mercoledì 15 febbraio 2017

Campo progressista, primi segni di identità grafica

Da oggi il Campo progressista immaginato e voluto da Giuliano Pisapia è meno vuoto e presenta qualche contenuto in più. Se, infatti, finora quest'area politica "a sinistra del Pd" era apparsa persino agli osservatori più attenti molto magmatica - e tale, in realtà, sembra ancora in buona parte - e basata essenzialmente sui nomi che sono stati via via affiancati all'ex sindaco di Milano (dal cagliaritano Massimo Zedda al pugliese Dario Stefàno), ora è stato ufficialmente divulgato il manifesto-appello a firma Pisapia, a favore e in cerca della "Buona Politica" (maiuscole comprese) come arma contro le disuguaglianze, la povertà, la precarietà e come strumento di ascolto delle esigenze e del sentire dei cittadini. 
Nelle settimane scorse più di qualcuno si è premurato di dire che non stava per nascere un nuovo partito e può essere che sia così; di certo, tuttavia, le ambizioni non sono ridotte all'osso, se si è già fissato l'11 marzo come giorno per la convention di lancio. E se non sarà un partito - vista la volontà dichiarata di "dare vita a una storia radicalmente inedita. Non un partito o un cartello elettorale, ma una leva che valorizzi le risorse positive esistenti e ne liberi di nuove", al di là degli schieramenti attuali - in qualche modo potrebbe somigliargli notevolmente. Lo dice l'ambizione che ha di raccogliere consenso tra la "sinistra Pd" - che forse strappa, forse no - e quella parte di Sel-Sinistra italiana (guidata da Arturo Scotto) che non intende aderire al nuovo soggetto politico che nascerà nel fine settimana.
L'idea di dare "una nuova speranza" (contro i nuovi muri, le differenze, la disperazione), di aprire una nuova stagione per il centrosinistra (con responsabilità di governo e "in netta discontinuità con le scelte di questi anni") e per il paese passa attraverso la necessità di "una nuova agenda politica", fatta di proposte in tema di politiche sociali e fiscali a tutela dei più deboli, la costruzione di "un programma di cambiamento condiviso e realizzabile, costruito dal basso", il tutto proposto con le forme di una "politica gentile, capace di aprirsi e favorire la partecipazione di donne e uomini", non quelle imperniate su "leader mediatici, aggressivi e solitari". E se l'intenzione di costruire qualcosa "dal basso" sembra essere diffusa ultimamente (anche nello schieramento opposto, da Fitto a Quagliariello), la "nuova casa" di Pisapia si qualifica nel manifesto come "una storia nuova", che prescinde dalle storie politiche che ogni singolo ha avuto prima. 
Una storia che ora un vero simbolo non ce l'ha (anche perché questo contrasterebbe con l'intenzione dichiarata di non dare vita a "un partito o un cartello elettorale"), ma un'etichetta o qualcosa che le somiglia c'è. Già ieri, infatti, andando nel sito www.campoprogressista.info si poteva vedere - prima ancora che fosse caricato il manifesto - il nome scelto per il soggetto di Pisapia scritto con due font e colori diversi (l'arancione già praticato dall'ex sindaco di Milano e il marrone scuro), su un fondo color sabbia. E' un po' poco come "immagine" della "nuova casa", anche se gli elementi per trasformare questi tre elementi in un emblema elettorale ci sarebbero già; anche senza voler creare un simbolo, Campo progressista potrebbe essere pure un tratto d'unione tra varie esperienze, una sorta di "bollino" per le esperienze locali che si riconoscono in quel Campo tutto da lavorare e da riempire.

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