Il titolo potrebbe far pensare male: la "corrente" del Partito democratico legata a Rosy Bindi qui non c'entra nulla. Il riferimento, casomai, è a una notizia di pochi giorni fa, pubblicata da Affari Italiani, in cui si parla di un possibile cambio di nome e di simbolo in arrivo per il Pd. A scriverne è Alberto Maggi, che cita nel suo articolo "fonti dem".
L'idea che viene attribuita a Matteo Renzi, in fondo, sarebbe semplice: aspettare di veder prevalere i sì alla riforma costituzionale in autunno (per avere, indirettamente, legittimazione per il proprio agire politico) e dare il via alla trasformazione. Come? Togliendo ogni riferimento alla parola "Partito" nel nome e nel simbolo della formazione. "Il premier-segretario - scrive Maggi - avrebbe deciso durante le vacanze estive di accantonare l'idea del Partito della Nazione, anche per evitare l'acronimo PdN, e di optare per il più semplice e immediato Democratici. La parola "Partito" viene tolta per dare l'idea di un soggetto politico giovane, nuovo, moderno e totalmente slegato con i partiti del secolo scorso." L'etichetta "Democratici" sarebbe, sempre secondo l'articolo, pronta per correre alle nuove elezioni politiche con l'Italicum e, per giunta, potrebbe essere il contenitore ideale per far entrare anche Area popolare, Ala, Scelta civica e altre forze troppo piccole per sperare di arrivare al 3%.
Certo, il nome non sarebbe del tutto nuovo, visto che c'erano già i Democratici di Arturo Parisi (e giuridicamente ci sono ancora: fino a pochi anni fa avevano mantenuto il loro ufficio in piazza Santi Apostoli, ora chissà...): Maggi però sottolinea che il nuovo nome del partito sarebbe "rigorosamente senza la "i", lasciando intendere che basterebbe questo per sviare i problemi di confondibilità (chi scrive ora non ne è così certo, ma senza opposizione di Parisi probabilmente non succederebbe nulla).
Le stesse fonti dem preciserebbero che il cambio di nome e di grafica sarebbe "l'ultimo step del percorso iniziato da Achille Occhetto alla Bolognina quando, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, trasformò il Pci in Pds". Si potrebbe anche aggiungere, volendo, che se nel 1991 spuntò di botto la quercia, nel 1998 il Pds divenne Ds e fece sparire falce e martello: da un certo punto di vista, passare da Partito democratico a Democratici è un'operazione simile, che arriva a 9 anni di distanza dall'adozione del simbolo Pd, disegnato da Nicola Storto.
A livello nominale la questione potrebbe reggere, sul piano grafico è lecito avere qualche dubbio in più. L'immagine pubblicata a corredo del pezzo di Alberto Maggi, infatti, rappresenta né più né meno che una "potatura" dell'attuale simbolo, con la rimozione della parola "partito" e della "P" che la rappresentava. Il colore prevalente diventerebbe il rosso, forse in linea con l'attuale collocazione del Pd nel Pse (collocazione che, peraltro, non andrebbe sicuramente bene a eventuali nuovi ingressi nel partito). Due particolari, tuttavia, convincono poco: il fatto che la grafica riporti ancora la parola "Democratico" al singolare e la presenza del rametto di Ulivo, che ricostruirebbe sì il tricolore ma indicherebbe un legame coi vecchi partiti che il nuovo progetto non vorrebbe contemplare. A questo punto, verrebbe spontaneo chiedersi se i rumors riportati da Affari Italiani riguardino tanto il nome quanto il simbolo, oppure se - e personalmente sembra più probabile questa seconda ipotesi - siano validi solo per il nome e l'emblema sia stato ricavato di conseguenza a partire da quello attuale, senza che l'immagine mostrata sia effettivamente quella cui si lavora nelle stanze dem.
Di certo, da tempo c'è chi si lamenta dello scarso appeal dell'emblema del Pd: lo aveva detto nel 2010 anche l'attuale vicesegretaria del partito Debora Serracchiani, parlando di "logo asettico" e della necessità di trovare "un nuovo simbolo identitario". In quell'occasione, proprio Affari Italiani ritirò fuori dal cassetto le varie proposte inviate dai lettori della testata nel 2007, quando appunto c'era da scegliere il simbolo per il Pd. Torneranno buone per il futuro?
Nessun commento:
Posta un commento