E se al prossimo turno di elezioni amministrative, nei comunelli sparsi per il Paese come nelle grandi città (Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli su tutte), sparisse completamente il simbolo di Forza Italia? Se ne parla da un paio di giorni e per qualcuno lo scenario è tutto meno che improbabile: sarebbe stato anzi lo stesso Silvio Berlusconi a formulare la proposta.
Ne ha scritto per primo Carmelo Lopapa, parlando su Repubblica dell'ipotesi "illustrata ai più fidati, di presentarsi alle amministrative con liste civiche, magari piazzando i consiglieri forzisti uscenti nelle liste personali dei candidati sindaci": ciò per evitare una batosta certificata dai dati elettorali (con inevitabile passaggio della guida del centrodestra alla Lega Nord), visti i sondaggi che ora danno Fi poco sopra o addirittura sotto il 10%.
Una cosa va precisata subito: che i simboli di partito disertino le schede elettorali è un fatto tutt'altro che nuovo. Già dall'inizio degli anni '90 - se non prima - alcune forze politiche preferivano utilizzare emblemi più neutri o legati comunque al territorio, magari dando una connotazione civica. Con il tempo, specialmente nei comuni più piccoli, mentre le sigle più combattive hanno continuato con orgoglio a metterci la faccia, utilizzando il proprio emblema per farsi riconoscere dagli elettori, la tendenza dei partiti maggiori a giocare a nascondino è aumentata: quando non si presentano proprio, questi contribuiscono alla presentazione di liste civiche senza dare il proprio fregio o lasciandolo solo intuire, nella convinzione che la scelta possa pagare di più nell'urna.
Nulla di drammatico, dunque, se nei comuni minori - la più parte in Italia - Fi non dovesse presentarsi. Nelle città medie e grandi, invece, la sparizione del simbolo forzista sarebbe praticamente inedita (tranne che, ovviamente, nei periodi contrassegnati dagli altri emblemi berlusconiani, dalla Casa delle libertà al Pdl): anche per questo, non stupiscono le reazioni di alcuni pezzi da novanta del partito, come Renato Brunetta e Maurizio Gasparri, che ritengono impossibile l'assenza della loro bandierina dalle schede.
L'eventuale "congelamento" o "ritiro" del simbolo di Forza Italia avverrebbe in via indiretta, leggendo a contrario quanto previsto dal combinato disposto degli articoli 44, comma 3 e 46, comma 8 dello statuto del partito (anzi, "Movimento politico", come recita il documento), da poco vagliato dall'apposita Commissione di garanzia. In base a essi, la presentazione delle candidature e dei contrassegni in sede locale (elezioni amministrative incluse) avvenga "per mezzo di procuratori speciali nominati dall'Amministratore nazionale", "il solo autorizzato, in sede nazionale e locale, al deposito delle candidature e all'utilizzo del contrassegno elettorale"; oggi la carica di amministratore nazionale è ricoperta da Mariarosaria Rossi come commissario straordinario, ora che lo statuto permette di commissariare anche quella carica (lei però è in carica dal 20 maggio 2014 e il testo dello statuto in vigore fino allo scorso 4 agosto, a quanto mi risulta, prevedeva solo il commissariamento degli organi periferici elettivi, oltre che gli organi nazionali delle organizzazioni interne a Fi).
Dal momento che quello del procuratore speciale, come suggerisce l'espressione stessa, non è un incarico duraturo (e non coincide, ad esempio, con quello dei coordinatori regionali o locali), ma è svolto da soggetti "all'occorrenza nominati", sarà sufficiente che l'amministratore nazionale non nomini alcun procuratore speciale per la singola competizione elettorale (a Milano come a Salerno, a Platì come a Roma) e la bandierina di Forza Italia non potrà essere utilizzata da nessuno. Non da soci di Forza Italia o da affiliati ai club forzisti, non da dirigenti dello stesso partito: senza la procura speciale, le commissioni elettorali dovranno semplicemente ricusare il simbolo e, in caso di mancata sostituzione (o "sanatoria" con successiva ratifica da parte dell'amministratore nazionale), le liste saranno escluse dal voto.
Dunque "Addio Fi", come scrive Lopapa? Non è detto. C'è ancora un po' di tempo per decidere cosa fare: di certo, entrambi gli scenari possibili saranno decisamente interessanti. Se Fi deciderà di correre comunque, l'attenzione sarà puntata sui numeri che usciranno dalle urne. Se sceglierà di saltare un turno (o, al limite, di eclissarsi del tutto), si spulcerà lista per lista nel tentativo - non facilissimo - di capire quanto ha pesato la scelta di correre senza insegne, nel bene e nel male. Il lavoro per sondaggisti, dietrologi e retroscenisti è assicurato, in ogni caso.
Ne ha scritto per primo Carmelo Lopapa, parlando su Repubblica dell'ipotesi "illustrata ai più fidati, di presentarsi alle amministrative con liste civiche, magari piazzando i consiglieri forzisti uscenti nelle liste personali dei candidati sindaci": ciò per evitare una batosta certificata dai dati elettorali (con inevitabile passaggio della guida del centrodestra alla Lega Nord), visti i sondaggi che ora danno Fi poco sopra o addirittura sotto il 10%.
Una cosa va precisata subito: che i simboli di partito disertino le schede elettorali è un fatto tutt'altro che nuovo. Già dall'inizio degli anni '90 - se non prima - alcune forze politiche preferivano utilizzare emblemi più neutri o legati comunque al territorio, magari dando una connotazione civica. Con il tempo, specialmente nei comuni più piccoli, mentre le sigle più combattive hanno continuato con orgoglio a metterci la faccia, utilizzando il proprio emblema per farsi riconoscere dagli elettori, la tendenza dei partiti maggiori a giocare a nascondino è aumentata: quando non si presentano proprio, questi contribuiscono alla presentazione di liste civiche senza dare il proprio fregio o lasciandolo solo intuire, nella convinzione che la scelta possa pagare di più nell'urna.
Nulla di drammatico, dunque, se nei comuni minori - la più parte in Italia - Fi non dovesse presentarsi. Nelle città medie e grandi, invece, la sparizione del simbolo forzista sarebbe praticamente inedita (tranne che, ovviamente, nei periodi contrassegnati dagli altri emblemi berlusconiani, dalla Casa delle libertà al Pdl): anche per questo, non stupiscono le reazioni di alcuni pezzi da novanta del partito, come Renato Brunetta e Maurizio Gasparri, che ritengono impossibile l'assenza della loro bandierina dalle schede.
L'eventuale "congelamento" o "ritiro" del simbolo di Forza Italia avverrebbe in via indiretta, leggendo a contrario quanto previsto dal combinato disposto degli articoli 44, comma 3 e 46, comma 8 dello statuto del partito (anzi, "Movimento politico", come recita il documento), da poco vagliato dall'apposita Commissione di garanzia. In base a essi, la presentazione delle candidature e dei contrassegni in sede locale (elezioni amministrative incluse) avvenga "per mezzo di procuratori speciali nominati dall'Amministratore nazionale", "il solo autorizzato, in sede nazionale e locale, al deposito delle candidature e all'utilizzo del contrassegno elettorale"; oggi la carica di amministratore nazionale è ricoperta da Mariarosaria Rossi come commissario straordinario, ora che lo statuto permette di commissariare anche quella carica (lei però è in carica dal 20 maggio 2014 e il testo dello statuto in vigore fino allo scorso 4 agosto, a quanto mi risulta, prevedeva solo il commissariamento degli organi periferici elettivi, oltre che gli organi nazionali delle organizzazioni interne a Fi).
Dal momento che quello del procuratore speciale, come suggerisce l'espressione stessa, non è un incarico duraturo (e non coincide, ad esempio, con quello dei coordinatori regionali o locali), ma è svolto da soggetti "all'occorrenza nominati", sarà sufficiente che l'amministratore nazionale non nomini alcun procuratore speciale per la singola competizione elettorale (a Milano come a Salerno, a Platì come a Roma) e la bandierina di Forza Italia non potrà essere utilizzata da nessuno. Non da soci di Forza Italia o da affiliati ai club forzisti, non da dirigenti dello stesso partito: senza la procura speciale, le commissioni elettorali dovranno semplicemente ricusare il simbolo e, in caso di mancata sostituzione (o "sanatoria" con successiva ratifica da parte dell'amministratore nazionale), le liste saranno escluse dal voto.
Dunque "Addio Fi", come scrive Lopapa? Non è detto. C'è ancora un po' di tempo per decidere cosa fare: di certo, entrambi gli scenari possibili saranno decisamente interessanti. Se Fi deciderà di correre comunque, l'attenzione sarà puntata sui numeri che usciranno dalle urne. Se sceglierà di saltare un turno (o, al limite, di eclissarsi del tutto), si spulcerà lista per lista nel tentativo - non facilissimo - di capire quanto ha pesato la scelta di correre senza insegne, nel bene e nel male. Il lavoro per sondaggisti, dietrologi e retroscenisti è assicurato, in ogni caso.
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