C'è chi ancora non ha abbandonato la speranza e il proposito di votare il 6 e il 7 settembre, ma sembra ormai certo - anche per non dover consegnare firme e liste tra il 7 e l'8 agosto - che anche le elezioni regionali si svolgeranno il 20 e il 21 settembre, unitamente alle suppletive, alle amministrative e al referendum costituzionale. L'appuntamento, in ogni caso, non è troppo in là, quindi ci si prepara per tempo: ciò vale ovviamente per chi deve raccogliere le firme, ma non sta a guardare nemmeno chi è esonerato dalla raccolta in tutto o in gran parte. Appartiene a quest'ultima categoria il gruppo di Toscana a Sìnistra, che nel 2015 aveva partecipato alle regionali con la lista Sì - Toscana a Sinistra e ora si appresta a correre di nuovo con un nome più semplice (che semplicemente ha fuso le due parti precedenti) e ripresentando lo stesso candidato alla presidenza, Tommaso Fattori (che in consiglio regionale è stato capogruppo); in quanto rappresentativa di gruppo politico uscente, la lista dovrà raccogliere un numero simbolico di sottoscrizioni (10 per circoscrizione secondo la legge, ma a questo punto - e a meno che il consiglio regionale non decida diversamente - la riduzione di due terzi dovrebbe valere anche per quest'ipotesi, per cui potrebbero bastare solo tre firme per ogni lista circoscrizionale).
Tutto come cinque anni fa dunque? In realtà no: sabato 20 giugno si è svolta (solamente online) la prima assemblea regionale di Toscana a Sinistra, alla quale - come si legge sul sito del gruppo - hanno partecipato oltre centocinquanta persone. Quella di Toscana a Sìnistra vuole essere, come dichiarato da Fattori "un'esperienza che non vuole presentarsi in modo velleitario ed è rivolta al futuro, non al passato", a differenza delle altre proposte elettorali in via di definizione. Soprattutto, nel comunicato della costituenda lista si sottolinea che il progetto è "rafforzato rispetto al 2015" e "punta quindi al governo della Toscana, certamente a un risultato migliore di cinque anni fa".
Se questo rafforzamento emerge dal programma che si sta strutturando - attraverso un processo condiviso e partecipato - e intende guardare a "una Toscana diversa, felice, inclusiva, che punti ad un economia diversa verde e sociale, capace di difendere e rilanciare l’ambiente, i diritti civili e sociali, il lavoro di qualità", dimostrazione visiva e tangibile del rafforzamento (in termini di idee progettuali, ma pure di forze che partecipano alla lista) sarebbe proprio il nuovo simbolo destinato alle schede elettorali. Se il nome, come si è visto, appare essenzialmente una fusione-riduzione del precedente, il simbolo appare immediatamente diverso, anche dal punto di vista cromatico: dal rosso sfaccettato (con tonalità "possibili") si passa a un rosso deciso, ma sfumato verso il verde, segno di una più marcata attenzione ai temi dell'ecologia. Ciò si riscontra anche nell'indicazione delle "culture sociali e politiche che hanno trovato sintesi virtuosa nel progetto e nel documento politico", indicate su tracciato circolare all'interno (sia pure con una font graziata e sottile che rischia di essere ben poco visibile sulla scheda, considerando pure che il contrassegno ha solo 3 centimetri di diametro), La lista, dunque, si presenta come "popolare, femminista, di cittadinanza, antirazzista, felice, ecologista, comunista". L'ultima parola usata non stupisce certo in Toscana (più per la sua storia che per le vicende più recenti), anche se in un certo senso fa sospettare che - come cinque anni fa - sulla scheda non ci sarà alcun simbolo con falce e martello (certo non quella di Rifondazione comunista, che partecipa al progetto). Quanto all'idea di una Toscana "felice", non può non colpire: l'espressione echeggia più Latouche rispetto alla Dichiarazione d'indipendenza statunitense, ma porsi la felicità come cifra è una bella sfida. Ambiziosa, ma bella.
Tutto come cinque anni fa dunque? In realtà no: sabato 20 giugno si è svolta (solamente online) la prima assemblea regionale di Toscana a Sinistra, alla quale - come si legge sul sito del gruppo - hanno partecipato oltre centocinquanta persone. Quella di Toscana a Sìnistra vuole essere, come dichiarato da Fattori "un'esperienza che non vuole presentarsi in modo velleitario ed è rivolta al futuro, non al passato", a differenza delle altre proposte elettorali in via di definizione. Soprattutto, nel comunicato della costituenda lista si sottolinea che il progetto è "rafforzato rispetto al 2015" e "punta quindi al governo della Toscana, certamente a un risultato migliore di cinque anni fa".
Se questo rafforzamento emerge dal programma che si sta strutturando - attraverso un processo condiviso e partecipato - e intende guardare a "una Toscana diversa, felice, inclusiva, che punti ad un economia diversa verde e sociale, capace di difendere e rilanciare l’ambiente, i diritti civili e sociali, il lavoro di qualità", dimostrazione visiva e tangibile del rafforzamento (in termini di idee progettuali, ma pure di forze che partecipano alla lista) sarebbe proprio il nuovo simbolo destinato alle schede elettorali. Se il nome, come si è visto, appare essenzialmente una fusione-riduzione del precedente, il simbolo appare immediatamente diverso, anche dal punto di vista cromatico: dal rosso sfaccettato (con tonalità "possibili") si passa a un rosso deciso, ma sfumato verso il verde, segno di una più marcata attenzione ai temi dell'ecologia. Ciò si riscontra anche nell'indicazione delle "culture sociali e politiche che hanno trovato sintesi virtuosa nel progetto e nel documento politico", indicate su tracciato circolare all'interno (sia pure con una font graziata e sottile che rischia di essere ben poco visibile sulla scheda, considerando pure che il contrassegno ha solo 3 centimetri di diametro), La lista, dunque, si presenta come "popolare, femminista, di cittadinanza, antirazzista, felice, ecologista, comunista". L'ultima parola usata non stupisce certo in Toscana (più per la sua storia che per le vicende più recenti), anche se in un certo senso fa sospettare che - come cinque anni fa - sulla scheda non ci sarà alcun simbolo con falce e martello (certo non quella di Rifondazione comunista, che partecipa al progetto). Quanto all'idea di una Toscana "felice", non può non colpire: l'espressione echeggia più Latouche rispetto alla Dichiarazione d'indipendenza statunitense, ma porsi la felicità come cifra è una bella sfida. Ambiziosa, ma bella.
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