domenica 23 agosto 2020

Valle d'Aosta, simboli e curiosità sulla scheda

AGGIORNAMENTO DEL 25 AGOSTO: Ieri il Tar di Aosta ha - come si era previsto - respinto il ricorso della lista Ambiente diritti uguaglianza - Valle d'Aosta (Adu-Vda), esclusa per vizi nelle accettazioni di quasi tutte le candidature: quei documenti "non riportano la formula di attestazione di autenticità della sottoscrizione dei candidati da parte della consigliera comunale [...], né gli estremi del documento di identità per l'identificazione del dichiarante, né specificano se la stessa sia avvenuta per 'conoscenza personale'"
Benché per la difesa della lista si dovesse badare alla sostanza (quindi alla presenza della firma datata dell'autenticatrice) più che alla forma (l'assenza di formule "sacrali"), tutelando il diritto di voto, per le magistrate del Tar - sent. n. 36/2020 - rileva che il "nucleo essenziale del procedimento di autenticazione [...] è l'atto del pubblico ufficiale che attesta la veridicità della sottoscrizione, con l'apposizione di una formula che - a prescindere dalle singole locuzioni usate - inequivocabilmente dia conto dell’identificazione del dichiarante e della certezza della provenienza della firma. Nella fattispecie, difetta in radice proprio l’elemento dell’attestazione della sottoscrizione dei candidati, non esistente neppure nella sua forma minimale di una c.d. autentica minore o vera di firma, che [...] deve considerarsi essenziale ai fini della validità - se non della stessa esistenza - dell’autenticazione". 
Mancherebbe dunque un elemento fondamentale dell'atto di autentica, la cui assenza non può essere sanata nemmeno da una dichiarazione successiva della persona che ha autenticato le sottoscrizioni; l'atteggiamento di favore che spesso si ha nei confronti dell'elettorato attivo e passivo non può far ritenere sproporzionati oneri come la corretta autenticazione (che, anzi, se svolta nel modo prescritto, "contribuisce a tutelare la libertà di voto degli elettori e il diritto ad esprimere la propria preferenza nell'ambito di una regolare competizione elettorale, attribuendo certezza in ordine alla genuinità delle sottoscrizioni ed impedendo contraffazioni"). Data la nettezza del verdetto, è probabile che il contenzioso si fermi qui, senza un ulteriore grado in Consiglio di Stato: le liste, dunque, restano 12.

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Oltre a Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia, il 20 e il 21 settembre sarà chiamata a rinnovare il proprio consiglio regionale anche la Valle d'Aosta: benché si sia votato la volta scorsa nel 2018, infatti, un'inchiesta sulle infiltrazioni deIla 'ndrangheta sul territorio regionale ha portato alle dimissioni del presidente Antonio Fosson, al coinvolgimento di altre figure di spicco della politica regionale e ha consigliato lo scioglimento anticipato dell'assemblea. 
Benché si voti negli stessi giorni individuati per le altre regioni (nonché per le amministrative, le suppletive e il referendum costituzionale), la legge elettorale prescrive un procedimento di presentazione delle candidature con tempi più lunghi, così le procedure di deposito sono iniziate prima, esaurendosi tra il 16 e il 17 agosto: il sorteggio per la posizione di lista è stato effettuato due giorni fa, venerdì mattina, in tribunale ad Aosta. A questa fase hanno partecipato dodici liste per altrettanti contrassegni (due in più rispetto al 2018); ce n'era però una tredicesima che è stata esclusa per ragioni formali dall'ufficio elettorale regionale. 
Prima di analizzare, come di consueto, l'offerta simbolica complessiva di questo turno elettorale, è il caso di segnalare che la Valle d'Aosta adotta un sistema proporzionale a turno unico (chi non raggiunge almeno un quoziente elettorale è fuori dalla ripartizione dei seggi), in cui concorrono le liste (è possibile sottoscrivere un programma comune, ma qui nessuno l'ha fatto) senza alcun candidato alla presidenza: eleggerlo spetta al consiglio stesso. Per la prima volta, la legge consente di esprimere una sola preferenza.

1) Alliance Valdôtaine - Stella alpina - Italia viva

Il sorteggio ha stabilito che ad aprire i manifesti e le schede elettorali sarà la lista che unirà tre forze politiche. La prima è Alliance Valdôtaine, nata come gruppo in consiglio regionale nell'aprile del 2019 (con il concorso degli eletti di Alpe e Union valdôtaine progressiste) e da poche settimane diventata movimento politico. La seconda è Stella alpina, presenza tradizionale nel panorama politico valdostano (in passato alleata anche con l'Udc). La terza, unico partito presente su scala nazionale, è Italia viva, unico gruppo il cui logo non è inserito in un cerchio (curioso l'arco fucsia posto sotto all'emblemino renziano, che dà l'impressione di un sorriso, sotto alle due "pulci" che richiamano gli occhi).

2) Progetto civico progressista

Ironia della sorte, subito dopo il contrassegno che contiene Italia viva ha trovato collocazione quello che include il Partito democratico. Si tratta della lista del Progetto civico progressista, un rassemblement in cui i principali componenti sono la Rete civica - Alliance Citoyenne (gruppo nato in consiglio regionale a gennaio dello scorso anno, in seguito a una frattura all'interno dell'originario gruppo di Impegno civico), il Pd (che nella sua pulce inserisce, come in passato, i colori valdostani) ed Europa Verde; partecipano alla lista, tuttavia, anche Possibile e Area democratica - Gauche Autonomiste.

3) VdAlibra - Partito animalista italiano

Al terzo posto su manifesti e schede è finita sorteggiata la curiosa coppia che unisce VdAlibra e Partito animalista italiano. VdALibra è nato come gruppo consiliare (con Roberto Cognetta e Mauro Caniggia) e come partito valdostano all'inizio di quest'anno: "Libra" in patois significa "libera" e i promotori rivendicano innanzitutto la libertà dal "pensiero dello scambio di favori e di voti, di utilizzo del denaro pubblico non per creare efficienza e stabilità ma pura gestione del potere", ma anche la libertà per la regione di amministrarsi in piena autonomia. Quanto al Partito animalista italiano, si è visto come a questo turno elettorale sia particolarmente impegnato a intensificare la propria presenza nel maggior numero di territori possibili.
 

4) Rinascimento Valle d'Aosta

L'ultimo progetto politico - in ordine di tempo - concepito e guidato da Vittorio Sgarbi approda alle elezioni regionali valdostane e si tratta ovviamente di un debutto per Rinascimento: per l'occasione il simbolo riprende il già noto motivo della michelangiolesca Creazione di Adamo, rispettando lo stesso uso dei caratteri e dei colori per il contrassegno (qui il fondo blu non è sfumato come in origine, ma somiglia di più alle ultime versioni dell'emblema); in più, in questo caso è stata aggiunta la traduzione in francese del nome della lista, collocata ad arco nella parte inferiore del cerchio.  

5) Centro destra Valle d'Aosta

Al quinto posto, dopo Rinascimento, il sorteggio ha collocato la lista Centro destra Valle d'Aosta, una "bicicletta" tra Forza Italia (che presenta la bandierina con il solo riferimento a Silvio Berlusconi) e Fratelli d'Italia (che come "pulce" impiega il simbolo inaugurato due anni e mezzo fa alle elezioni politiche). Rispetto all'omonima, ma più semplice versione del 2018, i due simboli sono inseriti all'interno di un cerchio campito nella parte superiore di blu (un po' come Fdi e la vecchia Alleanza nazionale), salvo poi sfumare verso il bianco. Curioso il fatto che "Centro destra", scritto staccato e con quella font Nexa, rimandi al primo logo del Nuovo centrodestra di Alfano; con lo stesso carattere è scritto "Valle d'Aosta", stretto tra un segmento tricolore e uno coi colori regionali. 

6) Pays d'Aoste Souverain

Il contrassegno sorteggiato per sesto può dire ben poco a chi non è valdostano, al di là della presenza del leone bianco (linguato e armato di rosso, oltre che col pene eretto e con il disegno tradizionale), il cui scudo è posto al centro di una bandiera crociata coi colori valdostani. La sigla "Pas" ospitata sul simbolo significa Pays d'Aoste Souverain, un movimento nato sette anni fa e che presenta candidature civiche: si punta molto sulla "reale applicazione della Zona Franca", sulla semplificazione burocratica, sulla valorizzazione del patrimonio linguistico e dei rapporti tra turismo e agricoltura, fino alla visione di una prospettiva indipendentista o di "Europa dei popoli e delle regioni".

7) Union Valdôtaine

Al numero 7 è stato sorteggiato un simbolo che da queste parti non ha davvero bisogno di presentazione: quello dell'Union Valdôtaine. Il partito dello scudo bicolore con il leone è stato tra quelli che con maggior forza hanno chiesto di tornare al voto in notevole anticipo e non poteva mancare alle nuove elezioni per dare alla regione autonoma un nuovo consiglio regionale. E, al nuovo appuntamento elettorale, il simbolo si presenta come sempre uguale a se stesso, senza nessuna particolare modifica grafica, come i cittadini valdostani sono abituati a conoscerlo.

8) Lega Vallée d'Aoste

Il sorteggio ha collocato all'ottavo posto la lista della Lega Vallée d'Aoste, che dunque non si presenta insieme a Forza Italia e a Fratelli d'Italia, probabilmente per vedere se sarà confermato il suo risultato del 2018: il 17,07% di allora aveva portato l'ex Carroccio a essere il secondo partito della regione dopo l'Uv. Rispetto ad allora il contrassegno è quasi uguale, con il riferimento a Salvini ridotto per fare spazio al nome francese della regione; c'è ancora la bandiera rossa e nera con la croce (stavolta spostato a destra), così come c'è il riferimento grafico all'associazione regionalista Jeune Vallée d'Aoste, che però ha nel frattempo cambiato il suo emblema: per il suo coordinatore Erik LAvy, si è passati dall'aquila al gipeto "perché faccia pulizia delle carcasse in politica".

9) Pour l'Autonomie - Per l'Autonomia

Il tema dell'autonomia regionale è al centro anche di una nuovissima formazione politica, dal nome bilingue Pour l'Autonomie - Per l'Autonomia; tra i fondatori c'è l'ex presidente della regione (e consigliere regionale sospeso, ricandidato ma non eleggibile) Augusto Rollandin, ma in lista si trovano anche l'ex consigliere regionale Psi Giovanni Aloisi, l'assessore regionale alla sanità Mauro Baccega, l'ex consigliere aostano della Fédération Autonomiste (e attuale presidente del Ccs Cogne) Giorgio Giovinazzo e Mauro Arvat (consigliere comunale a Carema, già candidato sindaco di Carema libera). L'elemento grafico più importante è costituito dalla silhouette della regione tinta di nero e di rosso su fondo azzurrino sfumato.

10) MoVimento 5 Stelle

Come alle elezioni regionali di due anni fa e a quelle del 2013, il MoVimento 5 Stelle partecipa con una propria lista: alla prima uscita era arrivato il 6,62%, diventato 10,44% nel 2018, con il raddoppio degli eletti da 2 a 4. Rispetto ad allora non c'è nessuna modifica nel simbolo: è la stessa versione utilizzata a partire dalle elezioni politiche del 2018, con il sito Ilblogdellestelle.it adagiato "a sorriso" nella parte inferiore della circonferenza. Sarà dunque interessante vedere il risultato finale, anche se probabilmente non sarà influenzato dalle vicende politiche nazionali relative al M5S.

11) Valle d'Aosta futura

Il penultimo posto nel sorteggio è toccato alla lista Valle d'Aosta futura, un'altra forza politica nata assai di recente (a luglio). L'ha costituita, tra gli altri, Edoardo Artari, imprenditore di Morgex: si tratta di un progetto che impegna "persone libere [...] provenienti dalla società civile 'del fare', senza riferimenti partitici palesi e vincolanti", volto a offrire alla regione "una indispensabile visione di medio e lungo termine" per "una nuova Valle d’Aosta sostenibile, una visione strategica finalizzata al miglioramento reale della qualità della vita" con un progetto integrato tra agricoltura e turismo. Nel simbolo, al di là dei colori regionali, spicca una sorta di sfera, disegnata secondo le forme cabalistiche del fiore della vita (che poi è il Sole delle Alpi).

12) Vallée d'Aoste Unie 

Il compito di chiudere manifesti e schede (almeno per il momento) tocca alla lista Vallée d'Aoste Unie, cartello che unisce per l'occasione il partito Mouv' (registrato anche a livello nazionale, che al suo debutto nel 2018 aveva ottenuto oltre il 7% e tre consiglieri, ma ora era rimasto solo Elso Gerandin) e Vallée d'Aoste Ensemble, gruppo nato in consiglio regionale nel mese di giugno ad opera dei consiglieri Claudio Restano e Jean-Claude Daudry. L'emblema accosta la spirale di Mouv' e il doppio nastro di Ensemble; in lista, oltre ai tre consiglieri uscenti, c'è anche Luciano Caveri, presidente della regione dal 2005 al 2008.

Esclusa: Ambiente diritti uguaglianza - Valle d'Aosta

Come detto, se le liste al momento collocate sulle schede sono dodici, ne era stata presentata una tredicesima da parte della formazione politica Ambiente diritti uguaglianza - Valle d'Aosta (Adu-Vda), nata alla fine di gennaio del 2019 per essere "prima di tutto uno strumento di reale cambiamento in Valle d’Aosta, in senso democratico, partecipativo, per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e dei diritti civili e sociali, e per uno sviluppo sostenibile ed equo". L'ufficio elettorale regionale, tuttavia, ha contestato la regolare autenticazione delle firme di accettazione di candidatura di quasi tutti gli aspiranti consiglieri, mancando su quei fogli la dichiarazione di autenticità e l'apposizione in presenza della consigliera comunale che aveva provveduto ad autenticare le sottoscrizioni. 
Dopo che lo stesso ufficio ha respinto le argomentazioni offerte dalla lista per sanare quella mancanza, lo stesso gruppo ha scelto di ricorrere al Tar di Aosta, ritenendo che la mancanza delle "formule sacrali" non possa inficiare la presentazione della lista. La trattazione del ricorso è prevista per lunedì (anche se è probabile che sia respinto); ove il ricorso fosse accolto, il simbolo della lista - le due sigle del nome che si stagliano sul cielo rosso e su una superficie azzurrina (l'acqua di un lago?) - sarebbe collocato per ultimo su schede e manifesti.

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