mercoledì 16 marzo 2016

Torino, civici anonimi (e accuse di copia) per Fassino

Torino procede a grandi passi verso le elezioni e iniziano a delinearsi più chiaramente le coalizioni a sostegno dei maggiori candidati. L'attenzione, questa volta, è per Piero Fassino, in cerca della riconferma dopo la vittoria del 2011 a capo della coalizione di centrosinistra. In quell'occasione, a ben ricordare, non erano state formate liste civiche propriamente dette, al di là dei Consumatori (che però proprio civici non sembravano), né c'erano "liste del sindaco", come in varie altre città si sono viste da tempo e si preparano anche per il 2016. Stavolta, invece, almeno una lista c'è e si sta già lavorando per formarla, a quanto è dato sapere non senza fatica. 
Segni particolari del progetto, guidato dal consigliere regionale Mario Giaccone e dall'ex Scelta civica (e ora Democrazia solidale) Maurizio Baradello? Guizzi nominali zero, guizzi grafici ancora meno. E non ci si riferisce, ovviamente, a quella del Pd, che schiera nel contrassegno il simbolo del Pd, con la sola indicazione ulteriore "Fassino sindaco" (stesso disegno del 2011, in effetti). Ma proprio alla "lista del sindaco", il cui nome è Lista civica per Fassino. Nient'altro, nessuna caratterizzazione, nessuna invenzione, niente di niente. E anche il piatto grafico piange, decisamente: solo colore piano e testo, niente disegni o costruzioni, niente sfumature o variazioni, assolutamente nulla di ciò. Ne aveva dato testimonianza già un mese fa il sito Lo Spiffero, con il suo consueto linguaggio diretto: 
Neanche il logo ideato (si fa per dire) dai responsabili della comunicazione fa impazzire: pare una scopiazzatura della chiampariniana lista Monviso, con gli stessi colori (rosso mattone) ma senza il Monviso. La scritta “lista civica” su sfondo bianco nella parte superiore “per Fassino” su sfondo rosso in quella inferiore (roba da far esplodere le meningi a chi ci si è dedicato).
Chissà se è tutto ancora così, dopo una manciata di settimane; nel frattempo, lo staff di Fassino si è trovato a dover fronteggiare una piccola grana, non simbolica ma quasi. Perché la scelta dell'hashtag #NoiSiamoTorino, per la sua campagna pre-elettorale, non è andata giù a SiAmo Torino, "un’area politica d’ispirazione liberale nata nel marzo 2015" - scrive sempre Lo Spiffero - per iniziativa di Guglielmo Del Pero, Andrea D’Alessandro, Claudio Bertolotti, Andrea Peinetti, Simone Pia e Fabrizio Labate. Sul suo sito il gruppo ha scritto a chiare lettere il proprio disappunto e ha annunciato una diffida al sindaco:
Era il 5 Marzo 2015.Come nella canzone, "eravamo quattro amici al bar". In realtà sei persone con la voglia di provare. Con la voglia di rischiare, di metterci la faccia.Dopo mesi di riunioni e di discussioni, avevamo chiaro in mente alcuni punti: la nostra città è bella, è abitata da tante belle persone, si merita molto.Purtroppo, da troppi anni, è male amministrata. E' gestita da un manipolo di persone che la soffocano.Molti lo sanno, lo vedono, lo vivono sulla propria pelle.Pochi provano a ribellarsi.Per paura. Per mancanza di tempo. Per timidezza. Per ritrosia tipicamente piemontese.Noi no. Noi abbiamo pubblicato il nostro manifesto, urlando tutta la nostra voglia di cambiare.E da lì siamo cresciuti. Abbiamo scritto comunicati stampa.Abbiamo diffuso le nostre idee sui social.Abbiamo fatto manifestazioni.Abbiamo denunciato il malcostume di chi da troppi anni è sicuro del proprio potere.E qualcuno ha cominciato a seguirci.Ci sono stati momenti emozionanti. Come  quando, in occasione di una manifestazione in piazza Castello, in più di una occasione i passanti sono tornati indietro dopo aver dato un'occhiata di sfuggita solo per dire che avevamo un bel logo.O quando, parlando a persone raggruppate tramite il passa parola, abbiamo ascoltato il loro apprezzamento nel trovare finalmente risposte e visioni diverse rispetto al solito.La prima volta in televisione, chiamati per esprimere le nostre idee, è stato un punto di orgoglio intensamente vissuto.Quando poi si sono avvicinate le elezioni amministrative il lavoro di un anno è stato ulteriormente confermato nella sua bontà dall'essere contattati da quasi tutte le forze politiche per provare a trovare accordi.Certo non avevamo pensato alla sinistra. Neanche alla tristezza. E neanche alla furbizia (!!??) con destrezza, anzi con sinis-tristezza.Eppure avremmo dovuto saperlo. Non si riesce ad imperare per trentacinque anni senza saper utilizzare al meglio ogni briciola di potere.Non si guida una città per trentacinque anni senza avere la capacità di prendere (copiare?) il meglio di ciò che la città propone.Che sia un logo, uno slogan, che siano delle proposte o delle capacità.Se poi sei alla frutta, perché ormai sei ben oltre l'età della pensione;Se sei in difficoltà, perché non sei più in grado di distribuire favori e prebende come prima, visto che il denaro è ormai finito;Se sei sotto pressione, perché ti rendi conto che ... l'alternativa è un'altra e rischi di non essere rieletto, facendo crollare tutto il sistema ultradecennale;forse a quel punto sei disposto a carpire ogni minima potenzialità, e anche un gruppo che si è distinto, come si dice, sul territorio, può essere usato.Certo, dispiace che, con la tipica arroganza del potere incapace, il SiAmoTorino, che esprime con dolcezza una positività, un sentimento di amore verso una città e una comunità, diventi un prepotente NoiSiamoTorino, l'espressione ottusa di un partito che ormai ha perso qualunque aggancio con la realtà.Siamo orgogliosi di quanto fatto fino ad oggi e per questo inviamo oggi stesso una diffida ufficiale al nostro non amato Sindaco e al suo poco fantasioso staff.Ma siamo anche convinti che siano gli ultimi sussulti di un regime morente, che raccoglie a destra e a manca (letteralmente) chiunque sia in grado di dare l'illusione di trascinare la fine un poco più in là.Ma non servirà. Perchè loro NonSonoTorino, mentre noi SiAmoTorino.
La somiglianza, è vero, c'è, almeno verbalmente; è vero che il segno dell'associazione è stato registrato come marchio nel 2015 (depositato a febbraio e accolto a dicembre). E' altrettanto vero, tuttavia, che il concetto identificativo e inclusivo di "noi siamo", magari abbinato all'indicazione di un luogo, è piuttosto generico ed è stato visto in varie altre località (lo stesso "gioco affettivo" del "SiAmo" è apparso in vari simboli, dunque non c'è nulla di troppo proteggibile). In più, la registrazione come marchio tutela giustamente dalle imitazioni di segni distintivi, mentre è più difficile che lo stesso possa valere anche per uno slogan passeggero, specie se di portata generica come si è visto (diverso sarebbe stato il discorso se Fassino o altri avessero creato una lista denominata "Noi siamo Torino"). Di certo, al sindaco uscente dovrebbe costare poco sforzo cambiare l'hashtag (oggettivamente poco originale), piuttosto che rischiare di finire in qualche grana giudiziaria.

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