Mancano poco più di cinque mesi alle elezioni europee, ma è ancora difficile prevedere quante e quali liste saranno presenti sulla scheda elettorale: il sistema proporzionale sulla carta potrebbe favorire una presenza ampia, ma a ostacolarla di molto e a suggerire aggregazioni e federazioni provvederà la necessità di superare lo sbarramento del 4% e, a monte, l'onere di raccogliere le firme a sostegno delle liste (almeno 30mila in ogni circoscrizione, dovendo essere raccolte per almeno il 10% in ciascuna regione), per lo meno per quei partiti che non risultano esenti in base alla legge elettorale.
La curiosità dei #drogatidipolitica non si limita, ovviamente alle liste maggiori e scontate (M5S, Lega, Fratelli d'Italia, Pd e Forza Italia, con federazioni di vario genere), a quelle già annunciate e non esattamente certe, per le ragioni viste prima (+Europa, Stati Uniti d'Europa) e a quelle probabili anche se non ancora precisate (Svp e ciò che accadrà a sinistra dopo Leu). L'interesse maggiore, probabilmente, è dato dalle formazioni "altre", che non si ha il coraggio di chiamare "minori" perché i loro leader e demiurghi si offenderebbero e perché ai nostri occhi appaiono inesauribili, pronte a rinascere o a evolvere nelle forme più varie possibili. Tra queste ultime va sicuramente annoverato il Ppa - Partito pensiero azione, creatura politica di Antonio Piarulli nata a Torino nel 2004 (ma sorta due anni prima come associazione) e più volte affacciatasi in Parlamento, in corso di legislatura, accanto a partiti che le hanno concesso visibilità (e, incidentalmente, sono così riusciti a costituirsi o a rimanere componenti del gruppo misto alla Camera).
Nel 2014 il simbolo del Ppa non finì nelle bacheche del Ministero dell'interno che contenevano i contrassegni depositati in vista delle elezioni europee; a dire il vero, non è mai stato presente alle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, mentre dal 2008 Piarulli si è sempre fatto trovare al Viminale per i depositi che precedevano le elezioni politiche. E se all'inizio la grafica era decisamente spartana e letterale (e a ben guardare si vedevano anche le strisciate d'inchiostro della stampante), con il tempo il simbolo del partito è stato "rinfrescato" e arricchito, per essere più leggibile (anche con il nome intero) e il più possibile al passo con i tempi.
Nel 2013, per dire, la grafica era stata resa decisamente più accattivante, eliminando i punti dalla sigla (ormai caduti in disuso), permettendo di comprendere cosa significasse l'acronimo e dando un tocco dinamico e tridimensionale all'intero contrassegno (grazie al testo in rilievo e a un gioco di luci che rendeva il centro azzurro simile a una semisfera); in più all'interno del cerchio erano state aggiunte le diciture "Partito della gente per la gente" e "Piazza pulita", perfettamente in linea con la richiesta di cambiamento che già allora sembrava in grado di fare breccia nell'elettorato (anche se a beneficiarne in termini di voti e seggi furono, come è noto, altre forze politiche).
Alle elezioni politiche di quest'anno su alcune schede elettorali è finita una nuova versione dell'emblema: confermata la scelta del blu di fondo (tornato scuro come alle origini), il centro del contrassegno è stato arricchito di altri messaggi, a partire dal riferimento al "Popolo partite Iva" che in passato era stato determinante per il consenso di alcuni partiti. C'era anche la "pulce" di Proiezione Italia, altro partito sorto a Torino nel 2017 e guidato da Gabriele Malotti, con l'intento di lavorare su singoli progetti a beneficio del paese (con il sostegno di singoli parlamentari "illuminati"): con quello stesso spirito si era inserito il riferimento alla riprogettazione del paese "valorizzando le nostre ricchezze".
Da alcune settimane, il simbolo è mutato di nuovo, risultando una semplificazione del logo utilizzato alle ultime politiche (oggettivamente molto, troppo pieno). E' rimasto il riferimento alle partite Iva (al punto tale che il Ppa si riserva di agire in giudizio contro chi tentasse di inserire diciture simili nel proprio emblema); in alto c'è un arco bianco che può contenere qualunque scritta in vista delle europee (a proposito, chissà cosa significava "Mplibertà" utilizzato a marzo...) e nella parte inferiore c'è un nastrino tricolore, dall'andamento sinuoso, che completa i riferimenti nazionali e catch-all all'interno del contrassegno.
Servirà anche questo, probabilmente, per dare visibilità a un movimento nato "per contrastare il falso Bipolarismo e favorire il vero pluralismo, che sia democraticamente rappresentativo", difendere "i principi di matrice cristiana e la dignità di tutti i cittadini" e propagare la convinzione che la politica abbia "un suo proprio nesso se praticata con Spirito di Servizio" e con "l'eleganza sociale di fare un mondo migliore". "Non guerre, ma moderazione, dialogo e concertazione, sono il costrutto della democrazia rappresentativa".
Il partito dal 2017 è iscritto nel Registro dei Partiti costituito a norma del decreto-legge n. 149/2013 (convertito con legge n. 13/2014), dunque rivendica una maggiore stabilità rispetto ad altre forze politiche (e, anche sulla base di questo, aveva chiesto di poter partecipare alle elezioni di marzo senza l'onere di raccogliere le firme). "La sfida di questo progetto - si legge alla fine del programma - è il cambiamento della politica. Le donne e gli uomini liberi che lo condividono e sono disponibili a mettersi insieme, partecipando e assumendo i rischi di questa sfida, possono essere attori protagonisti di una nuova stagione politica del Paese". Una sfida non facile, soprattutto per chi è fuori dal Parlamento; ci vuole ben altro, però, per fermare il progetto di Antonio Piarulli, che a partecipare alle europee con proprie liste sta facendo più di un pensiero.
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