lunedì 8 giugno 2015

Campione d'Italia Bunga Bunga: l'ultimo guizzo firmato Di Nunzio

Piccolo è bello. No, lasciate stare l'economia, Schumacher (mica il pilota eh?), la piccola scala e quant'altro. Parlando di elezioni, per qualcuno un paese che all'ultimo censimento abbia registrato meno di mille abitanti è davvero bello: così si possono presentare liste alle amministrative senza raccogliere una sola firma. Se poi si corre in un comune in cui, oltre alla propria lista, ce n'è solo un'altra, si ha la quasi certezza di entrare in consiglio: se pure si perde, basta prendere un voto – almeno quello – e il proprio gruppo prende tutti i seggi non occupati dalla maggioranza. Certo, i tempi sono cambiati: fino a qualche anno fa i gettoni e i fondi di funzionamento erano più consistenti (e più facili da spendere) e faceva comodo avere qualche autenticatore in più per altre elezioni, ma c'è chi non perde la speranza e ci riprova: prima o poi la rivoluzione (o la riscossa) partirà dal basso...
E così, spulciando nei microcomuni del Piemonte – una terra foriera di grandi soddisfazioni, dal punto di vista politico-simbolico-elettorale – non si può non dedicare un bel po' di attenzione all'ultima evoluzione grafica del progetto di Marco Di Nunzio, che stavolta si chiama Campione d'Italia - Movimento Bunga Bunga. Il simbolo è spuntato almeno in due comuni del torinese, Osasio (candidato sindaco Tommaso Ciliberti) e nel più noto paese di Sestriere, in cui il potenziale primo cittadino di cognome fa Di Nunzio, ma il nome è Marcos Alexandro (il figlio, verosimilmente, essendo classe 1996). 
Nella prima località il colpetto è riuscito: sono bastati 33 voti (il 7,63%) per avere tre consiglieri su dieci; nel secondo caso, invece, di voti ne è arrivato solo uno, davvero troppo poco perché la lista di Di Nunzio Jr potesse entrare in consiglio. Eppure, a conti fatti, delle altre tre liste – Rilanciamo Sestriere, Impegno quotidiano per Sestriere e Più Sestriere – che si sono divise 507 voti su 508, difficilmente ne resta in mente una (tranne forse, a tutto concedere, il cristallo dell'Impegno quotidiano, che comunque di voti ne ha acchiappati 69).
Anche questa volta, di soldi per la campagna elettorale Di Nunzio ne ha spesi davvero pochi e, almeno in un comune, gli eletti li ha portati a casa. Meno bene è andata nei tentativi extra-piemontesi, nei comuni imperiesi di Aquila D'Arroscia e Rocchetta Nervina, in cui i candidati della lista non hanno ricevuto nemmeno un voto. 
In quei casi meno fortunati, peraltro, si è tornati indietro al 2013, con il simbolo del solo Movimento Bunga Bunga in chiave "di protesta", con l'omino che prende a calci il nemico di turno cerchiato da un tricolore e con le immancabili sei stelle, giusto per ironizzare su chi di astri ne ha uno di meno.
Sempre nel 2013, in realtà, si era tentato un primo apparentamento dei due emblemi che, secondo il pensiero di Di Nunzio, dovevano funzionare di più, Forza Juve ("a Torino prende almeno l'1,5%, se non il 2%") e Bunga Bunga: nessun riferimento berlusconiano, ma solo il desiderio – confessato candidamente – di farsi pubblicità quasi gratis. In quell'occasione il simbolo composito fu a dir poco "arrangiato", frutto essenzialmente di un rapido taglia-incolla fatto con Photoshop, senza troppa cura per i particolari grafici: a Borgomasino, a maggio del 2013, ci fecero la croce sopra in dieci (il 2,57%).
Il grande salto fu tentato l'anno dopo, alle europee, quando Di Nunzio presentò personalmente al Viminale un Forza Juve - Bunga Bunga più curato, sperando di evitare la raccolta firme grazie all'inserimento della pulce dell'Usei. I Tar e l'Ufficio elettorale esclusero le liste per motivi formali, ma già prima il Ministero aveva chiesto di far sparire ogni riferimento alla Juventus (che aveva presentato una diffida durissima) e da allora nei libretti che illustrano la presentazione delle liste si precisa che "deve considerarsi vietato anche l'uso di [...] denominazioni e/o simboli o marchi di società (anche calcistiche) senza che venga depositata apposita autorizzazione all'uso da parte della stessa società". 
Praticamente, il comma Di Nunzio, che quella volta – con l'aiuto di un singolare complice – accettò la richiesta, togliendo il nome incriminato e anche i colori, per non avere problemi. Alle regionali del Piemonte, però, il tentativo lo fece ugualmente: rimise le bande bianche e nere e, al posto di Forza Juve, scrisse Campione d'Italia, proprio come stavolta: le norme ministeriali chiedevano solo di evitare nomi e marchi e lì non ce n'erano (a parte il bianco e nero, che però non sono solo juventini), in più Campione d'Italia, prima che uno status calcistico, è un comune. Quella volta, in effetti, a sparire dal simbolo – che nuovi problemi formali esclusero dalla competizione – fu soprattutto un insidioso "Chiama Gasparino", che qualcuno avrebbe potuto confondere con l'attuale presidente della Regione.
A distanza di un anno, Di Nunzio ha affinato ancora l'idea, lasciando il Campione d'Italia dov'è e collegando a Bunga Bunga la sagoma di una testa femminile, ornata di cappello, con tanto di fiore (o di gioia) in alto. Che differenza rispetto alle sagome sfoggiate tra il 2011 e il 2012, oggetto di discussioni "dello scandalo" tra Di Nunzio e pudich* funzionar* di prefettura... A 33 persone di Osasio, evidentemente, il nuovo stile dev'essere piaciuto. 

1 commento:

  1. Gabriele, ti indico un cambiamento simbolico del Centro Democratico. Nel nuovo simbolo del partito di Tabacci compare in alto la dicitura "Realtà Italia" nome di un partito di centro radicato in Puglia.
    Ciao

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