Il duro giudizio di Bruno Tabacci su +Europa dopo il voto contrario alla fiducia di Emma Bonino al nuovo governo Conte ("Un suicidio incomprensibile, Emma ha voluto distruggere +Europa e io tolgo il simbolo di Centro democratico") era inevitabilmente destinato a produrre reazioni, soprattutto da parte di chi guida politicamente quel partito. In questi giorni, dunque, i media non hanno mancato di chiedere e ospitare la posizione del segretario Benedetto Della Vedova (che, come si è ricordato, era stato eletto al congresso di fine gennaio grazie al sostegno determinante della lista Stiamo uniti in Europa con Tabacci capolista): nelle sue parole c'è un'idea ben diversa circa il destino del suo partito, così come traspare un giudizio non proprio accomodante nei confronti dell'uscita di Bruno Tabacci.
"Non mi aspettavo - ha dichiarato Della Vedova in un'intervista a Pietro Mecarozzi di Linkiesta - questi toni sguaiati e il linguaggio velenoso e allusivo. Con delle ricostruzioni grottesche rispetto alle ragioni di +Europa e di Emma Bonino di stare all'opposizione. Decisione che per altro è stata presa democraticamente all'interno degli organi di partito, con quattro direzioni nel solo mese di agosto, e con un epilogo netto: hanno detto no alla proposta di stare all'opposizione dieci membri, di cui nove sono eletti al congresso con Tabacci, e hanno detto sì diciannove persone, con quattro astenuti. La decisione è limpida e condivisa all'interno di +Europa, si vede quindi che Tabacci semplicemente non voleva stare più nel partito".
Della Vedova non fa nulla per nascondere l'irritazione per i toni usati da Tabacci, che nell'intervista al Corriere aveva detto di non voler credere "alle malelingue che dicono che Emma si è voluta mettere all'opposizione solo perché Conte le ha rifiutato un posto da ministro", precisando che con lui Bonino non ne aveva parlato (intanto però lo aveva detto): "Bastava solo dire la verità, senza schizzare di fango il partito", ha chiosato il segretario, che ha poi aggiunto "Non c’è una ragione se non quella di voler far passare il messaggio 'o fate come dico io o me ne vado'. Un po' come i bambini che dal campo si portano via la palla, dopodiché però se ne prende una nuova e si continua a giocare". Il riferimento alla palla portata via sembra almeno in parte rinviare alla questione del simbolo di Centro democratico, che Tabacci ha deciso di riprendersi slegandolo da +Europa, dopo averlo concesso alla vigilia delle elezioni politiche per permettere a +E di evitare la raccolta firme, dando luogo a una delle "coppie" più curiose della politica italiana recente.
"Non mi aspettavo - ha dichiarato Della Vedova in un'intervista a Pietro Mecarozzi di Linkiesta - questi toni sguaiati e il linguaggio velenoso e allusivo. Con delle ricostruzioni grottesche rispetto alle ragioni di +Europa e di Emma Bonino di stare all'opposizione. Decisione che per altro è stata presa democraticamente all'interno degli organi di partito, con quattro direzioni nel solo mese di agosto, e con un epilogo netto: hanno detto no alla proposta di stare all'opposizione dieci membri, di cui nove sono eletti al congresso con Tabacci, e hanno detto sì diciannove persone, con quattro astenuti. La decisione è limpida e condivisa all'interno di +Europa, si vede quindi che Tabacci semplicemente non voleva stare più nel partito".
Della Vedova non fa nulla per nascondere l'irritazione per i toni usati da Tabacci, che nell'intervista al Corriere aveva detto di non voler credere "alle malelingue che dicono che Emma si è voluta mettere all'opposizione solo perché Conte le ha rifiutato un posto da ministro", precisando che con lui Bonino non ne aveva parlato (intanto però lo aveva detto): "Bastava solo dire la verità, senza schizzare di fango il partito", ha chiosato il segretario, che ha poi aggiunto "Non c’è una ragione se non quella di voler far passare il messaggio 'o fate come dico io o me ne vado'. Un po' come i bambini che dal campo si portano via la palla, dopodiché però se ne prende una nuova e si continua a giocare". Il riferimento alla palla portata via sembra almeno in parte rinviare alla questione del simbolo di Centro democratico, che Tabacci ha deciso di riprendersi slegandolo da +Europa, dopo averlo concesso alla vigilia delle elezioni politiche per permettere a +E di evitare la raccolta firme, dando luogo a una delle "coppie" più curiose della politica italiana recente.
Ora quella coppia sembra essere arrivata al capolinea, anche se Della Vedova si è premurato di precisare che, a differenza di quanto ha sostenuto Tabacci, "il partito è vivo e vegeto: se il Pd sopravvive all'uscita di Renzi, +Europa sopravviverà all'uscita di Tabacci. Mantenendo la sua posizione netta, quella europeista e liberaldemocratica, nei confronti di un governo che avrebbe potuto essere di discontinuità e di novità, ma che invece ha preferito la continuità". Una nuova vita del partito che passa attraverso un'opposizione liberaldemocratica, responsabile e costruttiva (anche per non lasciare il ruolo di opposizione "ai soli nazionalisti"), ma anche attraverso un'iniziativa realizzata con Siamo Europei di Carlo Calenda (Un'alternativa c'è, prevista per l'11 ottobre a Napoli).
Le parole di Della Vedova sono un elemento di cui certamente si deve tenere conto, per cui è probabile che +Europa continui il suo cammino senza più i simbolo di Centro democratico (che del resto è sparito dall'emblema subito dopo il voto politico del 2018), ma non può sfuggire un particolare non trascurabile: se è vero che la direzione ha votato in netta maggioranza contro la fiducia al governo, è altrettanto vero che tre eletti su quattro di +Europa hanno sostenuto l'esecutivo, a dispetto del voto della direzione. Lo ha fatto Tabacci, ma lo hanno fatto anche i due esponenti riconducibili a Radicali italiani, cioè l'ex segretario Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia. Non risulta ovviamente che questi vogliano lasciare +Europa, ma qualche riflessione sul rispetto di quel deliberato della direzione sembra necessaria. Di più, come già anticipato, se Tabacci sceglierà, oltre che di togliere il nome e il simbolo di Centro democratico dalla compagine parlamentare di +E (alla Camera), anche di abbandonare la componente, la stessa componente del gruppo misto sarà destinata immediatamente a sciogliersi, perché scesa sotto il numero minimo di tre deputati. A meno che, ovviamente, qualche eletto a Montecitorio, magari già all'opposizione di questo governo, non scelga tempestivamente di aderire a essa per farla sopravvivere (e, possibilmente, anche di iscriversi a +Europa).
Le parole di Della Vedova sono un elemento di cui certamente si deve tenere conto, per cui è probabile che +Europa continui il suo cammino senza più i simbolo di Centro democratico (che del resto è sparito dall'emblema subito dopo il voto politico del 2018), ma non può sfuggire un particolare non trascurabile: se è vero che la direzione ha votato in netta maggioranza contro la fiducia al governo, è altrettanto vero che tre eletti su quattro di +Europa hanno sostenuto l'esecutivo, a dispetto del voto della direzione. Lo ha fatto Tabacci, ma lo hanno fatto anche i due esponenti riconducibili a Radicali italiani, cioè l'ex segretario Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia. Non risulta ovviamente che questi vogliano lasciare +Europa, ma qualche riflessione sul rispetto di quel deliberato della direzione sembra necessaria. Di più, come già anticipato, se Tabacci sceglierà, oltre che di togliere il nome e il simbolo di Centro democratico dalla compagine parlamentare di +E (alla Camera), anche di abbandonare la componente, la stessa componente del gruppo misto sarà destinata immediatamente a sciogliersi, perché scesa sotto il numero minimo di tre deputati. A meno che, ovviamente, qualche eletto a Montecitorio, magari già all'opposizione di questo governo, non scelga tempestivamente di aderire a essa per farla sopravvivere (e, possibilmente, anche di iscriversi a +Europa).
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