giovedì 24 marzo 2016

Se invertire i colori fa bene alla Sinistra (italiana)

Alle volte, inutile negarlo, alle idee si arriva procedendo per gradi e tentativi. In sé non c'è niente di male, anche se quando questo accade in politica di solito genera malumori tra la gente, che non accantona mai la speranza che le cose si facciano tutte in una volta e, possibilmente subito. Anche nel'ambito della comunicazione e del marketing, in effetti, andare per tentativi è piuttosto rischioso: se l'esordio di un marchio o di un messaggio è perfettibile ma decoroso, si può anche intervenire in un secondo momento per la messa a punto; se però la prima prova è deludente e un segno non ha impatto, può non esserci spazio per una "prova d'appello" che corregga il tiro.
Tutto questo per dire che, quando alcuni giorni fa in rete è apparsa una versione riveduta e corretta del logo di Sinistra italiana, per qualcuno era lecito avere dubbi sull'efficacia dell'aggiustamento grafico: quando il simbolo era stato presentato a Cosmopolitica, erano stati più i dubbi e le perplessità suscitate rispetto ai pareri positivi (tra i presenti e coloro che hanno commentato in rete), per cui si poteva anche pensare che il danno fosse ormai stato fatto, senza possibilità di porre rimedio.
Frenando l'istinto e mettendo in funzione il cervello, invece, sembra opportuno fare marcia indietro. E' vero, la modifica in fondo non è stata enorme, o forse sì: tutto dipende da come si interpreta l'inversione dei colori, per cui la sigla e la scritta rosse su fondo bianco sono diventate bianche su fondo rosso. Una sorta di "negativo", se si vuole, che peraltro - come direbbero i giuristi - equat quadrata rotundis, cioè "cerchia il quadro", dando uno sviluppo circolare a un segno che in origine appariva quadrato o rettangolare.
Inutile dire come una mossa simile sia particolarmente utile in chiave elettorale, anche pensando all'eventuale candidatura di Stefano Fassina a Roma (certo, sarebbe bastato inserire il logo precedente in un cerchio, magari bianco a bordo rosso, ma non sarebbe stata la stessa cosa); al di là di questo, però, è tutto il simbolo a guadagnarne in efficacia, resa grafica e - se si vuole - ideologica. Il colore rosso, decisamente dominante, porta in dote a Sinistra italiana un elemento importante di riconoscibilità, un po' come era avvenuto per la lista Tsipras alle europee del 2014 (anche se, di certo, si punta ad altre percentuali); potrebbe dare qualche noia in fase di stampa, per la corretta resa delle righe bianche affogate nel rosso, ma difficilmente qualcuno potrebbe confondere l'emblema. 
Sarà questo il segno definitivo di Sinistra italiana o dovremo attenderci altri aggiustamenti? Non è dato saperlo al momento, ma se questa era la prova d'appello, l'impressione è che sia stata superata.

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