Non c'è che dire: essere «popolare» è decisamente popolare (si perdoni l'ignobile bisticcio), soprattutto nelle ultime settimane. Mentre Berlusconi e Monti litigano sul Ppe, Alemanno e soci si convocano sotto il nome di «Italia popolare» e Gerardo Bianco e Alberto Monticone (che quella denominazione l'avevano coniata e usata anni prima) cercano di impedirglielo a costo di intraprendere azioni legali, qualcuno ha già iniziato a muovere i primi passi e ha già sfoderato un emblema, aggiungendolo al ginepraio che già popola la vita politica italiana attuale.
La sigla è la stessa valida per Alemanno, Ip, che stavolta è l'acronimo di «Intesa popolare»: a simboleggiarla, la sagoma azzurrina di una famigliola al completo (rigorosamente eterosessuale, con padre, madre e due figli di età diverse) che si tiene per mano, a rafforzare il concetto di "intesa"; sullo sfondo, l'immancabile tricolore e tre case stilizzate che si stagliano, con una incomprensibile prospettiva (al punto che potrebbero sembrare rilievi o la facciata di una chiesa progettata da un architetto in preda alla gastrite). L'idea delle silhouette legate all'idea di «popolare», del resto, non è certo nuova: di recente se n'erano serviti, tra gli altri, i movimenti «Rinascita popolare - Rifondazione Dc», «Rinnovamento popolare cristiano» e, prima di loro, l'«Associazione popolare italiana della verità».
Non si tratta, a rigore, di un nuovo partito, ma di un'esperienza federativa che riunisce varie sigle tra movimenti e associazioni politiche. Le agenzie ne dettano alcune: Al servizio del cittadino, Circoli de La Discussione, Cristiani Democratici Italiani, Il Tulipano, Lega Cristiana, Movimento Italiani Giovani Europei e Partito della Terra; si sarebbe unita anche Alleanza democratica, che non è la formazione di Bordon degli anni '90 ma quella di Giancarlo Travagin (ex Rinascita della Democrazia cristiana) e nientemeno che dell'ex portiere azzurro Stefano Tacconi.
Il portavoce, peraltro, è una vecchia conoscenza dei lettori attenti delle cronache parlamentari: si tratta infatti di Giampiero Catone, di cui questo blog si è già occupato tempo fa, essendo stato il deputato che ha ridato rappresentanza parlamentare alla Democrazia cristiana (o, per lo meno, alla formazione con quel nome guidata da Gianni Fontana), dopo aver militato nel Ccd, nell'Udc, nella Dca di Rotondi, nel Pdl e aver attraversato come una meteora l'area di Fli. Catone ottiene l'incarico di portavoce nazionale mantenendo la guida dei Circoli de La Discussione e la direzione politica della testata che fu di De Gasperi, ma ora in Parlamento ha preferito usare come insegna quella nuova nuova di Intesa popolare. La federazione vedrà riunirsi tra due giorni la direzione nazionale e ha tutta l'intenzione di partecipare alle elezioni di febbraio: si definiscono "partito dei volontari della buona politica" e puntano all'esercizio di una finanza più democratica, con un'equa ripartizione fiscale. Riusciranno a farsi capire?
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