domenica 13 settembre 2015

An, ricomporre la diaspora col simbolo di vent'anni fa?

Venti giorni all'assemblea della Fondazione Alleanza nazionale e le dichiarazioni in proposito aumentano: vale la pena leggere, ad esempio, l'intervista rilasciata da Gianni Alemanno al Giornale d'Italia e uscita l'altro ieri, in cui è ritornato anche sulla questione del sondaggio interno a Fratelli d'Italia, di cui lui è ancora parte, benché si sia autosospeso dall’Ufficio di Presidenza dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per “Mafia Capitale” ("Da quel momento - nota nell'intervista - nessuno del vertice di Fdi, fatta eccezione per Ignazio La Russa e Edmondo Cirielli, si è più fatto sentire").
Se al momento Alemanno dice di non potere non sostenere "l'unico partito che, fino ad oggi, si richiama ai valori della destra nazionale", resta "in attesa di capire quale sarà l’atteggiamento di Fratelli d’Italia di fronte al progetto di una grande aggregazione a destra che si avvalga anche delle potenzialità offerte" dalla Fondazione An. Certamente il sondaggio di Fdi non gli è piaciuto, al punto da bollarlo senza appello come "un'iniziativa strumentale che non poteva dare risultati diversi, [...] un sondaggio 'fatto in casa' senza nessun controllo oggettivo sui risultati", nemmeno sottoposto a vari iscritti e dirigenti di Fdi vicini a lui e comunque con domande formulate in modo da sollecitare le risposte "solo dei militanti più convinti dell’esperienza di Fdi".
Al giornalista che gli chiede se appoggiarsi alla fondazione per rifondare la destra non sembri "un’idea che puzza di vecchio", Alemanno rivendica come la mozione che vorrebbe rilanciare l'azione politica a destra sotto le insegne della Fondazione An abbia come primi firmatari "sei 'quarantenni' impegnati in politica in diversi partiti del centrodestra": è questo il segno che la diaspora di quell'area politica va ricomposta "non tanto con le vecchie glorie di An, quanto con migliaia di giovani consiglieri comunali e regionali che, pur sentendosi di destra, oggi preferiscono rimanere 'ospiti' in altri partiti". Fin qui, tuttavia, Fratelli d'Italia avrebbe mostrato "un atteggiamento di chiusura aprioristica" che Alemanno ritiene "incomprensibile se non alla luce di piccole paure sugli spazi futuri per candidature e quant'altro".
Una risposta indiretta allo stesso Alemanno - che si chiede se il progetto di rifare An o qualcosa di simile interesserà "solo a quattro ferri vecchi" o riuscirà a far emergere la "destra sommersa" da milioni di voti - sembra darla il consigliere regionale toscano di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli: per lui "la destra deve avere un ruolo di forte rinnovamento, non si può basare su uomini e simboli del 1994". Nel 1994 Alemanno c'era (iniziava il suo primo mandato da deputato) e nel 1995 fu tra i "trasformatori" del Msi in An; quanto al simbolo, sembra quasi che nemmeno Donzelli sia particolarmente entusiasta di ripartire da lì (pur avendolo, per ora, nel contrassegno del suo partito). 
Lo stesso Donzelli, tuttavia, non vorrebbe che si dichiarasse di destra chi, secondo lui, non lo è affatto: il riferimento, ovviamente, è agli alfaniani del Nuovo centrodestra, che lui e altri dirigenti di Fratelli d'Italia vorrebbero diffidare dall'uso della parola "destra". A spiegare meglio l'idea, nata in seno a Fratelli d'Italia, è il responsabile cultura del partito, Andrea Delmastro Delle Vedove: "Alfano ormai ha scoperto il suo gioco, ha detto che è organico al centrosinistra: quindi, con il nome Nuovo centrodestra, ha messo in campo la più gigantesca e colossale operazione di pubblicità ingannevole mai concepita nella politica italiana. Ci rivolgeremo al Garante della concorrenza e del mercato e credo che ci siano i presupposti per promuovere una class action fra chi ha finanziato il partito".
Delmastro è ovviamente libero di fare ciò che crede, ne è pienamente legittimato; restano altrettanto legittimi i dubbi di chi scrive sulla possibilità che l'Autorità garante da lui indicata possa effettivamente occuparsi di un caso come questo. Se non spetta ai giudici dire chi può dirsi di destra e chi no, nemmeno può farlo un'autorità di controllo che è chiamata a occuparsi del mercato e non può intervenire in settori che non le siano stati affidati da una fonte normativa ad hoc. Coi prossimi passi dell'iniziativa se ne saprà di più, ma i dubbi rimangono; ammesso che per allora - come direbbe qualche maligno - il Nuovo centrodestra esista ancora sulla scena politica italiana...

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