domenica 31 dicembre 2023

Il 2023 finisce, la gratitudine no!

Destinato in origine a ospitare le elezioni politiche, dopo il voto anticipato del 25 ottobre 2022 (con la "legge Rosato" applicata a un Parlamento ridotto nella consistenza) il 2023 ha visto diminuire decisamente il suo peso in ambito elettorale. Nonostante ciò, questo spazio purtroppo ha faticato non poco a svolgere il suo consueto ruolo di informatore-approfonditore sulle novità partitico-simboliche (elettorali e non) della politica italiana: questo essenzialmente per colpa di chi scrive, del suo carico di impegni e della difficoltà di conciliare con questi l'aggiornamento del sito, che - chi segue da tempo lo sa - richiede tempo ed energie quanto un lavoro "vero", se non di più. 
Diventa così necessario innanzitutto scusarsi con chi ha fatto una o più capatine da queste parti per cercare notizie, verifiche o approfondimenti che in tempi "normali" sarebbe stato quasi ovvio trovarvi, restando invece a mami vuote. Le scuse maggiori, però, sono dovute alle non poche persone che in privato o con un semplice tag hanno suggerito spunti per articoli senz'altro interessanti, ma che sono capitati in un tempo di troppo impegno o di scarsa disponibilità di energie: se il sito non si è dimostrato abbastanza attento all'attualità, non è certo loro responsabilità.
Si è comunque cercato di dare attenzione agli appuntamenti elettorali principali, a partire dalle elezioni regionali in Lazio, Lombardia, Friuli - Venezia Giulia (con la sacrosanta divagazione satirica della banda di Mataran) e Molise e dal voto nelle province autonome di Trento e Bolzano. Si è data attenzione anche alle prime elezioni suppletive di questa legislatura (quelle nel collegio senatoriale di Monza-Brianza, rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi), con il loro rito singolare di deposito di candidature e simboli. Si sono poi passati in rassegna vari capoluoghi di provincia o comuni superiori interessati dalle elezioni amministrative di primavera, analizzando i contrassegni presentati e le loro particolarità (potendo contare sull'aiuto consueto, mai banale e sempre prezioso di Antonio Folchetti e anche su quello di Raffaele Dobellini). Passando dal "grande" al (molto) "piccolo", non poteva mancare il viaggio nei comuni "sotto i mille" interessati dal voto, proposto come sempre da Massimo Bosso (in due puntate: la prima e la seconda): dopo l'approvazione da parte del Senato del "ddl Pirovano - ex Augussori" sulle elezioni nei microcomuni, contenente - tra l'altro - le disposizioni volte a evitare liste esterne reintroducendo la raccolta firme non definitivamente approvate nella scorsa legislatura, la Camera non ha ancora provveduto a completare l'iter, così è stato possibile compiere il racconto anche quest'anno, con vari casi interessanti da analizzare.
C'è stato spazio per alcuni approfondimenti, sul terzo congresso di +Europa (non disgiunto dalla questione della - non avvenuta - registrazione come marchio del simbolo), sulla legge elettorale piemontese (con il contributo fondamentale di Bruno Goi) e sull'esperienza della lista SPartito Rock a Como nel 1980 (grazie soprattutto a una pubblicazione discografico-editoriale di pregio, curata da Sandro Sench Bianchi), senza dimenticare il tentativo - suggerito soprattutto da Raffaele Dobellini - di proporre un simbolo per l'area riformista. Quanto ai lutti del 2023, certamente la morte di Silvio Berlusconi ha ottenuto l'attenzione maggiore sui media, anche se su queste pagine si è preferito - oltre che ricordare la genesi del marchio-simbolo - analizzare gli aspetti di "diritto dei partiti" e "democrazia interna" relativi a Forza Italia; si è comunque ritenuto opportuno dedicare spazio alla coerenza politico-ideologica e allo stile di Andrea Augello, da apprezzare in tempi bui per gran parte della scena politica.   Sul piano editoriale, quest'anno è stato possibile organizzare una sola presentazione di libri (Il paese che siamo, di Lorenzo Pregliasco, cui chi scrive è grato per la disponibilità); in compenso, l'anno si è aperto con l'uscita del libro Padani alle urne, sull'elezione del Parlamento della Padania del 1997, frutto di anni di ricerca - pur legata a un partito lontano dalle posizioni politiche del sottoscritto - che hanno finalmente trovato una veste da sfogliare, impreziosite dalla prefazione di Luciano Ghelfi.
Da ultimo, le vicende dello scudo crociato e della diaspora-frammentazione della Democrazia cristiana hanno richiesto vari articoli (meno di quanti ne sarebbero serviti), ma soprattutto si è cercato di affrontarle e comunicarle anche con un linguaggio e uno strumento diverso: è nato così il podcast Scudo (in)crociato, una storia in dodici puntate che si è avvalsa - per un racconto più ricco - dell'archivio prezioso e sterminato di Radio Radicale. Certamente anche questo ha contribuito ad assorbire molto tempo e a non far aggiornare il sito nel modo dovuto, ma l'avventura meritava di essere intrapresa e portata a termine. Ora che è conclusa, chi scrive è contento di condividere questo traguardo con chi ha continuato a seguire questo spazio, un po' meno ricco del solito, ma spero accogliente, anche grazie alla lista di persone che segue e - come di consueto - si allunga ancora. Buon 2024 e - speriamo - tanta politica da raccontare (e non solo alle elezioni europee e amministrative, già in programma per il mese di giugno, e quelle regionali previste in varie date, a partire da quelle sarde del 25 febbraio).
 
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Grazie a Martino Abbracciavento, Paolo Abete, Ignazio Abrignani, Leonardo Accardi, Giovanni Acquarulo, Mario Adinolfi, Guglielmo Agolino, Tiziana Aicardi, Luca Al Sabbagh, Tiziana Albasi, Mauro Alboresi, Alberto Alessi, Francesca Alibrandi, Alfonso Alfano, David Allegranti, Angela Allegria, Antonio Amico, Antonio Angeli, Daniele Arghittu, Leoluca Armigero, Nicola Aronne, Antonio Atte, Luigi Augussori, Mauro Aurigi, Luca Bagatin, Cristina Baldassini, Laura Banti, Marcello Baraghini, Daniele Barale, Lucio Barani, Amedeo Barbagallo, Paolo Barbi, Mario Bargi, Enzo Barnabà, Giovanni Barranco, Alessandro M. Baroni, Chiara Maria Bascapè, Maruzza Battaglia, Americo Bazzoffia, Giovanni Bellanti, Fabio Belli, Pierpaolo Bellucci, Marco Beltrandi, Francesco Benaglia, Giulia Benaglia, Valentina Bendicenti, Matteo Benetton, Pierangelo Berlinguer, Roberto Bernardelli, Rita Bernardini, Enrico Bertelli, Giuseppe Berto, Niccolò Bertorelle, Alberto Bevilacqua, Diego "Zoro" Bianchi, Leonardo Bianchi, Giuliano Bianucci, Laura Bignami, Raffaella Bisceglia, Mauro Biuzzi, Fabio Blasigh, Paolo Bonacchi, Enzo Bonaiuto, Ettore Bonalberti, Paola Bonesu, Andrea Boni, Mauro Bondì, Fabio Bordignon, Salvatore Borghese, Michele Borghi, Lorenzo Borré, Renzo Bortolot, Massimo Bosso, Francesco Bragagni, Carlo Branzaglia, Antonio Bravetti, Giancarlo Brioschi, Franco Bruno, Andrea Bucci, Giampiero Buonomo, Antonio Burton Cerrato, Mario Cabeddu, Massimiliano Cacciotti, Giovanni Cadioli, Luca Calcagno, Giuseppe Calderisi, Mauro Caldini, Stefano Caldoro, Stefano Camatarri, Antonio Campaniello, Francesco Campopiano, Elisabetta Campus, Aurelio Candido, Maria Antonietta Cannizzaro, Matteo Cantamessa, Roberto Capizzi, Monica Cappelletti, Luca Capriello, Giovanni Capuano, Jacopo Capurri, Giuseppe Carboni, Vito Cardaci, Francesco Cardinali, Mauro Carmagnola, Nicola Carnovale, Damiano Cosimo Cartellino, Francesco Casciano, Elena Caroselli, Robert Carrara, Cosimo Damiano Cartelli, Roberto Casciotta, Michele Casolaro, Pierluigi Castagnetti, Marco Castaldo, Vincenzo Castellano, Luciano Castro, Stefano Ceccanti, Filippo Ceccarelli, Luigi Ceccarini, Mirella Cece, Anna Celeste, Luciano Chiappa, Vincenzo Chiusolo, Angelo Ciardullo, Valentina Cinelli, Mauro Cinquetti, Giuseppe Cirillo, Massimo Cirri, Giulia Civiletti, Roman Henry Clarke, Daniele Coduti, Paolo Colantoni, Luigi Colapietro, Antonia Colasante, Emanuele Colazzo, Manlio Collino, Emiliano Colomasi, Ettore Maria Colombo, Fabrizio Comencini, Daniele Vittorio Comero, Francesco Condorelli Caff, Nicola Consiglio, Andrea Consonni, Carmelo Conte, Antonio Conti, Pietro Conti, Francesco Corradini, Carlo Correr, Antonio Corvasce, Silvia Costa, Cristina Costantini, Andrea Covotta, Graziano Crepaldi, Vito Crimi, Luca Cristini, Francesco Crocensi, Stefano Croletto, Mattia Crucioli, Natale Cuccurese, Emilio Cugliari, Francesco Cundari, Johnathan Curci, Salvatore Curreri, Francesco Curridori, Domenico Cutrona, Francesco D'Agostino, Nicola D'Amelio, Gabriele D'Amico, Michele D'Andrea, Roberto D'Angeli, Dario D'Angelo, Renato D'Emmanuele, Serafino D'Onofrio, Ferdinando D'Uva Cifelli, Alessandro Da Rold, Pierluca Dal Canto, Roberto Dal Pan, Paolo Dallasta, Marco "Makkox" Dambrosio, Lorenzo De Cinque, Fabrizio De Feo, Gianluca De Filio, Filippo De Jorio, Francesco De Leo, Pietro De Leo, Davide Maria De Luca, Stefano De Luca, Pino De Michele, Carlo De Micheli, Antonio De Petro, Mario De Pizzo, Giancarlo De Salvo, Roberto De Santis, Donato De Sena, Franco De Simoni, Mauro Del Bue, David Del Bufalo, Alessandro Del Monaco, Paola Dell'Aira, Maurizio Dell'Unto, Benedetto Della Vedova, Riccardo DeLussu, Alfio Di Costa, Dario Di Francesco, Roberto Di Giovan Paolo, Matteo Di Grande, Alberto Di Majo, Luca Di Majo, Alfio Di Marco, Marco Di Nunzio, Simone Di Stefano, Alessandro Di Tizio, Antonino Di Trapani, Giovanni Diamanti, Ilvo Diamanti,  Antonino Distefano, Raffaele Dobellini, Federico Dolce, Alessandro Duce, Filippo Duretto, Daniele Errera, Sabatino Esposito, Tullia Fabiani, Andrea Fabozzi, Filippo Facci, Leonardo Facco, Piercamillo Falasca, Giuseppe Alberto Falci, Alessio Falconio, Arturo Famiglietti, Annalisa Fantilli, Marco Fars, Luigi Fasce, Gianni Fava, Giovanni Favia, Francesca Federici, Stefano Feltri, Paolo Ferrara, Michele Ferrari, Jacopo Maria Ferri, Emilia Ferrò, Antonio Fierro, Giulia Fioravanti, Roberto Fiore, Daniele FIori, Francesca Fiorletta, Luciano Fissore, Antonio Floridia, Antonio Folchetti, Gianni Fontana, Cinzia Forgione, Gianluca Forieri, Ciro Formicola, Riccardo Forni, Sara Franchino, Gabriella Frezet, Iztok Furlanič, Massimo Galdi, Vincenzo Galizia, Vincino Gallo, Elisa Gambardella, Alessandro Gamberi, Riccardo Gandini, Federico Gandolfi, Uberto Gandolfi, Luciano Garatti, Carlo Gariglio, Paolo Garofalo, Francesco Gasbarro, Marcello Gelardini, Chiara Geloni, Alessandro Genovesi, Tommaso Gentili, Luciano Ghelfi, Mattia Giacometti, Alessio "Pinuccio" Giannone, Alessandro Gigliotti, Marco Giordani, Michele Giovine, Andrea Gisoldi, Carlo Gustavo Giuliana, Adriano Gizzi, Bruno Goi, Renato Grassi, Roberto Gremmo, Antonio Guidetti, Massimo Gusso, Giovanni Guzzetta, Vincenzo Iacovino, Vincenzo Iacovissi, Emanuele Iacusso, Orlando Iannotti, Antonino Ingrosso, Mauro Incerti, Paolo Inno, Matteo Iotti, Tobias Jones, Roberto Jonghi Lavarini, Luca Josi, Tommaso Labate, Piero Lamberti, Orione Lambri, Giacomo Landolfi, Piero Lanera, Calogero Laneri, Alessandro Lanni, Lisa Lanzone, Angelo Larussa, Michele Lembo, Marco Lensi, Davide Leo, Pellegrino Leo, Raffaella Leonardi, Luca Leone, Ferdinando Leonzio, Raffaele Lisi, Giovanni Litt, Antonio Marzio Liuzzi, Valentina Lo Valvo, Max Loda, Dario Lucano, Nino Luciani, Maurizio Lupi (il Verde-Verde), Bruno Luverà, Chiara Macina, Angela Maenza, Cesare Maffi (chiunque sia), Paolo Maggioni, Mimmo Magistro, Paolo Oronzo Magli, Francesco Magnani, Alex Magni, Francesco Magni, Bruno Magno, Marco E. Malaguti, Lucio Malan, Francesco Maltoni, Marcello Mamini, Enzo Mancini, Pietro Manduca, Renato Mannheimer, Silvja Manzi, Andrea Maori, Gian Paolo Mara, Enzo Maraio, Roberto Marchi, Federico Marenco, Gherardo Marenghi, Marco Margrita, Luca Mariani, Giulia Marrazzo, Marco Marsili, Carlo Marsilli, Leonardo Martinelli, Dario Martini, Antonio Massoni, Riccardo Mastrolillo, Mataran (tutta la banda), Angela Mauro, Angelo Mauro, Federico Mauro, Andrea Mazziotti Di Celso, Paola Meinardi, Angelo Orlando Meloni, Elisa Meloni, Marcello Menni, Stefano Mentana, Giovanni Merante, Filippo Merli, Giorgio Merlo, Amalia Micali, Vincenzo Miggiano, Luca Misculin, Antonio Modaffari, Marco Monni, Marco Montecchi, Rosanna Montecchi, Nicolò Monti, Roberto Morandi, Raffaello Morelli, Matteo Moretto, Fabio Morgano, Francesco Morganti, Mara Morini, Francesco Mortellaro, Claretta Muci, Martina Mugnaini, Pietro Murgia, Paola Murru, Alessandro Murtas, Tomaso Murzi, Antonio Murzio, Cristiana Muscardini, Alessandro Mustillo, Paolo Naccarato, Giorgio Nadalini, Francesco Napoli, Donato Natuzzi, Ippolito Negri, Claudio Negrini, Fabio Massimo Nicosia, Davide Nitrosi, Gianluca Noccetti, Edoardo Novelli, Marzia Novellini, Vincenzo Carmine Noviello, Riccardo Olago, Enrico Olivieri, Matteo Olivieri, Federica Olivo, Oradistelle, Fabrizio Orano, Claudio Ossani, Laura Pacelli, Mario Pacelli, Gabriele Paci, Alessandro Pacifico, Libera Ester Padova, Andrea Paganella, Roberto Pagano, Giancarlo Pagliarini, Pierluigi Pagliughi, Enea Paladino, Lanfranco Palazzolo, Paolo Palleschi, Carmelo Palma, Giovanni Ciro Palmieri, Enzo Palumbo, Massimiliano Panarari, Max Panero, Filippo Panseca, Giulia Pantaleo, Margherita Paoletti, Federico Paolone, Giovanni Pappalardo, Fabio Pariani, Massimo Parecchini, Dario Parrini, Gustavo Pasquali, Ottavio Pasqualucci, Gianluca Passarelli, Oreste Pastorelli, Alan Patarga, Ivan Pavesi, Lorenzo Pavoncello, Angela Pederiva, Elena Pepponi, Marco Peretti, Stefano Perini, Massimo Percossi, Giacomo Peterlana, Rinaldo Pezzoli, Antonio Piarulli, Elisa Piazza, Tomaso Picchioni, Marco Piccinelli, Daniele Piccinin, Flavia Piccoli Nardelli, Fabrizio Pignalberi, Francesco Pilieci, Gianluca Pini, Marco Pini, Marco Piraino, Stefania Piras, Enrico Pirondini, Piero Pirovano, Andrea Maria Pirro, Irma Liliana Pittau, Candida Pittoritto, Elisa Pizzi, Matteo Pizzonia, Marina Placidi, Vladimiro Poggi, Paolo Poggio, Carlandrea Poli, Elena G. Polidori, Vittorio Polieri, Alfredo Politano, Francesco Polizzotti, Mauro Polli, Nicola Porfido, Giacomo Portas, Aldo Potenza, Giuseppe Potenza, Lorenzo Pregliasco, Cesare Priori, Giulio Prosperetti, Carlo Prosperi, Matteo Pucciarelli, Franco Puglia, Simona Pulvirenti, Riccardo Quadrano, Renzo Rabellino, Andrea Rauch, Rocco Gerardo Rauseo, Michele Redigonda, Pierluigi Regoli, Andrea Renzi, Maurizio Ribechini, Angelo Riccardi, Livio Ricciardelli, Brando Ricci, Egle Riganti, Pietro Paolo Rimonti, Matteo Riva, Francesco Rizzati, Giuseppe Rizzi, Marco Rizzo, Lamberto Roberti, Donato Robilotta, Luca Romagnoli, Giorgia Rombolà, Giuliano Giuseppe Romani, Federico Rossi, Giovanni Rossi, Giuseppe Rossodivita, Gianfranco Rotondi, Daniele Rotondo, Sergio Rovasio, Salvatore Rubbino, Massimo Rubechi, Simonetta Rubinato, Roberto Ruocco, Mariagrazia Russo, Antonio Sabella, Pierantonio Sabini, Giampaolo Sablich, Luca Sablone, Francesco Saita, Fabio Salamida, Stefano Salmè, Elio Salvai, Gennaro Salzano, Angelo Sandri, Maurizio Sansone, Giovanni Santaniello, Aldo Santilli, Egidio Santin, Giuliano Santoro, Ugo Sarao, Anna Sartoris, Alessandro Savorelli, Jan Sawicki, Tonino Scala, Gian Franco Schietroma, Alexander Schuster, Francesco Sciotto, Giacomo Scotton, Renato Segatori, Alessandra Senatore, Elisa Serafini, Roberto Serio, Oscar Serra, Diana Severati, Jacopo Simonetti, Gianni Sinni, Claudia Soffritti, Carlo Antonio Solimene, Catia Sonetti, Roberto Sorcinelli, Gigi Sordi, Simone Sormani, Samuele Sottoriva, Stefano Spina, Valdo Spini, Alice Sponton, Ugo Sposetti, Mario Staderini, Gregorio Staglianò, Anna Starita, Luigina Staunovo Polacco, Roberto Stefanazzi, Lorenzo Stella, Leo Stilo, Francesco Storace, Nicola Storto, Ivan Tagliaferri, Tiziano Tanari, Mario Tassone, Barbara Tedaldi, Roland Tedesco, Edoardo Telatin, Luca Tentoni, Adriano Teso, Antonio Tolone, Marco Tonus, Mauro Torresi, Luigi Torriani, Alvaro Tortoioli, Giuseppe Toscano, Massimiliano Toti, David Tozzo, Roberto Traversa, Marco Trevisan, Ciro Trotta, Lara Trucco, Fabio Tucci, Andrea Turco, Maria Turco, Maurizio Turco, Massimo Turella, Sauro Turroni, Davide Uccella, Mauro Vaiani, Manfredi Valeriani, Silvia Vallisneri, Marco Valtriani, Lorenzo Vanni, Milhouse Van Houten, Max Vassura, Margherita Vattaneo, Gianluca Giuseppe Veneziano, Alessio Vernetti, Enrico Veronese, Sergio Veronese, Fiodor Verzola, Angelo Vezzosi, Michele Viganò, Lucia Visca, Canzio Visentin, Ettore Vitale, Sara Zambotti, Pierantonio Zanettin, Camllla Zanola, Maria Carmen Zito, Mirella Zoppi, Roberto Zuffellato, Federico Zuliani, Piotr Zygulski. 

In chiusura, un ringraziamento vanche a chi ha creato il simbolo della lista Insieme a Siracusa, base per il simbolo-logo di quest'anno.

giovedì 2 novembre 2023

Torna la Democrazia cristiana, con Rotondi e lo scudo crociato ribaltato

Missione compiuta, anche questa volta. Con il suo consueto fine settimana lungo a Saint-Vincent - organizzato da anni nella stessa città che nella Prima Repubblica aveva ospitato i convegni della sinistra sociale di Carlo Donat-Cattin - Gianfranco Rotondi ha attirato l'attenzione dei media e ha colto l'occasione per pre-annunciare (prima) e annunciare (poi) il ritorno del passato remoto e quasi-prossimo, leggermente rivisto. Torna la "sua" Democrazia cristiana, con il nome che lui stesso era stato autorizzato a usare alla fine del 2004 per il partito da lui appena fondato. Ed è proprio quel partito, come soggetto giuridico, a essere stato riattivato di nuovo, dopo che era stato "congelato" una prima volta alla nascita del Pdl (2008), "scongelato" nel 2018 quando lo stesso Rotondi aveva provato a guidare un tentativo di federazione di varie forze di area e ispirazione democristiana e "rimessa in sonno" un anno più tardi, dopo che alle elezioni del 2019 il progetto aveva mostrato i suoi limiti. Il progetto del 2004, insomma, viene rianimato, tra segni di continuità e altri di cambiamento (stavolta, per esempio, c'è uno scudo crociato - quasi jacovittesco - mentre Rotondi in passato non l'aveva voluto). Come in passato, vale la pena approfondire quei passaggi con il protagonista di questa storia - nonché di quella dei democristiani dopo la Dc storica, come prova la sua presenza frequente nel podcast Scudo (in)crociato - approfittando della sua disponibilità a farsi intervistare a ogni novità emersa.  

Onorevole Rotondi, possiamo dire che è iniziata la "terza vita" della "sua" Democrazia cristiana?
Mah, io faccio fatica a sezionare questa piccola storia: in realtà, dal punto di vista giuridico, la Democrazia cristiana è rimasta sempre quella da me fondata nel 2004. Ricordiamo le puntate precedenti per chi dovesse agganciarsi ora...
Ricordiamole.
La Democrazia cristiana conclude la sua unità nel 1994, con l'ultima battaglia unitaria del Partito popolare italiano, anche sotto le insegne del Patto per l'Italia guidato da Mariotto Segni; nel 1995 Buttiglione "spacca" il partito e, in seguito, sulla scena agiscono il Cdu e il Ppi. Successivamente il Cdu porta lo scudo crociato nell'Udc; contestualmente si rendono necessari nuovi negoziati tra gli "eredi" politici della Dc. In quell'occasione, si stabilisce che il patrimonio sia lasciato completamente nella titolarità e nella gestione del Ppi e l'uso dello scudo crociato viene confermato al Cdu; in seguito, su mia richiesta, i legali rappresentanti del Ppi firmano un atto con cui mi autorizzano a usare il nome "Democrazia cristiana" per identificare una nuova associazione costituita da me. 
Io, dunque, non rappresento nessuna continuità della Dc storica, ma sono autorizzato da quest'ultima [cioè dal Ppi - ex Dc, ndb] a usare quel nome. Fondato il partito nel 2004, ne abbiamo presentato le liste alle elezioni regionali del 2005 in Piemonte, Campania e Puglia: abbiamo subito i ricorsi dell'Udc che contestavano la confondibilità del contrassegno con il loro, ma abbiamo vinto, ora al Tar [per il Piemonte, ndb], ora al Consiglio di Stato [per le elezioni pugliesi, ndb], vedendoci riconosciuta la legittimità dell'uso di quel nome, diritto che io ho ricevuto in esclusiva come presidente di quell'associazione-partito. Noi abbiamo poi resistito, vincendo, anche in tutti i giudizi civili e amministrativi avviati nei nostri confronti da sedicenti Democrazie cristiane, ottenendo persino un decreto penale che condannava i rappresentanti di una di queste Dc "fasulle" a non molestare più gli esponenti della Democrazia cristiana. 
Questo per quanto riguarda gli inizi, poi?
Abbiamo partecipato - come Dc per le autonomie - alle elezioni politiche del 2006 [in una lista comune con il Nuovo Psi, ndb], ottenendo la possibilità di formare gruppi parlamentari alla Camera e al Senato; abbiamo poi concorso con Silvio Berlusconi a fondare il Popolo della libertà e, alla pari di Forza Italia e Alleanza nazionale, abbiamo deliberato di sospendere la nostra attività politica senza scioglierci. Spaccato e "finito" il Pdl, una parte consistente di An ha dato luogo a Fratelli d'Italia, Forza Italia ha ripreso il suo cammino e anche la Democrazia cristiana ha ripreso un'attività autonoma. In seguito, anche se il partito è rimasto sempre lo stesso, abbiamo ritenuto di presentarci con motti diversi dal nostro nome ufficiale: io do, come tutti i parlamentari, un contributo mensile al mio partito e i miei soldi li ho sempre dati alla Democrazia cristiana, solo che in vista del 2018 ci siamo presentati con il motto "Rivoluzione cristiana", mentre in vista di quelle del 2022 il motto è diventato "Verde è Popolare". Non si è trattato di partiti nuovi rispetto alla Dc: erano sempre espressione dell'esperienza di questa Democrazia cristiana comunemente nota come "la Dc di Rotondi". Ora che abbiamo ripreso questa denominazione abbiamo, in un certo senso, consacrato una cosa che nel linguaggio comune già c'era, chiamandola "Democrazia cristiana con Rotondi". Questo è anche, se vogliamo, un gesto distensivo verso le Dc che noi chiamiamo "apocrife": nel giorno in cui queste rinsavissero, capendo che una Democrazia cristiana deve partire da chi ha il diritto di usare questa denominazione, noi la metteremmo a disposizione di un progetto politico comune, togliendo evidentemente la dicitura "con Rotondi" che ora serve solo a evitare confusioni in questo gran pasticcio di soggetti che aspirano a essere la Dc.
Questa proposta, se ben ricordo, l'aveva già formulata in agosto, quando il giudice Goggi del Tribunale di Roma aveva respinto il ricorso di Cuffaro contro l'Udc sull'uso dello scudo crociato.
Vede, in effetti Cuffaro presenta un simbolo diverso da quello dell'Udc, ma anche da quello della Dc storica e dal nostro, quindi per certi aspetti è un dispendio di energie: in queste condizioni tutte queste Dc non raccolgono grandi consensi.
Sembrano condizioni più favorevoli ad alcuni sport preferiti dai democristiani, di cui ha parlato nel suo ultimo libro La variante Dc...  
Già, cacciata del segretario e scissione: questi sono diventati gli esercizi della Dc nel tempo del declino. Ma insomma, ha presente la famosa frase per cui la storia si presenta una prima volta come tragedia e una seconda come farsa? Qui siamo oltre: siamo ormai al cabaret...
Faccio un passo indietro: diceva che non ha costruito partiti nuovi rispetto alla Dc(a), ma aveva un proprio statuto Rivoluzione cristiana e ce l'ha anche Verde è Popolare.
 
In effetti si è provveduto a dare uno statuto autonomo a entrambe queste fasi, come se si trattasse di correnti di pensiero che operavano dentro la Dc. Il fatto è che io pensavo che occorresse rinnovare il modo di presentarsi, invece abbiamo scoperto in questi anni che l'elettorato di riferimento si fabbricava da solo - come se usasse uno di quei kit di autostampa che si trovano in Rete - la sua Democrazia cristiana. A questo punto, diamo alla gente quello che la gente chiede: sarà una porzione limitata, non più un popolo democristiano ma un popolino, ma se vogliono la Dc perché non dovremmo dargliela?
Non è l'unico ritorno al passato: già alla vigilia dell'ultima giornata di Saint-Vincent aveva pubblicato una foto "anticipatrice" con Lucio Barani - con garofano d'ordinanza nel taschino - e Stefano Caldoro. Domenica 29 ottobre è stato reso noto un accordo tra i vertici della "sua" Dc e del Nuovo Psi. E la mente corre subito al 2006 e alla lista comune, ripescata come "migliore sotto il 2%" alla Camera...
Ma infatti io fatico a definire nuova l'iniziativa di Saint-Vincent: più che un rinnovamento, è una restaurazione di una linea politica che forse abbiamo un po' perso di vista in questi anni. Noi abbiamo riproposto i partiti del Novecento, visto che l'operazione è leggermente più vasta della riproposizione della Democrazia cristiana: noi pensiamo a un'area che riproponga le culture che hanno fatto grande il Paese, quindi il cattolicesimo politico, il socialismo democratico e riformista, il liberalismo, la tradizione repubblicana. Il pentapartito, insomma. 
Da queste culture politiche vogliamo far nascere classi dirigenti nuove, attrezzate e dare a Giorgia Meloni una seconda gamba, non forte come Fratelli d'Italia, ma sicuramente affidabile, desiderabile ed unita. Vogliamo creare una forza politica che, sì, si richiami alla Dc, ai socialisti... ma che sia attuale, viva nel tempo di oggi e proponga una classe dirigente lontanissima dalle patologie che hanno portato la Dc e anche il Psi alla distruzione. Per fare un esempio, noi non abbiamo mai abrogato o messo da parte il "codice deontologico" che volle Martinazzoli: in base a questo, nella Democrazia cristiana con Rotondi se si è indagati già non si può essere candidati. Il nostro è il solo partito a essersi dato questa regola, per cui abbiamo chiesto alle persone che candidavamo di autocertificare lo status di "non indagato"; certo, con l'andazzo che hanno preso le inchieste mirate di questi anni forse è il caso che anche noi riflettiamo sul punto, a livello locale e nazionale, e valutiamo l'opportunità di mantenere la regola di Martinazzoli...
Prima che valutiate, occupiamoci dei dettagli, che come è noto sono irresistibili per i #drogatidipolitica. Del nome si è già detto (ora e in passato); il colore di fondo del simbolo è lo stesso blu dell'ultimo periodo della Democrazia cristiana per le autonomie, il carattere del nome (Impact) anche. Non può sfuggire, però, che questa volta al di sotto del nome c'è lo scudo crociato, previsto anche nell'atto costitutivo del 2004, ma messo scientemente da parte fin dall'inizio in favore delle bandiere...
Vero, ma questo è uno scudo rispettoso delle norme: si differenzia infatti da quello che usa l'Udc in almeno sette punti, dunque non dovrebbe essere considerato confondibile. Aggiungo poi che, quando presenteremo le liste alle elezioni, probabilmente il più delle volte ci sarà lo scudo crociato originale della Dc: negli ultimi anni, infatti, in Lazio, Abruzzo e Molise ci siamo sempre presentati insieme all'Udc, quindi questo nostro simbolo è di fatto una mezza mela, perché contiamo di continuare a presentare liste col partito guidato da Cesa. In quei casi potremo quindi schierare lo scudo crociato originario, più attraente, sul quale il mio partito non ha alcun diritto: le leggi vigenti, infatti, tutelano l'Udc in questo senso.
Per questo nuovo simbolo, quindi, si è scelto uno scudo diverso: se non sbaglio si tratta di quello di Verde è Popolare, bianco bordato di rosso, invertendo dunque i colori tradizionali.
Sì, viene da quel logo. Di fatto il nuovo simbolo è quello di Verde è Popolare, con il nome e i colori cambiati: il partito, sostanzialmente, attua delle strategie un po' furbe di marketing di elezione in elezione, ma è sempre lo stesso...
Quindi, dicevamo, c'è lo scudo a colori ribaltati, mentre non ci sono più le foglie di Verde è Popolare...
... ma la missione ambientalista rimane: "Verde è Popolare", infatti, rimane il motto programmatico della Democrazia cristiana.
Curiosamente, però, nel comunicato firmato con il Nuovo Psi si intravede un simbolo diverso, con uno scudo realizzato quasi "a spray": sbaglio o è quello dei manifesti prodotti dalla Spes nel 1975, con lo slogan "30 anni di libertà, alcuni buoni, altri meno buoni, ma tutti nella libertà"?
Esatto, veniva proprio da là. Si trattava comunque di una bozza: il simbolo, in effetti, è ancora suscettibile di miglioramenti. Per esempio, a molti iscritti non piace che la scritta "con Rotondi" sia proposta in rosso, per cui la si potrebbe riportare in bianco su fondo blu come il nome del partito. 
Stava appunto parlando dell'espressione "con Rotondi": che differenza c'è con "la Dc di Rotondi" che si era appunto codificata sui media e negli ambienti della politica?
"Di Rotondi" darebbe l'idea di proprietà, un concetto brutto, no? Il riferimento al mio nome in effetti non è piaciuto a vari iscritti, in fondo non piace neanche a me, ma almeno evita ogni rischio di confusione con chi si ostina a usare il nome e il simbolo della Dc.
Tra i dettagli da considerare c'è anche il tempo scelto per il (ri)lancio del partito. Faccio io questa volta un riassunto delle puntate precedenti: la "sua" Dc nasce nel 2004 per rispondere a una situazione di disagio vissuta nell'Udc di allora, nel 2005 corre fuori dai poli e dimostra di essere un partito (a costo di far male al centrodestra), nel 2006 presenta la lista con il Nuovo Psi dentro il centrodestra, per poi confluire nel Pdl. Rivoluzione cristiana nasce nel 2015, praticamente a metà della XVII legislatura, per poi federarsi con Forza Italia; Verde è Popolare appare nel 2021, teoricamente due anni prima della fine della XVIII legislatura (poi ridotti a uno solo). Ora la Dc rispunta quando dalle elezioni è passato poco più di un anno: non è un po' presto?
Mah, la politica oggi corre molto più veloce, diciamolo francamente: tutto sommato siamo riusciti a dare una risposta tempestiva, ma ora il lavoro è tutto davanti a noi, perché ci sono tantissime cose da pensare. Per esempio, non butto via nemmeno l'esperienza dei 5 Stelle, che viene attentamente monitorata dai pochi che siamo in quest'avventura: se pensa alla famosa piattaforma di Casaleggio, noi vorremmo fare qualcosa di simile e di più. In particolare, stiamo pensando di affidare il tesseramento a una piattaforma, con la possibilità di svolgerlo interamente online, prevedendo strumenti stabili di interazione, discussione e anche votazione: è bella la fisicità dei congressi, ci piace, si può mantenere, ma i voti li pensiamo online, dando degli orari per votare, al termine dei quali il segretario regionale - per esempio - saprà di essere eletto in tempo reale. Questa Democrazia cristiana, insomma, inizia a operare in un tempo diverso rispetto a quella storica, ma anche al 2004 in cui l'associazione era stata costituita. 
Certo è che in passato lei è stato accusato di muoversi puntualmente un paio di anni prima per dimostrare una certa consistenza, in modo da poter ottenere ospitalità in altre liste al momento delle elezioni. Ora sembra davvero presto per un disegno simile...
Beh, qui intanto non c'è da parlare di ospitalità: con Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia abbiamo un rapporto che si sta strutturando, che non ha bisogno di attestati e benemerenze. Ci prepariamo come fanno i democristiani, cioè con occhio lungo e marcia lenta e sicura alla Terza Repubblica, al premierato, a un'altra stagione: prepariamo una Democrazia cristiana che sia dentro a quella battaglia al fianco di Meloni, questo mi pare sia chiaro a tutti.
Già, la Presidente del Consiglio che non ha partecipato personalmente a Saint-Vincent, ma ha inviato un messaggio in cui ha annunciato l'idea di portare l'Italia nella Terza Repubblica proprio con la riforma costituzionale...
Possiamo dire che la Democrazia cristiana è il primo partito che prenota la Terza Repubblica...
... cosa che forse non è troppo in linea con la marcia lenta democristiana di cui parlava prima...     
Eh, ma qui siamo in un tempo diverso. Dobbiamo pensare a un partito movimentista, vivace, presente sulla Rete, capace di gestire il fenomeno dell'autodeterminazione: pensi ai 5 Stelle che sono passati per le loro primarie, a Elly Schlein che ha "rubato" il Pd a Bonaccini... Il nostro tempo è questo e noi con queste regole giochiamo: siamo pronti a creare un partito contendibile, che possa portare anche al paradosso di vederlo guidato da una linea diversa da quella di Rotondi che pure è citato nel nome e sul simbolo.
Ma quest'idea del premierato, per come sembra delinearsi, la convince? Forse non è l'idea che ci si potrebbe attendere da un democristiano...
In verità io ho partecipato nella mia prima legislatura alla commissione Affari costituzionali: bene, ricordo che nel 1994 la proposta del Ppi, che era in pratica una Dc di sinistra, era quella elaborata dal grandissimo Leopoldo Elia, denominata "premierato forte" o "cancellierato". A chi ha poca memoria e si chiede come faccia un democristiano ad accettare il premierato, direi che possono esserci cento dubbi sul punto, ma un democristiano ne deve avere qualcuno di meno, visto che era la proposta dell'ultima Dc.
Tornando al rapporto con l'Udc, non può non colpire come, rispetto alla sua storia passata, il partito sia uscito piuttosto male dalle ultime elezioni politiche: la lista di cui faceva parte è rimasta al di sotto dell'1%...
Quella però è stata una scelta sbagliata: bisognava rendere ben visibile lo scudo crociato per chiarire l'identità. Perché, parliamoci chiaro, non c'era un'identità politica in quella lista: che significa "Noi moderati"? Chi sono? Quelli che sanno stare a tavola? Quelli che parlano a bassa voce? Non è chiaro.
Dopo la sua uscita nel 2004 e l'ostilità subita nei primi anni dall'Udc, ora potrebbe essere l'Udc ad avere bisogno della Dc di Rotondi, anzi, con Rotondi?
Ma noi in realtà abbiamo sempre marciato insieme e continueremo a farlo, tranne dove a livello locale non ci saranno le condizioni. Noi tendiamo sempre a formare liste di concentrazione democristiana, con l'Udc e le altre forze di quell'area: non diciamo "dopo di noi il diluvio", ci siamo dati una visibile identificazione sul mercato e vogliamo rimettere insieme la nostra comunità, ma non a dispetto di coloro cui ci sentiamo vicini sul piano delle idee e con cui vogliamo realizzare i migliori accordi.
Si riferisce solo a chi sta già nel centrodestra o anche a chi sta al di fuori?
Io penso che siamo in una fase in cui può accadere di tutto: bisogna esserci, esprimere le proprie idee e giocare la partita. Dove si arriverà non lo sappiamo nemmeno noi, sinceramente... Potrà essere un successone o un grande flop, lo si vedrà lungo il cammino. Diciamo che più che essere la quarta gamba del centrodestra, a noi interessa essere la seconda gamba di Giorgia Meloni: diciamolo con franchezza, la nostra è una coalizione, ma siamo meloniani, cioè siamo convinti che sia lei la persona da portare avanti e riproporre come Presidente del Consiglio. Prima delle elezioni nel 2022, oltre a Fratelli d'Italia, solo noi l'abbiamo indicata come leader: abbiamo fatto questa scelta allora e adesso facciamo un allestimento per la classe dirigente che ci ha seguito.
Per chiudere: pensando al suo sostegno a Giorgia Meloni, non posso non pensare alle sue parole al consiglio nazionale del Ppi dell'11 marzo 1995 - quello della sfiducia a Rocco Buttiglione - che ho inserito nella quarta puntata del podcast Scudo (in)crociato. Lei allora disse: "Se noi vogliamo resistere a Fini mettendoci con D'Alema gli lasceremo tutto il nostro spazio". Oltre un quarto di secolo dopo, il 26% di Fratelli d'Italia, partito certo non lontano dal percorso di An, mostra che molti cattolici hanno votato lì (e non il Pd), mentre Forza Italia e Lega hanno raccolto poco più dell'8% ciascuna, Renzi e Calenda sono stati poco al di sotto, la lista con l'Udc è andata malissimo. Si ricordava di averle dette, quelle parole?
No, non le ricordavo (ride), ma è andata proprio come avevo pensato: vuol dire che allora ero più lucido! 

domenica 15 ottobre 2023

Foggia, simboli e curiosità sulla scheda

Si è parlato delle elezioni suppletive che si terranno il 22 e il 23 ottobre, poi delle elezioni provinciali previste per il solo giorno 22 a Trento e Bolzano; occorre però non dimenticare che domenica e lunedì si terranno anche le elezioni nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose in Sicilia, ma pure a Foggia. Lì, infatti, dopo le elezioni del 2019, si sarebbe dovuti tornare alle urne il prossimo anno; in realtà, però, il 4 maggio 2021 si era dimesso il sindaco Franco Landella (espressione della Lega e sostenuto dal centrodestra); due settimane più tardi Landella e alcuni consiglieri venivano arrestati (è in corso il processo per corruzione e tentata concussione) e l'amministrazione comunale veniva sciolta.
Dopo oltre due anni di affidamento ai commissari straordinari, ora Foggia torna al voto, con 5 aspiranti alla carica di sindaco e 23 liste a sostegno (nessuna persona candidata corre con l'appoggio di una sola lista).

Giuseppe Mainiero

1) Giuseppe Mainiero sindaco

Il sorteggio ha collocato in prima posizione la candidatura di Giuseppe Mainiero, ma sarebbe bene dire "ricollocato": anche nel 2019, infatti, i manifesti e le schede erano stati aperti da Mainiero (in passato capogruppo di Fdi), allora con il suo movimento civico Foggia in testa (simbolo: un berretto). Questa volta le liste sono due: la prima, Giuseppe Mainiero sindaco, è quella più legata all'aspirante primo cittadino e il contrassegno si presenta molto semplice sul piano grafico, contenendo solo il nome della lista (bianco e azzurro, con il cognome del candidato in evidenza) su fondo blu scuro. 
 

2) Resto a Foggia

La seconda lista è quella di Resto a Foggia, il comitato legato a Mainiero e nato nel 2022 (assai critico con le ultime amministrazioni): nel simbolo si riconosce la Fontana del Sele, il cui basamento diventa la "i" di "Foggia"; in filigrana, sullo sfondo color verde acqua, si intravede una stilizzazione di alcune chiese e case della città. Della coalizione non fa invece parte il MoVimento 5 Stelle, con cui erano state condivise attività e iniziative in passato: Mainiero aveva auspicato la convergenza del M5S sulla sua candidatura, ma il partito guidato da Giuseppe Conte ha fatto scelte diverse, come si vedrà. 
 

Antonio De Sabato

3) De Sabato sindaco x Foggia

Conosce già il consiglio comunale di Foggia per esservi entrato nel 2021 (per la lista Senso civico, dopo le dimissioni di Leo Di Gioia) Antonio De Sabato, che si presenta sostenuto da due liste. La prima, secondo lo stesso schema appena visto per Mainiero, è quella che è maggiormente espressione dell'aspirante guida del comune: il simbolo di De Sabato sindaco x Foggia è piuttosto semplice, con il nome del candidato azzurro in buon rilievo nel semicerchio superiore bianco e l'espressione "sindaco x Foggia" (con il "per" simile a una croce tracciata a mano, ma senza rischio di confusione essendo gialla: si noti anche il "per" volto a sottolineare il servizio nei confronti della città) nella parte inferiore su fondo fucsia. In parte, paradossalmente, i colori possono ricordare quelli usati da Italia viva (cui De Sabato aveva inizialmente aderito, sia pure per pochissimo tempo).
 

4) Progetto Concittadino

La seconda lista a sostegno di De Sabato (anche se non porta il suo nome nel contrassegno) è Progetto Concittadino, "mobilitazione dal basso che nasce dal desiderio di rinnovamento e riscatto di tanti foggiani". Il progetto è nato parecchi mesi fa, con il lancio dei PolisLab, tavoli tematici che hanno visto anche la partecipazione di Luigi De Magistris (che sostiene De Sabato). Il simbolo, oltre al nome, contiene le sagome di quattro persone stilizzate che si prendono per mano e scalano cromaticamente dall'azzurro all'arancione al verde al fucsia (di nuovo), poggiando su un segmento azzurro sfumato in cui è riportato il nome del comune. 
 

Nunzio Angiola

5) Orà!

Conta sull'appoggio di quattro liste Nunzio Angiola, professore di Economia aziendale all'università di Foggia, ex deputato (eletto nel 2018 con il M5S, poi passato ad Azione, senza esserne espressione ora) e primo a proporsi come candidato per la guida del comune di Foggia. La prima lista a essere sorteggiata è l'ultima nata, Orà!, nome che - oltre a ricordare "ora" per invitare al cambiamento immediato - è la parola "sì" in lingua arbëreshë. Il nome e il riferimento al sindaco sono sovrapposti a una foto in bianco e nero del Pronao della Villa comunale, che tra l'altro si trova a pochissima distanza dalla già vista Fontana del Sele.
 

6) Foggia 5.0

Seconda lista sorteggiata della coalizione di Angiola è Foggia 5.0, associazione guidata da Carlo Russo che fin dall'inizio ha sostenuto la candidatura dell'ex parlamentare. Il nome scelto suggerisce l'idea di un cambiamento notevole della città e di una sua modernizzazione da apportare con il cambio di amministrazione. Come immagine è stata scelta - probabilmente cercandola in Rete - una mano reale che tocca l'indice di una mano robotizzata e fa scattare una scintilla di luce, il tutto avendo sullo sfondo blu scuro circuiti, cloud, codici e altri elementi chiaramente riferiti alla tecnologia. 
 

7) Effetto Foggia

Pure la terza lista sorteggiata, Effetto Foggia, è stata al fianco di Angiola fin dall'inizio (essendo guidata da lui, mentre il vicepresidente, il medico Francesco Sollitto, è ora capolista). Il nome ricorda Effetto Parma, lista con cui Federico Pizzarotti fu rieletto sindaco della città ducale nel 2017 dopo aver lasciato il MoVimento 5 Stelle: proprio Angiola, nella sua presentazione della candidatura, aveva citato l'esempio di Pizzarotti. Niente nodo giallo-blu nel simbolo, però, ma l'immagine in filigrana di Federico II con il suo falcone, proveniente dal suo trattato De arte venandi cum avibus; sul fondo rosso emerge anche un tracciato che ricorda quello dei sismografi, di un elettrocardio/encefalogramma o di un semplice rilevatore di suoni, per dire che c'è movimento, c'è attività.
 

8) Angiola sindaco

La stessa immagine di Federico II si ritrova anche sul fondo del contrassegno dell'ultima lista, Angiola sindaco, di diretta espressione del candidato. Qui, però, invece del rosso domina il blu (con l'immagine federiciana riportata in azzurro) e il cerchio è bordato di giallo. I primi tre candidati, dunque, hanno una caratteristica in comune: a dispetto del loro passato politico (più o meno recente), si propongono tutti con una caratura essenzialmente civica, in ogni caso proponendo discontinuità rispetto all'ultima amministrazione insediata in seguito a elezioni (nel 2019).
 

Raffaele Di Mauro

9) Liberali e riformisti - NPsi

Dispone di cinque liste il candidato del centrodestra, Raffaele Di Mauro, avvocato e consigliere comunale nella consiliatura terminata in anticipo nel 2021. Prima formazione, già vista altrove in precedenza, è quella dei Liberali e riformisti, che di fatto è una delle vesti con cui si presenta alle elezioni locali il Nuovo Psi: sotto il segmento curvilineo blu, infatti, c'è il garofano simile a quello usato dal partito di Lucio Barani e Stefano Caldoro dal 2006 e la sigla a fianco non lascia dubbi sul soggetto presentatore della lista (anche se il carattere usato ricorda molto l'ultimo impiegato dal Psi di Enzo Maraio).
 

10) Prima Foggia

La seconda lista sorteggiata è Prima Foggia. Nel 2019 alle comunali aveva corso direttamente la Lega (con il riferimento alla Puglia nel simbolo, sotto al cognome di Matteo Salvini); questa volta il partito ha scelto - com'è avvenuto dal 2021 in avanti in varie competizioni elettorali al centrosud - di utilizzare la formula delle liste "Prima + comune". Ecco dunque che anche a Foggia compare il contrassegno dal fondo blu sfumato, con la denominazione scelta e, accanto, l'elemento tricolore ricurvo per cercare di andare oltre Alberto da Giussano senza cambiare i valori e gli obiettivi di riferimento.  
 

11) Forza Italia

In terza posizione all'interno della compagine di centrodestra si trova il partito cui appartiene Di Mauro e con cui era stato eletto nel 2019, cioè Forza Italia. In quell'occasione Fi aveva inserito nel proprio contrassegno anche il cognome del candidato Landella (che pure, come si è visto, faceva riferimento a un'altra forza politica); questa volta, invece, benché l'aspirante sindaco sostenuto sia proprio forzista, si è preferito usare l'emblema elettorale con la bandierina debordante e, al di sotto, solo il cognome di Silvio Berlusconi, senza altri riferimenti. Basterà per essere, come nel 2019, la lista più votata di tutte (13,59%)?
 

12) Fratelli d'Italia

Subito dopo Forza Italia, il sorteggio ha collocato la lista di Fratelli d'Italia, che completa dunque lo schieramento dei partiti maggiori del centrodestra. Il contrassegno impiegato questa volta è quello che ormai siamo abituati a trovare su quasi tutte le schede elettorali a partire dal 2018, con il simbolo ufficiale del partito inserito in un cerchio blu e bianco dalla struttura simile, con il nome di Giorgia Meloni in evidenza nella parte superiore; leggermente diverso era stato l'emblema del 2019, visto che era identico a quello schierato per le europee (con i riferimenti ai sovranisti e ai conservatori nella parte inferiore del cerchio grande). 
 

13) Lista Di Mauro Sindaco - Noi moderati per Foggia

L'ultima formazione del centrodestra ha natura mista, civico-politica. La Lista Di Mauro sindaco, infatti, si presenta come quella più vicina all'aspirante primo cittadino (anche perché è l'unica a contenere nel contrassegno il nome del candidato, azzurro su fondo blu, colori comunque cari a quell'area politica). Se la maggior parte del cerchio è dedicata a Di Mauro, la parte inferiore (sotto a un elemento tricolore) ospita la dicitura Noi moderati per Foggia: non si tratta dell'indicazione di una generica area politica, ma proprio del partito guidato a livello nazionale da Maurizio Lupi (come evoluzione di Noi con l'Italia), anche se non c'è alcun richiamo al simbolo ufficiale del partito.
 

Maria Aida - Tatiana Episcopo

14) Nessuno escluso

L'ultima candidatura indicata su manifesti e schede è anche quella sostenuta dalla coalizione più ampia: Maria Aida Episcopo, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale, avrà con sé ben dieci liste. Il sorteggio ha collocato per prima l'unica formazione che mostra nel simbolo il nome della candidata ("sindaca", come si legge correttamente nella scritta interna): si tratta di Nessuno escluso, lista civica che punta sul valore dell'inclusione come fattore positivo; non a caso il simbolo scelto richiama un tradizionale emoji giallo sorridente, con l'ultima "o" del nome trasformata in un occhio della "faccina". 
 

15) Partito democratico

Come seconda lista della coalizione a sostegno di Episcopo è stata estratta quella del Partito democratico, che conferma la scelta grafica di tutte le scorse elezioni, per cui è sempre stato schierato il simbolo ufficiale nazionale del partito, senza specificazioni territoriali e senza aggiunte di nomi. Da quando ha concorso alle amministrative foggiane, il Pd è sempre stato il partito più forte della coalizione di centrosinistra; ora dovrà vedersela con il MoVimento 5 Stelle, visto che a sostenere Episcopo è un campo largo, anzi, larghissimo (e nel 2019 il M5S aveva ottenuto più dei dem).
 

16) Italia del Meridione

Del campo largo, larghissimo appena menzionato fa parte anche il partito territoriale Italia del Meridione (fondato da Giuseppe Ferraro e Orlandino Greco già nel 2013), che in questo sito è apparso alle elezioni del 2020 di Crotone (nella coalizione a trazione centrodestra) e, soprattutto, al deposito dei contrassegni in vista delle ultime elezioni politiche (presentato dal nuovo segretario Vincenzo Castellano), anche se prima si chiamava L'Italia del Meridione, con l'articolo davanti. Il simbolo è rimasto uguale, con la sigla tricolore su fondo azzurro (e la "d" trasformata in asta per una bandierina tricolore ondeggiante), in più è stato inserito il riferimento a Foggia.
 

17) Riscossa civile

Come quarta lista si trova Riscossa civile, cartello elettorale che unisce varie forze all'insegna del lavoro, dell'ambiente e della legalità (come si legge all'interno del contrassegno). Inizialmente era previsto che componessero la lista il Partito socialista italiano (in lista c'è anche Luigi Iorio, ex candidato alla segreteria nazionale del Psi e ora coordinatore della segreteria) e Senso civico, formazione legata ad Alfonso Pisicchio (il verde che racchiude la parte superiore del simbolo è quello di Sc); in un secondo momento, alle "pulci" delle due formazioni si è aggiunta quella di Europa Verde, che dunque ha rafforzato la proposta ambientale di questa lista.
 

18) Popolari per Foggia

Dopo Riscossa civile, sulla scheda elettorale trovano spazio i Popolari per Foggia, declinazione locale di una formazione che è ben nota in Puglia, quella dei Popolari [al centro] legati a Gianni Stea e Salvatore Ruggeri (da non confondere con Puglia Popolare, legata a Massimo Cassano, che pure aveva condiviso una prima parte del percorso anni fa). Il simbolo somiglia molto a quello visto alle regionali pugliesi nel 2020 (Popolari con Emiliano), con il fondo blu con cuore stilizzato azzurro e la scritta bianca e gialla in primo piano. 
 

19) Comunità politica PER Foggia

Si è tramutata in lista anche l'esperienza della Comunità politica PER Foggia, nata dopo lo scioglimento dell'amministrazione comunale foggiana nel 2021, promossa tra gli altri dal docente di microbiologia agraria Luciano Beneduce (che ora è capolista) e considerata una formazione nata dalla "sinistra diffusa". Il simbolo scelto vede come elemento grafico principale un cavallino che staziona, ritto pur essendo in verticale, sull'arcobaleno che occupa la parte sinistra del simbolo; il cavallo e la parte inferiore del cerchio sono tinti dello stesso colore marrone-bordeaux, su cui spicca il nome della lista scritto in bianco e in giallo.
 

20) Tempi nuovi per Foggia

La settima lista a favore di Episcopo conferma che si è di fronte davvero a un campo largo, larghissimo e, per di più, desta qualche interesse per le forze che tiene insieme. Tempi nuovi per Foggia, infatti, unisce nello stesso contrassegno Tempi nuovi - Popolari uniti, cioè la nuova rete cattolico-moderata promossa da Giuseppe Fioroni, Azione e Italia viva (niente spunta volante, ma il nome scritto in blu rispetta comunque la successione di maiuscole e minuscole del simbolo originale). Graficamente il risultato forse non è il massimo, ma è interessante vedere quest'unione, anche alla luce dell'adesione di Tempi nuovi al Partito democratico europeo (cofondato nel 2004 da Francesco Rutelli e al momento già "casa" di Italia viva e L'Italia c'è).
 

21) Con Foggia

Nella coalizione che appoggia Episcopo si ritrova anche Con Foggia, declinazione locale di Con, la formazione più vicina al presidente della giunta regionale Michele Emiliano: il simbolo, infatti, è lo stesso già visto in precedenza (fondo giallo, tranne che per lo spazio interno della "o"), con l'aggiunta del nome del comune subito sotto. In un primo tempo la presenza in coalizione di Con non sembrava del tutto scontata (essenzialmente per dubbi legati alla candidatura alla guida del comune), ma a sbloccarla è stato un accordo diretto tra lo stesso Emiliano e Giuseppe Conte stretto e reso noto alla fine di agosto.
 

22) Noi popolari

Penultima lista della coalizione in appoggio a Episcopo risulta essere Noi popolari, progetto politico partito dall'esperienza dei Popolari per Bari nel 2019 (e consigliere barese è il segretario regionale, Pasquale Magrone; a livello provinciale il coordinatore è Giuseppe Marasco); proprio da quella lista viene il cuore rosso pennellato che si vede sullo sfondo; al centro, invece, c'è un cuore molto simile su fondo blu sfumato accompagnato al nome della lista; non manca nella parte inferiore un piccolo tricolore sempre pennellato, magari per segnalare l'aspirazione a costruire qualcosa di più esteso sul piano territoriale. 
 

23) MoVimento 5 Stelle

Chiude la coalizione del campo largo, larghissimo (e anche la stessa scheda elettorale) la lista del MoVimento 5 Stelle, vale a dire proprio la forza politica che, dopo avere battuto il Pd in termini di voti nel 2019 (venendo superato solo da Forza Italia), ha proposto il nome di Maria Aida Episcopo, chiedendo alle altre forze politiche di convergere sulla sua candidatura. Pur essendo stato il proponente, nemmeno il M5S schiera il nome della candidata nel proprio simbolo: a finire sulle schede è l'emblema ufficiale nella sua ultima versione, quella un po' più rossa rispetto al passato, con il riferimento al 2050 come anno della "neutralità climatica". 

venerdì 13 ottobre 2023

Provinciali di Trento, simboli e curiosità sulla scheda

Il panorama elettorale che si comporrà domenica 22 ottobre si completa, come anticipato con l'articolo precedente, con le elezioni provinciali che riguarderanno il territorio della provincia autonoma di Trento. Rispetto al contemporaneo voto che riguarderà il rinnovo del consiglio provinciale di Bolzano, l'elezione trentina sarà sicuramente più affollata: elettrici ed elettori troveranno infatti ben 24 simboli sulla scheda, a sostegno di 7 aspiranti alla presidenza della giunta provinciale. incluso il presidente uscente, Maurizio Fugatti, confermato dal centrodestra come candidato.
Se le norme elettorali trentine sono più simili a quelle vigenti in molte regioni (per cui si vota contestualmente per il presidente e per il consiglio, con la possibilità di formare coalizioni e la previsione di un premio di maggioranza per la coalizione o lista più votata (con l'assegnazione degli altri seggi in ragione proporzionale), anche in Trentino è previsto il deposito dei contrassegni prima della presentazione delle liste, tra il 44° e il 43° giorno precedenti il voto (quindi tra l'8 e il 9 settembre scorsi). In quel periodo sono stati depositati addirittura 50 emblemi, più del doppio di quelli che finiranno sulle schede (ma pur sempre uno in meno rispetto a quelli presentati nel 2018): tra quelli non utilizzati ci sono sia le versioni alternative di contrassegni effettivamente concorrenti, sia simboli di partiti che non hanno presentato liste. Di seguito si indicheranno i simboli sulla scheda, dando conto delle eventuali varianti; alla fine si citeranno gli emblemi cui non è seguita la presentazione di liste.

Maurizio Fugatti

1) Fugatti presidente

La sorte ha collocato al primo posto la candidatura del presidente uscente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti: la sua coalizione, con otto liste sarà la più numerosa di questo turno elettorale. Prima formazione estratta è la lista personale legata al candidato, che non a caso porta il nome di Fugatti presidente. Fondo blu scuro, cognome del presidente uscente e ricandidato in evidenza, sottolineato anche da una pennellata rosso porpora: sono solo questi gli elementi grafici contenuti nel contrassegno, per una formazione decisamente personalizzata in questa competizione che prevede l'elezione diretta.
 

2) Lega

Senza che ciò fosse prevedibile in qualche modo, il sorteggio ha collocato subito dopo il contrassegno della formazione più legata al presidente uscente quello del suo partito di appartenenza, la Lega. Rispetto a cinque anni fa, quando la lista prese il 27,09% (risultando nettamente la più votata di tutte), il simbolo presenta una variante significativa: via la bandiera trentina, via il riferimento all'autonomia, ma via anche il cognome di Matteo Salvini, sostituito da quello dello stesso Fugatti (stesso giallo, rilievo appena minore a causa della lunghezza maggiore), con la parola "presidente" al di sotto (curiosamente la versione diffusa online è leggermente diversa, quanto a proporzioni delle scritte, rispetto a quella che si vede su manifesti e schede).  
 

3) Fratelli d'Italia

Il nome di Fugatti è invece sparito - rispetto a cinque anni fa - dal simbolo di Fratelli d'Italia, ovviamente elemento fondamentale della coalizione di centrodestra. Nel 2018 la sortita elettorale non era stata troppo fortunata (1,45% e nessun seggio ottenuto), mentre questa volta è possibile che il risultato sia diverso e benefici della presenza a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Non sembra un caso che il contrassegno utilizzato sia proprio quello che colloca in grande evidenza il nome della leader e attuale Presidente del Consiglio, giusto sopra al simbolo ufficiale; come capolista, tra l'altro, è stato indicato Claudio Cia, che nel 2018 aveva guidato la lista Agire per il Trentino (sempre a favore di Fugatti e in grado di ottenere un eletto, cioè lo stesso Cia).  
 

4) Unione di centro

Il nome del candidato alla presidenza è sparito anche dal contrassegno dell'Unione di centro, che torna dunque al sul simbolo ufficiale, con lo scudo crociato sopra la filigrana dei vecchi simboli di Ccd e De su fondo azzurro (insieme al nome del partito), mentre nel segmento rosso superiore c'è il riferimento all'Italia (mentre nell'emblema alternativo depositato cinque anni fa si leggeva la parola "Trentino"). Nel 2018 l'Udc aveva raccolto il 2,08%, più di Fdi, ma questo non era bastato a conquistare un eletto: il partito di Lorenzo Cesa ci riprova, sperando di avere più fortuna in questa nuova consultazione. 
 

5) Forza Italia

I quattro partiti principali della coalizione di centrodestra sono stati collocati tutti vicini dal sorteggio: in quinta posizione sulla scheda, infatti, si ritrova Forza Italia, che riparte dal 2,82% di cinque anni fa, sufficiente a mandare un rappresentante in consiglio provinciale (Giorgio Leonardi, attuale capolista). Il contrassegno schierato in quest'occasione sembra una crasi tra quello delle precedenti elezioni provinciali e dell'ultimo voto politico: l'elemento principale è sempre la bandierina tricolore, con sotto il riferimento a Berlusconi e sopra quello a Fugatti (come il fregio del 2018), ma in alto ad arco è stata inserita la dicitura "Partito popolare europeo" (come nelle elezioni generali del 2022).
 

6) La Civica

La coalizione a sostegno di Fugatti, oltre alla "lista del presidente", comprende anche una formazione di natura civica, denominata proprio La Civica. Il capogruppo è Mattia Gottardi, assessore provinciale uscente (ex ex sindaco di Tione) che nel 2018 era stato uno dei due eletti della formazione Civica Trentina. Oltre che parte del nome, la lista riprende anche l'idea del profilo della montagna sullo sfondo, anche se qui il cielo è bordeaux sfumato (il nome invece è scritto in un azzurro scuro più simile a quello di cinque anni fa); su un versante bianco della montagna si staglia - parzialmente nascosta dalla "C" di "Civica" - una stilizzazione dell'aquila trentina di San Venceslao. 
 

7) Partito autonomista trentino tirolese

Questa volta tra le formazioni che sostengono la candidatura di Maurizio Fugatti c'è anche il Partito autonomista trentino tirolese, che invece nel 2018 aveva corso in autonomia, in appoggio a Ugo Rossi (ottenendo il 12,58% e risultando la terza formazione per numero di voti, pur se trasformatisi in soli tre seggi, oltre a quello per il candidato presidente). Il simbolo è l'ultima versione di quello già noto (con la doppia stella alpina su fondo nero e la sigla del Patt con la "a" rossa su una fascetta bianca); questa volta, però, il fregio è inserito in una circonferenza rossa completata dalla dicitura "+ autonomisti + popolari" disposta ad arco.
Il Patt, peraltro, è una delle formazioni cui non corrisponde un solo contrassegno depositato, ma più d'uno, in questo caso addirittura cinque. Oltre a quella effettivamente scelta per le schede elettorali, infatti, il Partito autonomista trentino tirolese ha scelto di depositare la versione ufficiale del suo simbolo (quella contenuta nella circonferenza rossa), quella precedente (senza la sigla sotto i fiori) e anche i due soggetti politici e culturali che hanno operato in precedenza in Trentino e di cui il Patt si considera il continuatore: l'Associazione studi autonomistici regionali (che nel suo emblema alla fiaccola accesa univa già due stelle alpine) e il Partito popolare trentino tirolese (nato nel 1948 come evoluzione dell'Asar). Nessuna intenzione di usare i simboli storici: solo - com'era avvenuto nel 2018 - la volontà di proteggerli da usi di altri soggetti politici (cinque anni fa peraltro erano state depositate altre due grafiche storiche, stavolta omesse).    

8) Fassa

Chiude la coalizione a sostegno di Fugatti una lista che era già presente nel 2018 nella stessa compagine: una formazione denominata semplicemente Associazione Fassa, che candida come capolista il segretario politico Luca Guglielmi (Elena Testor, già presidente, è senatrice, eletta con la Lega dal 2018). Si tratta di un movimento politico - così è stato scritto nel sito - nato "in (e per) la Valle di Fassa, all'insegna di una nuova Politica, fatta di concretezze e di proposte volte a migliorare la nostra Comunità". Nel simbolo - schierato anche nel 2013, oltre che cinque anni fa - domina la parola "Fassa", che in bianco si staglia sul cielo sopra il profilo delle torri del Vajolet e un arcobaleno (anche se con colori diversi da quelli usuali). 
L'Associazione Fassa è il soggetto politico che ha presentato il maggior numero di contrassegni, in tutto otto. Si tratta di microvarianti di quello utilizzato sulle schede, con l'inserimento di parole diverse, in particolare in ladino (lingua diffusa in Val di Fassa): "Moviment", "Dolomites", "Inant" (avanti); ci sono anche "Heimat" (termine tedesco per riferirsi alla "casa" o alla "piccola patria", "autonomia" e i cognomi di Fugatti e del capolista Guglielmi. Pure in questo caso l'idea è di coprire tante alternative diverse, per consentire varie scelte e marcare l'uso di determinate parole e concetti. 
 

Alex Marini

9) MoVimento 5 Stelle

Seconda candidatura estratta è quella di Alex Marini, eletto nel 2018 come consigliere del MoVimento 5 Stelle (che allora aveva ottenuto il 7,23% ed era riuscito a portare in consiglio anche il proprio candidato presidente Filippo Degasperi). Il nono posto sulla scheda è occupato proprio dal M5S, che rispetto alle precedenti elezioni ha scelto di schierare la versione più recente del suo simbolo - lo stesso visto alle elezioni politiche del 2022 e fissato nello statuto - che dà maggior spazio al rosso sotto le cinque stelle "classiche", ospitando anche il riferimento al 2050 come anno dell'auspicata neutralità climatica.  
 

Francesco Valduga

10) Italia viva

La terza candidatura indicata dal sorteggio è quella di Francesco Valduga, fino a poco tempo fa sindaco di Rovereto e indicato come candidato dal centrosinistra ampio. Pure in questo caso si è di fronte a  una coalizione piuttosto nutrita, solo un po' meno ricca di quella di Fugatti, con sette liste in tutto. La prima formazione estratta della compagine di Valduga è Italia viva, che debutta alle provinciali trentine (come capolista è stata individuata l'ex senatrice di Iv Donatella Conzatti) e corre - in modo non scontato, viste le posizioni a livello nazionale - nel centrosinistra; il simbolo utilizzato per la lista è quello ufficiale del partito, senza altre indicazioni inserite all'interno del contrassegno elettorale.    
Pure Iv ha scelto di presentare alcune varianti del simbolo, due che aggiungevano il riferimento al Trentino (in due diversi colori), con o senza l'indicazione del candidato presidente, e una in cui il nome diventava "Autonomia viva", riducendo le dimensioni della "spunta volante" (e con il riferimento all'aspirante presidente).
 

11) Campobase

Seconda lista della coalizione a sostegno di Valduga è Campobase, una formazione locale, anch'essa al debutto alle elezioni provinciali (è stata costituita nel 2022) e che annovera tra i fondatori lo stesso Valduga. Ricco di amministratori locali (attuali e passati), il partito di caratura civica si presenta con un contrassegno a fondo verde sfumato, con al centro una grande "T" bianca tagliata in basso; nel segmento orizzontale è riportato il nome della forza politica (composto con lettere maiuscole e miniscole), mentre nella parte superiore è stato aggiunto il riferimento al candidato alla presidenza della provincia.
Pure Campobase, in effetti, ha scelto di depositare più di un contrassegno: si è però limitata a offrire in deposito una sola grafica in più, vale a dire la versione ufficiale del proprio simbolo (descritta all'interno dello statuto). Si tratta in particolare dell'emblema dominato solo dalla "T" bianca e provvista di nome su fondo verde, senza l'indicazione del candidato. Sembra probabile che il partito abbia scelto di presentare entrambi gli emblemi essenzialmente per valutare nei giorni successivi se utilizzare il contrassegno con o senza riferimento all'aspirante presidente, senza che l'alternativa tra le due grafiche possa far pensare al tentativo di ampliare la tutela del simbolo (la differenza è minima e non tale da consentire una protezione oggettivamente maggiore).

12) Alleanza Verdi e Sinistra

Terzo soggetto elettorale della coalizione a sostegno della candidatura di Valduga è Alleanza Verdi e Sinistra, vale a dire il soggetto che unisce soprattutto Europa Verde (che peraltro aveva detto di "non opporsi" alla proposta di Valduga, avendo avanzato una proposta diversa, in particolare il giornalista Alberto Faustini, che aveva raccolto anche l'interesse del "terzo polo") e Sinistra italiana. Il contrassegno è lo stesso inaugurato in occasione delle elezioni politiche dello scorso anno, senza alcuna modifica o aggiunta di natura territoriale; la presenza di due formazioni di sinistra nel 2018 non aveva permesso ai due gruppi di raccogliere voti sufficienti per ottenere un eletto.
 

13) Fascegn

Della coalizione di centrosinistra largo fa parte anche la lista Fascegn, parola ladina che indica gli abitanti della Val di Fassa. L'associazione-lista - contraltare di Fassa, schierata nel centrodestra - intende "andare oltre la Neva Ual", ossia la Nuova Unione autonomista ladina che nel 2019 ha raccolto l'eredità della Ual (che nel 2018 aveva presentato il simbolo senza poi presentare liste). In qualche modo i colori pervinca e verde oliva che coprono due aree del cerchio (quasi a ricordare il cielo e la valle, con la montagna bianca in mezzo) sono parenti dell'azzurro e del verde della Ladinia; nel simbolo trova spazio il motto "vicini ai cittadini", riportato in italiano e in ladino.
Si segnala che l'associazione Fascegn ha voluto presentare altre due versioni del contrassegno (con la stessa struttura grafica e cromatica), che peraltro non contenevano il nome del soggetto politico, pur senza rinunciare in ciascuno a un tocco di ladino: il primo simbolo riportava nella parte centale bianca la dicitura "Ladins per l'autonomia", mentre il secondo conteneva la dicitura "Zivica per Fascia" (un po' compressa in orizzontale per farla stare su una sola riga). 
 

14) Casa autonomia.eu

Quinta lista nella coalizione presentata in appoggio a Valduga è quella espressione del Movimento Casa autonomia.eu, che sul suo sito web si qualifica come "movimento autonomista, popolare e democratico", nato a novembre dello scorso anno per opera di Paola Demagri e Michele Dallapiccola, eletti nel 2018 con il Patt. "Segui il giallo!" recita lo slogan della lista e in effetti il simbolo è costituito da tre dischi gialli di tonalità diverse, concentrici e sovrapposti (con tanto di uso delle ombre); il nome corrisponde al sito del movimento e la "M" è conformata come la stilizzazione di una piccola catena montuosa.
 

15) Azione

Si è dichiarata fin dall'inizio parte della coalizione di centrosinistra ampio (denominata "Alleanza democratica  autonomista") anche Azione, che dunque concorre nella stessa compagine di Italia viva, ma ciascuna delle due formazioni politiche presenta una propria lista. Il simbolo utilizzato dal partito di Carlo Calenda è quello ufficiale indicato e descritto dallo statuto, con il logo blu-verde (con la "A frecciata" all'inizio) nella parte superiore su fondo bianco, mentre nel semicerchio inferiore blu si trova l'espressione "Con Calenda" scritta in bianco, con il cognome del leader del partito in grande evidenza.
 

16) Partito democratico

Chiude la coalizione presentata in appoggio a Valduga la lista del Partito democratico, che nel 2018 era stato il secondo soggetto più votato (ma il suo 13,92% equivaleva a poco più della metà dei voti leghisti) e aveva ottenuto quattro consiglieri. Il contrassegno schierato in quest'occasione è lo stesso impiegato cinque anni fa: si tratta del simbolo ufficiale nazionale, al quale è stata semplicemente aggiunta la dicitura "del Trentino" al di sotto, senza alcun riferimento al nome della persona candidata (presente, come si è visto, soltanto nell'emblema della lista Campobase, la più vicina a Valduga).
 

Filippo Degasperi

17) La me val - Primiero - Vanoi - Mis

Non sono soltanto due le coalizioni in questa consultazione elettorale trentina. La terza, in rigoroso ordine di estrazione, è quella presentata in appoggio a Filippo Degasperi, che - come si è ricordato - si era candidato come presidente della provincia nel 2018 per il M5S, poi nel 2020 si era proposto come aspirante sindaco di Trento con una propria lista civica. La prima delle tre formazioni che appoggiano Degasperi è La me val ("La mia valle"), lista molto legata al territorio della valle di Primiero, Vanoi e Mis, località citate anche nel contrassegno: questo, in particolare, rappresenta una lontra che emerge dalle acque di una verde valle (all'animale è legata una leggenda sull'origine del luogo) e scruta le Dolomiti "arrossate" per il fenomeno dell'enrosadira.
 

18) Onda

Il colore rossastro sfumato delle montagne si ritrova anche nei rilievi sullo sfondo del simbolo della lista Onda, che appunto in primo piano mostra un'onda (che quasi costruisce una mezzaluna, tra un flutto e l'altro) davanti a una valle e alle montagne. Del resto, si chiamava Onda civica Trentino la lista con cui Degasperi si era candidato nel 2020 a sindaco di Trento e la formazione attuale si pone in qualche misura in continuità con quella (ma dell'esperienza non fa parte il consigliere comunale trentino Andrea Maschio, eletto appunto nel 2020 e concretamente non coinvolto in questa nuova esperienza elettorale: lo si ritroverà in un'altra lista).
La grafica sopra descritta (unita alla parola "Onda" nera con la "O" tinta di rosso) è racchiusa in una circonferenza nera, che nella sua parte inferiore lascia spazio alle parole "lavoro", "ambiente" e "società" scritte in maiuscolo e disposte ad arco. Nella grafica destinata alle schede gli elementi appena ricordati sono a loro volta racchiusi in un'altra circonferenza, stavolta grigia e decisamente più sottile; in sede di deposito preventivo dei contrassegni, tuttavia, i promotori di Onda hanno scelto di presentare anche una variante priva della citata circonferenza grigia, a costo di rendere il simbolo di forma non perfettamente circolare (non è dato quindi sapere il motivo di questa scelta, che ovviamente nulla cambia sul piano della tutela del fregio elettorale).
 

19) Unione popolare

Il terzo e ultimo contrassegno della coalizione che sostiene Filippo Degasperi è quello di Unione popolare (senza il riferimento a Luigi De Magistris presente alle elezioni politiche dello scorso anno), che dunque domenica 22 ottobre sarà presente contemporaneamente sulle schede trentine e su quelle di Monza-Brianza per le suppletive (che continueranno anche il giorno dopo). Vale la pena sottolineare che il simbolo di Up non figura tra quelli depositati presso la presidenza della provincia: la legge provinciale n. 2/2003, infatti, prevede che i partiti possano presentare in prima battuta il loro contrassegno, ma non impedisce che altre formazioni usino emblemi non depositati, purché questi ultimi non siano confondibili con quelli presentati in precedenza (in più pare che Up avesse presentato il simbolo già all'inizio, ma un vizio nella documentazione avrebbe suggerito il ritiro, ripiegando sulla semplice presentazione delle liste). 
 

Sergio Divina

20) Giovani per Divina presidente

Quella su cui può contare Degasperi non è la sola coalizione a tre: ce n'è anche un'altra (pensata in realtà a quattro punte), che appoggia invece la candidatura di Sergio Divina, già consigliere provinciale, regionale e parlamentare della Lega Nord e questa volta in corsa in via autonoma e non a sostegno di Fugatti. La prima lista è Giovani per Divina presidente, formazione in cui il candidato meno giovane - il capolista Luca Valentini - è del 1973. Il simbolo - semplice e diretto, a dispetto della limitata cura grafica - è azzurro e bianco, con la parola "Giovani" in un certo rilievo (anche grazie alla forma "inclinata") e sormontata da una catena montuosa stilizzata; nella parte inferiore, invece, spicca il cognome del candidato presidente.
 

21) Noi con Divina presidente

Più generalista si presenta la seconda formazione elettorale a sostegno dell'ex senatore, denominata Noi con Divina presidente. Il colore del fondo è un po' diverso (leggermente più chiaro rispetto al simbolo precedente), ma qui l'ingrediente principale è senza dubbio il riferimento a Divina (qui proposto con un altro carattere, sempre bastoni), ancora più dell'elemento identitario collettivo ("Noi") e del tricolore ricostruito con tre tracce di gesso nel semicerchio superiore azzurro. Si tratta evidentemente della formazione elettorale più vicina all'aspirante presidente, dalla quale è lecito aspettarsi il risultato migliore della coalizione.
 

22) Alternativa popolare per il Trentino

Della compagine a sostegno di Divina fa parte anche una lista dichiaratamente partitica, che non passa certo inosservata per chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica: si tratta di Alternativa popolare per il Trentino, declinazione locale del partito che fu fondato - con il nome di Nuovo centrodestra - da Angelino Alfano e che ora è guidato da Paolo Alli e coordinato dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Raramente il simbolo - con il cuore simil-Ppe su fondo blu - finisce sulle schede, quindi questa sortita elettorale, guidata dal capolista e consigliere uscente (già leghista) Ivano Job - in lista c'è pure il citato Maschio - merita di essere segnalata.  
 

Elena Dardo

23) Alternativa

Il sorteggio si è divertito - come con l'accostamento iniziale tra Fugatti presidente e Lega - a collocare al penultimo posto, subito dopo la lista di Alternativa popolare, la candidatura a presidente di Elena Dardo (unica donna a presentarsi), coordinatrice regionale di Alternativa, altro partito che si è visto e si vede piuttosto poco sulle schede elettorali. Forza politica nata nel 2021 per scissione dal M5S in opposizione al suo appoggio al governo Draghi (e ora guidata da Emanuela Corda, dopo l'addio di Mattia Crucioli), Alternativa in questa competizione elettorale schiera il suo emblema ufficiale, con la "A" bianca strappata collocata su fondo arancione, insieme al nome stesso del partito.
 

Marco Rizzo

24) Democrazia sovrana popolare

Ultimo aspirante presidente della provincia autonoma di Trento è Marco Rizzo, leader del Partito comunista e qui candidato per Democrazia sovrana popolare, coalizione di forze "di resistenza al modello tecnocratico e globalista", costituita in continuità politica - almeno nelle intenzioni dei fondatori - con il progetto elettorale Italia sovrana e popolare del 2022. Il simbolo contiene il tricolore creato dalle due tracce verde e rossa di pastello (decisamente mutuate dal simbolo dei Progressisti del 1994) su fondo bianco e il nome della forza politica, con la stellina rossa sopra la "I" e la parola "sovrana" in stile manoscritto.  

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Simboli di liste non presentate


Democrazia cristiana

Tra le forze politiche che hanno depositato il contrassegno senza che a ciò sia seguita la valida presentazione di liste, si ritrova innanzitutto (in ordine alfabetico) la Democrazia cristiana: si tratta del partito guidato da Totò Cuffaro - colui che ha commissionato il simbolo attuale, con la bandiera bianca crociata di rosso su fondo blu - e che in Trentino ha come esponente più autorevole l'ex parlamentare Renzo Gubert; pur in mancanza della lista (non si sa se ci sia stata o meno l'intenzione di presentarla), non è trascurabile che l'attuale Dc sia almeno presente tra i simboli depositati nel territorio che fu patria di Alcide De Gasperi.  

Futuri Comuni

Ha presentato il simbolo, pur senza usarlo per distinguere una propria lista, anche l'associazione culturale e politica Futuri Comuni, nata formalmente nel 2021 - come si legge nel sito - da un gruppo di giovani attivisti e amministratori locali (per cui "Comuni" ha la maiuscola) per promuovere e facilitare il dialogo su temi di attualità a carattere nazionale e locale. Il soggetto aderisce all'Alleanza democratica autonomista di centrosinistra, sostenendo candidature di quelle liste (in particolare quella di Mariachiara Franzoia, nella lista del Pd). Il simbolo è costituito dal nome dell'associazione su due righe, con le due parole collegate da tre archi sfumati blu-viola-rosa, come a ricordare un emiciclo di un'assemblea elettiva; gli stessi colori tingono la circonferenza esterna.
Vale la pena sottolineare che la stessa associazione aveva presentato pure un altro contrassegno, che non conteneva il logo ufficiale dell'associazione, ma piuttosto la denominazione +Futuri Comuni, con il "più" giallo, il fondo blu con le stelle d'Europa e un garofano che spuntano da dietro il nome, mentre il contorno del cerchio ha cinque colori. Gli elementi grafici e cromatici suggeriscono che questo dovesse essere il contrassegno pensato per la lista comune di +Europa, Futuri Comuni e Partito socialista italiano, volta a rafforzare l'area riformista e liberaldemocratica all'interno della stessa coalizione e annunciata alla fine di agosto (anche se poi non la si trova sulla scheda elettorale).   
 

Identità autonomista tirolese

Si è detto prima che la coalizione a sostegno di Sergio Divina avrebbe dovuto essere composta in origine da quattro liste: tra i contrassegni depositati, infatti, c'è anche quello della lista Identità autonomista tirolese, che al centro propone una stella alpina a colori, pur se su fondo nero, davanti a una catena montuosa stilizzata, sopra al nome della lista in cui la parola "autonomista" è messa in evidenza in rosso. Si apprende tuttavia che la lista non sarebbe stata ammissibile per la mancanza di parte dei documenti richiesti (il quotidiano online ilT parla della carenza di "alcuni certificati" che non avrebbe consentito il deposito fruttuoso della lista).
 

La Catena

Ebbene sì, tra i simboli depositati c'era anche quello legato a Bruno Franco, noto alla schiera di #drogatidipolitica per aver depositato a partire dal 2013 (e poi l'anno dopo con maggiore fama alle europee) proprio il simbolo da lui concepito, La Catena. Emblema di sicuro impatto e probabilmente anche un po' divisivo, con la sua scure a doppia lama e la catena che da lì nasce e circonda tutto il simbolo, anche questa volta è rimasto solo sui manifesti di deposito dei contrassegni, probabilmente per la difficoltà di raccogliere le firme senza alcuna agevolazione (com'era accaduto alle comunali di Trento nel 2020). 
 

Partito socialista italiano

Si è già detto della lista +Futuri Comuni che era stata immaginata e poi non si è concretizzata; si diceva pure che parte di quella formazione doveva essere anche il Partito socialista italiano, con il suo (recuperato) garofano all'interno del contrassegno. Proprio il Psi, peraltro, aveva scelto di depositare cautelativamente il proprio emblema, anche per marcare la propria presenza in una competizione elettorale non certo irrilevante come questa; il partito è comunque parte dell'Alleanza democratica autonomista, a sostegno della candidatura di Valduga insieme alle altre forze del centrosinistra allargato.
 

Trentino autonomista libero

Chiude la rassegna dei contrassegni presentati ma non utilizzati sulla scheda delle elezioni provinciali di Trento il trio di emblemi depositati per conto della lista Trentino autonomista libero, formazione sorta nel 2022, legata all'imprenditore Albino Wegher, molto interessata alla difesa dell'autonomia trentina (senza "influenze romane" o partitocratiche limitanti) e critica nei confronti della giunta Fugatti. Proprio per questo sembrava che la forza politica fosse seriamente intenzionata a presentare una propria lista da contrapporre alla coalizione di centrodestra (anche se molti dei promotori vengono da quell'area o dal Patt); alla fine, però, la lista non è nata, né nella coalizione di Divina (dove sembrava che potesse schierarsi), né altrove.
Resta però il simbolo che, oltre alle parole del nome (scritto in carattere Calibri, con "Trentino" in evidenza), contiene uno scorcio delle Alpi, un'aquila in volo, varie genziane e tre stelle alpine; curiosamente, la formazione ha depositato anche due varianti, una senza le stelle alpine e l'altra senza le genziane (in entrambi i casi i fiori mancanti sono stati letteralmente "ritagliati", lasciando il bianco al loro posto, anche quando si sarebbe potuta vedere di nuovo la montagna).