile striscia tricolore (il simbolo però ricrd quello di Slvo Pogliese sindco). Si apprende che anche la Dc-Sandri sostiene Zappalà. 

Maurizio Giuseppe Giacomo Caserta

3) Alleanza Verdi e Sinistra

Dopo due candidature monolista, ne è stata estratta una delle tre legate a una coalizione. Terzo aspirante sindaco è Maurizio Caserta, ordinario di economia politica presso la locale università: lui è stato scelto come candidato da un centrosinistra allargato, una coalizione che conta sei liste. La prima sorteggiata è quella dell'Alleanza Verdi e Sinistra, che sostanzialmente recupera il contrassegno già usato alle elezioni politiche lo scorso anno (e anche nel turno di amministrative appena celebrato). Nella parte inferiore, però, sotto i loghi di Europa Verde e di Sinistra italiana è stato ricavato lo spazio per inserire il riferimento al candidato: la soluzione grafica sembra poco elegante e il fregio elettorale sembra ancora più "pieno" e "carico". 
 

4) MoVimento 5 Stelle

Nessuna sorpresa grafica, anche minima, arriva invece dal MoVimento 5 Stelle, che anche a Catania impiega il suo secondo simbolo ufficiale (quello che contiene il riferimento al 2050 su fondo rosso), ma di fatto costantemente utilizzato nell'attività politica ed elettorale. Certamente per il M5S catanese si tratta della prima alleanza con il Pd (e più in generale con il centrosinistra) a livello locale, dopo le corse autonome precedenti nel 2013 e nel 2018 (cui aggiungere quella del 2008 degli Amici di Beppe Grillo): il risultato finale della lista, oltre a quello della coalizione, sarà interessante anche per valutare come l'accordo sarà stato accolto dal corpo elettorale. 
 

5) Con Bianco per Catania

Si è conservato del tutto identico rispetto a cinque anni fa il simbolo della lista Con Bianco per Catania, con la differenza che allora era stata presentata proprio per sostenere la ricandidatura dell'ex sindaco (in quel caso uscente) ed ex ministro Enzo Bianco, mentre questa volta la medesima lista concorre al sostegno di Caserta come aspirante primo cittadino. La riproposizione di questa lista mostra che Bianco - pur se escluso in partenza dalla competizione elettorale per effetto di una sentenza della sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti siciliana che lo ha reso incandidabile - mantiene un certo peso nel contesto catanese.
 

6) Partito democratico

La quarta lista della coalizione di centrosinistra è quella del Partito democratico, che - a differenza del 2008 e del 2013 - nel 2018 non aveva direttamente concorso alle elezioni (c'era invece la civica Primavera per Catania, che del Pd aveva mantenuto se non altro i colori). In questo caso è stato schierato il simbolo ufficiale, giusto un po' ridotto per lasciare spazio - nella parte inferiore - a un segmento rosso contenente l'indicazione del candidato sindaco (un inserimento riuscito senz'altro meglio, sul piano grafico, rispetto a quanto si è visto prima con il simbolo elettorale della lista dell'Alleanza Verdi e Sinistra).
 

7) E' l'ora del popolo con Riccardo Tomasello

Fa parte della coalizione di centrosinistra anche il movimento civico E' l'ora del popolo, basato soprattutto sugli ideali di solidarietà e fraternità e guidato da Riccardo Tomasello, imprenditore impegnato nel sociale e nell'associazionismo. Se lo scorso autunno Tomasello aveva annunciato la sua candidatura come sindaco, pochi giorni prima della presentazione delle liste si era ritirato, scegliendo di appoggiare proprio Caserta. Si trova così nella sua compagine elettorale il simbolo che contiene, oltre al nome del movimento, una figura umana stilizzata che impugna e solleva una bandiera, volendo appunto citare il protagonismo popolare (la figura, in qualche modo, richiama la posa della Libertà del dipinto più famoso di Delacroix).  

8) Maurizio Caserta per Catania

La coalizione che sostiene la candidatura di Caserta alla guida del comune di Catania si completa con la lista civica e "personale" (nel senso di più vicina all'aspirante sindaco) Maurizio Caserta per Catania. Se desta un minimo di curiosità il carattere con cui è stato scritto il nome del candidato sindaco (soprattutto per la foggia della "R", ma il font sembra persino troppo sottile), non può certamente passare inosservato l'elefante multicolori che nella forma richiama ovviamente la Fontana dell'elefante di Giovanni Battista Vaccarini, uno dei monumenti più caratteristici e identificativi (oltre che identificabili) della città.
 

Enrico Trantino

9) Forza Italia

La coalizione più nutrita di questo appuntamento elettorale catanese, con sette formazioni in tutto, è quella di centrodestra che ha deciso di convergere sulla candidatura di Enrico Trantino. Il sorteggio ha collocato in prima posizione la lista di Forza Italia, che per l'occasione schiera un simbolo abbastanza simile a quello visto nel 2018 (allora fu il più votato): la bandierina tricolore di Cesare Priori, leggermente debordante, è collocata sopra al cognome del fondatore e presidente del partito, Silvio Berlusconi (reso più evidente rispetto a cinque anni fa).
 

10) Popolari e autonomisti - Noi con la Sicilia

Seconda lista della coalizione è Popolari e autonomisti - Noi per la Sicilia: si tratta della formazione che federa il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo (non a caso la colomba visibile nella parte inferiore è proprio quella del Mpa) e il Cantiere popolare - già Popolari di Italia domani - di Saverio Romano. Il simbolo è praticamente identico a quello usato dalla lista comune dei due gruppi presentata alle elezioni regionali che si sono tenute lo scorso anno, dunque mantiene i colori della Sicilia (è stato tolto solo il riferimento alla candidatura di Schifani, senza sostituirlo con altro nella parte inferiore).
 

11) Grande Catania

Il caso ha voluto che il sorteggio collocasse subito dopo la lista Popolari e autonomisti - Noi con la Sicilia quella della formazione Grande Catania, che aveva già partecipato alle due precedenti elezioni e si era configurata come particolarmente vicina all'ex presidente regionale Raffaele Lombardo (come dunque la lista analizzata subito prima). Il simbolo si è conservato identico rispetto a cinque anni fa, con il "pollice recto" di facebookiana memoria collocato - insieme al nome della lista - su un fondo rosso (con un leggero riflesso bianco in alto a sinistra per dare l'impressione della tridimensionalità).
 

12) Democrazia cristiana - Noi moderati

Rispetto alle elezioni del 2018 manca questa volta tra i simboli del centrodestra quello dell'Unione di centro; in compenso è stata presentata la lista della Democrazia cristiana, quella che ha appena eletto alla segreteria nazionale Totò Cuffaro. Il simbolo, infatti, è lo stesso depositato al Viminale in occasione delle ultime elezioni politiche e impiegato già in passato in Sicilia (con la bandiera bianca crociata di rosso che sventola su fondo blu); il contrassegno contiene anche il riferimento - solo testuale, senza riprenderne la grafica - a Noi moderati, dunque all'aggregazione elettorale che è diventata partito e continua a riconoscersi nella guida di Maurizio Lupi. 

13) Fratelli d'Italia

Non poteva mancare all'interno della coalizione di centrodestra la lista di Fratelli d'Italia. Non solo perché da mesi è la forza politica che gode di maggiore consenso in quell'area politica, ma anche perché proprio quel partito ha proposto la candidatura di Trantino (figlio dell'ex deputato missino e poi di Alleanza nazionale Vincenzo), già tra i fondatori di #DiventeràBellissima (vicina all'attuale ministro Nello Musumeci) e con un impegno politico-amministrativo già precedente. Il simbolo è lo stesso di cinque anni fa, dunque identico a quello usato a partire dalle elezioni politiche del 2018.
 

14) Prima l'Italia

In occasione del precedente appuntamento elettorale catanese, la Lega aveva presentato una propria lista, affiancando nel contrassegno il proprio simbolo a quello di Noi con Salvini. Questa volta il partito di Matteo Salvini ha scelto - com'è accaduto altrove - di schierare il simbolo di Prima l'Italia, con il nome collocato su fondo blu sfumato e a fianco un piccolo elemento tricolore curvilineo; non è stata introdotto alcun riferimento territoriale o al candidato sindaco sostenuto. La volta scorsa la lista Lega - Noi con Salvini era stata la peggiore della coalizione; si vedrà questa volta se una scelta più "anonima" (ma comunque riconoscibile) avrà avuto migliore accoglienza. 
 

15) Enrico Trantino sindaco per Catania

L'ultima lista della coalizione di Trantino, secondo l'ordine stabilito dal sorteggio, è quella più vicina al candidato e si chiama semplicemente Enrico Trantino sindaco per Catania. Il simbolo scelto per questa formazione è sicuramente piuttosto anonimo, con il cognome in maggiore evidenza su fondo bianco, mentre il nome e la parola "sindaco" sono collocate ciascuna in un parallelogramma (uno rosso e uno blu, stessi colori dello stemma cittadina); nella parte inferiore, infine, ci sono due piccole tracce di gesso, una verde e una rossa, per creare l'impressione del tricolore nazionale (un po' come i pastelli dei Progressisti del 1994, ma era tutt'altra parte politica). Concorrono alla lista anche candidati espressione di Italia viva e Azione. 
  

Giuseppe Giuffrida

16) Giuseppe Giuffrida sindaco

Esaurite le due coalizioni principali, il sorteggio ha proposto la candidatura di Giuseppe Giuffrida, avvocato e impegnato sul piano sociale: lo sostiene l'associazione Catania risorge e ha raccolto l'appoggio anche degli ex M5S Nicola Morra e Barbara Lezzi. In questo appuntamento elettorale potrà contare su una sola lista, denominata semplicemente Giuseppe Giuffrida sindaco: il simbolo di fatto è costituito da un "fumetto" stilizzato, anzi, due fumetti sovrapposti (uno rosso e uno blu, dunque tornano anche qui i colori cittadini), con il nome della lista inserito nel fumetto blu insieme a un piccolo elefante a proboscide sollevata.
  

Gabriele Savoca

17) Sud chiama Nord

Penultimo candidato sindaco è Gabriele Savoca, anch'egli avvocato. Potrà contare su due liste che non lasciano dubbi sulla matrice della candidatura. La prima formazione estratta, infatti, è Sud chiama Nord, vale a dire il progetto politico-elettorale allestito da Cateno De Luca in occasione delle ultime elezioni politiche e che ha trovato persino rappresentanza parlamentare. La struttura del simbolo è la stessa di allora (segmento rosso su fondo giallo), ma il nome della forza politica stavolta ha il massimo rilievo (ed è stata recuperata l'idea della freccia, stavolta nella prima "D"), mentre nella fascia rossa è stato inserito il riferimento al candidato sindaco.
 

18) Sicilia Vera - De Luca per Catania

Il riferimento diretto a Cateno De Luca, a dimostrazione del suo impegno nella comperizione, è stato invece inserito nell'altra lista, chiamata appunto Sicilia Vera - De Luca per Catania: è proprio il cognome dell'ex sindaco di Messina (e attuale candidato sindaco a Taormina) la parte più evidente del contrassegno (persino più del riferimento al candidato sostenuto); nella parte inferiore - anche qui la struttura grafica è simile - è stata inserita la miniatura del simbolo di Sicilia Vera, cioè la formazione che Cateno De Luca ha fatto inserire a suo tempo nel registro dei partiti politici prima di Sud chiama Nord. 
 

Giuseppe (Peppino) Lipera

19) Movimento popolare catanese

Il quadro delle candidature alle amministrative di Catania si completa con Giuseppe Lipera (chiamato anche Peppino), anch'egli avvocato, ma già consigliere comunale radicale in anni passati. Se la sua candidatura si qualifica come civica, il nome scelto per la lista - Movimento popolare catanese - rimanda a oltre un secolo fa, al movimento fondato dall'ex sindaco di Catania Giuseppe De Felice Giuffrida (proprio Lipera aveva concorso all'apertura di un circolo a lui intitolato un anno fa). Nel simbolo, su fondo blu sfumato, oltre al cognome giallo del candidato spicca un elefante "rampante" di colore grigio.

lunedì 22 maggio 2023

Noi moderati, nuovo simbolo per diventare partito

Si è celebrato lo scorso fine settimana (20 e 21 maggio dunque) a Roma il primo congresso di Noi con l'Italia, di fatto interpretato come l'assise fondativa di Noi moderati, nata come quarta lista del centrodestra in vista delle elezioni politiche del 2022 e in procinto di trasformarsi in partito. 
La storia si ripete, sia pure con qualche variante. Nel 2018, come si ricorderà, Noi con l'Italia era nata a sua volta come "quarta gamba" elettorale del centrodestra, grazie all'apporto di Direzione Italia, Scelta Civica, Fare!, Cantiere Popolare, Movimento per le Autonomie e un numero rilevante di fuoriusciti da Alternativa popolare (incluso il futuro leader, Maurizio Lupi); il soggetto elettorale si era completato con l'apporto (graficamente invisibile) di Identità e Azione e quello (ben evidente sul piano visivo) dell'Unione di centro, che al simbolo simil-Pdl con tricolore pennellato su fondo blu aveva accostato lo scudo crociato. L'esito non era stato memorabile (1,3% alla Camera), vari pezzi - a partire da Udc e Idea, come pure i fittiani di Direzione Italia - si erano distaccati in fretta, ma gli altri avevano creduto opportuno continuare il cammino comune, trasformando Noi con l'Italia in un partito e portando Lupi alla presidenza. Quasi cinque anni dopo, Maurizio Lupi si ritrova a guidare la costruzione di una nuova forza politica centrista e moderata, avendo come base di nuovo l'aggregazione sperimentata alle ultime elezioni politiche (con un risultato ancor meno soddisfacente rispetto al 2018, essendo stato mancato l'obiettivo dell'1%) e dovendo contare già su defezioni rilevanti: quella più significativa riguarda ancora una volta l'Udc, che pare intenzionata a seguire un altro percorso (magari quello con Gianfranco Rotondi, per riunire il vecchio nome della Dc allo scudo crociato), ma altre forze sembrano pronte al nuovo cammino.
La mozione che proponeva la conferma di Lupi alla presidenza (l'altra indicava come nuovo leader Andrea Galli, modenese, ex Forza Italia, che nelle scorse settimane ha lanciato dure accuse contro lo stesso Lupi e la sua gestione del partito) tracciava in modo piuttosto netto il percorso di cui si diceva: "Il nome 'NOI moderati' oggi individua un gruppo parlamentare, cioè un insieme di persone, ognuna con la sua storia, la sua sensibilità culturale e politica, che si esprime unitariamente nella massima istituzione della nostra Repubblica, quel Parlamento che rappresenta la nazione [...]. Il nome 'NOI moderati' però illumina anche il nostro futuro, ci dà un compito che potrebbe avere la sua prima verifica elettorale nelle prossime elezioni europee, ma che avrà la sua prima verifica reale nel lavoro che noi, 'Noi con l'Italia' saprà fare da subito sui territori, nelle città, nei quartieri, nelle periferie, in mezzo ai bisogni di cui la politica, noi, 'Noi con l'Italia', deve farsi interprete e nei confronti dei quali le ideologie storiche e i partiti che ad esse continuano a fare riferimento si sono dimostrati inadeguati".
Certamente sarà parte di quel percorso Italia al Centro di Giovanni Toti: del resto, proprio Noi con l'Italia e il partito guidato dal presidente della giunta ligure erano stati i primi soggetti a unirsi in vista delle elezioni politiche del 2022 (prima che si aggregassero anche Coraggio Italia e Udc). Toti stesso ha tenuto il penultimo intervento della giornata congressuale di ieri, subito prima delle parole di Lupi: l'alleanza-nucleo che aveva anticipato Noi moderati viene dunque confermata, nel tentativo di dare maggiore consistenza all'aggregazione centrista, magari potendo contare anche sulle forze territoriali che in varie elezioni hanno costruito liste che hanno partecipato - a volte con successo ed eleggendo consiglieri, a volte meno - alle competizioni locali e che potrebbero rappresentare il nascente partito a livello comunale o regionale.
Tra gli altri interventi congressuali si devono registrare quelli di Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida ed Eugenia Roccella per Fratelli d'Italia, Antonio Tajani per Forza Italia e Matteo Salvini per la Lega; eppure per i #drogatidipolitica è molto più meritevole di interesse quello che ha preceduto le parole di Lupi. Lo ha pronunciato Ignazio Messina, segretario dell'Italia dei Valori. Di fatto quel discorso ha sancito la partecipazione dell'Idv al percorso costituente di Noi moderati: non a caso da qualche settimana Messina risulta tra i vicecoordinatori politici di Noi con l'Italia (tra i vice dunque di Renzo Tondo). Ci si può volendo stupire di questa scelta, ma in effetti già in vista delle elezioni del 2022 l'Idv aveva appoggiato proprio Noi moderati, scegliendo per la prima volta il centrodestra a livello nazionale. 
Tre soggetti politici con "Italia" nel nome, dunque, hanno scelto di dare una struttura più stabile a Noi moderati. Nella stessa occasione è stato lanciato pure il nuovo simbolo che dovrebbe accompagnare il percorso e che sostituisce quello - assai poco felice sul piano grafico, vista la struttura di matrioska di terzo grado - che era finito sulle schede elettorali il 25 settembre 2022. Il blu iniziale del fondo si è fatto sfumato, dall'azzurro al blu scuro; il nome è rimasto uguale, ma ora è scritto in un carattere "bastoni" corsivo e marcato (simile al Nexa) oltre che ombreggiato, con la parola "Noi" sempre maiuscola e in evidenza e la parola "moderati" tinta di giallo; sotto una piccola onda tricolore c'è uno spazio vuoto, magari per contenere il nome del leader o del candidato. Viene facile pensarlo perché il nuovo simbolo, in effetti, non è del tutto nuovo: in occasione delle elezioni regionali lombarde di quest'anno, infatti, era già stato anticipato dal contrassegno della lista che univa Noi moderati e Rinascimento di Vittorio Sgarbi. Graficamente la qualità è migliorata (e non ci voleva molto...), ma bisogna ammettere anche che il nuovo simbolo appare piuttosto anonimo, tutto basato sui colori (quelli in cui forse può riconoscersi la persona moderata di centrodestra) e senza il minimo tentativo di individuare un elemento simbolico per rappresentare quell'area. Forse lo si è fatto per evitare di rischiare soluzione graficamente discutibili, ma è comunque un peccato non aver provato a tradurre in grafica un'idea.

venerdì 19 maggio 2023

Simboli sotto i mille (2023): ... alla fine (di Massimo Bosso e Gabriele Maestri)

Il viaggio elettorale nei comuni sotto i mille abitanti cambia completamente scenario quando si abbandona il Nord (e qualche regione del Centro dalle caratteristiche piuttosto simili a quell'area) e si passa alle località del Centro-Sud. Non mancano anche qui alcune liste legate a piccoli movimenti politici; tuttavia, come ormai siamo abituati a vedere da alcuni anni, sono frequenti (e in qualche caso si può ben dire che prolificano) le liste di cui, a rigor di logica, è praticamente impossibile giustificare la presenza, a meno di supporre - ma indagare sui singoli casi non spetta a noi - che si tratti di candidature presentate essenzialmente allo scopo di ottenere licenze elettorali. Il riferimento, per chi non lo ricordasse, è all'istituto previsto dall'art. 81, comma 3 della legge n. 121/1981 (Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza): sulla base di questo, "Gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda, al di fuori dell'ambito dei rispettivi uffici e in abito civile".
Come si possono individuare queste liste? In alcuni casi è facile: i contrassegni elettorali sono molto semplici (con impegno minimo sulla grafica e sui nomi, con uso abbondante di "Insieme" e "Svolta") e per giunta spesso si sono visti in passato in altri comunelli; non mancano però casi di simboli leggermente più elaborati, magari presi dal web. Se si ha la possibilità di passare in rassegna le candidature legate a quei contrassegni - dunque se si trovano i manifesti sui siti dei comuni - ci si trova spesso davanti a liste di 10 candidati (oltre all'aspirante sindaco, ma il gruppo può essere più ridotto), tutte persone in età lavorativa; molti di quei nomi, per chi ha buona memoria, sono già apparsi in altre competizioni e, per giunta sono pluricandidati in microcomuni e regioni diverse; quanto ai programmi, sono pressoché tutti uguali o, comunque, molto generici. Va riconosciuto che in altri casi l'individuazione di queste liste è più difficile, specialmente se si mimetizzano come piccoli movimenti locali; il verdetto delle urne, tuttavia, anche in quei casi lascia pochi dubbi, visto che generalmente quei simboli raccolgono uno o due voti, ma spesso anche zero, tranne in qualche caso in cui è presente una sola lista locale.
Il fenomeno delle "liste per le licenze" interessa essenzialmente le regioni del Molise, Abruzzo, Lazio e Campania, mentre risulta pressoché inesistente nelle altre; andiamo in ogni caso con ordine e riprendiamo il viaggio dopo il tragitto dal Piemonte alle Marche. Attention, prêts? Si parte! 

Le prime tappe di questo nuovo cammino sono in Lazio: i comuni interessati sono sette, in tutti ci sono liste esterne. Consideriamo innanzitutto il Movimento sociale Fiamma tricolore, partito politico che nulla ha a che spartire con le "liste per le licenze": i "fiammisti" si sono presentati a Campodimele (in provincia di Latina) e Roccagiovine (in provincia di Roma), piccole località di cui riparleremo, e anche in un comune decisamente più grande, Aprilia (Lt), che ha oltre 74000 abitanti. Il risultato, in ogni caso, nei microcomuni che qui interessano è stato pessimo: zero voti a Campodimele e solo uno (pari allo 0,57%) a Roccagiovine: considerando che in quest'ultimo comune erano presenti ben sei liste (e non è il record di questa tornata), ma l'unica formazione locale aveva ottenuto il 90,23%, ottenere uno dei tre seggi di opposizione non era un'impresa impossibile.
Il movimento Italia dei Diritti, da sempre attivo nei piccoli comuni laziali con una presenza costante nelle rispettive elezioni amministrative, ha fatto le cose in grande e ha concorso con proprie liste - tutte complete di dieci nomi - in tutti e sette i centri al voto. I risultati? Zero voti a Cervara di Roma, Campodimele, Rocca Sinibalda (Ri) e Varco Sabino (Ri); un solo voto a Filettino (Fr) e Belmonte in Sabina (Ri), mentre a Roccagiovine - comune in cui il candidato sindaco era il leader del movimento, Antonello Rocco De Pierro - sono arrivati 15 voti (8,62%) e anche i tre consiglieri comunali della minoranza, poiché la lista ha ottenuto quasi tutti i voti non attribuiti alla formazione vincitrice. Al di fuori di questo caso, però, questa volta la sortita elettorale di Italia dei Diritti è stata sostanzialmente un flop.
In cinque di questi comuni - con schede elettorali piuttosto affollate, soprattutto a Cervara e Campodimele (rispettivamente 374 e 778 abitanti): per ciascuno dei due enti si sono affrontate 8 liste e a Campodimele sarebbero state 9 se fosse stata ammessa anche L'Alternativa, il cui candidato sindaco era Fabrizio Pignalberi - si è presentato un altro movimento già noto a chi legge questo sito, vale a dire Progetto Popolare: il soggetto politico, che ha base a Colleferro, concorreva a Cervara di Roma, Roccagiovine, Filettino, Campodimele e Varco Sabino, sempre con liste complete. Se in passato il simbolo aveva ottenuto qualche risultato, questa volta i presentatori sono riusciti nell'incredibile impresa di non prendere nemmeno un voto in alcuno dei cinque comuni, suscitando forti perplessità sull'effettivo scopo politico di queste presenze.
A Varco Sabino troviamo la prima lista presentata da L'Altra Italia, movimento che si è già incontrato in passato nei nostri viaggi. La presenza lì non era casuale: in questo comune l'aquila fiammata nel 2018 elesse i tre consiglieri di minoranza con 9 voti (7,26%), essendo l'unica altra lista presente oltre a quella risultata vincitrice. giocando sul fatto che erano la seconda lista presente. Il candidato sindaco in corsa quest'anno, pugliese (e tesoriere del movimento), è diverso rispetto all'aspirante del 2018, ma nel turno elettorale appena celebratosi le liste locali erano due e non più una sola: la seconda, Insieme per Varco, ha raccolto solo 14 voti (12,73%), ma questi sono bastati per ottenere tutti e tre i seggi di minoranza, visto che a L'Altra Italia è rimasto un solo voto a disposizione.
Il Movimento politico Libertas si è presentato a Rocca Sinibalda e Belmonte in Sabina, cioè curiosamente i due comuni "sotto i mille" del Lazio nei quali non concorreva Progetto Popolare: quella doppia partecipazione ha raccolto solo due voti (0,40%) a Rocca Sinibalda, mentre a Belmonte il risultato è rimasto a quota zero. Per restare in argomento, a Roccagiovine si è invece presentato il Movimento politico Veritas, piuttosto enigmatico a prima vista, anche per un minimo di assonanza con la formazione citata subito prima. La storia dei due gruppi, in effetti, è almeno in parte collegata, visto che facevano entrambi riferimento ad Antonio Fierro (presidente prima di Veritas, il cui simbolo è finito nelle bacheche del Viminale già nel 2013, poi di Libertas), anche se alle ultime elezioni politiche il simbolo del Mpl era stato depositato sia da Paolo Oronzo Magli (candidato sindaco alle ultime elezioni romane) e da Fierro, ma il primo era stato ricusato (per l'uso della parola "Libertas" in uno scudo) e il secondo non era stato ritenuto in grado di contrassegnare liste (per carenze nella documentazione). Di certo erano ignari di tutto questo le elettrici e gli elettori di Roccagiovine: nessuno di loro ha scelto il simbolo di Veritas (per l'occasione arricchito con la sigla "DC" in grande evidenza: chissà che ne penserebbero Gianfranco Rotondi, Totò Cuffaro e altri soggetti interessati alla Democrazia cristiana...).
Sempre a Roccagiovine si è presentata pure Alternativa sociale italiana, forza politica reale, con base a Castrovillari, in trasferta per la prima volta fuori dalla Calabria: il capolista, Nicola Aronne, è in effetti l'animatore di quel soggetto politico, mentre la candidata sindaca è nata nella non troppo lontana Tivoli. La lista, che è riuscita a convincere perlomeno un elettore - facendo meglio di due delle sei formazioni in lizza - per l'occasione ha inserito nel proprio simbolo l'espressione "Lega autonomia", con la prima parola in decisa evidenza, collocata su fondo blu, scritta in giallo e in carattere Optima, lo stesso che caratterizza la Lega Nord dal 1992 e tuttora è usato dalla Lega salviniana (la stessa soluzione della parola gialla su fondo blu ricorda un po' gli attuali contrassegni leghisti); non risulta che la lista abbia avuto problemi di ammissibilità per quelle scelte verbali e grafiche, in più va detto che il capolista lo scorso anno si era proposto come aspirante sindaco a Carpanzano (Cs) proprio con la Lega. 
Solo a Campodimele si trova la lista I Cittadini delle Culture e Colture d'Italia, con un simbolo piuttosto elaborato e con vari tocchi naïf. Del movimento politico non si sa nulla, ma se non altro il candidato sindaco, Antonio Pelagalli, ha divulgato la sua candidatura su Facebook e in loco, affiggendo manifesti e distribuendo opuscoli: sarà per questo che, se non altro, almeno un voto a Campodimele per la lista è arrivato (mentre 4 candidati sindaci su 8 sono rimasti a bocca asciutta). on abbiamo altre info su questo movimento, che ottiene un solo voto. 
In proporzione è andata peggio a L'Alternativa, collegata al movimento Più Italia di Fabrizio Pignalberi e - come si è detto - esclusa a Campodimele (per l'incandidabilità di alcuni componenti della lista), ma ammessa a Cervara e a Filettino: in entrambi i comuni la casella di scrutinio è rimasta vuota. Guardando proprio a Cervara, la lista Cervara Futura - forse quella con il contrassegno più curato in assoluto - ha vinto con il 64,69% staccando di molto le formazioni Rinnova Menti (19,23%) e Armonia per Cervara (15,03%) che comunque hanno ottenuto rispettivamente due e un seggio, in virtù dei voti raccolti (rispettivamente 55 e 43 su 286) con i loro simboli certamente dignitosi e con un nucleo originale.
Non passa certo inosservato il risultato elettorale di Belmonte in Sabina, nel reatino: lì l'unica lista locale ha preso 360 voti su 365, un risultato pari al 98,63%! Per le altre quattro liste in corsa, tutte esterne, sono rimasti a disposizione solo cinque elettori: tre hanno scelto SiAmo Italia, uno Alternativa Verde, uno Italia dei Diritti (lo abbiamo già detto), mentre nessuno ha votato per il Movimento Politico Libertas. Sulla base di questo risultato, la lista SiAmo Italia  simbolo molto semplice e già ampiamente visto in vari comunelli negli scorsi anni - con soli tre voti (0,82%) ha ottenuto i tre seggi dell'opposizione, per il candidato sindaco Giuseppe Rufo - lo stesso rimasto a zero l'anno scorso a Civitella Alfedena con Patrioti? - e probabilmente per le prime due persone indicate in lista. Tre voti pesantissimi, dunque, visto che lo 0,82% delle urne esprime il 30% del consiglio comunale: casi simili inducono seriamente a pensare se sia opportuno mantenere un meccanismo simile o se valga la pena correggerlo (con qualche forma di sbarramento o con una distribuzione dei seggi meno distorsiva). Per concludere il discorso su SiAmo Italia, questa formazione è risultata presente anche a Campodimele e Cervara (2 voti in ciascun comune), mentre a Filettino sulla scheda c'erano anche Noi Patrioti e Alternativa Verde (rimaste entrambe a zero voti).
Non si può però concludere il cammino in Lazio senza guardare con più attenzione il quadro delle candidature dei due comuni più citati fin qui, Campodimele e Cervara: oltre a quanto si è già detto fin qui, infatti, occorre rilevare la presenza di alcuni nomi e simboli decisamente ricorrenti sui manifesti e sulle schede elettorali dei microcomuni negli ultimi anni, pur avendo riportato finora risultati quasi impercettibili (al punto da far sorgere il pensiero che in quei casi il desiderio di fare politica c'entri poco). A Campodimele, in particolare, il manifesto dei candidati - proposto in bianco e nero... buuuhhh!!! - è aperto dal recordman attuale delle candidature a sindaco "sotto i mille", 10 in 10 anni consecutivi in altrettanti comuni (collocati in 5 province diverse tra Molise, Abruzzo, Campania e ora Lazio) e con 7 simboli diversi, 10 voti presi in totale: la sua corsa con Alternativa in Comune si è conclusa con zero voti, ma non è improbabile che il suo nome torni anche in futuro (anche perché il record assoluto di candidature consecutive nei microcomuni - ben 11 - resta per ora nelle mani di una persona il cui nome e cognome quest'anno non figuravano su alcuna scheda, nemmeno su quella di Ripabottoni in cui il soggetto si era candidato nel 2018 e nel 2013). I frequentatori di elezioni "sotto i mille" possono ricordare anche la lista +Verde Cuore Ambientalista, che ha fatto capolino a Cervara ottenendo un voto.

Lasciato il Lazio, è tempo di passare all'Abruzzo: sette comuni con meno di mille abitanti, tutti con la presenza di liste esterne. Le uniche riconducibili a un movimento politico sono quelle de L'Altra Italia a Pietranico (un voto) e a Castelguidone (4 voti, 2,19%); tra l'altro, su entrambi i comuni appena citati c'è qualcosa da dire. In particolare, a Pietranico vince il sindaco uscente con il 69,84%; due seggi di opposizione vanno a Uniti per Crescere (53 voti, 17,38%) e uno a La Nuova Svolta (38 voti, 12,46%); va detto che quest'ultima lista ha nome e simbolo riconducili alla note liste esterne, ma il risultato ottenuto ai seggi e soprattutto la candidata sindaca, assessora uscente di quello stesso comune, escluderebbero quest'ipotesi. L'Alternativa (zero voti) sembra invece lasciare pochi dubbi.  
A Castelguidone c’era una sola lista locale che prende il 90,16% (165 voti su 183), la minoranza è andata a L'Alternativa - nome e simbolo già trovati in passato, ma grafica diversa da quella appena vista - con 14 voti (7,65%), mentre è rimasta fuori per un solo voto L’Altra Italia (le sue schede erano 4). Curiosità: a Castelguidone si era votato nel 2022, l'unica lista presente era quella di Rinascita Italia (formata da L'Altra Italia e altri soggetti) e l'unico elettore che si era recato ai seggi aveva lasciato bianca la sua scheda, quindi il commissariamento era stato inevitabile; questa volta, essendoci tre liste, non si è posto alcun problema di quorum.
Anche a Pizzoferrato (Ch) c'era una sola lista locale che ha ottenuto il 84,62%. Si è recato alle urne solo il 34,70% degli aventi diritto, al netto degli iscritti Aire (gli elettori sono 1484, gli abitanti meno di mille) il quorum del 40% sarebbe forse stato superato, ma il problema non si è posto per la presenza di altre quattro liste: Uniti per Crescere, 48 voti (10,26%) e due seggi, il Futuro 17 voti (3,63%) e il restante seggio e - eccole! - le immancabili Lista Alfa e Lista Beta, rispettivamente quattro e tre voti, tanto per mantenere l’ordine alfa-betico grazie al corpo elettorale. 
Simbolico - è il caso di dirlo - il caso di Barete (Aq): le due liste locali, graficamente facili da individuare, hanno preso 440 voti su 443, ma a completare il quadro hanno provveduto ben sei liste esterne, tutte con simbolo composto da nome in nero su sfondo bianco cerchiato di nero (viva la fantasia!), con l'unica licenza dell'uso di due caratteri diversi: Nuova Era, Salvati Sindaco, Insieme per Barete,  Lista Gamma, Finalmente Noi e Lista Beta (le prime tre hanno ottenuto un voto a testa, le altre tre nemmeno quello). Sembra evidente la regia comune dietro queste operazioni, ma risuona la stessa domanda sorta l'anno scorso a Gamberale (Ch): che fine ha fatto qui la Lista Alfa (o Alpha)??
Erano invece solo due le liste a Turrivalignani (Pe) lì Idea Futura, chiaramente locale, ha ricevuto il 75,74% dei voti, ma appare eclatante il risultato di La Nuova Svolta (scritta nera su sfondo arancione) che stavolta ha preso 114 consensi, pari al 24,26% e ovviamente ha eletto i tre consiglieri di minoranza. Una curiosità: il candidato sindaco, Fabrizio Francescone, nel 2018 era stato eletto consigliere - da candidato sindaco, che era - a Pietranico, sempre con La Nuova Svolta (ma allora il nome era scritto su una sola riga e su fondo bianco).
Tra gli altri comuni interessati dal voto - limitando comunque l'attenzione agli enti con popolazione legale inferiore ai mille abitanti - si possono citare Lucoli (Aq), che ha registrato la presenza di una sola esterna (Uniti per Lucoli, cui è andato un unico voto su 562), e Roccamorice (Pe), ove La Novità ha raccolto 2 voti su 507.

L'ultimo sguardo ai comuni abruzzesi è stato piuttosto rapido perché occorreva affrettarsi in vista delle tappe del viaggio più attese dai #drogatidipolitica, quelle del Molise: questa regione è ricca di comuni "sotto i mille" e ogni anno pullulano le liste extra muros, in particolare quelle che si sospetta siano state presentate al mero scopo di ottenere licenze. In questo turno elettorale non particolarmente nutrito si è votato in otto comuni e in tutti c'erano liste esterne, così come però in ogni comune c'erano due o tre formazioni locali, evidentemente presentate anche per escludere estranei dall’amministrazione comunale.
La Fiamma Tricolore ha concorso a Salcito, Campochiaro, Ripabottoni, Montorio, Sessano e Belmonte del Sannio: tutte liste da 7 candidati più l'aspirante sindaco, con doppie candidature di ciascuna persona, quindi inquadrabili come liste politiche. Nei due comuni in cui la Fiamma non si è presentata, Macchia Valfortore e Castelpizzuto, c'era invece L’Altra Italia: sarà stato un caso? Il bottino, in ogni caso, è stato magro per la Fiamma, che con 10 voti raccolti a Belmonte (2,54%), uno a Ripabottoni e zero negli altri comuni ha visto frustrato uno sforzo organizzativo rilevante. Peggio è andata però a L'Altra Italia: nessuno l'ha votata a Castelpizzuto e Macchia Valfortore. 
Non mancano le liste di Progetto Popolare, presentate a Salcito, Campochiaro, Ripabottoni, Montorio, Sessano e Castelpizzuto: benché sembri incredibile nemmeno un elettore, proprio come nel Lazio, ha messo la croce su questo simbolo... A Salcito, Campochiaro e Macchia Valfortore c'erano poi le liste di La Gente come Noi - Libertà: si trattava di liste non piene (con qualche candidato in più comuni) e composte anche da persone in età avanzata, ormai da pensione. Questi indizi fanno pensare che non si tratti di "liste per le licenze"; un'ulteriore conferma può arrivare dal simbolo usato, identico a quello depositato al Ministero dell'interno prima delle ultime elezioni politiche da Orlando Iannotti (appena rieletto consigliere di Oratino, in provincia di Campobasso, dopo esserne stato sindaco in passato), come nuova immagine dei Forconi; nessun voto, però, è arrivato a questo movimento nei tre comuni citati.
L'attenzione già prima che si aprissero i seggi, però, era tutta per le immancabili liste "sospette", che schieravano nomi e simboli in parte già visti e in grado di attirare ormai l'attenzione dei media nazionali (se n'è occupata anche l'Ansa). Il record questa volta spetta a Salcito con 9 liste (che sono pur sempre meno delle 11 di cinque anni fa), segue a ruota Campochiaro con 8: ovviamente in questi numeri sono comprese le liste locali che si candidato seriamente all’amministrazione del comune. Ironia della sorte, una delle liste presentate a Ripabottoni era legata alla candidatura a sindaco di tale Orazio Civetta, primo cittadino uscente: l'unica che si sarebbe potuta chiamare "lista Civetta" (rigorosamente con la maiuscola) non era affatto una "lista civetta" (perfino per chi si ostina a chiamarle così, ma abbiamo già detto che è sbagliato), ma il nome in effetti era Uniti per Ripabottoni, vincitrice per la terza volta di fila come il suo candidato.
Volendo fare una rapida carrellata delle liste extra muros nei comuni andati alle urne in Molise, si deve inevitabilmente partire dalla competizione a 9 di Salcito: lì c'erano Libertà Politica, Solo per il Paese, Verso la Libertà e Sanniti (le prime due con nome in grassetto corsivo su fondo bianco, la terza con un aereo nero su fondo giallo, la quarta con nome bianco su fondo rosso, ma tutte e quattro rimaste a bocca asciutta, non riuscendo ad aggiudicarsi nessuno dei 457 voti validi espressi, proprio come Fiamma tricolore, Progetto popolare e La Gente come Noi). Spostandoci a Campochiaro troviamo Unione Cittadina e Votiamo Insieme (stessa grafica 0.0 vista prima, con nome in Times New Roman corsivo su fondo bianco, e stesso risultato finale: zero voti raccolti sui 413 validi).
Un po' di varietà in più si può riscontrare a Macchia Valfortore: ritroviamo ancora Sanniti (4 voti), Voto Libero (altra grafica ultrabasic già nota e 2 voti), Ancora Insieme (zero per la stretta di mano su fondo verde). Vale la pena rilevare che in questo comune la seconda lista, Insieme, ha preso solo 25 voti (7,62%), ma il suo soggetto grafico "manesco" multicolore e il carattere usato per il nome della lista rimandano al simbolo della lista vincitrice (Interesse comune, con le sagome umane in cerchio): si è trattato di una semplice coincidenza o si è assistito a un'operazione elettorale organizzata per neutralizzare le liste estranee?
A Montorio nei Frentani Liberi di Volare (uccello rosso ad ali spiegate su fondo giallo) ha ottenuto un solo voto, Ancora Insieme (stessa grafica vista prima) nemmeno quello; a Ripabottoni Insieme per... il futuro non aveva più il candidato dei record come cinque anni fa, ma è rimasta a zero voti come Progetto Popolare. Resta da dire di Sessano del Molise e di Castelpizzuto: nel primo comune La Nuova Svolta, La Mia Città e Progresso sono tutte rimaste a zero voti (con le ultime due liste che, perlomeno, hanno fanno un certo sforzo grafico); nel secondo ente va segnalata la lista Per Castelpizzuto (anche qui simbolo un minimo elaborato), rimasta a zero voti come Progetto Popolare e L'Altra Italia. Si chiude dunque il viaggio in terra molisana, forse meno ricco che in passato ma certamente non privo di soddisfazioni (per chi esplora i fenomeni elettorali) e di spunti di riflessione (per chi pensa che ci sia qualcosa da sistemare).

Esaurito il Molise, tocca alla Campania che offre qualche caso interessante. Partendo dalle liste politiche, la Fiamma Tricolore ha ottenuto 3 voti (0,66%) a Letino (Ce), mentre L'Altra Italia a Greci e Cairano è rimasta a quota zero, confermando per quel soggetto politico un risultato decisamente negativo a fronte di varie liste presentate. Lo stesso bilancio potrebbe fare Progetto Popolare, apparsa a San Lupo (BN) e ancora a Letino, comune in cui ha raccolto l'unico suo voto di questa tornata elettorale, a fronte di ben 13 liste presentate. Delle tre liste presenti a Romagnano al Monte solo una era locale, premiata con 252 voti su 260 (96,92%): a La mia Città (già vista in Molise) sono andati 5 voti e 2 seggi, mentre Insieme si può con tre voti ha ottenuto il seggio rimasto. Anche qui c'è di che riflettere...
Ad Arpaise (Bn) si è registrata l'unica presenza "sotto i mille" del PPA-Popolo Partite Iva di Antonio Piarulli, ma si è tentati di pensare che in paese siano tutti lavoratori dipendenti, perché nessuno ha votato quella lista. Sui manifesti e sulle schede elettorali si potevano trovare anche Noi Arpaise Bene Comune e Arpaise nel Cuore (scritta con font uguale) e poi Insieme Ancora e La Mia Città 2023… per un totale di cinque liste esterne che hanno preso, in tutto, UN solo voto (se lo è aggiudicato la formazione denominata Noi Arpaise, rimasta comunque ovviamente fuori dal consiglio comunale, non potendo competere con i 240 voti della seconda lista).
Ci ha poi incuriosito il caso di Rocca San Felice (Av). La lista del sindaco uscente Guido Cipriano, Insieme per Rocca, ha ottenuto 460 voti (85.24%); la minoranza è andata a Insieme per Rocca San Felice, con un simbolo totalmente diverso e quindi non confondibile a dispetto del nome simile, con 43 voti (7,98%) e a Per Rocca con 32 voti (5,94%); non potevano mancare Insieme Ancora e Progresso, che hanno ottenuto due voti a testa. Una rapida ricerca consente di identificare le due liste di minoranza come locali, peraltro molti cognomi delle persone candidate si ripetono, nella passata amministrazione ben cinque consiglieri si chiamavano Santoli.
A Cairano (Av) ha vinto con 148 voti (83,15%) la lista Democrazia e Sviluppo, in continuità con l'amministrazione uscente, visto che il sindaco eletto nel 2018 era capolista questa volta; con 29 voti (16,29%) si è piazzata al secondo posto e ha ottenuto i tre seggi di minoranza Costruiamo il Futuro, il cui candidato sindaco - Giuseppe Frieri -  era consigliere uscente. Ha votato solo il 23,04% degli aventi diritto, così si spiegherebbe la scelta di presentare una seconda lista locale (nel 2018 ne corsero appunto solo due); evidentemente non ci si  aspettava la presenza di La Mia Città (1 voto), Uniti si Vince e L'Altra Italia che invece nessuno ha scelto. Una curiosità: in lista con Costruiamo il Futuro, al numero 2, c'era un candidato con un nome e un cognome storico: Gabriele D’Annunzio.
Hanno concorso sei liste a San Lupo, con una competizione molto accesa tra San Lupo Noi il Futuro e Rinascita - Di Palma Sindaco: è finita 271 a 245 per la prima formazione, con Concetta Di Palma che ha fatto meglio del 2018 quando si era fermata a 170 voti (31,31%, mentre stavolta ha avuto il 47,48%). Le altre quattro liste, come in parte abbiamo già visto, sono Uniti si Vince, Progetto Popolare, Progresso e La Svolta - Continua... che presenta, stranamente, un simbolo con un minimo di elaborazione grafica (mutuata però da Stanchi dei soliti, lista sorta in modo del tutto genuino a Crotone nel 2011); a queste liste, in ogni caso, non è arrivato neppure un voto.
Nel casertano, a Letino le liste erano sette: il sindaco uscente Pasquale Orsi è stato riconfermato con 401 voti (87,55%), poi troviamo Letino: Torni a risplendere (con i due punti incorporati) che ha ricevuto solo 53 consensi (11,57%), ma sono bastati per eleggere i tre consiglieri di minoranza; va detto che il candidato sindaco è nato proprio a Letino ed era consigliere di minoranza uscente, mentre nel 2018 la competizione era stata molto più tirata (finì 257 a 244). Le altre cinque sono le già viste Fiamma tricolore, Progetto Popolare e le immancabili +Verde Cuore Ambientalista, Uniti si vince e Alternativa in Comune: se ai primi due simboli arriva un voto a testa, le ultime tre non hanno convinto - giustamente, ci si permette di dire - nessun elettore.
Quanto a Perito, nel salernitano, le liste erano solo due, come nel 2018: se allora era finita 332 a 300 per Carlo Cirillo contro Ivana Cirillo, quest'anno - con simboli diversi - Pietro Apolito (vicesindaco uscente) ha sconfitto 408 a 148 Pasqualino Cirillo  (e a questo punto c'è il grande rimpianto di non aver visto candidato il Partito della follia creativa o una qualunque delle creazioni elettorali del dr. Giuseppe Cirillo...).

La parte più consistente del viaggio è ormai stata compiuta. Non c'è infatti nulla di particolare da segnalare in Puglia e Basilicata, in cui si è votato in quattro comuni "sotto i mille" (due per regione) ma si sono presentate solo due liste locali in ciascuno di essi e anche quelle risultate sconfitte hanno ottenuto esiti competitivi (dunque non apparivano come liste "di comodo").
Le ultime tappe riguardano la Calabria, regione in cui meritano attenzione essenzialmente le liste di Alternativa sociale italiana, presentate oltre a quella vista prima a Roccagiovine in Lazio. La formazione politica con base a Castrovillari si è presentata a Malito, Serra d'Aiello e Canna. A Malito (capolista anche qui era Nicola Aronne), con 29 voti (5,78%), la lista ha sfiorato il seggio perché la seconda lista, La Torre, ne ha presi 98 (17,33%) e 87 diviso 3 fa giusto 29, ma il terzo seggio è stato conquistato comunque da La Torre per aver ottenuto più voti. Quest'ultima lista era presente anche nel 2018 e allora non aveva preso neppure un voto, l’allora candidata sindaca questa volta era tra le candidature al consiglio comunale (in lista c'era comunque almeno una persona nata a Malito).
A Serra d'Aiello Asi ha ottenuto un solo voto su 367 (tra le due locali è finita 230 a 136). A Canna, infine, 4 voti (0,88%) sono andati ad Asi, mentre stupisce il risultato della terza lista, Insieme per Cambiare Canna, che pur candidando persone native del luogo ha ottenuto solo 33 voti (7,28%) e nessun seggio. La competizione principale è finita infatti 239 a 177 tra Viva Canna (del sindaco uscente confermato) e SiAmo Canna: chissà se a qualcuno è venuto almeno per un attimo in mente di osare, anche solo per vedere l'espressione dei funzionari del comune nel ricevere i documenti di un'ipotetica lista Canna Libera...

Si chiude così il viaggio elettorale "sotto i mille" per quest'anno, in attesa di sapere se sarà stato anche l'ultimo (qualora le norme sulle elezioni nei piccoli comuni completino il loro percorso parlamentare) o se sarà necessario battere ancora - come facciamo ininterrottamente dal 2016 - comune per comune, sito per sito, albo per albo, manifesto per manifesto.