sabato 26 settembre 2015

Fondazione An: una settimana all'assemblea e ci si attacca ancora

Il conto alla rovescia dice meno 7: a una settimana dall'apertura della seconda Assemblea dei partecipanti di diritto e degli aderenti della Fondazione Alleanza nazionale, i colpi in canna più pesanti sono già pronti. Del primo - il monito, con minaccia di ricorso ai giudici, a non toccare i soldi della fondazione per un nuovo partito, da parte di Maurizio Gasparri e degli altri ex An ora in Forza Italia - si è detto; ieri, a rincarare la dose sul piano storico e della memoria, ha pensato Raffaella Assuntina Stramandinoli, per tutti Assunta Almirante
Intervistata dal Tempo, la vedova del fondatore del Msi Giorgio Almirante ha parlato con molta durezza del percorso verso l'Assemblea del 3 e 4 ottobre, soprattutto perché si finisce per parlare di denari. "Qui - spiega - si discute di un lascito che non è dei parlamentari o dei dirigenti, ma di una intera comunità politica. I soldi della Fondazione sono il risultato della lungimiranza di Almirante che ha trasformato il partito più povero della Prima Repubblica in quello meglio attrezzato. I soldi sono dei missini e servono per le manifestazioni pubbliche".
La critica di Donna Assunta, tuttavia, punge pure sul piano politico e umano. Interrogata da Michele De Feudis sulla "mozione dei quarantenni, appoggiata da Alemanno e Menia, per rifondare An", il suo giudizio è sferzante: "Non sono capaci di fare nulla. Non sono stati capaci di amministrare le città dove governavano, come possono creare un nuovo partito? Il partito c’era, il Msi, e c’è ancora nel cuore di tanti italiani. Mentre loro pensano solo ai soldi". Soldi che, al pari della Fondazione, dovrebbero servire a "promuovere cultura e opere di bene" e a "riempire di iniziative culturali anche via della Scrofa, desolatamente vuota". 
Una sorta di pietra tombale su ogni progetto di ricostruzione di un partito di destra sociale e nazionale in Italia (non solo quello auspicato da Alemanno) è poi una delle ultime frasi della vedova Almirante: "[Mancano] gli uomini, bisognerebbe mettere un avviso sul Tempo per cercare uomini capaci. Qui tutti parlano, cercano cariche, ma non sanno costruire nulla. Le uniche riunioni affollate, in tutta Italia, sono quelle per le manifestazioni in ricordo di Almirante [...]. La memoria è l’unica cosa che riscalda gli animi del popolo di destra". La stessa Giorgia Meloni, che sulla questione "ri-Fondazione An" ha citato Almirante ("Non rinnegare, non restaurare"), per Donna Assunta "è l’unica che si muove, deve tirare dritto e consolidare una proposta politica, ricreare un ambiente, dando a Roma una presenza organizzata. Per questo deve evitare di impantanarsi nelle polemiche sulla Fondazione".
A stretto giro di posta, attraverso una nuova intervista sul Tempo sempre a firma De Feudis, è intervenuto Gianni Alemanno. Chiamato praticamente in causa dalla stessa vedova Almirante ("Non ho capito cosa cerca. Prima ci vedevamo più spesso; gli dico ogni giorno che è una miseria questa situazione"), il membro più noto del movimento Prima l'Italia rompe un silenzio di vari giorni e oggi sul quotidiano romano dice la sua, oltre che sulle parole di Donna Assunta ("L'ho chiamata, ci siamo chiariti sul piano umano. La prossima settimana ci incontreremo per parlare del progetto politico"), anche su tutto l'affaire An.
Tutto parte da una constatazione numerica: se il Msi era la tradizione e An, pur essendo etichettabile come "vicenda controversa", era arrivata al 15%, Fratelli d'Italia non va oltre il 4%, dunque "il sogno di una grande destra non può essere abbandonato". E se l'idea della "mozione dei quarantenni" è partita dalle trenta sigle unite in ForumDestra e vede in prima linea "non la vecchia guardia, ma un gruppo di quarantenni che ha lanciato temi che vanno dalla riaggregazione della destra, all'impegno politico della Fondazione An e alla sua democratizzazione", Prima l'Italia di certo sostiene quel disegno ("Il consiglio di amministrazione - precisa Alemanno - deve essere eletto dall’assemblea e in più noi proporremo l’incompatibilità per i parlamentari in carica, affinché ci sia meno esposizione politica. Io stesso non mi candiderò").
Dopo aver ribadito il percorso tracciato dalla mozione (prima un'associazione per la destra unita, per aggregare anche chi è fuori dai partiti, poi un'assemblea in cui potrebbero confluire "altre sigle, come FdI e La Destra" per approdare a un congresso costituente), Alemanno interviene sulla questione "risorse di An": "Facciamo un’associazione per vedere chi ci sta, anche con la doppia tessera per chi sta già in altri partiti. Per fare questo non servono molte risorse ma è necessario che la Fondazione dia il suo imprimatur politico per garantire che questa è una casa veramente aperta a tutti coloro che provengono dalla nostra tradizione". In generale, "le risorse devono essere impiegate per favorire la riaggregazione della destra. Oggi tutto è in mano a Renzi e noi vogliamo tenere congelata una Fondazione con risorse per la politica immense? Non c’è nessun motivo giuridico per non permettere alla fondazione di operare politicamente».
Sul punto, Alemanno piazza una stoccata anche a Gasparri e Matteoli«Sono già andati in Tribunale e hanno perso quando abbiamo dato il simbolo di An a FdI. Hanno scelto di rimanere azzurri a vita. Non possono impedire che altri tentino percorsi diversi». Non erano stati loro effettivamente a fare ricorso, ma altri ex An attualmente in Forza Italia che in effetti hanno avuto torto (in via cautelare) dal Tribunale di Roma. Sulla questione della legittimità dei finanziamenti, richiamato il parere dei civilisti che la ritiene possibile (anche oltre i 100mila euro annui), sempre Alemanno annuncia che della questione sarà investita dalla commissione statuti e rendiconti dei partiti, ricordando peraltro che il finanziamento "non esaurisce l’impegno politico della Fondazione".
A pochi giorni dalla decisione cui saranno chiamati partecipanti e aderenti alla Fondazione Alleanza nazionale, dunque, la situazione è tutto meno che tranquilla. Resta poco tempo per capire chi sarà davvero disponibile non (tanto) a rifare An, ma a tenere insieme politicamente la più parte delle anime della destra. La parte del leone, finora, pare la facciano i sospetti e le diffidenze.

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