Anche all'ombra della Madonnina si vota a giugno, non ci sono ancora i nomi dei candidati principali (da individuare o da scegliere con le primarie), ma l'atmosfera inizia già a scaldarsi, con accuse di plagio da più parti. L'ultimo colpo lo ha sparato Manfredi Palmeri, candidato sindaco nel 2011 per il Nuovo Polo per Milano e consigliere del gruppo Polo dei Milanesi. "Si legge di nomi e di slogan copiati - ha dichiarato Palmeri - ma facciamo rilevare che anche noi abbiamo appreso di un nome copiato pari pari dall'iniziativa politica che mi ha appoggiato nel 2011 nella mia candidatura a Sindaco e che ha continuato a farlo attraverso le sue componenti più attive: Milano Merita."
La notizia della "copia" è stata data il giorno di Santo Stefano, anche se in realtà è tutt'altro che fresca, visto che risale alla fine del 2014. Risale infatti ad allora la presentazione di Milano merita di più, comitato civico che si propone di creare un'alternativa alla sinistra e coordinato da Giulio Gallera, coordinatore cittadino di Forza Italia. Mentre già nel 2011 Sara Giudice, già Pdl, giornalista e all'epoca promotrice di una raccolta di firme contro il "metodo Minetti", aveva promosso la nascita di un soggetto politico, appunto denominato Milano merita, con tanto di simbolo (nome del raggruppamento e della promotrice in font Insignia verde e rosso su fondo azzurrino, con stella a sei punte a richiamare i sei punti del suo Manifesto del merito e che erano entrati a far parte del programma dello stesso Manfredi Palmeri).
"Sorprende che chi si muove per formulare proposte alla Città - ha sottolineato ancora Palmeri - tenti di impossessarsi di quello che la Città stessa ha già espresso, stupisce che chi vuole scrivere offerte politiche, copi (male) i titoli dagli altri che hanno già lavorato. Qualsiasi tentativo di imitazione sarà respinto al mittente, a maggior ragione in vista delle prossime elezioni". Già un anno prima, in compenso, Gallera aveva negato ogni ipotesi di plagio: "Si tratta di un nome comune, come 'Roma' o 'Milano'. Mica si può averne la proprietà. Anche perché c'è un simbolo originale e uno slogan originale: Milano merita di più. E soprattutto ci sono le idee per rilanciare la città". Anche se, sul nome, si deve ammettere che l'espressione "di +" non è particolarmente evidente, essendo scritta in giallo su fondo bianco, mentre "Milano merita" spicca molto di più; non è inutile ricordare, peraltro, che il simbolo della lista della Giudice non finì sulla scheda, ma lei si candidò nel Nuovo Polo per Milano, senza essere eletta.
Quella appena raccontata può sembrare una storia minore, ma si inserisce in un contesto di accuse di plagio aperto dal "caso Sala". Dopo la presentazione del logo adottato da Giuseppe Sala per la campagna delle primarie del centrosinistra, infatti, più di qualcuno - a partire dal Giornale - ha parlato di una "strana sensazione di un dejà vu" per quanto riguardava la grafica scelta. L'idea, infatti, è che nell'emblema scelto "la grafica non [sia] originalissima. Anzi. Si ispira parecchio al simbolo del Nuovo Centrodestra, proprio il partito che la sinistra radicale e Sel vedono come il fumo negli occhi e temono che possa diventare alleato a sorpresa di mister Expo in caso di ballottaggio, nell'ipotesi in cui vinca le primarie e diventi il candidato sindaco del centrosinistra alle Comunali". I colori sono ovviamente diversi, con il rosso al posto del blu per un quadrato che viene trasformato in un "fumetto ad angoli", tipico dei social network, dei servizi di comunicazione online; la somiglianza forse è dettata dalla forma similquadrata e dal fondo chiaro, ma l'impressione è che in realtà la parentela grafica finisca lì.
Tutt'altro discorso, invece, le accuse mosse da Nicolò Mardegan, leader della lista civica NoixMilano, che è nata mesi fa e ha tutta l'intenzione di partecipare alle prossime amministrative: "Purtroppo - si legge nella lettera inviata ad Affari Italiani - Sala ha proposto per la propria campagna un nome e un logo praticamente identici al nostro. Delle due l’una: o il team di collaboratori di Sala non è stato in grado, nella costruzione di una strategia elettorale, di consultare social network e motori di ricerca accorgendosi con facilità che il concetto da loro scelto (Noi e Milano) già esiste, oppure ha deciso di ignorare le abitudini civili di fair play che, seppur non scritte, esistono anche nel complesso mondo della politica". Per questo Mardegan ha invitato Sala a modificare lo slogan (anche se il simbolo, con la x rossa come la croce di San Giorgio, è piuttosto distante da quello creato per le primarie meneghine): "diversamente sceglieremo la via legale per inibire l'uso di un'idea che è nostra, quella di NoixMilano, creata prima ancora del coinvolgimento di Sala nella competizione elettorale". Se il buongiorno si vede dal mattino, conviene mettere da parte elmetti e corazze per i giorni del voto.
"Sorprende che chi si muove per formulare proposte alla Città - ha sottolineato ancora Palmeri - tenti di impossessarsi di quello che la Città stessa ha già espresso, stupisce che chi vuole scrivere offerte politiche, copi (male) i titoli dagli altri che hanno già lavorato. Qualsiasi tentativo di imitazione sarà respinto al mittente, a maggior ragione in vista delle prossime elezioni". Già un anno prima, in compenso, Gallera aveva negato ogni ipotesi di plagio: "Si tratta di un nome comune, come 'Roma' o 'Milano'. Mica si può averne la proprietà. Anche perché c'è un simbolo originale e uno slogan originale: Milano merita di più. E soprattutto ci sono le idee per rilanciare la città". Anche se, sul nome, si deve ammettere che l'espressione "di +" non è particolarmente evidente, essendo scritta in giallo su fondo bianco, mentre "Milano merita" spicca molto di più; non è inutile ricordare, peraltro, che il simbolo della lista della Giudice non finì sulla scheda, ma lei si candidò nel Nuovo Polo per Milano, senza essere eletta.
Quella appena raccontata può sembrare una storia minore, ma si inserisce in un contesto di accuse di plagio aperto dal "caso Sala". Dopo la presentazione del logo adottato da Giuseppe Sala per la campagna delle primarie del centrosinistra, infatti, più di qualcuno - a partire dal Giornale - ha parlato di una "strana sensazione di un dejà vu" per quanto riguardava la grafica scelta. L'idea, infatti, è che nell'emblema scelto "la grafica non [sia] originalissima. Anzi. Si ispira parecchio al simbolo del Nuovo Centrodestra, proprio il partito che la sinistra radicale e Sel vedono come il fumo negli occhi e temono che possa diventare alleato a sorpresa di mister Expo in caso di ballottaggio, nell'ipotesi in cui vinca le primarie e diventi il candidato sindaco del centrosinistra alle Comunali". I colori sono ovviamente diversi, con il rosso al posto del blu per un quadrato che viene trasformato in un "fumetto ad angoli", tipico dei social network, dei servizi di comunicazione online; la somiglianza forse è dettata dalla forma similquadrata e dal fondo chiaro, ma l'impressione è che in realtà la parentela grafica finisca lì.
Tutt'altro discorso, invece, le accuse mosse da Nicolò Mardegan, leader della lista civica NoixMilano, che è nata mesi fa e ha tutta l'intenzione di partecipare alle prossime amministrative: "Purtroppo - si legge nella lettera inviata ad Affari Italiani - Sala ha proposto per la propria campagna un nome e un logo praticamente identici al nostro. Delle due l’una: o il team di collaboratori di Sala non è stato in grado, nella costruzione di una strategia elettorale, di consultare social network e motori di ricerca accorgendosi con facilità che il concetto da loro scelto (Noi e Milano) già esiste, oppure ha deciso di ignorare le abitudini civili di fair play che, seppur non scritte, esistono anche nel complesso mondo della politica". Per questo Mardegan ha invitato Sala a modificare lo slogan (anche se il simbolo, con la x rossa come la croce di San Giorgio, è piuttosto distante da quello creato per le primarie meneghine): "diversamente sceglieremo la via legale per inibire l'uso di un'idea che è nostra, quella di NoixMilano, creata prima ancora del coinvolgimento di Sala nella competizione elettorale". Se il buongiorno si vede dal mattino, conviene mettere da parte elmetti e corazze per i giorni del voto.
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