martedì 22 settembre 2015

Fondazione An, tra pareri e nuovi appelli

Di giorni ormai ne mancano solo 11: per il 3 e il 4 ottobre è stata confermata la seconda assemblea dei partecipanti di diritto e degli aderenti della Fondazione Alleanza Nazionale. L'evento si terrà a Roma, all'hotel Midas (lo stesso, per gli appassionati della storia politica, del congresso socialista del 1976 che elesse Craxi alla segreteria del Psi) e quasi tutto è pronto per la più importante occasione di discussione della destra politica in Italia. 
In realtà ci sarebbe già un piccolo "giallo" sull'ordine del giorno della seduta: se nell'avviso di convocazione dell'assemblea pubblicato nel sito della fondazione a fine giugno erano indicati quattro punti da trattare, il secondo dei quali era "Utilizzo del simbolo", nell'ordine del giorno definitivo ogni riferimento all'impiego del contrassegno è stato rimosso. Non è dato sapere il motivo di questa scelta, anche perché la questione simbolica dovrà essere comunque affrontata: la concessione del fregio a Fratelli d'Italia è ampiamente scaduta ed è stata già rinnovata una volta dal consiglio di amministrazione della fondazione; in più, il presidente Franco Mugnai aveva identificato espressamente la nuova assemblea come sede titolata a esprimersi sull'uso dell'emblema. 


Il parere giuridico sul futuro della Fondazione

Al di là del simbolo, la partita più delicata riguarda inevitabilmente il futuro politico-operativo della Fondazione An: si parla da tempo della "mozione dei quarantenni" (pienamente sostenuta da Prima l'Italia, vicina a Gianni Alemanno) che vorrebbe un impegno non solo culturale dell'ente, anche attraverso il sostegno a un nuovo soggetto politico. Per arrivare preparata all'appuntamento del 3-4 ottobre, la fondazione ha interpellato due giuristi, Antonino Cataudella (emerito di diritto civile alla Sapienza di Roma) e Giovanni Doria (ordinario di diritto privato a Tor Vergata), ponendo due domande: "La Fondazione An deve svolgere solo un ruolo 'statico' sul piano della conservazione dell'ideologia di destra, oppure può svolgere un'attività di proposta politica?" e, ove la seconda opzione sia corretta, "con quali tra i comuni modelli di proposta politica la Fondazione An può svolgere quell'attività?"

Nel parere dato dai due civilisti (leggibile sul sito di ForumDestra) e datato 17 settembre, si ricorda innanzitutto che la Fondazione Alleanza nazionale era lo strumento giuridico con cui An, in vista dello scioglimento e della confluenza degli iscritti nel Pdl, si proponeva di conservare tutto il suo patrimonio (materiale e immateriale) che doveva andare a sostegno dell'affermazione, diffusione e comunicazione dei modelli culturali, sociali e politici legati alla tradizione di An, come si legge nello statuto della fondazione: se così è, non c'è dubbio che l'ente possa svolgere "attività di proposta politica", per promuovere i valori della destra nazionale, utilizzando allo scopo i mezzi necessari. Su questo quasi nessuno dubitava: il problema, casomai, era il "come". Nessuna difficoltà ad ammettere che la Fondazione An possa sostenere e promuovere una certa ideologia: la proposta "indiretta" l'ente guidato da Mugnai l'ha sempre fatta; che dire, invece, della possibilità che la stessa fondazione, per fare "direttamente" politica, agisca come un partito o ne costituisca uno?
La prima eventualità, cioè che la fondazione agisca come partito, sembra sostanzialmente da scartare, per vari motivi. Mettono correttamente in luce i due esperti che difficilmente un ente sottoposto al controllo dell'autorità governativa (come è una fondazione) potrebbe ricoprire il ruolo di formazione sociale "preordinata a concorrere alla determinazione della politica nazionale" (come scrive l'art. 49 Cost. per i partiti), tanto più che la scarna normativa sui partiti - introdotta con decreto-legge n. 149/2013, convertito con legge n. 13/2014 - affida quel ruolo a "libere associazioni", non a soggetti soggetti al controllo governativo. La stessa possibilità di trasformare la fondazione in un partito, nella forma dell'associazione, sarebbe problematica: per i giuristi interpellati, giudici, prefetture e Regioni sembrano concordi nel ritenere inammissibili trasformazioni "eterogenee" tra enti non lucrativi.
A questo punto, resta in piedi solo un'ipotesi: quella dell'azione politica condotta attraverso un soggetto politico. Si dovrebbe, insomma, dare vita a un'associazione-partitoche persegua scopi analoghi a quelli della fondazione (nel parere si legge "anche insieme ad altri soggetti", ma potrebbe pensarci la fondazione da sola), o al limite anche associarsi a un partito esistente (anche se questo potrebbe non essere a priori compatibile con lo statuto della fondazione stessa). Attraverso quel partito, nuovo o esistente, la Fondazione An potrebbe svolgere attività politica in coerenza con la propria attività istituzionale e, sempre da statuto, potrebbe pure finanziare quello stesso partito; la costituzione di un nuovo soggetto, tra l'altro, secondo i professori civilisti potrebbe forse consentire una donazione che vada oltre il limite annuo di 100mila euro imposto dalla normativa sui partiti (in base alla lettura dei testi, questo varrebbe solo per i partiti esistenti, non per quelli di nuova costituzione, poiché diversamente si scoraggerebbe il pluralismo partitico e si limiterebbe ingiustamente la costituzione di nuovi gruppi politici; nessun riscontro pratico, tuttavia, è possibile per questa ipotesi).


Il confronto delle idee

Se dunque il parere dei giuristi sostanzialmente ritiene legittimo un impegno politico della fondazione attraverso la costituzione di un nuovo partito, resta da vedere cosa accadrà davvero durante l'assemblea di inizio ottobre. E' di ieri, per dire, un documento dal titolo significativo di Non abbiate paura (sì, proprio le parole di Giovanni Paolo II, e chissà come l'avrebbe presa sapendo che il suo messaggio viene utilizzato per tentare di rifondare la destra italiana...), elaborato da ForumDestra e sottoscritto, tra gli altri, dai primi firmatari della citata "mozione dei quarantenni"
Lo scritto punta, sostanzialmente, a ricostruire quella "unità di pensiero e azione" che a destra negli ultimi anni è mancata: "Non è tempo [...] di saldare i due tronconi di questa “spada spezzata”? Richiamare la Fondazione Alleanza Nazionale alla diretta azione politica per riunire le diverse esperienze partitiche e associative attorno ad un progetto comune, con forti radici culturali e comunitarie", scrivono gli aderenti a ForumDestra (al momento aderiscono 30 associazioni), invitando le generazioni di destra ad abbandonare le diffidenze e a costruire qualcosa di nuovo, basato sul merito e sul consenso effettivo.
Per i proponenti, non paga ed è "contro natura" la posizione di chi ha abbandonato la destra per il centrodestra ma vuole impedire alla fondazione di "impegnarsi a contribuire alla rifondazione della Destra" (ogni riferimento a persone come Gasparri è assente, ma ben leggibile), mentre di quello stesso impegno non dovrebbe avere paura Fratelli d'Italia, potendo trovare in questo processo forza e occasioni di confronto, tendendo all'unità.
Il processo che si vorrebbe avviare a partire dall'assemblea della Fondazione An, secondo i promotori di Non abbiate paura, dovrebbe portare in futuro alla realizzazione di un "Partito degli italiani", anche se questo - anche per i motivi già visti nel parere giuridico - non può essere la fondazione stessa (anche se si chiede di modificare lo statuto, perché in futuro sia l'assemblea dei partecipanti e degli aderenti a eleggere il consiglio di amministrazione): dovrebbe essere invece la stessa fondazione a costruire un'associazione "preordinata allo svolgimento di un'attività di aggregazione politica", i cui soci fondatori dovrebbero essere i membri del "Comitato dei promotori" previsto dalla "mozione dei quarantenni", mentre il nome, il simbolo e i mezzi dovrebbero essere messi a disposizione dalla fondazione stessa (senza trascurare l'autofinanziamento). 
L'associazione/movimento non si metterebbe in concorrenza con i partiti interessati a quel processo, ai quali non sarebbe chiesto di sciogliersi o mettersi in sospeso; l'esito finale dovrebbe essere un'assemblea congressuale, democratica, trasparente e aperta, che "che decida le forme definitive della costruzione di un Partito unitario della Destra, raccogliendo tutte le confluenze che verranno anche da partiti politici pre-esistenti" 
Mentre ci si avvicina alla celebrazione dell'assemblea, intanto, prosegue il confronto tra Prima l'Italia e Fratelli d'Italia sul tema della destra. Marco Cerreto, portavoce di Prima l'Italia, accoglie "con grande favore le parole di Giorgia Meloni sulla possibilità che Atreju debba essere, oltre alla festa di Fratelli d'Italia, un momento per approfondire l'iter avviato per arrivare alla costruzione di una casa comune della destra"; per lui, "se il comune sentire è quello di riaggregare le anime della destra per la creazione di un'offerta politica che possa aggregare attorno a sé i milioni di simpatizzanti e di elettori della destra italiana questo rappresenta un contributo essenziale a tutto il centrodestra e al panorama politico italiano".
Giusto pochi giorni prima, tuttavia, proprio Giorgia Meloni era stata abbastanza chiara circa la sua idea di "progetto di destra": "Noi - riporta AgenParl - dobbiamo raccogliere la tradizione della destra italiana, dobbiamo guardare avanti, non dobbiamo tornare indietro, cercando di rifondare qualcosa che obiettivamente è stato fondato qualche decennio fa, senza sia chiaro tradirne lo spirito". Non è in discussione l'apertura al dialogo con tutti di Fratelli d’Italia, "ma da qui bisogna ripartire. Ripartire da volti e nomi che abbiamo visto e sentito venti anni fa, non è certamente il modo migliore per affrontare questa storia". Non è un "no" secco ad An, ma certamente è molto lontano da un "sì": difficile che, il 3 ottobre, la "mozione di quarantenni" possa contare sul pieno sostegno di Fdi.

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