Nostalgia di Balena Bianca, di scudo crociato, di Democrazia cristiana insomma? Nessun problema, c'è Gianfranco Rotondi. Lui sarà pure l'unico parlamentare italiano in questa legislatura a qualificarsi "democristiano", ma a suo dire nel paese di persone interessate a una forza politica dichiaratamente di cattolici ce ne sono parecchie e in Italia non si può parlare di un partito simile senza chiamare in causa la Dc. Anche per questo, ieri pomeriggio Rotondi ha tenuto una conferenza stampa alla Camera, per dare conto di un progetto programmatico, pensato per riunire varie realtà che si richiamano all'esperienza democristiana, nel tentativo di dare vita - guardando molto, molto lontano - a un soggetto unitario di matrice cattolica e che, magari, nella vita politica nazionale e locale possa riutilizzare senza contestazioni le vecchie insegne, nome e simbolo.
Chi c'era
Non è assolutamente la prima volta che si tenta un'operazione di questo tipo, anche perché le realtà "federabili" sembrano in numero sempre maggiore: "Nessuno immagina quanti siano i partiti e le associazioni che fanno riferimento alla Democrazia cristiana: non riusciamo nemmeno noi ad avere un'anagrafe!" ha dichiarato Rotondi in apertura di conferenza stampa, dando conto delle molte richieste di adesione ricevute persino da gruppi sconosciuti "anche a noi che siamo cultori della materia". Non erano certo sconosciuti coloro che hanno condiviso la tribuna della conferenza stampa con Rotondi, cioè Mario Tassone in rappresentanza del Nuovo Cdu e Renato Grassi, eletto segretario dal recente congresso della Democrazia cristiana così come "riattivata" (o così credono coloro che ne fanno parte) dal Tribunale di Roma nel 2016.
Tra gli spettatori, peraltro, erano presenti e sono intervenuti anche alcuni rappresentanti di altri gruppi politici. C'era per esempio Michele Laganà, fondatore e presidente di Futura, associazione che esiste dal 2004 e che non si qualifica come partito ma come movimento di opinione. A dispetto di questo, il suo presidente ha rivendicato un totale di 8500 aderenti in tutto il paese, la presentazione di "420 liste" in vari comuni (soprattutto Emilia Romagna e Liguria) e la collaborazione da un paio d'anni con il Nuovo Cdu di Mario Tassone: da qui sembra nascere l'interesse per questo nuovo progetto centrista e cattolico, in sintonia con i valori e gli interessi che Futura, a livello locale, intende tutelare con il proprio impegno civico.
Assai più di recente, cioè meno di un anno fa, è nato il Partito cristiano sociale, che ieri era rappresentato dal suo leader, Pietro Del Re. Il gruppo è solo omonimo di quello che fu fondato nel 1944 da Gerardo Bruni: un libro in qualche modo è rimasto, con una copia della Costituzione tagliata alla bell'e meglio, mentre al posto del badile ci sono le mani disposte a forma di cuore e un tricolore di rose che nasce dal cuore della Costituzione. Il nuovo partito pone al centro del proprio agire valori cristiani e civici e ritiene che "partendo da un processo culturale che apporti un cambiamento etico della nostra società, si possa affermare una politica che guardi in maniera più attenta alle categorie più svantaggiate ma anche a tutte quelle categorie di cittadini bistrattati e umiliati dalle politiche economiche dei governi dell'ultimo decennio". Evidentemente da soli il compito è difficile, dunque è risultato provvidenziale il progetto di unità programmatica neodemocristiana.
Niente partiti o federazioni... per ora
La conferenza di ieri non serviva ad annunciare alcuna reale novità, come ha precisato subito lo stesso Gianfranco Rotondi: "comincia un percorso, siamo democristiani e facciamo le cose per bene, coi nostri tempi che non sono quelli della Rete". Ci è voluta tutta la mezz'ora della conferenza stampa per capire che i giornalisti non erano stati convocati per dare conto, almeno nell'immediato, della costituzione di un nuovo partito (e questo lo si immaginava), ma nemmeno di una federazione di forze politiche. Nessun riferimento, in particolare, all'operazione politico elettorale che, alle prossime elezioni regionali in Abruzzo, dovrebbe riportare il simbolo della Dc sulle schede grazie all'accordo tra la Democrazia cristiana di Rotondi (esistente dal 2004, poi divenuta Democrazia cristiana per le autonomie, ma nel frattempo "legittimata" all'uso del nome storico) e l'Unione di centro di Lorenzo Cesa (che utilizza lo scudo crociato da oltre 15 anni e può continuare a farlo in virtù della sua presenza parlamentare, sebbene Rotondi rivendichi la sua qualità di titolare dello scudo quale ultimo tesoriere del Cdu, da poco posto in liquidazione),
Ma se non si parla di un nuovo partito o di una federazione di partiti, cos'è stato presentato ieri? Un documento programmatico, elaborato da Vitaliano "Nino" Gemelli, già europarlamentare dal 1999 al 2004 eletto con il Cdu. Quel documento, che porta già varie firme, analizza le radici della presenza politica dei cattolici (nata non con don Sturzo, ma con l'enciclica Rerum Novarum e gli altri documenti sociali seguenti, fino alla Charitas in veritate) e propone, tra l'altro, un nuovo modello di sviluppo (basato sull'economia sociale di mercato, per evitare di allargare ulteriormente "la forbice di povertà"), la costruzione di una nazione europea (o della cultura occidentale) e il ritorno a un sistema elettorale proporzionale per poter rappresentare tutte le istanze popolari.
Quel documento, oltre che da Rotondi, è stato condiviso da Tassone e Grassi, che per lo stesso Rotondi sono "alcuni degli amici che hanno dato vita al Partito popolare italiano di Martinazzoli" il 18 gennaio 1994: lo stesso giorno in cui, il mese prossimo, si ricorderà il centenario del Ppi di Sturzo (in un convegno la cui relazione principale sarà tenuta dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano). Il 18 gennaio 1994 andò in soffitta il nome della Dc, anche se, come dice Rotondi, "la vita della Dc non si è mai interrotta nella seconda Repubblica, abbiamo avuto vari partiti con percorsi disordinati, separati, contrapposti": in pratica, dopo una "storia gloriosa", un'epoca di diaspora (iniziata nel 1994 e aggravatasi a partire dal 1995). in cui si mise in atto il suggerimento dell'allora presidente Cei Camillo Ruini (con cattolici collocati in tutti i partiti per portarvi i valori e fare fronte comune sulle battaglie valoriali ed etiche). "Quell'esperimento, quell'invito a sparpagliarsi però è fallito - ha notato ieri Rotondi - ha condannato i cattolici all'irrilevanza e ha prodotto integralismo e fanatismo sui temi etici: questi sono importanti, ma i cattolici in politica si devono occupare molto di più dei temi sociali"; su questa base, il documento programmatico vuole dare ai cattolici "un terzo tempo", per recuperare unità e peso politico.
L'orizzonte delle elezioni europee
Non parlare affatto di appuntamenti elettorali, in ogni caso, era impossibile, anche perché le battaglie devono poi essere fatte nelle sedi istituzionali. In questo, Gianfranco Rotondi ha riconosciuto, com'è ovvio, che gli interlocutori privilegiati dei sottoscrittori del documento di programma stanno nell'alveo del Partito popolare europeo: un partito che, al momento, vede affiliate come forze politiche italiane Forza Italia, l'Udc, formazioni territorialmente circoscritte (Svp, Patt) e due partiti che nel corso del tempo hanno perso rilevanza e visibilità, cioè i Popolari per l'Italia e Alternativa popolare.
Proprio da qui è partita una considerazione di Rotondi su come presentarsi alle prossime elezioni, a partire dalle europee: "decideremo serenamente come presentarci, se con una nostra identità oppure con un composé più largo che tenga conto delle regole elettorali". In caso di elezioni politiche anticipate, però, l'idea dell'ex ministro è netta: "avremo poco da decidere, perché tra un Pd in dissoluzione e un centrodestra schiacciato molto a destra, può darsi che ai democratici cristiani sia chiesto proprio quello che contestammo a Martinazzoli, cioè la corsa solitaria. Allora forse fu una defezione, ora potrebbe essere un dovere civico o morale". Fa una certa impressione sentire nelle parole di Rotondi il germe di uno schieramento potenzialmente diverso rispetto a quello di Silvio Berlusconi (unico vero punto di riferimento rotondiano degli ultimi vent'anni), ma l'eventualità - se Forza Italia insistesse in un accordo con la Lega - potrebbe non essere troppo lontana.
L'idea, peraltro, è stata espressa anche da Renato Grassi, che ha sottolineato come si sia riunito un pezzo della diaspora democristiana. "non per mettere insieme alcuni pezzi di Dc, anche se è un nostro auspicio per il quale lavoriamo con pazienza, ma per guardare a un orizzonte più ampio, cioè l'esistenza di un soggetto politico che abbia una rappresentanza ampia dell'elettorato cattolico"; del resto, la Chiesa a più riprese ha formulato "un invito ampio e largo a fare rete e a portare in politica la cultura del bene comune", oltre che ad arginare l'espansione del sovranismo e della xenofobia in Europa. Il patto programmatico tra alcuni di coloro che si riconoscono nell'eredità democristiana serve proprio a questo ed è naturale che si guardi innanzitutto al Ppe, "anche se all'interno - ha precisato Grassi - riconosciamo contraddizioni e diversità", e alle forze politiche italiane che a quel soggetto europeo fanno riferimento. Ovviamente le elezioni europee rappresentano anche per Grassi un banco di prova: l'idea è di costruire, sempre a partire dai programmi, una proposta elettorale di cui essere "attori protagonisti in posizione paritetica". Grassi però sa che potrebbero essere proposte essenzialmente "liste identitarie riferite a uno o più partiti, magari con un riferimento solo grafico al Ppe": in quel caso, lui stesso invoca "una scelta diversificata e responsabile", il che vorrebbe dire non correre con Forza Italia, ma in una lista cattolica comune (con il serio problema dello scudo crociato, perché l'Udc sarà dentro Forza Italia, ma non accetterà mai che altre liste adottino un simbolo simile al suo).
Altre considerazioni rilevanti sono arrivate da Mario Tassone, convinto che nello scenario politico odierno serva "di nuovo un partito dei cattolici in politica", pur sapendo che nel tempo se ne sono avvicendati e affiancati molti, compreso il suo Nuovo Cdu. In questo senso, Tassone ha ripetuto una sua convinzione già espressa altrove: "Ci sono molte sigle, molti emblemi che recuperano lo scudo crociato: questo non può esserci più. O c'è un'unità ritrovandoci tutti insieme, oppure le rendite di chi specula sullo scudo crociato non le accettiamo più ed è bene che lo scudo sia consegnato alla storia e a una fondazione, per salvare quello che è stato l'impegno dei cattolici in politica". Parole che sembrano un invito nemmeno troppo velato al suo partito precedente, l'Udc, a mettere definitivamente a disposizione lo scudo o a riporlo nell'armadio della storia, altrettanto definitivamente. Il tutto ovviamente non per ricostruire la Dc del passato, ma una versione aggiornata, che permetta di dare rappresentanza e soprattutto voce in capitolo ai cattolici, come secondo Tassone non hanno ormai da troppo tempo.
Le critiche
Tutto bene, tutto bello? Insomma. Alla vigilia della conferenza stampa, è circolata una nota da parte dell'Associazione iscritti alla Democrazia cristiana del 1993, guidata da Raffaele Cerenza e Franco De Simoni, decisamente critica nei confronti di quell'evento, che era apparso agli occhi di molti come un nuovo patto federativo: "la stessa cosa aveva già fatto a luglio con altre 10 associazioni Dc che oggi però non ha nemmeno invitato a questo nuovo tentativo di federazione". I relatori di ieri hanno spiegato che non si trattava di un'altra federazione, ma in effetti è strano aver visto come unico elemento di continuità - oltre a Rotondi, ovviamente - rispetto al disegno federativo qui già trattato la Dc già di Gianni Fontana e ora di Renato Grassi.
La nota era piuttosto severa nei confronti di Rotondi: "Non è la prima volta che se ne va per conto suo ignorando gli accordi presi con le altre associazioni. Il suo rapporto privilegiato con Cesa lo ha sempre tenuto (per nostra fortuna) gelosamente per sé. Siamo curiosi di sapere cosa pensa Rotondi dell'incontro di Lorenzo Cesa, Angelo Sandri, Renato Grassi e Gianpiero Samorì tenuto sabato scorso all'Harry's bar. La pseudofederazione annunciata sarà costituita da persone che rappresentano pseudopartiti i cui rappresentanti hanno chiuso la Democrazia Cristiana e sono stati sconfitti dalla storia, come dimostra l’attuale situazione politica italiana. Dal 5 luglio siamo riusciti a incontrare Rotondi solo tre volte per sentire qualche minuto di 'supercazzola'. Non siamo mai riusciti a parlare né di politica, né di alleanze, né di formalizzazione della Federazione che si era impegnato a sottoscrivere dal notaio".
Si annunciano dunque altri seri rischi di accuse incrociate e (purtroppo) strascichi legali tra chi si ritiene erede politico e/o giuridico della Dc, che potrebbero riguardare anche la campagna elettorale per le elezioni regionali in Abruzzo previste per i prossimi mesi. Lo scudo crociato, a quanto pare, sembra non conoscere pace, mentre tutti ritengono di poterlo impugnare.
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