venerdì 18 settembre 2015

L'Unirenzità: "Like e Martello per schiacciare i gufi"

Like e Martello (da L'Unirenzità - FB)
Perché domandarsi solo qual è il simbolo più votato di sempre e non provare, ad esempio, a chiedersi quale sia stato il più parodiato, piegato a qualunque scopo di taroccamento? Se nelle urne per anni la parte del leone l'ha fatta lo scudo crociato democristiano, probabilmente nella classifica delle parodie il primo posto è saldamente nelle impugnature della falce e del martello, segno prima socialista (solo regnante Craxi il segno fu tolto dall'emblema del Psi) che comunista.
Spesso non c'è stato nemmeno bisogno di utilizzare la grafica, nel senso che è bastato lavorare sul nome degli "arnesi" per sfornare nomignoli e titoli buoni per i libri. In principio, per dire, fu "calce e martello", per indicare vuoi l'edificazione di qualche fabbricato molto marxista, vuoi - e più facilmente - le famiglie di costruttori vicine al Pci (si legga, ad esempio, alla voce "Marchini" a Roma); in seguito ci avrebbe giocato Bernardo Caprotti, scrivendo il suo libro Falce e martello per raccontare la storia della grande distribuzione e drammatizzare lo scontro con i maggiori concorrenti commerciali (a partire dalla Coop). Tra gli ultimi casi, va ricordato almeno il bel libro di Anna Tonelli Falce e tortello, racconto ben fatto della storia politico-social-musical-mangereccia delle Feste dell'Unità, uscito per Laterza quando gran parte delle feste del Pd si chiamavano ormai Feste democratiche. 
L'ultima interpretazione del segno marxista-laborista, ironia della sorte, viene proprio da una sorta di spin off satirico del quotidiano che fu di Gramsci (la cui testata è da poco tornata in edicola per opera del Pd di Renzi). E' stata L'Unirenzità - "quotidiano sfondato da Matteo Renzi nel 2015", si legge nel sito - a pubblicare sulla sua pagina Facebook l'immagine rielaborata della coppia falce-martello, ossia Like e Martello, "il nuovo logo renziano". La falce è al suo posto solito; a reggere la testa del martello, invece, è il pollice della mano (per l'occasione virata dal blu al rosso) che nell'era Facebook incarna l'idea del gradimento. Impossibile, vedendo il simbolo reinterpretato in Renzie style, soffocare la tentazione di saperne di più e di fare qualche domanda alla redazione. A dare risposte rigorosamente "concordate e fedeli allo storytelling" ci si mette per intero "l'Apparato dei pubblicisti ed il Comitato Centrale di Redazione", con tutte le maiuscole a esprimere il peso dell'auctoritas
Come è nata, dunque, l'idea di taroccare falce e martello? "Da quando il nostro luminoso Premier - spiega la velina collettiva - ha deciso di cambiare verso al Paese e rinnovarlo con le Riforme ci è sembrato doveroso apportare il nostro contributo riformando quello che è stato per decenni il simbolo della 'sinistra comunista' (scusi la volgarità) italiana legata all'800."
In qualche modo l'invenzione grafica ha fatto breccia, visto che si è conquistata circa 500 "mi piace" (fino alle 23, dopo un giorno di pubblicazione); a qualcuno in effetti l'immagine non è piaciuta, ma altri - renziani compresi - si sono fatti sonore risate. In effetti, a voler essere pignoli al massimo, sembra strano avere chiamato il simbolo "Like e Martello", quando è proprio l'arnese ad avere lasciato il posto al ditone likoso. Anche per questo, però, la risposta è pronta e stampata: "Lo storytelling del Premier è poesia, quindi la metrica e la ritmica dei comunicati, dei titoli, dei tweet sono fondamentali. Falce e pollicione sembrava la trattoria di Bersani che beveva la sua birra solitaria". 
Sarà pure vero, quanto a impatto di storytelling (ammesso che gli italiani abbiano capito davvero cosa diavolo sia), eppure non può non colpire questa trasformazione del martello, strumento del lavoro manuale, in un gesto che rimanda più a Fonzie che al sudore e all'energia del lavoro. "In realtà il martello per noi rappresenta lo strumento con cui schiacciare i gufi parassiti della minoranza Pd. - tengono a precisare dalla redazione - Purtroppo un certo savoir faire ci impedisce di essere violenti quindi abbiamo metaforizzato questo smartellamento nei loro confronti con il Like. Non certo come un segno di ottimismo e distensione, ma semplicemente come l'affermazione numerica del consenso di cui i nostri post al vetriolo godono per distruggere mediaticamente i nostri avversari interni."
In questo disegno di distruzione interna - chissà come ci sta bene, nella stagione dell'attuazione dell'art. 49 della Costituzione sulla democrazia interna ai partiti - viene allora spontaneo chiederselo: chi verrebbe davvero rappresentato dal "nuovo" simbolo? Ed, eventualmente, a voler cambiare il nome del partito per marcare il mutamento dei tempi, quale potrebbe essere un nuovo nome? La domanda l'ho fatta, ma me ne sono immediatamente pentito, per l'ovvietà della risposta. Che, puntuale, è arrivata a corroborare il timore: "Non capiamo la domanda. E' scritto infatti, 'Non avrai altro Premier al di fuori di Renzi'. Sul nome del Partito la questione è irrilevante. Lo sanno tutti che è soltanto il Partito di Renzi". L'Unirenzità voglia allora accettare il perdono dello scrivente, che non ha saputo ricondurre nome, simbolo e partito a chi davvero lo incarna: #sischerza ovviamente, è #lavoltabuona per farlo...

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