martedì 24 settembre 2019

Comunità, sindaci al centro per una rete popolare di amministratori

Da qualche manciata di ore in rete è apparso un emblema che, almeno ai veri appassionati di politica, suggerisce qualcosa a prima vista, pur nel suo essere scarno e semplice. In effetti, chi ha seguito le vicende in seno alle proiezioni politiche dell'associazionismo e degli amministratori locali di area popolare non può dire di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo guardando il simbolo di Comunità - Sindaci al centro, che da ieri ha una sua pagina Facebook.
In effetti il cerchio bianco tangente interno a uno rosso e un piccolo tricolore sfumato richiamano alla mente il logo di Rete Bianca, il movimento cattolico popolare che riunisce politici, amministratori ed esponenti dell'associazionismo che si riconoscono nella stessa area culturale e ideale. Si tratta quindi dell'evoluzione della Rete Bianca? Non esattamente, anche se ovviamente la parentela c'è. 
"Rete Bianca ha deciso di dar vita ad una Associazione nazionale dei Sindaci e degli amministratori locali" aveva scritto sul Domani d'Italia all'inizio di agosto Giorgio Merlo, giornalista, ex parlamentare, attualmente sindaco di Pragelato e tra le figure di riferimento in quest'area. L'associazione, che in quella fase era stata chiamata "Rete comune", era stata pensata come "strumento politico che punta a coinvolgere una rete di sindaci, assessori e di consiglieri comunali che restano il nerbo centrale della democrazia italiana", con la convinzione che "solo partendo dal basso, cioè dai comuni, è possibile anche rilanciare la democrazia partecipativa, la democrazia solidale e la democrazia istituzionale". Questo dovrebbe servire anche a ridare centralità alle autonomie locali "che erano e restano il passaggio passaggio decisivo per ridare qualità alla democrazia e senso alle stesse istituzioni democratiche" (oltre che per ricordare degnamente il pensiero di don Luigi Sturzo).
Merlo, che di Comunità è il coordinatore, desidera che questa realtà diventi "un momento di confronto e di aggregazione del vasto mondo popolare, cattolico democratico e cattolico popolare – con altre esperienze ideali e culturali – che è fortemente presente nelle amministrazioni locali italiane. Soprattutto nei piccoli e nei medi comuni dove il dibattito è meno politicizzato ma più radicato sui bisogni e sulle istanze che provengono dai cittadini". 
Comunità è nata alla vigilia del congresso piemontese, e poi nazionale, dell'Anci e Merlo non nasconde che tra gli obiettivi della nuova associazione c'è anche far uscire "l'organizzazione dei comuni italiani da una liturgia stanca e del tutto burocratica. E pertanto inutile. A cominciare dal Piemonte". Ciò partendo da "un impegno diretto del Sindaco di Torino, a prescindere da chi ricopre pro tempore quell'incarico" per l'importanza della città "e per ridare prestigio ed autorevolezza alla stessa organizzazione", ma anche dal "rilancio concreto e dal coinvolgimento diretto dei piccoli comuni", in nome di uno spirito di solidarietà poco burocratico e molto concreto.
Al di là della - pur importante - azione nell'ambito dell'Anci, non è da escludere che l'associazione-movimento possa avere un peso e una visibilità maggiore: "Ad oggi contiamo già un centinaio di sindaci e moltissimi assessori e consiglieri comunali – scriveva Merlo in agosto –. La strada è gusta. Tocca a noi radicarla e tracciarla in vista dei prossimi appuntamenti politici". Non dice elettorali, in effetti, ma l'eventualità non è nemmeno esclusa...

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