Da logo a simbolo: sarà così? |
Mentre gIi occhi di gran parte dei commentatori erano e sono puntati a ciò che accade nei palazzi delle Camere (i dibattiti sulla fiducia al secondo governo Conte) e al di fuori (le proteste di chi si oppone, con contorno misto di polemiche), Flavio Briatore ha deciso di iniziare a mantenere una sua promessa: meno di un mese fa - il 12 agosto, una settimana prima delle dimissioni di Giuseppe Conte, quando la fibrillazione era iniziata da un pezzo - aveva infatti rivelato un suo interesse spiccato per la politica, utilizzando i suoi canali social per presentare un suo progetto, denominato Movimento del Fare.
Si trattava di un messaggio di poche frasi per quella prima illustrazione, ma era pienamente in linea con il personaggio. Così si era rivolto agli italiani:
In questo momento così critico e confuso per il Paese Italia, ormai alla deriva, mi faccio avanti con una proposta forte e concreta: Il Movimento del Fare. Totalmente indipendente da qualsiasi partito o corrente politica attuali, Il Movimento del Fare nasce per essere al completo servizio dei cittadini. Sarà formato da persone e personalità che metteranno la loro esperienza e le loro competenze a disposizione degli Italiani: Imprenditori e professionisti di successo che insieme, con le loro idee e la loro visione aiuteranno a far ripartire il Paese, creando lavoro e attirando gli investimenti: drastica riduzione del cuneo fiscale, cantieri aperti, riforma della giustizia, abolizione del reddito di cittadinanza, lavoro ai giovani e Turismo come eccellenza del Paese, sono le assolute priorità. Ma c'è tanto altro nel nostro programma. Io mi metto in gioco in prima persona e so di poter contare su tanti professionisti e imprenditori che condividono le mie idee e vogliono far parte del Movimento del Fare. Insieme, uniti, senza alcun interesse personale e tutti con un unico obiettivo: Salvare l'Italia, ci metteremo a disposizione e al lavoro per amore del nostro Paese. E lo faremo completamente GRATIS.
A parte il nome e qualche tratto programmatico - vago e demagogico quanto bastava - non si sapeva altro di ciò che Briatore aveva in testa. Da ieri sera non si sa molto di più, ma l'imprenditore ha diffuso - attraverso Instagram e gli altri suoi profili - il logo del suo progetto politico, prima limitandosi a scrivere "La Fucina delle Idee buone e concrete è in moto. Stiamo lavorando, a servizio del Paese e degli Italiani. #MovimentodelFare", poi aggiungendo giusto qualche riga in più, sulla scorta di quanto aveva anticipato ad agosto: "Il #MovimentodelFare è indipendente, non è legato ad alcun partito, nè di destra nè di sinistra. Facciamo proposte e formuliamo soluzioni pratiche e concrete, per dare un futuro al Paese: al servizio unicamente degli Italiani".
Si è volutamente parlato di logo e non di simbolo, perché la grafica adottata, basata sul nome e su un segno, non sembra essere stata concepita per finire su una scheda elettorale (se non altro perché freccia e testo sono bianche: esclusa l'idea che vengano contornate per farle emergere su uno sfondo bianco, ci vorrebbe un colore di fondo, che sia il nero della foto di ieri sera, il seppia della foto di lancio oppure, ad esempio, un nazionalpopolarissimo e rassicurante blu). Bisogna anche aggiungere che non è affatto detto che ci sia bisogno di adattare l'emblema per le schede, nel senso che quest'iniziativa politica di Briatore potrebbe non generare un partito: se colui che l'ha varata tiene a rimarcare la distanza - sua e di chi lavora con lui - da ogni partito esistente, le proposte e soluzioni pratiche elaborate pro bono (cioè gratis) a favore degli italiani potrebbero anche essere semplicemente messe sul tavolo delle discussioni politiche, offerte a chi fosse disposto a portarle avanti (la politica, in fondo, può farsi anche così).
Detto questo, non si può dire che a Briatore manchi il coraggio, simbolicamente parlando. Il verbo "Fare" negli ultimi anni è stato evocato spesso in politica, da personaggi anche agli antipodi tra loro; dal 2012 in avanti è diventato anche l'ingrediente principale del nome di due partiti, Fare per Fermare il declino, passato da Oscar Giannino a Silvia Enrico a Michele Boldrin, e Fare! di Flavio Tosi. Nessuno dei due, a dire il vero, ha avuto un destino fortunato, così come l'idea della freccia non ha portato particolarmente bene a Giulio Tremonti (3L), Leonardo Facco (Forza evasori), Mario Mauro (Popolari per l'Italia), oltre che allo stesso partito varato da Giannino.
Forse anche per questo qui la freccia non punta semplicemente in alto a destra, ma segna una sorta di inversione che finisce con il puntare in alto. Anche questa però non è un'idea grafica nuova: lo stesso tema della "freccia da inversione" era stato utilizzato dalla comunicazione di Matteo Renzi per la sua campagna "L'Italia cambia verso" (appunto...) in occasione della sua prima elezione a segretario del Partito democratico.
Anche senza il colore di fondo blu, peraltro, il logo ha già una sua componente "italica", visto che a sinistra della freccia quattro elementi verdi e rossi danno l'idea di un'ala. Anche qui, però, l'idea non è del tutto originale in politica: viene in mente un po' il logo della Giovane Italia (più ancora di quello, assai più recente, della verdiniana Ala).
Naturalmente quanto si è detto sin qui non significa affatto che il briatoriano Movimento del Fare abbia somiglianze o aderenze con i nomi o le grafiche che rievoca. Per qualcuno può significare scarsa originalità, per qualcun altro grande coraggio: non è facile riuscire a distinguersi con elementi che, per un motivo o per l'altro, rimandano ad altre esperienze politiche. Se Briatore riuscirà a farsi identificare nel suo emblema - che, per inciso, al momento non risulta depositato come marchio - sarà principalmente merito suo. Nel bene o nel male, s'intende, ma dipenderà sempre da lui.
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