Dovrebbe essere presentato a Palermo giusto tra due settimane, in una manifestazione che guarda inevitabilmente alle prossime elezioni siciliane, ma già da ieri a qualcuno un simbolo annunciato e non ancora ufficialmente nato dev'essere rimasto sullo stomaco. L'emblema in questione è #RiparteSicilia, progetto politico legato a doppio filo al presidente uscente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, e che si propone di sostituire più o meno gradualmente l'immagine del Megafono, a detta di qualcuno ormai usurata e inflazionata.
A raccontare meglio di chiunque altro l'emblema è Antonio Fraschilla, che per Repubblica Palermo oggi - insieme a Emanuele Lauria - scrive così:
È una storia di colori: il giallo e il rosso della bandiera della Sicilia. È una storia di stelle: ci sono anche nel simbolo crocettiano, non sono cinque ma nove come le province dell’Isola. È una storia di assonanze: #RiparteSicilia, con tanto di hashtag, somiglia tanto a #Italiariparte, ovvero il motto di Matteo Renzi.
Non sembra un caso che, dopo il lancio della campagna #laSiciliariparte a fine dicembre (ancora abbinata al simbolo del Megafono), il presidente della Regione abbia scelto di lanciare lo stesso messaggio, ma cambiando l'ordine delle parole, per evocare lo stile renziano senza copiarlo (aggiungere solo "la", come era stato fatto in un primo tempo, poteva non essere sufficiente); le stelle, segno generico di qualità e in numero tale da non scoraggiare accostamenti indebiti (anche per l'identica circonferenza rossa, usata da Grillo fin dall'inizio), si accompagnano a due fascette - una gialla e una rossa - ondulate, in movimento, volendo suggerire che la Sicilia non sta ferma e, anzi, è destinata ad andare lontano.
Con il nuovo emblema Crocetta non solo resta in campo, ma rilancia, con l'idea di costruire "una rete di movimenti che punta ad aggregare attorno al vecchio Megafono circoli e soggetti diversi in vista delle elezioni regionali": un progetto con "una radice democratica e di sinistra" e "una forte impronta sicilianista, nulla a che fare con il concetto autonomista di certi ceti conservatori e reazionari".
Con il nuovo emblema Crocetta non solo resta in campo, ma rilancia, con l'idea di costruire "una rete di movimenti che punta ad aggregare attorno al vecchio Megafono circoli e soggetti diversi in vista delle elezioni regionali": un progetto con "una radice democratica e di sinistra" e "una forte impronta sicilianista, nulla a che fare con il concetto autonomista di certi ceti conservatori e reazionari".
L'emblema, oltre che sulle schede delle elezioni per rinnovare l'Assemblea regionale siciliana - Crocetta ha annunciato "liste forti con tante personalità, con molti giovani e donne, con l'obiettivo di rilanciare l'azione politica e di creare un gruppo solido all'Ars" - potrebbe finire su quelle delle consultazioni comunali (proprio in considerazione del fatto che il progetto si presenta come una rete di movimenti, dunque con presenza sul territorio) e persino su quelle del Senato ("Non escludiamo di fare una lista, discutendone con il Pd"), come del resto aveva già fatto il Megafono alle elezioni del 2013.
La mossa arriva a pochi giorni dalla presentazione del think tank di Davide Faraone, creato in stretta funzione dell'anno "molto elettorale" che per la Sicilia è appena iniziato, avendo il voto alle comunali di Palermo come primo appuntamento di straordinario peso. Crocetta continua a definirsi "un uomo del Pd" e di aver voluto creare un nuovo progetto come "un valore aggiunto per il centrosinistra" e non certo in chiave di disturbo, "ma intanto, mentre gli altri discutono, io vado avanti".
La novità, inevitabilmente, non è piaciuta granché al Pd, viste le dichiarazioni del segretario regionale Fausto Raciti: "Non si può, da un lato, parlare di un ragionamento comune da portare avanti e poi fare queste fughe in avanti. Delle candidature dobbiamo ancora parlare, e invece da più parti c'è un tentativo di mettere le aspirazioni personali alle regole del partito", con un riferimento tutt'altro che nascosto anche alle mosse di Faraone. E mentre la partita sulle elezioni comunali di Palermo è ancora aperta (per i dem, ma non solo), l'irruzione del nuovo simbolo - per Fraschilla e Lauria "un perfetto mix fra autonomismo, grillismo e, perché no, renzismo" - aumenta di botto la temperatura della tensione politica in terra siciliana.
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