lunedì 1 giugno 2020

Progetto civico Attiva Sicilia: l’avanzata dei dissidenti 5 stelle nell’isola (di Guglielmo Sano)

Quanti ex 5 Stelle servono per fare una scissione? All'Assemblea regionale siciliana ne bastano proprio 5. Nello specifico, si tratta dei deputati regionali Angela Foti (tra l’altro vicepresidente dell'Ars), Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo, Sergio Tancredi ed Elena Pagana che il 29 maggio hanno ufficializzato il loro allontanamento dal M5S per dare il via a quello che definiscono "né un partito né un movimento, ma un progetto". Più precisamente, un "progetto civico" com'è scritto - a patto di guardare con attenzione - sul simbolo stesso di Attiva Sicilia (nome preferito al ben più provocatorio, per così dire, "Sicilia in Movimento"). 
Nonostante l'evidente semplicità della grafica, l'emblema si propone di rispecchiare visivamente i valori della nuova piattaforma. A spiegare il significato dei dettagli è stato lo stesso capogruppo della neo-formazione Mangiacavallo: lui ha parlato di un "ritorno al territorio e alle nostre origini da attivisti" e la parola "Attiva" in questo senso non poteva che essere centrale; lo stesso può dirsi per il colore verde, che richiama da un lato l’attenzione all'ambiente e dall'altro il tricolore della bandiera italiana. I colori nazionali si completano, oltre che con il bianco dello sfondo, con il rosso della "A" finale, che a ben guardare non ha la stanghetta orizzontale: sembra una "V" rovesciata e questo è un altro segno chiaro della provenienza dal MoVimento 5 Stelle.
Basterebbe questo per capire dove affondano le radici di Attiva Sicilia: da una parte il recupero di quel movimentismo che ha contraddistinto la prim'ora dei 5 stelle (ormai uno degli aspetti cardinali e ricorrenti della "mitologia" dei transfughi pentastellati), dall'altra la protesta contro l'altrettanto proverbiale (per come è riferito) "centralismo" targato Casaleggio Associati, che spesso si sarebbe tradotto in provvedimenti sanzionatori contro gli eletti più "indisciplinati". In effetti, il casus belli anche questa volta è rappresentato proprio da un'espulsione: quella di Tancredi, accusato di non voler restituire lo stipendio dell’ultimo anno e per questo "punito" dai probiviri. Chiaro, però, che sono ben più profonde le ragioni che hanno portato alla nascita del nuovo gruppo al parlamentino isolano. I cinque deputati, nel corso degli ultimi tempi, hanno mostrato una crescente insofferenza per le decisioni, a loro detta, calate dall'alto, schiacciate sugli "schieramenti romani": le divergenze con gli altri membri del gruppo M5S si sono particolarmente acuite in occasione della stesura degli emendamenti all'ultima legge finanziaria regionale.
Il risultato della dinamica è quello già visto altrove: chi esce accusa chi è rimasto di aver tradito lo spirito originario; chi rimane accusa chi è uscito di aver cambiato casacca per convenienza. Dunque, ha risposto alle accuse “di rito” Angela Foti: innanzitutto, Attiva non sosterrà il governo Musumeci, tanto meno ne farà parte; in secondo luogo, dietro la scissione non ci sarebbe il timore di mancare la rielezione in virtù della "regola del secondo mandato", poiché sarebbe stato più facile assicurarsi di nuovo il posto all'Ars promuovendo un dibattito interno su una deroga alla norma accettata all'epoca dai deputati M5S. 
Ora, nelle intenzioni dei fondatori, Attiva uscirà da Palazzo dei Normanni per confrontarsi nel concreto con l’elettorato siciliano. Le amministrative, vista la crisi sanitaria, sono state rinviate; c’è sicuramente tempo per prepararsi. Detto ciò, senza sbilanciarsi in ipotesi machiavelliche ma guardando alla progressiva perdita di compattezza del MoVimento 5 Stelle da una punta all’altra dell’Isola, sembra che la macchina organizzativa si sia già messa in moto: nei centri di Favara, Castelvetrano e Alcamo, le schermaglie tra pentastallati sono ormai diventate vere e proprie fratture, per esempio. Anche da Acireale, la città di Foti, e da Catania, benché qualcuno lo neghi, con le frizioni interne sono arrivate pure le strizzate d’occhio. D’altro canto, un po' ovunque, i dissidenti nel M5S non mancano di certo, dunque la domanda è: il progetto si accontenta della Sicilia o, vedendo l'isola come un laboratorio, potrebbe provare a porsi un respiro nazionale? In fondo, "Sicilia" è già scritto più piccolo, come se fosse un elemento accessorio...

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